ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 14 settembre 2013

Mala tempora...!?



Se Vito Mancuso tradisce perfino il card. Martini…

Mancuso gioisce recensendo l’ultimo libello di Marco Vannini, secondo Mancuso noto “studioso di mistica” (sic!) e del “giornalista dilettante romano” (cit. Costanzo Preve) Corrado Augias contro la Madre di Gesù. Mancuso gode quando qualsiasi aspetto del cristianesimo viene aggredito. Del libro non vale nemmeno la pena di parlare, conoscendo la faziosità e l’amatorialità dei due autori, molto più interessante invece concentrarsi sulla recensione fatta dal teologo: «La conclusione del libro? La demolizione della dottrina tradizionale», esulta Mancuso.
Secondo lui la devozione a Maria da parte dei cristiani sarebbe anti-evangelica, «utilizzata dal potere ecclesiastico per rafforzare se stesso». La Chiesa, secondo il ragionamento di Mancuso, darebbe tanti onori alla Madre di Cristo per non destare sospetti sul suo reale odio verso le donne, soggiogandole ed impedendo loro di diventare preti. Più si onora Maria e più si possono poi discriminare le donne senza destare sospetti: il popolo stupido e credulone e il Vaticano misogino e approfittatore. Questo è il panorama che ha in mente Mancuso quando parla del cattolicesimo.
Eppure il suo “padre spirituale” card. Carlo Maria Martini, che non veniva certo finanziato per insultare la Chiesa dall’orgoglioso pagatore di tangenti Carlo De Benedetti, come invece lo è Mancuso, ha spiegato: «Riconosco che le suore sono utilissime nell’ambito parrocchiale e meritano un maggior riconoscimento, ma ciò non vuol dire che esse possano sostituire in tutto i presbiteri. Nell’agire della Chiesa latina non v’è discriminazione, perché tutti i cristiani sono uguali e hanno gli stessi diritti, ma non esiste per nessuno il diritto a essere ordinato prete».
Rispetto alla devozione a Maria, proprio l’ex arcivescovo di Milano si lamentava che il Rosario e la devozione popolare alla Madonna erano contestati da alcuni credenti, come ha spiegato padre Piero Gheddo, direttore del “Pime”. Martini era particolarmente affezionato al Santuario di Santa Maria di Galloro in provincia di Roma. Un’affezione sbagliata, secondo Mancuso, che accusa la «proliferazione mariologica» di non essere ispirata dalla «Rivelazione». E lui lo sa, forse, per una rivelazione ricevuta nella redazione di “Repubblica”. A suo sostegno, evidentemente non ritenendo sufficiente la coppia Augias-Vannini, cita il teologo Karl Barth, che però è protestante e il teologo cattolico Yves Congar, che però contraddicendo Mancuso scriveva: «Maria rappresenta ed anticipa la cooperazione di tutta la Chiesa, che deve occupare il tempo intermedio fra le due venute del Cristo. Maria rappresenta, accanto a Redentore, l’insieme degli uomini e della Chiesa».
Nelle omelie e nelle preghiere (anche scritte da lui) del card. Martini non mancava mai un accenno alla Madonna, chiedendo una sua intercessione. Perché, come ricordava, «il carisma di Maria è lo sguardo confortante all’insieme del corpo ecclesiale, che la rende attenta per tutti i punti dolenti e pronta ad esprimerli, a provvedere avvisando chi di dovere, facendo intervenire altri». Se da una parte Mancuso ridicolizza la fede popolare e si compiace della demolizione della dottrina  cristiana, dall’altra il card. Martini spiegava che nei Vangeli «Maria è sempre presente e lo è pure nella Chiesa, in modo umile e semplice. Soprattutto nei momenti di dolore, di difficoltà possiamo sentire la vicinanza della Madonna. Per questo la devozione mariana ha presa nel cuore della gente e non si può parlare di lei a livello teorico. Ciò che conta è sapere che la Madre di Gesù è con noi in tutti i giorni della nostra vita, in particolare in quelli più oscuri, più faticosi e non abbiamo nemmeno bisogno di invocarla, dal momento che lei è già lì».
Ricordando la preghiera di Dante, ci auguriamo che la Madonna interceda per la conversione di Vito Mancuso: «Vergine Madre, figlia del tuo figlio, | umile e alta più che creatura, | termine fisso d’etterno consiglio, | tu se’ colei che l’umana natura | nobilitasti sì, che ‘l suo fattore | non disdegnò di farsi sua fattura».
La redazione

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