Gli Usa puntano al vertice e si schierano contro i tedeschi
Papa Francesco, in un'immagine dell'ultima udienza pubblica in Piazza San ietro (Credits: ALBERTO PIZZOLI/AFP/Getty Images)
di Ignazio Ingrao
Si riaccende lo scontro al vertice dello Ior. Il tempo vola: entro l’inizio dell’autunno la Santa Sede deve presentare al Consiglio d’Europa le misure assunte per completare la procedura intrapresa da Moneyval (l’organismo europeo preposto al controllo delle istituzioni finanziarie) con l’obiettivo di entrare nella white list delle banche europee.
Per questo, su richiesta del nuovo presidente, il tedesco Ernst von Freyberg, l’Istituto per le opere di religione ha intrapreso il monitoraggio di tutti i suoi conti correnti mentre sette casi di movimentazioni sospette sono stati segnalati all’Aif, l’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano, presieduta dallo svizzero Renè Bruhelart. Sono in molti a temere l’esito di questa radiografia dei conti Ior.
Intanto gli Stati Uniti voglio far valere il peso avuto nell’elezione di papa Francesco e, con la potente organizzazione dei Cavalieri di Colombo (organizzazione benefica ma, allo stesso tempo, la più grande compagnia di assicurazione cattolica americana) puntano a riprendersi la guida della banca vaticana dopo oltre vent’anni dall’uscita di scena del discusso monsignor Paul Marcinkus.
A guidare la cordata statunitense contro quella tedesca c’è Carl Anderson potente capo dei Cavalieri di Colombo e membro del consiglio di sovrintendenza dello Ior, la “mente” del siluramento diEttore Gotti Tedeschi un anno fa dalla presidenza dell’Istituto. Il suo uomo di fiducia è l’avvocato californiano Jeff Lena, apprezzata eminenza grigia in seno ai sacri palazzi e molto amico dell’assessore alla Segreteria di Stato, monsignor Brian Wells. Facendo leva sul fatto che il tedesco von Freyberg è stato nominato presidente dello Ior da papa Benedetto XVI già dimissionario in febbraio, si punterebbe a un nuovo cambio al vertice dell’Istituto.
Ma il tallone d’Achille, dell’avvocato Lena, gran tessitore delle vicende della banca vaticana è stato quello di aver sostenuto come consulente, nella battaglia contro Gotti Tedeschi, l’avvocato torineseMichele Briamonte, enfant prodige dello studio Grande Stevens, ora indagato per lo scandalo del Monte dei Paschi e protagonista di un discusso episodio avvenuto con uno dei segretari del cardinale Tarcisio Bertone all’aeroporto di Ciampino quando avrebbe rifiutato una richiesta di perquisizione da parte della Guardia di Finanza.
Anche le ultime notizie sugli scandali sessuali della diocesi di Savona forse non sono casuali: lambiscono un’altra figura chiave dell’assetto finanziario vaticano, il cardinale Domenico Calcagno, altro fedelissimo di Bertone e presidente dell’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica. Fu Calcagno a mettere fuori gioco il cardinale Attilio Nicora, alleato di Gotti, e a prendere in mano la guida della più importante struttura che detiene il patrimonio immobiliare e mobiliare della Santa sede. Insomma le lotte di potere all’ombra della basilica san Pietro, dopo la pausa del conclave e dei primi 100 giorni di papa Francesco, sembrano essere riprese con la virulenza di un tempo.
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