ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

venerdì 26 luglio 2013

SCARANO’S VERSION: “LA MIA, UNA BATTAGLIA CONTRO GLI ABUSI DEI SUPERIORI LAICI”

«Sapevano tutto» Accuse di Scarano a tre cardinali 

Quando tornerà dal Brasile, Papa Francesco troverà sulla scrivania un plico con un timbro postale
della casa circondariale di Regina Coeli. Proveniente dalla cella numero 10 della settima sezione.
Contiene una lettera di tre cartelle scritte a mano in corsivo («Beatissimo Santo Padre Francesco»),
datata 20 luglio, sabato scorso.
Acclusa, un'altra missiva scritta a Sua Eminenza cardinale Jeorge
Estevez Medina il 31 maggio. Il mittente è monsignor Nunzio Scarano che è stato fino a maggio
contabile della sezione straordinaria dell'Apsa, arrestato il 28 giugno insieme a un broker e a un
funzionario dei servizi segreti italiani (Aisi). Ma Scarano ha scritto a Papa Francesco anche un'altra
lettera «riservata-personale» (datata 16 luglio) di quattro cartelle, un vero e proprio memoriale, che
ricostruisce la storia di quella che, nella missiva del 20 luglio, ha definito «la mia battaglia fatta
contro l'abuso dei miei superiori laici, ben coperti e protetti da alcuni signori Cardinali... che erano e
sono rimasti come i "famosi scheletri degli armadi" e ben ricattati, usati e gestiti dai miei "superiori
laici"».
Chi sono «i superiori laici»? In particolare Paolo Mennini, figlio di Luigi (ex braccio destro di
Marcinkus). E chi sono i cardinali che avrebbero offerto copertura? Nel memoriale si descrivono
fatti e incontri: Scarano accusa il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone di aver saputo di
illeciti all'Apsa (già dal 2010), perché informato da lui medesimo in un colloquio di un'ora e mezza,
e di non aver fatto nulla. Accuse anche al cardinale Domenico Calcagno. Mentre l'allora sostituto
della segreteria di Stato Fernando Filoni che si sarebbe adoperato per migliorare le cose, nel maggio
2011 venne promosso alla guida di Propaganda Fide. Calcagno è l'attuale presidente dell'Apsa e
anche lui, come Bertone dal febbraio scorso è membro della Commissione cardinalizia di
sorveglianza sullo Ior, nominato al posto del cardinale Nicora, dopo l'annuncio delle dimissioni di
Ratzinger. A febbraio, si disse che così, e con la nomina a presidente dello Ior di Ernst von
Freyberg, Bertone «blindava» l'Istituto che ha sede nel Torrione di Niccolò V.
Scarano in relazione ai movimenti dei suoi conti presso l'Istituto sostiene: «Le mie operazioni
bancarie presso lo Ior sono state sempre fatte sotto consiglio della Direzione, dei signori Dirigenti, e
giammai abusato di cortesia o cose di altro genere» riferendosi all'ex dg Paolo Cipriani e al suo vice
Massimo Tulli che tre giorni dopo l'arresto di Scarano hanno dovuto dimettersi (1 luglio),
nonostante la fiducia pubblicamente espressa appena un mese prima da von Freyberg (31 maggio).
Scarano annuncia anche di essere pronto a consegnare al Papa un plico di centinaia di pagine di
documenti (il cardinal Medina ne ha già una copia) che dimostrerebbero che l'Apsa si è
«trasformata in banca... che opera come tale a tutti gli effetti». E così San Pietro, per usare l'esempio
di Papa Bergoglio, non avrebbe solo una banca (Ior), ma addirittura due. Questi documenti, adesso,
potrebbero essere acquisiti dalla nuova Commissione referente sugli affari economici della Santa
Sede nominata con suo Chirografo da Francesco il 18 luglio, dopo quella sullo Ior (24 giugno).

