No, peggio
… i cattolici che maggiormente vogliono rimanere attaccati alla Tradizione bimillenaria della Chiesa, sulla scia delle inequivocabili parole pronunciate da Cristo e da S. Paolo in merito ai grandi temi riguardanti la vita umana, per questa loro posizione in un mondo in cui tutto si va capovolgendo sono destinati ad essere considerati come bestie rare in via di estinzione. Ma, a differenza dei panda (anch’essi animali che rischiano di scomparire perché incapaci di adattarsi al mutamento delle condizioni ambientali) il “mondo” non li considera degni di tutela giuridica…
di Carla D’Agostino Ungaretti
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C’è una parte del mondo cattolico, nella quale sento di rientrare anche io (forse una minoranza) che richiama alla mia mente il “Resto di Israele”, quella minoranza, cioè, che rifiutava l’idolatria attendendo la salvezza messianica ed era stata così denominata dai profeti che deploravano la dispersione del popolo infedele (per esempio, Is 4,3; 10, 20; Am 5,15). Questi cattolici sono quelli che maggiormente vogliono rimanere attaccati alla Tradizione bimillenaria della Chiesa, sulla scia delle inequivocabili parole pronunciate da Cristo e da S. Paolo in merito ai grandi temi riguardanti la vita umana e, per questa loro posizione in un mondo in cui tutto si va capovolgendo, sono destinati ad essere considerati come bestie rare in via di estinzione.
Ma, a differenza dei panda (anch’essi animali che rischiano di scomparire perché incapaci di adattarsi al mutamento delle condizioni ambientali) il “mondo” non li considera degni di tutela giuridica, sociale, culturale e forse neppure religiosa, ma saranno sempre più derisi ed emarginati nella speranza che prima o poi si estingueranno da soli per inedia spirituale.
Infatti, come il simpatico orsetto cinese vuole nutrirsi solo dei teneri germogli di bambù, non sempre per lui facili da trovare, alcuni cristiani (e soprattutto i cattolici “bambini”) vogliono nutrirsi spiritualmente solo della Parola di Dio che, come tutti sanno, oggi non gode di molto credito per quanto attiene ai temi bioetici e alla concezione della famiglia. E’ inutile illudersi: il mio non è vittimismo, ma consapevole realismo. Oggi è in atto in tutto il mondo occidentale un’azione strategica, subdola e sottile, finalizzata a distruggere le fondamenta della famiglia, quale è stata sempre concepita nei millenni, per sostituirla con qualcos’altro di non ben definito, ma totalmente contrario a quella Parola e, distruggendo la famiglia, il mondo si pone (non saprei dire se consapevolmente o no) sulla strada giusta per distruggere l’umanità.
Ma non è solo la famiglia che si vuole distruggere: basti pensare alle persecuzioni che subiscono i cristiani in varie parti del mondo e alla coercizione di coscienza alla quale, negli Stati Uniti, si è cercato di sottoporre i sacerdoti cattolici per costringerli a rivelare alla polizia i nomi dei penitenti che avessero confessato peccati di pedofilia. Il fenomeno è ancor più sconvolgente se pensiamo che l’ideologia dominante ha finito per persuadere anche tanti che si professano cattolici e vanno a Messa tutte le domeniche, nel silenzio inspiegabile di coloro, come i pastori, il cui compito dovrebbe essere quello di mantenere la chiarezza di idee nelle menti del popolo di Dio.
Per capire un po’ meglio come la pensano i cattolici su questi argomenti è stato ideato, come Instrumentum laboris, un dettagliato questionario su argomenti dottrinari, indirizzato a tutte le Diocesi del mondo, che servirà di preparazione alla III Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi da tenersi in via preliminare nel prossimo autunno e, in seconda battuta, l’anno prossimo. Alcune conferenze episcopali, come quella svizzera, hanno affidato l’indagine in questione ai sociologi per accertare le opinioni della maggioranza sui temi maggiormente attinenti alla famiglia, come divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità. Io, cattolica “bambina e parruccona” mi domandavo quale bisogno avesse la Chiesa di conoscere il giudizio dei fedeli sulla Parola di Dio quale è conosciuta da 2000 anni ed è chiaramente espressa nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Il compito del Papa e dei Vescovi non è forse quello di custodire e tramandare il depositum fidei consegnato loro da Cristo e consolidatodallo Spirito? Non è rinsaldare la fede del gregge che Cristo ha affidato loro? Forse si pensa che quella Parola, per essere messa in pratica, debba ricevere il timbro con l’exequatur di validità da parte dei battezzati? Infatti, i risultati riportati dai media sono stati, a mio avviso, scoraggianti: pochissimi cattolici credono ancora all’indissolubilità del matrimonio, alla santità della famiglia, alla sacralità della vita umana, al Paradiso e all’Inferno. O per lo meno, se ancora ci credono, ci credono a livello individuale, per se stessi, e non si sentono in diritto di impedire agli altri di agire e pensare diversamente, imponendo (dicono loro) la propria visione del mondo.
