"Punti da chiarire"
E' stato il maggiordomo del Papa a dare a Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della segreteria di Stato vaticana, i documenti contenuti nella busta, rinvenuta in un cassetto della sua scrivania durante una perquisizione, che è stata all'origine del suo arresto il 25 maggio e della sua condanna oggi. A confermare questo dettaglio è stato lo stesso Paolo Gabriele, chiamato a deporre durante il dibattimento di stamane. Commenta il vaticanista Salvatore Izzo, fra i più autorevoli analisti di questioni ecclesiastiche:
"Se difficilmente noi giornalisti avremmo immaginato che anziche' ricevere in tempi brevi la grazia dal Papa, Paolo Gabriele sarebbe stato riarrestato per scontare la sua pena, fino alla sentenza di oggi tutti avrebbero scommesso che il processo a Claudio Sciarpelletti sarebbe andato in una direzione precisa, cioe' verso l'assoluzione". Infatti, sottolinea Izzo, l'accusa rivolta all'informatico riguardava un singolo episodio, di portata minima: l'aver cambiato versione riguardo alla busta con documenti incriminanti trovata nella sua scrivania lo scorso 25 maggio durante una perquisizione nata da un esposto anonimo che indicava l'informatico come amico stretto del maggiordomo infedele del Papa. "E invece, del tutto inattesa, e' arrivata una nuova condanna che - pur mite nella sua misura - rappresenta un segnale preciso nella direzione imboccata con il riarresto di Gabriele: il male deve essere identificato come tale e va riparato. Poi si puo' - e forse si deve - perdonare, non prima pero' di aver fatto chiarezza". I giudici vaticani, evidenzia Izzo,"sembrano dunque in sintonia con Papa Ratzinger che ha promosso una campagna senza precedenti di purificazione e moralizzazione della Chiesa e non fa sconti ai sacerdoti e vescovi che hanno responsabilita' in azioni scorrette. Nella vicenda Vatileaks restano pero' ancora molti punti da chiarire e bisogna vedere se l'inchiesta - che continua per reati gravissimi come l'attentato alla sicurezza dello Stato - portera' ad altri processi". Si segnala intanto che "il promotore di giustizia ha fatto emergere dalle carte tutti i nomi che erano stati segretati, esponendo diverse personalita' vaticane all'onta di gravi sospetti". E che "il maggiordomo infedele del Papa ha salvato pero' uno di loroche era stato tirato in ballo da Sciarpelletti come fonte dei documenti ritrovati: monsignor Carlo Maria Polvani il capo dell'ufficio informazione della Segreteria di Stato (nonche' nipote del nunzio a Washington che ha involontariamente avviato Vatileaks)". VATICANISTA DE LA STAMPA
http://www.lastampa.it/Page/Id/1.0.627962743
Sciarpelletti condannato a 4 mesi ridotti a 2
Il Tribunale vaticano ha condannato il tecnico informatico della Segreteria di Stato, per il reato di favoreggiamento. La pena è stata sospesa per un periodo di cinque anni: Gabriele salva Polvani
ALESSANDRO SPECIALECITTÀ DEL VATICANO
Claudio Sciarpelletti è stato condannato a due mesi nel secondo processo in Vaticano sullo scandalo Vatilekas. Ma il tecnico informatico della Segreteria di Stato non finirà in carcere perchè la sua sentenza è stata sospesa per cinque anni, dal tribunale vaticano presieduto dal giudice Giuseppe Dalla Torre.
Il tribunale ha accolto la richiesta formulata durante l'udienza di questa mattina dal promotore di giustizia – ovvero il pubblico ministero -, Nicola Picardi, che aveva chiesto una pena di quattro mesi - ridotta a due mesi per le attenuanti generiche. Il suo avvocato difensore, Gianluca Benedetti, aveva invece chiesto la sua assoluzione con formula piena.
Secondo Benedetti, la busta con i documenti trovata nella scrivania di Sciarpelletti, confluiti poi nel libro “Sua Santità” di Gianluigi Nuzzi, sarebbe risultata ininfluente nella condanna dell'ex-maggiordomo papale Paolo Gabriele. “Non può essere condannata per una cosa irrilevante, per una cosa che vale zero”, ha detto Benedetti.
Sciarpelletti è stato condannato anche alla restituzione delle spese processuali – ma gli verrà restituita la cauzione di 1000 euro che aveva versato dopo la sua scarcerazione dopo l'arresto del 25 maggio – e la condanna non comparirà sulla sua fedina penale se per cinque anni non commetterà un altro reato simile.
Il tribunale vaticano ha giudicato Sciarpelletti “colpevole del delitto ascrittogli, per aver egli aiutato ad eludere la giustizia”. La condanna originaria a quattro mesi è stata dimezzata alla luce del fatto che il tecnico è incensurato e fino ad oggi il suo stato di servizio in Vaticano era buono.
Durante l'udienza odierna, , oltre allo stesso Sciarpelletti, prima della sentenza sono stati ascoltati sotto giuramento come testimoni lo stesso Gbriele, il direttore dell'ufficio informazione della Segreteria di Stato, monsignor Carlo Maria Polvani, il vice-comdandante delle Guardie Svizzere Wilhelm Kloter, e l'ufficiale della gendarmeria vaticana Gianluca Gauzzi Broccoletti.
