Il Papa ha ricevuto il primo gruppo di vescovi della Conferenza episcopale delle Marche, in visita "ad Limina". Tra di essi c’era anche mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo. Sergio Centofanti gli ha chiesto di parlarci dell’incontro con Papa Francesco:
R. – E’ stato un incontro molto bello, familiare, un dialogo molto aperto. Le cose principali sulle quali il Santo Padre si è soffermato con noi sono state: i giovani, ai quali va offerta una proposta cristiana seria, un accompagnamento, perché siano aperti alla missionarietà, alla formazione spirituale, e, altra preoccupazione è l’attenzione pastorale sulla famiglia.
D. – C’è qualcosa che l’ha colpita di questo incontro col il Papa?
R. – La prima cosa è questo suo desiderio profondo di conoscere, di star vicino e l’altra cosa è che parla con la sua esperienza pastorale. In ogni sua parola, in ogni suo gesto c’è un vissuto e questo ha confortato molto me e gli altri confratelli vescovi, che erano insieme a me.
D. – In questo momento di crisi anche per il Paese, quali sono le vostre preoccupazioni come vescovi e anche quelle del Papa?
R. – Noi abbiamo presentato al Santo Padre anche quest’aspetto, perché la nostra terra, che era segnata da un benessere piuttosto diffuso, vive una stagione di difficoltà. Allora è necessaria questa attenzione particolare alla povertà e soprattutto questo desiderio profondo e forte di ridare dignità alle persone. La dignità si ridà attraverso l’offerta di lavoro.
D. – Il Papa vi ha parlato di questa sua attenzione alla povertà e al lavoro…
R. – Sì, richiamando anche quello che aveva detto qualche giorno fa, il 1° maggio, nel discorso durante l’udienza generale.
D. – Quale appello lancerebbe ai responsabili della cosa pubblica in questo momento così difficile per il Paese?
R. – Dico una cosa molto personale, quella di guardare più il bene comune che l’interesse di parte. E’ necessario riscoprire una comune appartenenza e far valere il fatto che il bene individuale debba essere a vantaggio di tutti. Non si può costruire una società dove alcuni stanno bene e altri non stanno bene. E’ necessario fare questo passo coraggioso, che si fonda sulla dignità della persona e, per quanto riguarda noi cristiani, sul rispetto di tutti e sulla buona volontà di tutti.
R. – E’ stato un incontro molto bello, familiare, un dialogo molto aperto. Le cose principali sulle quali il Santo Padre si è soffermato con noi sono state: i giovani, ai quali va offerta una proposta cristiana seria, un accompagnamento, perché siano aperti alla missionarietà, alla formazione spirituale, e, altra preoccupazione è l’attenzione pastorale sulla famiglia.
D. – C’è qualcosa che l’ha colpita di questo incontro col il Papa?
R. – La prima cosa è questo suo desiderio profondo di conoscere, di star vicino e l’altra cosa è che parla con la sua esperienza pastorale. In ogni sua parola, in ogni suo gesto c’è un vissuto e questo ha confortato molto me e gli altri confratelli vescovi, che erano insieme a me.
D. – In questo momento di crisi anche per il Paese, quali sono le vostre preoccupazioni come vescovi e anche quelle del Papa?
R. – Noi abbiamo presentato al Santo Padre anche quest’aspetto, perché la nostra terra, che era segnata da un benessere piuttosto diffuso, vive una stagione di difficoltà. Allora è necessaria questa attenzione particolare alla povertà e soprattutto questo desiderio profondo e forte di ridare dignità alle persone. La dignità si ridà attraverso l’offerta di lavoro.
D. – Il Papa vi ha parlato di questa sua attenzione alla povertà e al lavoro…
R. – Sì, richiamando anche quello che aveva detto qualche giorno fa, il 1° maggio, nel discorso durante l’udienza generale.
D. – Quale appello lancerebbe ai responsabili della cosa pubblica in questo momento così difficile per il Paese?
R. – Dico una cosa molto personale, quella di guardare più il bene comune che l’interesse di parte. E’ necessario riscoprire una comune appartenenza e far valere il fatto che il bene individuale debba essere a vantaggio di tutti. Non si può costruire una società dove alcuni stanno bene e altri non stanno bene. E’ necessario fare questo passo coraggioso, che si fonda sulla dignità della persona e, per quanto riguarda noi cristiani, sul rispetto di tutti e sulla buona volontà di tutti.
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