Questi cattolici – che si definiscono “adulti” secondo l’espressione coniata qualche anno fa da Romano Prodi quando si cominciava a discutere della tutela delle coppie di fatto – non si rendono conto che così finiscono per avvalorare un certo tipo di fede “fai da te” degna, al più, di un supermercato delle religioni che fanno le offerte speciali delle fedi umanamente più convenienti? E’ già questo il pensiero dominante: l’importante è credere in qualcosa, che sia Cristo, o Budda, o Lao Tze non ha importanza. La Verità non esiste perché le verità sono tante quanti sono gli esseri umani, infatti ha molto successo in tanti paesi la costruzione di centri religiosi polifunzionali destinati alle celebrazioni delle più svariate fedi religiose, da quelle monoteiste a quelle orientali, come il buddismo e l’induismo.
Tuttavia, l’Instrumentum laboris è servito a farci capire (se ancora non lo avevamo capito) che esiste un drammatico scollamento tra la società moderna e la dottrina cattolica; se invece si pensava che dovesse rivelarci il “sensus fidei fidelium”, allora esso è miseramente fallito perché, come ha spiegato Massimo Introvigne[1], esso ha rivelato solo l’opinione di chi si dice cattolico, e forse lo è per via del Battesimo ricevuto e per tradizione familiare, ma non ascolta il Magistero né aderisce ad esso quando svolge il compito assegnatogli da Cristo. E questa generale opinione accetta come inevitabili tutte le aberrazioni antropologiche che vengono propugnate oggi in ossequio al cosiddetto “cambiamento dei tempi”, che vorrebbe dare il suo placet anche alla Parola di Dio.
La concezione moderna della famiglia è l’esempio più eclatante. La pretesa del matrimonio gay porta ad ammettere che come possono sposarsi gli omosessuali tra di loro, così possono esistere anche altri tipi di matrimonio, come la poligamia. Se la principale obiezione al gay – monio è l’impossibilità di procreare (oggi, peraltro, facilmente aggirabile con l’inseminazione artificiale e gli uteri in affitto) essa non funzionerebbe per la poligamia. E così molte correnti liberal in Inghilterra e negli Stati Uniti cominciano considerarla moralmente lecita e legale sia pure riservandola, per ora, solo ai cittadini di religione islamica.
Tutto ciò, a mio giudizio, è incredibile e sorprendente. A parte il fatto che, in questo modo, verrebbe abolita l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, i due paesi che, insieme alla Francia, sono stati negli ultimi due secoli maggiormente all’avanguardia nella teorizzazione dei diritti umani e della parità tra l’uomo e la donna non si rendono conto dell’enorme contraddizione nella quale cadono? Forse che le società poligamiche hanno mai avuto considerazione per i diritti delle donne? Forse che sono mai state disposte ad ammettere, almeno teoricamente, un loro speculare diritto alla poliandria? Dove sono le grandi teoriche del movimento femminista mondiale? Sono state risucchiate anch’esse dall’ideologia dominante? Aveva dunque ragione la grande Oriana Fallaci quando temeva il prossimo avvento dell’ Eurabia! Chissà come si compiace ora l’autoproclamato califfo Abu Bakr al Baghdadi che, i giorni scorsi, ha rilanciato in un video da Mosul la guerra santa islamica con il progetto, fra l’altro, di conquistare Roma! [2]
Non voglio fare della dietrologia, ma mi sembra evidente che a monte di queste aberrazioni vi sia la sempre più potentelobby della ricchezza e del potere, imposti dalla globalizzazione planetaria in barba alla povertà e all’ignoranza che ancora affliggono mezzo mondo, perché anche nei paesi islamici, antesignani della poligamia, credo siano pochi gli uomini che, nel clima di crisi economica che più o meno si respira ovunque, potrebbero permettersi di mantenere un harem di donne nullafacenti e una moltitudine di figli, come mi sembra impensabile che vi siano donne, anche musulmane ma provviste di laurea e in carriera, che si adattino di buon grado al ruolo di terza o quarta moglie del marito – padrone di turno.
