“Parlando in termini astratti, le capacità militari si possono organizzare nelle tre dimensioni dell‘onniscienza (cioè vedere e sapere tutto), dell’onnipresenza (cioè essere e spostarsi ovunque) e dell‘onnipotenza (cioè, il dominio cinetico).”[1]
“Questo Dio onnipotente è anche onnisciente e onnipresente. O ancor meglio bisognerebbe dire che, in quanto spirito infinitamente perfetto, Dio è contemporaneamente l’onnipotenza, l’onniscienza e l’onnipresenza stessa.”[2]
Il primo è un testo che spiega l’ideologia sottostante la DARPA, di cui parliamo qui; il secondo è un brano di Giovanni Paolo II.
La signora nella foto si chiama Regina Dugan, e lascerà certamente un’impronta maggiore nella storia dei Bush o di Obama.
Qui la vediamo che gioca con uno stormo di Nano Hummingbird, un piccolo ciberanimale che abbiamo già incontrato su questo blog, e che un giorno ognuno di noi potrebbe incontrare mentre ci segue per strada a o si prepara a ucciderci.
O semplicemente a spiarci per conto di un’agenzia privata di investigazioni, come già fa (con droni certo meno carini) la Southern Missouri Judicial Services.[3]
Tra il 2003 e il 2009, ai tempi in cui giocava con i colibrì, Regina Dugan dirigeva laDARPA, la Defense Advanced Research Projects Agency del Pentagono, che si occupa appunto di onniscienza, onnipresenza e onnipotenza.
L’onnidominio DARPA va da Internet – la più nota invenzione dell’agenzia, che allora si chiamava semplicemente ARPA – alla costruzione di creature artificiali, ai confini tra elettronica e vita. La DARPA tocca le grandi problematiche dell’urbanistica, nel senso di come imporre il dominio sulle immense metropoli del Terzo Mondo; e si occupa diriformulare il cervello umano, l’oggetto più interessante di controllo che ci possa (per ora) essere.
Regina Dugan è quindi la reincarnazione postmoderna dei tre notissimi dottori: Victor Frankenstein, Josef Mengele e Stranamore. Ma proprio perché postmoderna, sa curare in ben altro modo la propria immagine:
Allo stesso tempo, la signora è anche – o ancora – umana.
Infatti, è uno dei tre direttori di una finanziaria denominata Dugan Ventures: gli altri direttori si chiamano rispettivamente John e Vince Dugan, gemelli identici e rispettivamente padre e zio della signora. In precedenza, John era il CEO della North America for Swiss Bank Corporation, nonché direttore di numerose altre banche.
Il trio dirige anche la RedX Defense (“really cool police products“).
Per poter arrivare al vertice della DARPA, la signora Dugan ha dovuto lasciare la direzione della RedX Defense (pur restandone sempre socio); ma ha pensato bene di assicurare alla RedX Defense contratti per un ammontare totale di sei milioni di dollari.
Quando il conflitto di interesse è stato fatto notare, la signora è passata subito a Google.
Google aveva appena acquistato Motorola, un acquisto – finalizzato soprattutto per non permettere ai concorrenti di impossessarsi dei 17.000 brevetti dell’azienda – segnato trionfalmente da ben 4.000 licenziamenti,(gli anglofoni apprezzeranno la definizione “reducing headcount“).
Insomma, come ai tempi del re assiro, Esarhaddon, che fece cuneiformare una volta la seguente imprenditoriale iscrizione:
“Calpestai i colli della gente della Cilicia, abitanti dei monti che dimorano in montagne inaccessibili nei pressi di Tabal, ittiti malvagi che confidavano nelle loro potenti montagne e che da tempi antichi rifiutavano di sottoporsi al giogo. Ho circondato, conquistato, saccheggiato, demolito, distrutto e arso con il fuoco ventuno delle loro città e villaggi. Per quanto riguarda gli altri, che non erano colpevoli di alcun peccato o delitto, ho imposto loro il pesante giogo della mia sovranità”.
Il pesante giogo della sovranità di Google sui sopravvissuti della Motorola fu, appunto, la signora Dugan, messa a capo del dipartimento di ricerche avanzate, il vero nucleo di un’azienda totalmente trasformata.
Il rapporto della signora Dugan con Google non è forse casuale.
Lasciando a un futuro post la questione del controllo dei cervelli umani, ricordiamo come tra gli innumerevoli progetti lanciati dalla DARPA sotto la direzione di Dugan, troviamoSyNAPSE (Systems of Neuromorphic Adaptive Plastic Scalable Electronics), che cerca di costruire un computer con forme e funzioni simili a quelle del cervello umano: “dovrebbe ricreare 10 miliardi di neuroni, 100 trilioni di sinapsi, consumare un kilowatt (come una stufetta elettrica) e occupare uno spazio di meno di due litri”.
