ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 17 maggio 2013

Sviolinate e schiaffeggiate


La Chiesa in due mesi ha già cambiato lingua

Linguaggio diretto, frasi, slogan, parole insolite. Il Papa fa la rivoluzione. Con la semplicità

In appena due mesi al Soglio di Pietro, Papa Francesco traccia le linee guida del suo Pontificato, attraverso messaggi-slogan che suonano come un vero e proprio manifesto programmatico. Jorge Mario Bergoglio è diretto, schietto, trasparente e utilizza un linguaggio insolito per un Pontefice. Come quando afferma che «Dio non è un Dio-spray» o che «il confessionale non è una tintoria», o infine che le suore non sono «zitelle». Nel «manifesto» del Pontefice argentino c'è spazio per una riscoperta di Dio, di una fede viva e di una Chiesa rinnovata. Messaggi che giungono dirompenti al cuore dei fedeli, attraverso twitter o nelle messe mattutine che il Papa celebra nella Casa Santa Marta, dove ancora risiede.

La Chiesa che sogna Francesco

Quella che sogna Francesco è una Chiesa vicina alla gente, non un luogo dove costruire una fede fai-da-te, e soprattutto un'istituzione che fa solo carità e assistenzialismo. Ma deve essere una comunità viva, rinnovata, dove si respira l'amore di Dio. Il Papa si sofferma su questo concetto in più occasioni ad indicarne l'urgenza di rinnovamento. «Senza Gesù la Chiesa è soltanto una Ong», ha osservato nella sua prima messa nella Cappella Sistina. «Quando la Chiesa vuole vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po' burocratica - ha aggiunto - la Chiesa perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una ong. Ma la Chiesa non è una ong. É una storia d'amore».
Una Chiesa, dunque, che come una mamma prende per mano i suoi figli, i fedeli, e li accompagna nel cammino della vita. Ma attenzione, avverte il Papa, a non confondere la mamma con la baby-sitter. Perché quando i cristiani annunciano Gesù «con la vita, con la testimonianza e con le parole» allora la Chiesa «diventa una Chiesa Madre che genera figli». «Ma quando non lo facciamo - osserva Francesco - la Chiesa diventa non madre, ma la Chiesa-babysitter, che cura il bambino per farlo addormentare. É una Chiesa sopita».

L'identikit del cristiano doc

Coraggioso, gioioso, che abbia la forza di andare controcorrente. Dalle omelie di Papa Francesco si delinea con forza l'identikit del cristiano doc. Che deve annunciare il Vangelo con convinzione, e non essere - dice il Papa - «un cristiano tiepido». «Scommettete la vita per grandi ideali - ha detto rivolgendosi in particolare ai giovani - non siamo scelti dal Signore per cosine piccole, allora andate oltre, giocate la vita per grandi ideali». «Il Signore ci dà il coraggio di andare controcorrente: questo fa bene al cuore, ma ci vuole il coraggio». Il Papa si sofferma poi su un'altra caratteristica che deve appartenere al cristiano: quella della gioia, che non significa allegria. «Il cristiano è un uomo e una donna di gioia. L'allegria è buona, rallegrarsi è buono - ha spiegato Francesco - ma la gioia è di più, è un'altra cosa. É una cosa che non viene dai motivi congiunturali, dai motivi del momento: è una cosa più profonda». Il Pontefice argentino sa che il tempo, per i cristiani, non è dei migliori. Le persecuzioni, l'oppressione delle minoranze, il relativismo, sono sempre dietro l'angolo. E l'invito, per i cristiani doc, è di avere «il coraggio di rispondere al male col bene».

In quale dio credere?