Ma l’accettazione della poligamia, in occidente, forse è l’ultimo dei problemi riguardanti la famiglia, anche se comincia a fare capolino. In Italia in questi ultimi mesi, dopo il divorzio e l’aborto (ormai abbondantemente metabolizzati anche dai cattolici) abbiamo proseguito su quella strada con il divorzio breve, ormai cosa fatta; continueremo con una valanga di provvedimenti sempre più laicisti e libertari, come i patti di convivenza tra persone dello stesso sesso e finiremo tra non molto con il matrimonio gay. Non esiste una parte politica che sostenga i cattolici desiderosi di opporsi in tutti i modi a queste follie umane: è di pochi giorni fa la notizia che anche il Cavaliere d’Italia[3], vista la mala parata politica, per rimanere a galla si è dichiarato favorevole, in quanto liberale, alla regolamentazione delle coppie di fatto; la sua fidanzata si è iscritta all’ARCIGAY con grande risonanza mediatica e altrettanto ha fatto, in un comunicato congiunto, un celebre giornalista come Vittorio Feltri. Questi due personaggi, la “fidanzata” di un uomo notissimo e un giornalista che io sapevo essere un padre di famiglia (forse mi sbagliavo?) o hanno mentito in passato o mentono adesso.
La svolta dei cattolici e del centrodestra politico (che sembrava avere una maggiore sensibilità su questi problemi) è innegabile. E’ facile capire perché: un personaggio politico (uomo o donna) che si dichiarasse fermamente contrario a quelle assurde innovazioni in nome del diritto naturale susciterebbe un tale vespaio di critiche e di dissensi che potrebbe tranquillamente dire addio alla propria carriera politica. Chi sarebbe disposto a tanto, fra tutti i personaggi che conosciamo?
A differenza di qualche anno fa, un’altissima percentuale di italiani si dichiara favorevole a riconoscere alle coppie omosessuali certi diritti come l’eredità e l’assistenza ospedaliera al partner. Questi due argomenti mi sono sempre sembrati pseudo problemi pretestuosi e fuorvianti. Il primo, perché il codice civile attribuisce al testatore il diritto di disporre del propri beni come vuole; il secondo, perché i regolamenti ospedalieri in materia di assistenza ai malati dovrebbero consentire a chiunque, anche se non è un parente, di assistere un amico degente e il personale infermieristico dovrebbe essere ben felice di vedersi aiutato da qualcuno nel proprio lavoro.
Invece la contrarietà al riconoscimento delle coppie di fatto sia etero che omosessuali, ancorché minoritaria, sembra più elevata tra le persone meno istruite e di più bassa scolarizzazione[4]. Io non so se queste statistiche siano attendibili ma, se lo sono, allora non ho difficoltà a dichiarare a gran voce che sono un’incolta e un’ignorante, perché ho sempre pensato che pretendere diritti pari a quelli derivanti dallo status matrimoniale sia, per gli eterosessuali, una pretesa riduttiva, opportunistica e indegna di stima e di considerazione umana perché rifiuta l’assunzione dei corrispondenti speculari diritti mentre, per i gay, sia una forzatura ridicola e assurda della legge naturale. Non per nulla sono considerata una“parruccona”: ecco a cosa mi sono serviti una laurea in Giurisprudenza, conseguita in epoca pre – sessantottina e un diploma in Scienze Teologiche …
Già: la legge naturale. Tocco così il punctum dolens di tutta la questione. Ormai il rifiuto del divorzio, dell’aborto, del gay – monio è prerogativa dei soli cattolici (anzi di una minoranza). Ma il mondo laicista, tranne alcune eccezioni, non vuole riconoscere che questo rifiuto non ha carattere confessionale perché su questi temi è del tutto superfluo invocare la fede. Chiunque sappia usare la propria ragione sa che l’aborto e l’eutanasia sono omicidi premeditati; sa che il matrimonio ha un senso solo se contratto tra un uomo e una donna . Tutto ciò si basa solo sul diritto naturale, quella norma inscritta nella mente e nel cuore di ogni popolo in ogni tempo e in ogni paese che ha fatto sì che venissero sempre e ovunque condannati l’omicidio, la menzogna, il furto, l’empietà, il mancato rispetto dei genitori e dei vecchi, ed infine l’adulterio perché in palese contrasto con la naturale indissolubilità ed esclusività del matrimonio. Per millenni questi principi non hanno avuto bisogno di spiegazione o giustificazione: ora sì, perché? Secondo una cattolica “bambina”, perché nel nostro tempo hanno preso il sopravvento l’egoismo umano, il tornaconto personale, il desiderio di soddisfare sempre e comunque i propri istinti, la volontà di prevaricare il prossimo, la soddisfazione dei presunti diritti, soffocando e tacitando qualunque appello ai corrispondenti doveri. Ma poiché io sono una cattolica “bambina”, aggiungo che questo “trend” è chiaramente ispirato dal demonio, al quale sembra non credano più neppure quei cattolici frequentatori della Messa domenicale di cui parlavo poc’anzi.