Il progetto SyNAPSE è stato appaltato all’IBM e alle Hughes Research Laboratories, che appartiene a sua volta alla General Motors (ditta del cui ruolo abbiamo già parlato a lungo qui), e i ricercatori promettono di costruire un sistema in grado di “funzionare come un gatto” entro il 2013.
Ora, Google – come potete scoprire andando proprio su Google – ha un reparto misterioso, denominato Google X Lab:
“Esattamente in cosa consista la ricerca non è di dominio pubblico, ma si pensa che comprenda progetti riguardanti l’intelligenza artificiale (AI) e la robotica.
I fondatori di Google sono da tempo interessati all’intelligenza artificiale. Un venture capitalist ha detto che ogni volta che discute del futuro con il CEO di Google, Larry Page, Larry sostiene che Google un giorno diventerà un’intelligenza artificiale. Anzi, Larry e il cofondatore Sergey Brin hanno entrambi dichiarato che il loro obiettivo ultimo per Google Search è di renderlo AI-complete. La macchina, cioè, sarà intelligente quanto un essere umano.
Nel 2006, una nota interna dell’azienda ha stabilito che Google vuole avere il migliore laboratorio di intelligenza artificiale del mondo. Può darsi che Google X Lab rientri in questo. l’intelligenza artificiale è certamente una parte importante di Google in generale. Questo emerge chiaramente dai molti posti di lavoro che Google offre nel campo dell’intelligenza artificiale”.
Da Wikipedia, apprendiamo che anche la località del laboratorio è segreta.
Tra i progetti noti di Google X Lab, c’è l’auto senza guidatore (Google Driverless Car).
Il progetto è cruciale all’economia mondiale, perché permette di superare uno dei più temibili limiti allo sviluppo: ciò che il commentatore Nic ha chiamato qui il “limite demografico” di un solo umano adulto per un’auto circolante, un tetto cui si sta avvicinando, ad esempio, l’Italia, con i suoi 44 milioni di veicoli a quattro o più ruote.
Lo Stato del Nevada e poi quello della California hanno recentemente legalizzato l’utilizzo di auto senza guidatore: Google ha dovuto spendere appena 144 mila dollari – ufficialmente – in lobbying per ottenere questo risultato.
Ciò che è interessante è come il progetto della Driverless Car sia diretto da Sebastian Thrun, l’uomo che ha letteralmente mappato il mondo, attraverso l’invenzione di Google Street View. Il fatto che si veda la porta di casa tua su Google Maps non è neutrale.
Ora, Stanley, il driverless car di Google e di Thrun, ha vinto il DARPA Grand Challenge del 2005, una gara tra veicoli-robot ricoperti di pubblicità dei loro sponsor, con un premio dal Ministero della Difesa degli Stati Uniti, concesso perché si tratta di ricerca rivoluzionaria che “fa da ponte tra scoperte fondamentali e utilizzo militare“. Come ebbe a dire Obama, “senza i soldi del governo [cioè dell'esercito ndr], Google e Facebook non esisterebbero“.
O forse viceversa, se pensiamo che Google e Microsoft sono stati tra i principali contribuenti finanziari alla campagna elettorale di Obama, che ha poi saputo dimostrare la propria gratitudine verso entrambi.
Un dettaglio che ci aiuta a capire come funziona il complesso militare-industriale-accademico statunitense: al DARPA Grand Challenge, il ministero della difesa ha premiato con due milioni di dollari un mezzo costruito interamente da ingegneri della Google, ma l’auto è stato presentata al concorso come appartenente alla squadra dell’università di Stanford.
Nulla di insolito: l’università di Stanford, assieme al MIT, è da sempre il pilastro accademico del complesso; e fu con fondi militari che Stanford produsse quello che oggi viene chiamato Silicon Valley.
Un piccolo esempio è questo geco, che l’università di Stanford sta attualmente producendo per conto dell’esercito, con l’idea di farlo arrampicare su per le finestre di casa tua, quelle che si vedono su Google Maps.
Ma sicuramente non avrai mai fatto nulla, detto nullo o pensato nulla che potesse dispiacere al Grande Dispositivo. E il geco, che di nome fa Stickybot, è anche carino mentre ti guarda.
Note:
[1] Peter Lee e Randy H. Katz, in Re-Envisioning DARPA. Gli autori, che parlano a nome della DARPA, sono anche due dei più noti scienziati informatici degli Stati Uniti. Peter Lee ha appena lasciato la DARPA per la Microsoft. Durante il suo periodo presso la DARPA, aveva “infuso nuova energia nei rapporti tra la DARPA, il mondo accademico e quello industriale”.
[2] Giovanni Paolo II, udienza generale del 18 settembre, 1985.
“I nostri droni sono i migliori della linea e possono fornire ai nostri investigatori le prove migliori per i nostri clienti. I droni possono volare in spazi ristretti o viaggiare a oltre 40 metri fornendo prove video e fotografiche”. La stessa ditta privata si occupa del trasporto di detenuti, ripresa di fuggiaschi e del monitoraggio di individui soggetti a procedure di sorveglianza elettronica.
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