ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 28 settembre 2013

La guerra delle chiacchiere

L'OMELIA DEL PONTEFICE

«Il diavolo cerca la guerra interna in Vaticano»

Le parole del Papa mentre celebra la festa di San Michele con la gendarmeria: «Difendeteci anche dalle chiacchiere»

ROMA - In Vaticano, «il diavolo cerca di creare la guerra interna, una sorta di guerra civile e spirituale. È una guerra che non si fa con le armi, che noi conosciamo: si fa con la lingua». Lo ha denunciato Papa Francesco nell'omelia della messa celebrata sabato mattina nei Giardini Vaticani per il Corpo della Gendarmeria Pontificia in occasione della Festa del protettore, San Michele Arcangelo. «Chiediamo a San Michele - ha invocato il Papa - che ci aiuti in questa guerra: mai parlare male uno dell'altro, mai aprire le orecchie alle chiacchiere». Bergoglio ha anche esortato i gendarmi a intervenire se sentono «che qualcuno chiacchiera». «Bisogna fermarlo!», ha detto suggerendo ai militari le parole da usare: «Qui non si può: gira la porta di Sant'Anna, va fuori e chiacchiera là! Qui non si può!».

«BASTA CHIACCHIERE» - Per Papa Francesco, infatti, le «chiacchiere» debbono diventare una «lingua vietata» in Vaticano, perché «è una lingua che genera il male». L'idea del Pontefice è in sostanza che «nella rocca del Vaticano», il male abbia un passaggio attraverso il quale s'insinua per spargere il suo veleno: è la «chiacchiera», quella che porta l'uno a parlare male dell'altro e distrugge l'unità. E dal contagio di questa «zizzania» nessuno è immune. «Davanti agli uomini della Gendarmeria Vaticana - commenta la Radio Vaticana - che lo guardano schierati, Papa Francesco si sottrae da una riflessione giusta ma forse scontata sul ruolo del gendarme difensore della sicurezza del Vaticano, per mettere nel mirino un altro avversario molto più subdolo della delinquenza comune e contro il quale è fondamentale ingaggiare la lotta». «Vi chiedo - ha detto Papa Bergoglio ai 100 militari agli ordini del generale Domenico Giani - non solo di difendere le porte, le finestre del Vaticano», peraltro «un lavoro necessario e importante», ma di difendere «come il vostro patrono San Michele le porte del cuore di chi lavora in Vaticano, dove la tentazione entra esattamente come altrove», con una specificità negativa, che ha soggiunto Francesco, «dico così per tutti, anche per me, per tutti» perché «è una tentazione che al diavolo piace tanto: quella contro l'unità, quando le insidie vanno proprio contro l'unità di quelli che vivono e lavorano in Vaticano». (fonte Agi)

Da Vatileaks alla pax francescana. Gendarmi in festa

Gendarmeria vaticana
GENDARMERIA VATICANA

La cerimonia degli "Angeli custodi" del Papa si è svolta in un clima molto diverso rispetto a un anno fa

Un anno fa la festa della gendarmeria coincise con il periodo più buio della recente storia ecclesiastica. La bufera Vatileaks scuoteva dalle fondamenta i Sacri Palazzi e le indagini su corvi e talpe impegnavano a tempo pieno gli "angeli custodi" del Papa. Dodici mesi dopo in Curia lo scenario  è completamente cambiato e giovedì il clima ai festeggiamenti del corpo sono avvenuti in un clima pacificato. Alla gendarmeria vaticana ha rivolto il suo ringraziamento il presidente del governatorato dello stato della Città del Vaticano, il cardinale Giuseppe Bertello. «Il riverbero della globalizzazione» ha quindi spiegato il porporato «si riflette anche sul  Vaticano» dove i servizi di sicurezza rafforzano la loro «collaborazione con le organizzazioni sorelle degli altri Paesi» mentre «altri campi» di collaborazione «si apriranno con l'adeguamento progressivo della legislazione vaticana a quella internazionale».