Circa dieci anni fa lessi un breve saggio (che mi impressionò molto) del filosofo esistenzialista cristiano Pietro Prini scomparso, se ben ricordo, nel 2008: Lo scisma sommerso. Scrivendo alla fine del XX secolo, l’Autore si domandava se l’ormai alta percentuale di cattolici che non crede più all’Inferno “pur non rinunciando alla fede nella divinità di Gesù Cristo e, almeno per una fascia dal 20 al 40%, nell’origine divina della Chiesa, non costituisce forse per la Chiesa gerarchica una specie di scisma sommerso, che nessun affollamento di grandi piazze (come abbiamo visto, mi permetto di aggiungere io, per la recente canonizzazione dei due Papi) o di pellegrinaggi devoti o di giubilei millenari basta a isolare nel nascondimento della coscienza dove si parla davvero con Dio?”[5]
Secondo Prini, lo “scisma sommerso” sarebbe stato provocato da una sorta di ”adesione selettiva”, intendendo con questa espressione la posizione di coloro che, in materia di fede e di morale cattoliche, fanno una scelta personale accettando alcuni elementi e rifiutandone altri. Ciò sarebbe dovuto alla mancata attuazione del Concilio Vaticano II, interpretato secondo certe logiche progressiste raccolte poi da Riccardo Chiaberge ( “Lo scisma. Cattolici senza Papa”) e da Giorgio Pilastro (“Per un cristianesimo adulto”). Io non intendo ovviamente entrare nel merito perché non ne ho i titoli ed anche perché questa teoria è stata ampiamente trattata e confutata da alcuni importanti studiosi come il Prof. Roberto de Mattei e Mons. Brunero Gherardini le cui opere, chiarissime e illuminanti, invito tutti a leggere[6]. Resta il fatto, e in questo mi sembra che Prini avesse ragione, che in questa nostra triste epoca uno scisma pratico esiste realmente, come credo di aver messo in risalto nella mia lunga chiacchierata, nei temi riguardanti la morale familiare e sessuale rispetto ai quali molti cattolici hanno ormai preso le distanze dalle posizioni della Chiesa ufficiale senza che ciò trovi eco in qualche forma pubblica. Allora forse l’Instrumentum laboris si sarà rivelato utile, se sarà servito a indurre tanti nostri Vescovi a riportare i loro greggi sul sentiero indicato da Dio. Se la Chiesa è Mater et Magistra questo non rientra nei suoi doveri? Non è preciso compito delle madri correggere i figli riottosi o ribelli?
Però non illudiamoci: nei dibattiti politici che ci aspettano sulle leggi in discussione il diritto naturale sarà il grande sconfitto e i cattolici “adulti” si affretteranno a saltare sul carro del vincitore inneggiando anch’essi al trionfo dei “nuovi diritti civili” che in realtà non sono affatto il trionfo dell’Illuminismo razionalistico ma della pura e semplice ideologia, che sarà contrabbandata come conforme alla Parola di Dio. I cattolici “bambini” faranno, agli occhi del “mondo” una ben magra figura: di questo essi non devono certo dolersi, ma continuare a rivendicare il loro diritto all’uso della retta ragione umana nella certezza che rimanere saldamente attaccati alla Parola di Dio, cioè al diritto naturale, cioè all’ordine della creazione, non li farà mai incamminare sulla via dell’errore.
