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giovedì 9 agosto 2012

Vatileaks, processo al maggiordomo che ha rubato (e diffuso?) le carte
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E’ ormai certo che nelle prossime ore verrà ufficializzato il rinvio a giudizio per Paolo Gabriele, l’ex aiutante di camera di Papa Benedetto XVI accusato di furto aggravato di documenti riservati e ora agli arresti domiciliari. Sembrano non esservi possibilità, infatti, che il giudice istruttore vaticano Piero Bonnet non si pronunci in questo senso.
Che significa spostare tutto al prossimo autunno e cioè aprire un processo che arrivi in tempi brevi, ma senza nessuno sconto, a una sentenza che verrà pronunciata indipendentemente dal fatto che poi, in un secondo momento, il Papa non decida di accordare (ma non è assolutamente scontato che lo faccia) la grazia al suo ex collaboratore. Le prove, infatti, sono schiaccianti. Talmente schiaccianti che lo stesso Gabriele ha sostanzialmente confessato ogni addebito.
Dall’istruttoria emerge che Gabriele ha agito perché fermamente convinto della giustezza della sua azione. Ha agito, in sostanza, perché secondo la sua particolare, e oggettivamente discutibile, visione delle cose era quello l’unico modo per “salvare il Papa”. Del resto, l’hanno dichiarato senza problemi anche i suoi legali. Gabriele ha agito mosso dal “desiderio di fare qualche cosa che fosse un atto di aiuto e amore nei confronti del Santo Padre”. Già, ma da cosa, o per meglio dire da chi, esattamente Gabriele voleva, per così dire, salvare Papa Ratzinger? L’unica notizia certa è che era spinto da forti motivazioni ideologiche. A un certo punto, in sostanza, ha pensato coscientemente e deliberatamente che per difendere Benedetto XVI aveva una sola strada: il furto di documenti. Un’azione il cui obiettivo sembra poter essere principalmente uno: mettere in discussione l’operato dei principali collaboratori dello stesso Pontefice, a cominciare dal segretario di stato Tarcisio Bertone che, non a caso, ha ricevuto da Ratzinger a inizio luglio una lettera di forte sostegno e che, almeno per il momento, lo riconferma nel suo delicato incarico.
Gabriele aveva contatti con alcune persone fuori dalle mura leonine, tra queste anche qualche giornalista, ma ha scelto Gianluigi Nuzzi quale destinatario finale della ingente mole di documenti rubati. Perché Nuzzi? E poi: è stato davvero lui, Gabriele, a scegliere Nuzzi o qualcuno gliel’ha suggerito? Anche qui è difficile rispondere. Anche perché si corre sul filo del capo d’accusa mosso nei confronti dello stesso Gabriele: si tratta soltanto del furto aggravato delle carte del Pontefice o anche della divulgazione delle stesse? Cioè: se, come dicono i suoi legali, Gabriele “ha agito da solo”, può il capo d’imputazione non riguardare anche la diffusione dei documenti? Delle due l’una: o ha agito completamente da solo e, dunque, ha diffuso anche i documenti, oppure ha soltanto rubato i documenti che poi qualcun altro ha diffuso. Di certo c’è un fatto: il libro di Nuzzi “Vatican spa” del 2009 (Chiarelettere) – libro che ha svelato un certo malaffare nella gestione delle finanze vaticane sotto il pontificato di Giovanni Paolo II – può aver colpito l’immaginario di Gabriele (e, se esistono, di eventuali suoi complici) tanto che alla fine è stato scelto proprio lui quale destinatario delle carte trafugate. Nella consapevolezza, probabilmente, che Nuzzi più di altri, non si sarebbe fatto scrupoli a pubblicare. E così è stato.
Scrive l’Ansa che il Vaticano ha intenzione di pubblicare integralmente, o almeno in buona parte, la sentenza di Bonnet. Un documento che sembra essere voluminoso, contenente tutte le evidenze emerse nel corso dell’inchiesta. Ma una domanda resta ancora senza risposta: emergeranno altri nomi riconducibili all’inchiesta che possano aiutare a far luce sulla “catena di eventi” che hanno portato le carte del Papa dalla sua scrivania fin sulle prime pagine dei giornali e del libro di Nuzzi? Forse sì, anche se sembra che in Vaticano siano giunte dalla Svizzera le lamentele di chi ricorda addirittura il caso “Estermann”, quando la sentenza sull’omicidio-suicidio avvenuto in Vaticano nel 1998 fu pubblicata con molti omissis e diversi passaggi lacunosi.
Pubblicato sul Foglio mercoledì 8 agosto 2012
Palazzo Apostolico – Diario Vaticano di Paolo Rodari

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