L'offensiva sociale del Papa callejero
Se Giovanni Paolo II aveva votato il pontificato all’abbattimento del comunismoe alla grande battaglia per la difesa e l’affermazione dei cosiddetti principi non negoziabili – lotta che sarebbe sfociata nel ’95 nell’enciclica Evangelium Vitae in cui si difendeva la vita umana dal concepimento alla fine naturale –, Francesco spinge forte sull’offensiva sociale. Missione, poveri, periferie, ultimi e dimenticati: è qui, nella favela di Varginha, nell’ospedale per tossicodipendenti, nel carcere minorile di Casal del Marmo, sull’altare posticcio e multicolore di Lampedusa, che si vede la cifra del suo pontificato.
Questione di priorità, fa intendere il gesuita preso alla fine del mondo. Di aborto non parla, di eutanasia neppure. Qualcuno storce il naso, non capisce cosa ci sia dietro i silenzi del Papa, proseguiti anche a Rio, nonostante le occasioni di spendere qualche parola in proposito fossero più d’una. Il perché l’ha spiegato lui stesso, l’altro giorno, tra un sedile e l’altro dell’aereo che lo riportava a Roma dal Brasile: “Aborto? La chiesa si è già espressa perfettamente su questo. Non era necessario tornarci. Così come non ho parlato neanche della frode, della menzogna o di altre cose sulle quali la chiesa ha una dottrina chiara”. La giornalista brasiliana, non soddisfatta, tornava alla carica e ricordava al Papa che “è comunque questione che interessa i giovani”. Ma lui rispondeva che “certo, ma non era necessario parlarne. Anche perché i giovani sanno perfettamente qual è la posizione della chiesa. E se mi chiedete come la penso io, la risposta è che la mia è la posizione della chiesa. Io sono figlio della chiesa”. Così, se a Roma dedica le catechesi del mercoledì ai senzatetto che muoiono di freddo a due passi da San Pietro, in Brasile va a parlare di feijoada e a bere un cafezinho nelle favelas. Entra nelle case fatiscenti, accetta regali, bacia bambini e parla di calcio.
La sua, come scriveva domenica sul Corriere della Sera lo storico Andrea Riccardi, “è una teologia del popolo”. Non è la teologia della liberazione dei Leonardo Boff che vedono nel gesuita argentino che beve mate a bordo della papamobile la “ventata di speranza, di sollievo e di allegria di vivere e pensare la fede cristiana dopo l’inverno”, caratterizzato dalla disciplina e dal controllo delle dottrine. Non c’è lotta di classe nel messaggio di Bergoglio. Per Francesco, aggiungeva ancora Riccardi, “il popolo, anche semplice, è portatore di vissuto religioso e umano, di intuito, di fede”. Di chiesa di strada Bergoglio ne parlava già a Buenos Aires, quando all’ambone della cattedrale preferiva, di tanto in tanto, l’altare improvvisato innalzato in qualche strada o qualche campo con l’erba alta. Prete e vescovo callejero che chiede casino e rumore ai giovani che affollano il lungomare di Copacabana, che li sprona a darsi una mossa anche una volta tornati a casa, nelle diocesi. “Voglio che si esca fuori, voglio che la chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi”, diceva giovedì scorso ai ragazzi e alle ragazze giunti dall’Argentina per quella che lui ha ribattezzato la settimana della gioventù. Il Papa che sarebbe andato missionario in Giappone se solo Arrupe glielo avesse permesso – mi disse “lei ha avuto una malattia al polmone, non è tanto buono per un lavoro tanto forte, e così sono rimasto a Buenos Aires”, raccontava qualche tempo fa Bergoglio nell’udienza concessa agli studenti delle scuole ignaziane d’Italia e Albania – vuole che dalla missione parta quella “rivoluzione copernicana” che preservi la chiesa dal diventare una ong, un monstrum burocratico che invecchia e diventa fredda, incapace di farsi capire. Una chiesa che ha perso “la grammatica della semplicità”. La visione di Francesco è chiara, ed è quella di “una chiesa in grado di far compagnia, di andare al di là del semplice ascolto; una chiesa che accompagna il cammino mettendosi in cammino con la gente”.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
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