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[1] Cfr. LA BUSSOLA QUOTIDIANA, 4.7.2014.
[2] Cfr. IL CORRIERE DELLA SERA, 6.7.2014, pag. 12
[3] Non alludo al bellissimo uccello, dalle lunghissime zampe, che vive sul delta del Po, sulla laguna di Orbetello e in Sardegna, ma al Cavaliere italiano per antonomasia.
[4] Cfr. IL CORRIERE DELLA SERA, 6.7.2014, Pag. 6.
[5] Cfr. Pietro Prini, Lo scisma sommerso, ed. Garzanti 1999, pag. 55, oggi introvabile.
[6] Cfr. Roberto de Mattei, Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta. Lindau 2011; Brunero Gherardini, Il ConcilioVaticano II. Il discorso mancato, Lindau 2011.
di Carla D’Agostino Ungaretti
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C’è una parte del mondo cattolico, nella quale sento di rientrare anche io (forse una minoranza) che richiama alla mia mente il “Resto di Israele”, quella minoranza, cioè, che rifiutava l’idolatria attendendo la salvezza messianica ed era stata così denominata dai profeti che deploravano la dispersione del popolo infedele (per esempio, Is 4,3; 10, 20; Am 5,15). Questi cattolici sono quelli che maggiormente vogliono rimanere attaccati alla Tradizione bimillenaria della Chiesa, sulla scia delle inequivocabili parole pronunciate da Cristo e da S. Paolo in merito ai grandi temi riguardanti la vita umana e, per questa loro posizione in un mondo in cui tutto si va capovolgendo, sono destinati ad essere considerati come bestie rare in via di estinzione.
Ma, a differenza dei panda (anch’essi animali che rischiano di scomparire perché incapaci di adattarsi al mutamento delle condizioni ambientali) il “mondo” non li considera degni di tutela giuridica, sociale, culturale e forse neppure religiosa, ma saranno sempre più derisi ed emarginati nella speranza che prima o poi si estingueranno da soli per inedia spirituale.
Infatti, come il simpatico orsetto cinese vuole nutrirsi solo dei teneri germogli di bambù, non sempre per lui facili da trovare, alcuni cristiani (e soprattutto i cattolici “bambini”) vogliono nutrirsi spiritualmente solo della Parola di Dio che, come tutti sanno, oggi non gode di molto credito per quanto attiene ai temi bioetici e alla concezione della famiglia. E’ inutile illudersi: il mio non è vittimismo, ma consapevole realismo. Oggi è in atto in tutto il mondo occidentale un’azione strategica, subdola e sottile, finalizzata a distruggere le fondamenta della famiglia, quale è stata sempre concepita nei millenni, per sostituirla con qualcos’altro di non ben definito, ma totalmente contrario a quella Parola e, distruggendo la famiglia, il mondo si pone (non saprei dire se consapevolmente o no) sulla strada giusta per distruggere l’umanità.
Ma non è solo la famiglia che si vuole distruggere: basti pensare alle persecuzioni che subiscono i cristiani in varie parti del mondo e alla coercizione di coscienza alla quale, negli Stati Uniti, si è cercato di sottoporre i sacerdoti cattolici per costringerli a rivelare alla polizia i nomi dei penitenti che avessero confessato peccati di pedofilia. Il fenomeno è ancor più sconvolgente se pensiamo che l’ideologia dominante ha finito per persuadere anche tanti che si professano cattolici e vanno a Messa tutte le domeniche, nel silenzio inspiegabile di coloro, come i pastori, il cui compito dovrebbe essere quello di mantenere la chiarezza di idee nelle menti del popolo di Dio.