Papa Francesco invita a vivere la fede non come un concetto astratto ma a riscoprire la bellezza di un Dio che è persona concreta. Per questo Bergoglio esorta i cristiani a ristabilire un legame saldo con la preghiera. «La vera preghiera - ha detto - ci fa uscire da noi stessi e ci apre al Padre e ai fratelli più bisognosi».
E nuovamente, con un linguaggio diretto, il Papa ricorda che Dio è «una persona concreta, un Padre». «Quante volte - ha affermato in una delle messa celebrate a Santa Massa - tanta gente dice in fondo di credere in Dio, ma in quale Dio? Un Dio diffuso, un Dio-spray, che è un po' dappertutto ma non si sa cosa sia, una presenza impalpabile, un'essenza nebulizzata che si spande intorno senza sapere bene cosa sia. Dio è Persona concreta, è un Padre, e la fede in Lui nasce da un incontro vivo, di cui si fa esperienza tangibile».
Un Dio, insomma, che è anche misericordioso perché perdona e accoglie i suoi figli peccatori. «Tante volte pensiamo che andare a confessarci sia come andare in tintoria per pulire la sporcizia sui nostri vestiti. Ma Gesù nel confessionale - ha sottolineato il Papa - non è una tintoria». Confessarsi «è un incontro con Gesù, che ci aspetta come siamo».


http://www.ilgiornale.it/news/interni/chiesa-due-mesi-ha-gi-cambiato-lingua-918064.html

Beatificazione di don Puglisi, Papa Francesco esclude il cardinale Romeo

"Schiaffo" del pontefice al cardinale di Palermo: per la celebrazione in onore del sacerdote ucciso dalla mafia nel 1993 Bergoglio ha designato come suo rappresentante il cardinale De Giorgi, emerito dell'arcidiocesi siciliana e uno dei "porporati 007" che ha indagato su Vatileaks

La scelta di Francesco di nominare come suo rappresentante il cardinale De Giorgi e far presiedere a lui il rito di beatificazione del parroco di Brancaccio è a dir poco inedita. In Vaticano non pochi fanno notare che solitamente in queste occasioni il Papa sceglie il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il salesiano Angelo Amato, oppure, come è avvenuto sabato scorso a Roma con la beatificazione di monsignor Luigi Novarese, il rito viene presieduto dal cardinale Segretario di Stato. Mai il Papa viene rappresentato dall’arcivescovo emerito della diocesi del nuovo beato.
Con Romeo ormai prossimo a lasciare il governo della Chiesa palermitana e le accese polemiche seguite alle sue “previsioni”, rivelatesi totalmente infondate, sulla morte di Benedetto XVI, la decisione del Pontefice argentino di inviare l’arcivescovo emerito, ormai ritiratosi a vivere a Roma, appare un “schiaffo” non poco doloroso per il porporato siciliano.
Romeo è arrivato a Palermo nel febbraio 2007 dopo una lunga carriera diplomatica e dopo cinque anni vissuti al vertice della Nunziatura in Italia, nel periodo della malattia e della morte di Giovanni Paolo II, quando le nomine dei vescovi, non solo nella Penisola, hanno conosciuto un aumento esponenziale. Ratzinger non lo inserì tra i nuovi cardinali del concistoro del 2007 facendogli attendere tre anni prima di insignirlo con la porpora nel novembre 2010.
“Ho scritto la lettera di dimissioni la sera dello scorso 10 febbraio – aveva rivelato Romeo dopo l’annuncio di Benedetto XVI di rinunciare al pontificato – al compimento del mio sesto anno di ministero a Palermo. Così come ci ha insegnato il Concilio Vaticano II e come stabiliscono le norme canoniche, come figlio della Chiesa, ho offerto le mie dimissioni al Santo Padre. Non sapendo cosa sarebbe successo l’indomani, le ho inviate per posta. Adesso con il cuore pieno di fede – aveva concluso Romeo – sono pronto a qualsiasi decisione che prenderà il Santo Padre o il suo successore, se mi si chiederà di continuare a esercitare il ministero a Palermo cercherò di fare tutto il mio dovere fino all’ultimo momento”. Ma in molti pensano che Papa Francesco stia già pensando al successore di Romeo.
@FrancescoGrana

1 commento:

  1. Un punto al "vescovo di Roma" , se comincia a liberarsi sul serio di certe pressioni

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