Alla cerimonia ha preso parte in una delle sue ultime uscite come segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone. Numerose le personalità civili ed ecclesiastiche presenti. Per il governo italiano, c'era il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri. Alla festa, si sono visti, tra gli altri, Gianni Letta, l'ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini, l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, il decano del Collegio cardinalizio, Angelo Sodano, il sostituto monsignor Angelo Becciu e il prefetto della Casa pontificia e segretario di Joseph Ratzinger, l'arcivescovo Georg Gaenswein.Si è svolta sotto il segno della sobrietà la tradizionale festa del Corpo della gendarmeria vaticana. Come ha spiegato il comandante del Corpo Domenico Giani, nel suo saluto, per meglio aderire allo spirito e allo stile di Francesco quest'anno i festeggiamenti sono stati all'insegna del basso profilo. Per gli invitati, dunque, buffet in piedi nel giardino quadrato dei Musei Vaticani. Giani ha ricordato "l'affetto paterno, la vicinanza e la stima che il Santo Padre costantemente ci manifesta con la sua benevolenza". E, ha aggiunto, "sabato mattina noi gendarmi vivremo un momento del tutto speciale unendoci a papa Francesco nella messa che celebrerà alla grotta di Lourdes". La festa del "nostro santo patrono, l'Arcangelo Michele", osserva Giani, è "un  giorno che tradizionalmente rappresenta per noi l'occasione per una breve riflessione sull'anno appena trascorso, ma soprattutto per gettare uno sguardo sul futuro".  Indubbiamente il 2013, che sta per concludersi, "sarà consegnato alla storia come un anno segnato da eventi straordinari, come lo è stata la scelta coraggiosa di Benedetto XVI di rinunciare al ministero petrino". Un atto storico, "ispirato da un amore grande per Cristo e per la sua Chiesa, un atto che all’inizio ci sorprese, ma poi ci commosse e ci edificò per l’esempio di fede, di umiltà e di coraggio".

Dunque "sono stati giorni impegnativi anche per noi, per il nostro lavoro: mai, forse, come in quella circostanza, gli occhi del mondo intero erano puntati sul Vaticano". Giani fa riferimento all'assedio dei media di tutto il mondo, alla "loro comprensibile voglia di sapere" e "al nostro altrettanto giusto dovere di salvaguardare la privacy del Papa e della Santa Sede". Con commozione Giani ricorda "lo storico momento in cui le Guardie Svizzere chiusero il portone del Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, consegnandoci la sicurezza della residenza". Non si era ancora spenta l'eco di questo avvenimento che "subito ci siamo ritrovati immersi in un ciclone di fervore ed entusiasmo scaturito da quel semplice “Buona sera” con il quale, all'imbrunire del 13 marzo, Papa Francesco, appena eletto, si presentò alla loggia delle Benedizioni della Basilica Vaticana". Da quel giorno le "udienze generali, le celebrazioni, gli Angelus hanno visto un vero mare di fedeli, che hanno richiesto da noi attenzione, generosità, impegno, spronati soprattutto dall’affetto e dalla considerazione del Santo Padre":  Il capo della polizia d'Oltrevere cita "nel viaggio di ritorno dal Brasile, sull’aereo papale, le sue espressioni di apprezzamento per l’impegno e la discrezione con i quali avevamo svolto il servizio durante la visita".

Inoltre Bergoglio "con il suo stile ha portato novità che si riflettono anche sul nostro servizio quotidiano". Quindi: "Debbo dire che ormai le abbiamo assorbite, o meglio interiorizzate, cercando di svolgere al meglio il nostro servizio, prima fra tutte la sobrietà, quasi elevata a virtù, che abbiamo cercato di seguire in questo nostro momento di festa, senza togliere nulla alla nostra idea di comunità aperta e accogliente verso gli altri e alla nostra gioia di vivere con voi questo atto". Perciò "cerchiamo, tentiamo di far sì che l'umiltà, sulla quale tanto insiste Papa Francesco, insieme alla sobrietà, sia sempre nei nostri cuori, e si rifletta nel nostro servizio e nella nostra vita". Un pensiero, poi , "ai nostri giovani neo arruolati: 15 nuovi gendarmi, assunti il 1° dicembre 2012, che hanno iniziato il loro tirocinio e che l'anno prossimo concluderanno, mi auguro tutti con successo, il percorso biennale di formazione al termine del quale saranno invitati a giurare solennemente". Non sarà soltanto un atto formale, "segnerà anche per i nostri ragazzi l'inizio di un tratto nuovo nella vita, in cui saranno chiamati non solo a garantire la sicurezza del Papa, della Città del Vaticano e di tanti frequentatori, ma soprattutto a condividere, insieme ai colleghi più anziani, uno stile di vita che costituisce la nostra identità".

C'è bisogno, infatti, "di una testimonianza di appartenenza ad un Corpo ben più grande di quello della Gendarmeria: il Corpo della Chiesa". Giani cita le parole pronunciate da Papa Francesco il 10 settembre durante l'incontro con i rifugiati, ospiti del Centro Astalli e quelle rivolte a Cagliari ai lavoratori sardi. "Vorrei rassicurare il Santo Padre che ai gendarmi la parola “solidarietà” non fa paura. Non la consideriamo come disse il Santo Padre, una “parolaccia”: anche noi, come lui, la consideriamo una parola da non cancellare dal vocabolario perché ci appartiene, anzi vogliamo che ci identifichi. Cerchiamo di alimentarla ogni giorno con piccole rinunce e impegni affinché possano aiutare alla realizzazione di un progetto volto a sostenere iniziative di solidarietà vera".
GIACOMO GALEAZZICITTA' DEL VATICANO

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