Per capire un po’ meglio come la pensano i cattolici su questi argomenti è stato ideato, come Instrumentum laboris, un dettagliato questionario su argomenti dottrinari, indirizzato a tutte le Diocesi del mondo, che servirà di preparazione alla III Assemblea Straordinaria del Sinodo dei Vescovi da tenersi in via preliminare nel prossimo autunno e, in seconda battuta, l’anno prossimo. Alcune conferenze episcopali, come quella svizzera, hanno affidato l’indagine in questione ai sociologi per accertare le opinioni della maggioranza sui temi maggiormente attinenti alla famiglia, come divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità. Io, cattolica “bambina e parruccona” mi domandavo quale bisogno avesse la Chiesa di conoscere il giudizio dei fedeli sulla Parola di Dio quale è conosciuta da 2000 anni ed è chiaramente espressa nel Catechismo della Chiesa Cattolica. Il compito del Papa e dei Vescovi non è forse quello di custodire e tramandare il depositum fidei consegnato loro da Cristo e consolidatodallo Spirito? Non è rinsaldare la fede del gregge che Cristo ha affidato loro? Forse si pensa che quella Parola, per essere messa in pratica, debba ricevere il timbro con l’exequatur di validità da parte dei battezzati? Infatti, i risultati riportati dai media sono stati, a mio avviso, scoraggianti: pochissimi cattolici credono ancora all’indissolubilità del matrimonio, alla santità della famiglia, alla sacralità della vita umana, al Paradiso e all’Inferno. O per lo meno, se ancora ci credono, ci credono a livello individuale, per se stessi, e non si sentono in diritto di impedire agli altri di agire e pensare diversamente, imponendo (dicono loro) la propria visione del mondo.
Questi cattolici – che si definiscono “adulti” secondo l’espressione coniata qualche anno fa da Romano Prodi quando si cominciava a discutere della tutela delle coppie di fatto – non si rendono conto che così finiscono per avvalorare un certo tipo di fede “fai da te” degna, al più, di un supermercato delle religioni che fanno le offerte speciali delle fedi umanamente più convenienti? E’ già questo il pensiero dominante: l’importante è credere in qualcosa, che sia Cristo, o Budda, o Lao Tze non ha importanza. La Verità non esiste perché le verità sono tante quanti sono gli esseri umani, infatti ha molto successo in tanti paesi la costruzione di centri religiosi polifunzionali destinati alle celebrazioni delle più svariate fedi religiose, da quelle monoteiste a quelle orientali, come il buddismo e l’induismo.
Tuttavia, l’Instrumentum laboris è servito a farci capire (se ancora non lo avevamo capito) che esiste un drammatico scollamento tra la società moderna e la dottrina cattolica; se invece si pensava che dovesse rivelarci il “sensus fidei fidelium”, allora esso è miseramente fallito perché, come ha spiegato Massimo Introvigne[1], esso ha rivelato solo l’opinione di chi si dice cattolico, e forse lo è per via del Battesimo ricevuto e per tradizione familiare, ma non ascolta il Magistero né aderisce ad esso quando svolge il compito assegnatogli da Cristo. E questa generale opinione accetta come inevitabili tutte le aberrazioni antropologiche che vengono propugnate oggi in ossequio al cosiddetto “cambiamento dei tempi”, che vorrebbe dare il suo placet anche alla Parola di Dio.
La concezione moderna della famiglia è l’esempio più eclatante. La pretesa del matrimonio gay porta ad ammettere che come possono sposarsi gli omosessuali tra di loro, così possono esistere anche altri tipi di matrimonio, come la poligamia. Se la principale obiezione al gay – monio è l’impossibilità di procreare (oggi, peraltro, facilmente aggirabile con l’inseminazione artificiale e gli uteri in affitto) essa non funzionerebbe per la poligamia. E così molte correnti liberal in Inghilterra e negli Stati Uniti cominciano considerarla moralmente lecita e legale sia pure riservandola, per ora, solo ai cittadini di religione islamica.
