E’ ormai certo che nelle prossime ore verrà ufficializzato
il rinvio a giudizio per Paolo Gabriele, l’ex aiutante di camera di Papa
Benedetto XVI accusato di furto aggravato di documenti riservati e ora agli
arresti domiciliari. Sembrano non esservi possibilità, infatti, che il giudice
istruttore vaticano Piero Bonnet non si pronunci in questo senso.
Che significa spostare tutto al prossimo autunno e cioè
aprire un processo che arrivi in tempi brevi, ma senza nessuno sconto, a una
sentenza che verrà pronunciata indipendentemente dal fatto che poi, in un
secondo momento, il Papa non decida di accordare (ma non è assolutamente
scontato che lo faccia) la grazia al suo ex collaboratore. Le prove, infatti,
sono schiaccianti. Talmente schiaccianti che lo stesso Gabriele ha
sostanzialmente confessato ogni addebito.
Dall’istruttoria emerge che Gabriele ha agito perché
fermamente convinto della giustezza della sua azione. Ha agito, in sostanza,
perché secondo la sua particolare, e oggettivamente discutibile, visione delle
cose era quello l’unico modo per “salvare il Papa”. Del resto, l’hanno
dichiarato senza problemi anche i suoi legali. Gabriele ha agito mosso dal
“desiderio di fare qualche cosa che fosse un atto di aiuto e amore nei
confronti del Santo Padre”. Già, ma da cosa, o per meglio dire da chi,
esattamente Gabriele voleva, per così dire, salvare Papa Ratzinger? L’unica
notizia certa è che era spinto da forti motivazioni ideologiche. A un certo
punto, in sostanza, ha pensato coscientemente e deliberatamente che per
difendere Benedetto XVI aveva una sola strada: il furto di documenti. Un’azione
il cui obiettivo sembra poter essere principalmente uno: mettere in discussione
l’operato dei principali collaboratori dello stesso Pontefice, a cominciare dal
segretario di stato Tarcisio Bertone che, non a caso, ha ricevuto da Ratzinger
a inizio luglio una lettera di forte sostegno e che, almeno per il momento, lo
riconferma nel suo delicato incarico.
Gabriele aveva contatti con alcune persone fuori dalle mura
leonine, tra queste anche qualche giornalista, ma ha scelto Gianluigi Nuzzi
quale destinatario finale della ingente mole di documenti rubati. Perché Nuzzi?
E poi: è stato davvero lui, Gabriele, a scegliere Nuzzi o qualcuno gliel’ha
suggerito? Anche qui è difficile rispondere. Anche perché si corre sul filo del
capo d’accusa mosso nei confronti dello stesso Gabriele: si tratta soltanto del
furto aggravato delle carte del Pontefice o anche della divulgazione delle
stesse? Cioè: se, come dicono i suoi legali, Gabriele “ha agito da solo”, può
il capo d’imputazione non riguardare anche la diffusione dei documenti? Delle
due l’una: o ha agito completamente da solo e, dunque, ha diffuso anche i
documenti, oppure ha soltanto rubato i documenti che poi qualcun altro ha
diffuso. Di certo c’è un fatto: il libro di Nuzzi “Vatican spa” del 2009
(Chiarelettere) – libro che ha svelato un certo malaffare nella gestione delle
finanze vaticane sotto il pontificato di Giovanni Paolo II – può aver colpito
l’immaginario di Gabriele (e, se esistono, di eventuali suoi complici) tanto
che alla fine è stato scelto proprio lui quale destinatario delle carte
trafugate. Nella consapevolezza, probabilmente, che Nuzzi più di altri, non si
sarebbe fatto scrupoli a pubblicare. E così è stato.
Scrive l’Ansa che il Vaticano ha intenzione di pubblicare
integralmente, o almeno in buona parte, la sentenza di Bonnet. Un documento che
sembra essere voluminoso, contenente tutte le evidenze emerse nel corso
dell’inchiesta. Ma una domanda resta ancora senza risposta: emergeranno altri
nomi riconducibili all’inchiesta che possano aiutare a far luce sulla “catena
di eventi” che hanno portato le carte del Papa dalla sua scrivania fin sulle
prime pagine dei giornali e del libro di Nuzzi? Forse sì, anche se sembra che
in Vaticano siano giunte dalla Svizzera le lamentele di chi ricorda addirittura
il caso “Estermann”, quando la sentenza sull’omicidio-suicidio avvenuto in
Vaticano nel 1998 fu pubblicata con molti omissis e diversi passaggi lacunosi.
Pubblicato sul Foglio mercoledì 8 agosto 2012
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