La Quaresima concentra il nostro sguardo sulla Battaglia, lunga secoli, che in ogni tempo vede schierati a duello i seguaci di Cristo contro i suoi nemici. Riportiamo di seguito l’omelia tenuta da Mons. Marco Agostini nella chiesa di Sant’Aniceto lo scorso 23 marzo.
Nella I domenica di Quaresima abbiamo visto come la lotta col demonio, e la vittoria su di lui, caratterizzi la missione di Gesù fin dall’inizio. Satana non manca mai gli appuntamenti degl’inizi: era nel giardino dell’Eden quando la coppia primordiale mosse i primi passi. E là fu dichiarato vinto, in anticipo, dal calcagno della Donna promessa che con il suo “Sì” avrebbe spalancato le porte alla Redenzione.
La Messa della III domenica di Quaresima mostra che durante tutta l’esistenza terrena il Salvatore fu in lotta contro lo spirito del male. Dice il Signore nel Vangelo di Giovanni: «Viene, infatti, il principe del mondo; egli non ha nessun potere su di me» (Gv 14,30). E ancora: «Ora è il giudizio di questo mondo. Ora il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Io, quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me» (Gv 12,31). Nella sua gloriosa Passione il Signore ingaggerà, al posto di tutti, il duello risolutivo e vittorioso contro il diavolo; quello è il momento prospettato dall’evangelista Luca quando scrive: «Esaurito ogni specie di tentazione il diavolo si allontanò da lui per ritornare al tempo fissato» (Lc 4,13). Non solo all’inizio, non solo alla fine, ma per tutta la sua missione, il Signore si presenta in combattimento col diavolo e lo vince: la narrazione evangelica odierna mostra Gesù all’opera nell’estrometterlo dal corpo del muto.La Quaresima ci fa avvicinare ai giorni della dolorosa Passione e della gloriosa Risurrezione del Signore preparati: nella Veglia pasquale, dopo aver pronunciato l’esorcismo sui catecumeni, di nuovo Cristo prenderà possesso delle anime che si è acquistato a prezzo del suo Sangue. Per loro, come per ogni anima cristiana, la lotta dovrà continuare: se sicura è la vittoria ultima conseguita dal Signore, i cristiani non di meno hanno da combattere la loro buona battaglia, fino alla fine! L’Apostolo nell’Epistola agli Efesini ci ha assicurato di non essere più in potere del principe delle tenebre, ma ha, pure, esortato a non abbassar la guardia: ha spronato a vivere un’esistenza di carità e purezza, seguendo l’esempio del Signore, diafana della luce di Cristo. Ogni nostra vittoria sul demonio è una crescita del regno di Dio in noi e attorno a noi, ogni nostra sconfitta ha un contraccolpo sull’intero corpo e segna un regresso! La solidarietà esiste non solo nella grazia, ma anche nella colpa.
Il mutismo e la cecità dell’umanità, sotto il giogo del diavolo a causa della non conoscenza di Cristo, è ben rappresentata dall’uomo muto. Solo quando essa riacquista la parola e la vista per la grazia di Cristo Salvatore, mantenendo lo sguardo su di Lui, prende strade davvero nuove lontano dalla caligine del peccato. Il muto del Vangelo simboleggia anche una certa afasia che può colpire la Chiesa, in quanto composta di uomini peccatori, nella sua missione: l’esercizio quaresimale rappresenta perciò un’occasione di guarigione per ritrovare la capacità di parola, franca e coraggiosa, di parresia. Il Cristianesimo perpetua tra gli uomini l’Incarnazione del Verbo che si è fatto pellegrino con le creature, per accompagnare e difendere la loro dignità dagli assalti del maligno: pensare di doverlo archiviare, come qualcuno vorrebbe, è un’insipienza che produce smarrimento, sofferenza e morte.