Tutto ciò, a mio giudizio, è incredibile e sorprendente. A parte il fatto che, in questo modo, verrebbe abolita l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, i due paesi che, insieme alla Francia, sono stati negli ultimi due secoli maggiormente all’avanguardia nella teorizzazione dei diritti umani e della parità tra l’uomo e la donna non si rendono conto dell’enorme contraddizione nella quale cadono? Forse che le società poligamiche hanno mai avuto considerazione per i diritti delle donne? Forse che sono mai state disposte ad ammettere, almeno teoricamente, un loro speculare diritto alla poliandria? Dove sono le grandi teoriche del movimento femminista mondiale? Sono state risucchiate anch’esse dall’ideologia dominante? Aveva dunque ragione la grande Oriana Fallaci quando temeva il prossimo avvento dell’ Eurabia! Chissà come si compiace ora l’autoproclamato califfo Abu Bakr al Baghdadi che, i giorni scorsi, ha rilanciato in un video da Mosul la guerra santa islamica con il progetto, fra l’altro, di conquistare Roma! [2]
Non voglio fare della dietrologia, ma mi sembra evidente che a monte di queste aberrazioni vi sia la sempre più potentelobby della ricchezza e del potere, imposti dalla globalizzazione planetaria in barba alla povertà e all’ignoranza che ancora affliggono mezzo mondo, perché anche nei paesi islamici, antesignani della poligamia, credo siano pochi gli uomini che, nel clima di crisi economica che più o meno si respira ovunque, potrebbero permettersi di mantenere un harem di donne nullafacenti e una moltitudine di figli, come mi sembra impensabile che vi siano donne, anche musulmane ma provviste di laurea e in carriera, che si adattino di buon grado al ruolo di terza o quarta moglie del marito – padrone di turno.
Ma l’accettazione della poligamia, in occidente, forse è l’ultimo dei problemi riguardanti la famiglia, anche se comincia a fare capolino. In Italia in questi ultimi mesi, dopo il divorzio e l’aborto (ormai abbondantemente metabolizzati anche dai cattolici) abbiamo proseguito su quella strada con il divorzio breve, ormai cosa fatta; continueremo con una valanga di provvedimenti sempre più laicisti e libertari, come i patti di convivenza tra persone dello stesso sesso e finiremo tra non molto con il matrimonio gay. Non esiste una parte politica che sostenga i cattolici desiderosi di opporsi in tutti i modi a queste follie umane: è di pochi giorni fa la notizia che anche il Cavaliere d’Italia[3], vista la mala parata politica, per rimanere a galla si è dichiarato favorevole, in quanto liberale, alla regolamentazione delle coppie di fatto; la sua fidanzata si è iscritta all’ARCIGAY con grande risonanza mediatica e altrettanto ha fatto, in un comunicato congiunto, un celebre giornalista come Vittorio Feltri. Questi due personaggi, la “fidanzata” di un uomo notissimo e un giornalista che io sapevo essere un padre di famiglia (forse mi sbagliavo?) o hanno mentito in passato o mentono adesso.
La svolta dei cattolici e del centrodestra politico (che sembrava avere una maggiore sensibilità su questi problemi) è innegabile. E’ facile capire perché: un personaggio politico (uomo o donna) che si dichiarasse fermamente contrario a quelle assurde innovazioni in nome del diritto naturale susciterebbe un tale vespaio di critiche e di dissensi che potrebbe tranquillamente dire addio alla propria carriera politica. Chi sarebbe disposto a tanto, fra tutti i personaggi che conosciamo?
A differenza di qualche anno fa, un’altissima percentuale di italiani si dichiara favorevole a riconoscere alle coppie omosessuali certi diritti come l’eredità e l’assistenza ospedaliera al partner. Questi due argomenti mi sono sempre sembrati pseudo problemi pretestuosi e fuorvianti. Il primo, perché il codice civile attribuisce al testatore il diritto di disporre del propri beni come vuole; il secondo, perché i regolamenti ospedalieri in materia di assistenza ai malati dovrebbero consentire a chiunque, anche se non è un parente, di assistere un amico degente e il personale infermieristico dovrebbe essere ben felice di vedersi aiutato da qualcuno nel proprio lavoro.