Paolo Gabriele, il maggiordomo di Papa Ratzinger che sta scontando la condanna a un anno e mezzo per Vatileaks, ha salvato oggi con la sua testimonianza l’onorabilità di monsignor Carlo Maria Polvani, il responsabile dell’Ufficio Informazioni della Segereteria di Stato.
Il sacerdote, che è nipote del nunzio a Washington, monsignor Carlo Maria Viganò (dalle cui lettere di protesta per il trasferimento in Usa, è nato in pratica il caso Vatileaks) era stato accusato dall’informatico Claudio Sciarpelletti (condannato oggi a due mesi per favoreggiamento) di avergli consegnato una busta di documenti incriminanti, da far avere a Paolo Gabriele.
Il maggiordomo ha invece dichiarato in aula di essere stato lui a dare quei materiali all’informatico e che Polvani non c’entrava nulla.
http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/vatileaks-19632/
CITTÀ DEL VATICANO - E' stato il maggiordomo del
Papa a dare a Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della
segreteria di Stato vaticana, i documenti contenuti nella busta,
rinvenuta in un cassetto della sua scrivania durante una perquisizione,
che è stata all'origine del suo arresto il 25 maggio e della sua
condanna oggi. A confermare questo dettaglio è stato lo stesso Paolo
Gabriele, chiamato a deporre durante il dbattimento di stamane."Il
contenuto della busta è stato consegnato da me, la busta non ricordo,
certo il timbro non l'ho messo io", ha detto Gabriele. La busta,
consegnata a Sciarpelletti due anni fa, recava il timbro dell'ufficio
Informazione e Documentazione della segreteria di Stato, guidato da
mons. Carlo Maria Polvani. Un timbro che - ha precisato Polvani nella
sua deposizione - si trovava accanto ad un fax in un corridoio lungo il
quale passavano molte persone ed era usato "una ventina" di volte al
giorno. In una prima deposizione, tuttavia, Sciarpelletti aveva riferito
che a dargli la busta era stato Polvani. Paolo Gabriele, oggi, ha
precisato che era stato lui a dargli quei fogli, senza poter dire "con
certezza", però, come glieli ha dati, perché "è passato molto tempo" e
"non ricordo se glieli ho consegnati in una busta o sciolti,
contestualmente o in tempi diversi".(segue)
http://www.diariodelweb.it/Cronaca/Articolo/?nid=20121110_268350
Vaticano/ Maggiordomo: Ho dato a tecnico informatico documenti
Una busta con dentro materiale finito nel libro di Nuzzi
Diario del Web Politica (TMN) | Pubblicato sabato 10 novembre 2012 alle 16.45
http://www.diariodelweb.it/Cronaca/Articolo/?nid=20121110_268350
Vaticano/ Spunta nome di mons. Pennacchini, 'X' in requisitoria
Coperto da 'omissis' nella sentenza di rinvio a giudizio agosto
CITTÀ DEL VATICANO - Spunta il nome di un altro
ecclesiastico nel processo Vatileaks. E' stato il 'promotore di
giustizia' Nicola Picardi, per lo più silenzioso durante il dibattimento
conclusivo del processo-stralcio sulla fuga di documenti riservati del
Vaticano, a rivelare chi si nascondeva dietro uno degli 'omissis' della
sentenza di rinvio a giudizio pubblicata ad agosto. Nel dispositivo si
riferiva che Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico al centro del
secondo processo, era stato trovato in possesso di una busta con
materiale poi pubblicato nel libro di Gianluigi Nuzzi 'Sua Santità'.
Dopo aver cambiato versione su questa prima busta - in un primo momento
disse che gliel'aveva data monsignor Carlo Maria Polvani della
segreteria di Stato, poi che gliel'aveva data il maggiordomo del Papa
Paolo Gabriele - ha raccontato, in una deposizione del 29 maggio, di
aver ricevuto anche una seconda busta. La requisitoria riferiva che a
dargli questa seconda busta era - con omissis - 'X'. Picardi ha reso
noto che si tratta di monsignor Piero Pennacchini, ex viceportavoce
della Santa Sede, che ha menzionato una "indagine su Pennacchi" svolta
nel passato.L'avvocato della difesa, Gianluca Benedetti, ha protestato
vivacemente sostenendo che è "inammissibile" che si sia "fatto il nome
di un reverendissimo padre", aggiungendo: "Io mi impegno a scrivere
memorie difensive per non far venire fuori i nomi, e voi fate questo
nome?", ha domandato il legale di Claudio Sciarpelletti. "La busta
Pennacchi non viene contestata nella requisitoria", ha detto, "scopro
ora che c'è stata un'indagine". Questa affermazione è stata poi
contestata da Picardi. L'avvocato ha aggiunto che tale busta "non è
pertinente all'oggetto del giudizio". "Chiedo che Claudio Sciarpelletti
sia chiamato di nuovo a deporre su quella che viene affermato essere la
sua terza deposizione". Il presidente del tribunale, Giuseppe Dalla
Torre, ha concluso affermando che "il tribunale non doveva accogliere
l'istanza della difesa perché l'oggetto del processo è che Claudio
Sciarpelletti ha dato due versioni diverse su una busta che gli è stata
trovata in un cassetto del suo ufficio".
http://www.diariodelweb.it/Cronaca/Articolo/?nid=20121110_268319
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