Quelle pietre tombali ebraiche usate per costruire bagni pubblici
E’ avvenuto in Polonia e in Giordania. Il rabbino di Roma, Di Segni: “E’ una forma di spregio”
Profanata l'edilizia sacra degli ebrei. Nella cattolicissima Polonia come nella musulmana Giordania sono state utilizzate pietre tombali ebraiche per costruire bagni pubblici. Tra il 1948 e il 1967 i Giordani hanno usato pietre tombali provenienti dal Monte degli Ulivi per farne latrine e mura. Si tratta di una pratica ricorrente anche nei paesi dell'Europa dell'Est. Tra il 2008 e il 2012, infatti, il fotografo Lukasz Baksik ha documentato in Polonia l'utilizzo delle pietre tombali (le "matzevot") come materiale di costruzione nei villaggi rurali, a partire dal 1940 fino ai nostri giorni.
"Il riciclo di materiale ebraico è una pratica che ci è tristemente nota - commenta a "Vatican Insider" il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni-.I nazisti lo facevano in forma spregiativa: ci sono strade pavimentate con pietre tombali. A questo proposito esiste tutta una simbologia a partire dalla Bibbia". Afferma il capo spirituale della più antica comunità ebraica d'Europa:"Si tratta di un'offesa e di uno spregio".
I riferimenti storici abbondano anche nella città eterna. "Al cimitero dell'Aventino, dov'è rimasto il roseto, per un paio di secoli è stato proibito mettere lapidi alle tombe, ad eccezione dei rabbini", sottolinea Di Segni. E' la Beth ‘Olam, la casa di eternità, o la Beth Hachayim, la casa della vita o dei viventi, o, come nel rito tedesco, il Gut-ort, il buon posto. Dalle espressioni usate per indicare il luogo, emerge il senso della morte nella concezione ebraica: essa è la porta della vita eterna. Questa certezza sul destino dell’uomo dopo la morte viene espressa anche dai salmi (16 e 49) letti durante il periodo della Shiv’à nella casa del defunto: “ …anche il mio corpo risiede al sicuro: poiché non abbandonerai il mio spirito nello Sheòl …mi farai conoscere il sentiero della vita, abbondanza di gioie se il Tuo volto è vicino e dolcezza alla Tua destra per sempre” (Sal. 16; 10-11). Proprio perché "in realtà nessuno muore davvero", riutilizzare le pietre tombali offende profondamente la sensibilità religiosa degli ebrei.
Il film "Schindler's List" di Steven Spielberg rievoca le vicende di un tedesco che durante la persecuzione nazista salvò migliaia di ebrei e che ora riposa nel cimitero di Gerusalemme. La pellicola si conclude con la processione di ebrei (discendenti di quelli perseguitati dai nazisti) che ogni anno si recano alla tomba di Schindler a deporre piccoli sassi. Una tradizione ebraica che va molto indietro nel tempo. Cioè alle origini, quando il popolo di Israele passava gran parte del suo tempo nelle zone aride del deserto. Abramo, Lot, Isacco e Giacobbe erano pastori nomadi, sempre alla ricerca di luoghi verdeggianti dove uomini e animali potessero abbeverarsi e riposarsi. Per ritrovare i luoghi dove erano sepolti i loro cari erigevano dei tumuli di pietre. Usanza questa che si sono tramandati di generazione in generazione, anche quando gli ebrei abbandonarono il deserto e si stabilirono nelle città e quando si dispersero in tutto il mondo. Sulle tombe dei cimiteri gli ebrei depongono sempre pietre al posto dei fiori per ricordare i loro cari e anche le origini del loro popolo.
"Il riutilizzo delle pietre tombali ebraiche si intreccia in Giordania con le vicende geopolitiche e con la linea di separazione a Gerusalemme", precisa il rabbino capo di Roma. Nella concezione biblica più antica con il termine Sheòl, specifica la studiosa Maria Luisa Moscati Benigni, è indicato il luogo sotterraneo ove "i defunti hanno una sopravvivenza allo stato larvale, senza una qualsiasi coscienza del proprio stato di morte". Questa concezione, comune anche ad altri popoli dell’Antico Oriente, è stata sostituita in epoca postbiblica da una distinzione tra una punizione per il malvagio e la speranza di resurrezione per il pio, anche se “non tutti quelli che hanno vissuto verranno resuscitati”. Infatti “molti di quelli che dormono nella polvere della terra si sveglieranno: gli uni alla vita eterna altri alla vergogna” (Dan. 12; 2). Riciclare le pietre tombali è quindi un sacrilegio.
GIACOMO GALEAZZIROMA
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.