di Maria Antonietta Calabrò
in “Corriere della Sera” del 28 luglio 2013
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201307/130726calabr%f2.pdf
Scarano al Papa: “Scandali coperti da cardinali” ma lo Ior accusa: ecco 
le prove dei suoi traffici
Un report di 89 pagine con «importanti indicazioni di abusi finanziari». È parte dell’esito
dell’indagine interna allo Ior, commissionata per ordine del presidente Ernest Von Freyberg sui
conti di monsignor Nunzio Scarano e relativa a transazioni avvenute nel corso degli ultimi dieci
anni. Nella banca vaticana, insomma, il profilo del cliente sembra chiaro. Tanto che la sua
credibilità sarebbe limitata, nonostante in una missiva spedita il 20 luglio direttamente a Papa
Francesco dal carcere Regina Coeli lo stesso Scarano dichiari: «Io non ho mai riciclato denaro
sporco, non ho mai rubato, ho cercato di aiutare chi chiedeva aiuto».
Accusato di aver partecipato al tentativo di far rientrare in Italia circa 20 milioni di euro dalla
Svizzera, Scarano, ex responsabile del servizio di contabilità analitica dell’Amministrazione del
patrimonio della Sede Apostolica (Apsa), chiede al Papa di potergli «consegnare i documenti» che
— dice — «rafforzano fortemente il Suo grande e coraggioso operato per riordinare finalmente la
triste realtà amministrativa, economica e finanziaria della Santa Sede e tutti gli abusi annessi e
connessi». Dice: «Circa le mie operazioni bancarie presso lo Ior, sono state sempre fatte sotto
consiglio della direzione dei signori dirigenti e giammai ho abusato di cortesie o cose di altro
genere. Sempre tutto secondo la legge canonica dello Ior. Ho usato denaro per opere di bene». E
ancora: «La documentazione in mio possesso è prova della mia onestà e delle battaglie contro
l’abuso dei miei superiori laici, coperti da alcuni cardinali che erano e sono rimasti come i famosi
scheletri degli armadi e ben ricattati, usati e gestiti dai miei superiori laici».
Chi? Scarano fa nomi precisi: «Chiesi udienza al cardinale Angelo Sodano ma l’astuto e furbo
monsignor Giorgio Stoppa riuscì a non farmi ricevere e per giunta punirmi, spostandomi in altro
ufficio e facendomi continuamente controllare... Perché?».
Lo Ior ha su Scarano idee precise. Il report interno è già stato trasferito dal nuovo chief risk officer
Antonio Montaresi all’Autorità d’Informazione finanziaria (Aif), la quale ha informato il promotore
di giustizia Raffaele Coppola. Quest’ultimo sembra disposto a collaborare direttamente con la
Procura di Roma non solo su questo caso, ma anche su altri eventuali illeciti lo screening sui conti
dello Ior portato avanti dalla società di consulenza Promontory potrà rilevare. La «piena
collaborazione» che le autorità vaticane intendono mettere in campo con le autorità italiane
potrebbe portare a una svolta importante.
Italia e Vaticano, infatti, sono in procinto di raggiungere un accordo che consente per la prima volta
un regolare scambio di informazioni finanziarie tra i due Stati per combattere il riciclaggio di
denaro. L’accordo è una sorta di memorandum d’intesa sottoscritto sia dall’Aif che dal suo
equivalente italiano, l’Unità di informazione finanziaria (Uif). Memorandum analoghi la Santa Sede
ne ha già stipulati con altre giurisdizioni, ad esempio gli Stati Uniti. Quello con l’Italia è in via di
ultimazione e, in sostanza, necessiterebbe soltanto della firma che potrebbe arrivare a giorni.
La sensazione è che per la prima volta sia il Vaticano a spingere affinché l’accordo arrivi prima che
altri casi vengano rilevati. Il memorandum avrebbe valore retroattivo e permetterebbe una
collaborazione anche su casi pregressi.
Se il report interno allo Ior rileva indicazioni chiare su Scarano, nessuno oltre il Tevere si spinge a
dire che l’accusa fatta dallo stesso monsignore secondo cui alcuni «in alto» sapevano dei suoi
movimenti sia del tutto falsa. L’impressione è che nei dicasteri finanziari della Santa Sede diverse
illegalità fossero (almeno in passato) avallate, o quanto meno consentite, dall’alto.
L’ultima stagione è stata parecchio travagliata. Le dimissioni dell’ex presidente Ettore Gotti
Tedeschi sono avvenute senza che venisse fugato il sospetto che l’economista e banchiere
piacentino sia stato accantonato in virtù della sua volontà di trasparenza. Gotti Tedeschi, in un
memoriale che il suo legale disse «redatto in un momento di grande tensione e preoccupazione»
fece i nomi di coloro che fecero pressioni per bloccare la sua iniziativa.
Per fare pulizia Francesco non solo ha creato una commissione d’inchiesta sullo Ior affidata la
cardinale Raffaele Farina, ma ha anche istituito una commissione straordinaria per la riforma delle
finanze vaticane affidata a laici esterni. La volontà di declerizzare l’intera struttura è evidente. Ed è
doppiamente testimoniata dal fatto che dentro questa commissione è stata inserita una giovane
donna, Francesca Immacolata Chaouqui, professionista nota e apprezzata nel mondo delle relazioni
istituzionali.
La commissione vaglierà il lavoro e l’intera struttura non solo dello Ior, ma anche dell’Apsa, del
Governatorato, della Prefettura degli affari economici e della Congregazione di Propaganda Fide,
appunto i cinque importanti dicasteri della Santa Sede con competenze finanziarie autonome.
di Paolo Rodari
in “la Repubblica” del 26 luglio 2013
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201307/130726rodari.pdf

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