È indefesso, lungo la storia, il tentativo dell’Anticristo di sottrarre a Dio il possesso dell’uomo; invidioso della «sorte dei santi nella luce» (Col 1,3) continua a suggerire all’uomo la dissennatezza del peccato originale. La prima Lettera di san Giovanni dice che satana punta a separare Cristo, staccando l’uomo da Dio, nell’inane speranza di soverchiare Dio (cf. 4,3). La guerra mossa dall’Avversario a Cristo, alla Chiesa e la civiltà cristiana è evidente. La lotta non è sanguinosa, almeno in Occidente, al pari delle persecuzioni dei primi secoli, ma il pericolo non è da meno: la virulenza, l’efficacia organizzativa e strategica con cui è pianificata non lascia indifferenti. La Quaresima non è un momento di laica solidarietà che poco ha a che fare con la carità evangelica, ma un periodo fondamentale per la vita del credente. In effetti, senza la Croce la Quaresima si ridurrebbe a un semplice esercizio filantropico. L’attacco mira al fondamento dell’uomo, del corpo della Chiesa e della società cristiana: l’errore e il falso sono contrapposti alla Verità, la superbia all’umiltà, la protervia alla mitezza, l’odio all’amore; la dignità e i diritti della persona sono sottoposti alla tirannia dell’“Io e delle sue voglie” (Benedetto XVI), o di consorterie o demagogie dispotiche; la vita dello spirito alle funzioni del ventre. La tecnica è propagandata al posto della morale e dell’ascetica. La speranza dell’immortalità, alimentata dal sacrificio, si sostituisce con l’utopia di un paradiso in terra da conquistarsi con una lotta di classe che, però, non risolve il problema del dolore anzi, lo esaspera (cf. Benedetto XVI, Spe salvi).
Di chi sarà la vittoria? Noi siamo certi del trionfo del Bene sul male, della Vita sulla morte, della Luce sulla tenebra: crediamo nel Signore Gesù che ha vinto satana e il mondo. Ma per vincere anche noi con Lui dobbiamo vivere di Lui, mettendo in pratica, nella nostra vita individuale e comunitaria, la sua parola, la sua Verità che contesta la superbia, l’ipocrisia, la lussuria, lo sperpero, l’ingiustizia e la violenza, ed esalta l’umiltà, la mitezza, la semplicità, la purezza, la povertà, la giustizia, la misericordia e l’amore secondo l’esortazione dell’Epistola. Questa è la Verità cristiana da affermare non solo a parole, ma che bisogna fare integralmente e non a pezzi: “Nessuno v’inganni con vuoti ragionamenti”! L’Anticristo non si vince con un buonismo imprudente o con le lamentele e neppure con cordate o allineamenti allo spirito del mondo, ma si vince con il Signore vissuto intero nel cuore e negli atti privati e pubblici. È necessario, pertanto, vivere in grazia di Dio, sostituendo l’inclinazione ai vizi derivata dal peccato originale, con le Virtù; coltivando quelle infuse ed esercitando quelle acquisite, con la grazia dei Sacramenti, della preghiera, dei “fioretti”, delle penitenze e delle opere buone. Anche la nostra è un’ora di prova, di decisione ultima: con Cristo o contro Cristo per la vita e per la morte. I servitori dell’Anticristo sono sempre in azione come nei racconti della Passione: scribi saputi e parolai, farisei che amano costruire sepolcri, Giuda disposto a mercanteggiare il Sangue del Giusto. Ci sono Sinedri moderni che inscenano parodie della giustizia, c’è Pilato che, con immancabili lavande di mani, rinnovella il compromesso tra Barabba e Gesù, Erode che svillaneggia il silenzio dell’Innocente. C’è la massa di sempre che si fa facilmente trasportare dall’Osanna al Crucifige. Tutti al soldo dell’iniquo condottiero che spera di costruire un mondo senza Dio sbarazzandosi della civiltà cristiana. Talvolta prevalgono e, intorno al Signore schernito nella Chiesa perseguitata, rinnovano la bagarre del Calvario vantando la morte di Dio! (cf. P. Parente, Il mistero di Cristo, Roma 1954, pp. 492-493).
Cari fratelli e sorelle è richiesta a noi una fede forte, più forte di ogni infedeltà e dissacrazione. Il sepolcro nel quale è stato deposto il Crocifisso del Golgota ha il sigillo infranto. Sempre la luce dell’alba di Pasqua rischiara la croce nuda e il sepolcro vuoto.
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