Invece la contrarietà al riconoscimento delle coppie di fatto sia etero che omosessuali, ancorché minoritaria, sembra più elevata tra le persone meno istruite e di più bassa scolarizzazione[4]. Io non so se queste statistiche siano attendibili ma, se lo sono, allora non ho difficoltà a dichiarare a gran voce che sono un’incolta e un’ignorante, perché ho sempre pensato che pretendere diritti pari a quelli derivanti dallo status matrimoniale sia, per gli eterosessuali, una pretesa riduttiva, opportunistica e indegna di stima e di considerazione umana perché rifiuta l’assunzione dei corrispondenti speculari diritti mentre, per i gay, sia una forzatura ridicola e assurda della legge naturale. Non per nulla sono considerata una“parruccona”: ecco a cosa mi sono serviti una laurea in Giurisprudenza, conseguita in epoca pre – sessantottina e un diploma in Scienze Teologiche …
Già: la legge naturale. Tocco così il punctum dolens di tutta la questione. Ormai il rifiuto del divorzio, dell’aborto, del gay – monio è prerogativa dei soli cattolici (anzi di una minoranza). Ma il mondo laicista, tranne alcune eccezioni, non vuole riconoscere che questo rifiuto non ha carattere confessionale perché su questi temi è del tutto superfluo invocare la fede. Chiunque sappia usare la propria ragione sa che l’aborto e l’eutanasia sono omicidi premeditati; sa che il matrimonio ha un senso solo se contratto tra un uomo e una donna . Tutto ciò si basa solo sul diritto naturale, quella norma inscritta nella mente e nel cuore di ogni popolo in ogni tempo e in ogni paese che ha fatto sì che venissero sempre e ovunque condannati l’omicidio, la menzogna, il furto, l’empietà, il mancato rispetto dei genitori e dei vecchi, ed infine l’adulterio perché in palese contrasto con la naturale indissolubilità ed esclusività del matrimonio. Per millenni questi principi non hanno avuto bisogno di spiegazione o giustificazione: ora sì, perché? Secondo una cattolica “bambina”, perché nel nostro tempo hanno preso il sopravvento l’egoismo umano, il tornaconto personale, il desiderio di soddisfare sempre e comunque i propri istinti, la volontà di prevaricare il prossimo, la soddisfazione dei presunti diritti, soffocando e tacitando qualunque appello ai corrispondenti doveri. Ma poiché io sono una cattolica “bambina”, aggiungo che questo “trend” è chiaramente ispirato dal demonio, al quale sembra non credano più neppure quei cattolici frequentatori della Messa domenicale di cui parlavo poc’anzi.
Circa dieci anni fa lessi un breve saggio (che mi impressionò molto) del filosofo esistenzialista cristiano Pietro Prini scomparso, se ben ricordo, nel 2008: Lo scisma sommerso. Scrivendo alla fine del XX secolo, l’Autore si domandava se l’ormai alta percentuale di cattolici che non crede più all’Inferno “pur non rinunciando alla fede nella divinità di Gesù Cristo e, almeno per una fascia dal 20 al 40%, nell’origine divina della Chiesa, non costituisce forse per la Chiesa gerarchica una specie di scisma sommerso, che nessun affollamento di grandi piazze (come abbiamo visto, mi permetto di aggiungere io, per la recente canonizzazione dei due Papi) o di pellegrinaggi devoti o di giubilei millenari basta a isolare nel nascondimento della coscienza dove si parla davvero con Dio?”[5]
Secondo Prini, lo “scisma sommerso” sarebbe stato provocato da una sorta di ”adesione selettiva”, intendendo con questa espressione la posizione di coloro che, in materia di fede e di morale cattoliche, fanno una scelta personale accettando alcuni elementi e rifiutandone altri. Ciò sarebbe dovuto alla mancata attuazione del Concilio Vaticano II, interpretato secondo certe logiche progressiste raccolte poi da Riccardo Chiaberge ( “Lo scisma. Cattolici senza Papa”) e da Giorgio Pilastro (“Per un cristianesimo adulto”). Io non intendo ovviamente entrare nel merito perché non ne ho i titoli ed anche perché questa teoria è stata ampiamente trattata e confutata da alcuni importanti studiosi come il Prof. Roberto de Mattei e Mons. Brunero Gherardini le cui opere, chiarissime e illuminanti, invito tutti a leggere[6]. Resta il fatto, e in questo mi sembra che Prini avesse ragione, che in questa nostra triste epoca uno scisma pratico esiste realmente, come credo di aver messo in risalto nella mia lunga chiacchierata, nei temi riguardanti la morale familiare e sessuale rispetto ai quali molti cattolici hanno ormai preso le distanze dalle posizioni della Chiesa ufficiale senza che ciò trovi eco in qualche forma pubblica. Allora forse l’Instrumentum laboris si sarà rivelato utile, se sarà servito a indurre tanti nostri Vescovi a riportare i loro greggi sul sentiero indicato da Dio. Se la Chiesa è Mater et Magistra questo non rientra nei suoi doveri? Non è preciso compito delle madri correggere i figli riottosi o ribelli?
Però non illudiamoci: nei dibattiti politici che ci aspettano sulle leggi in discussione il diritto naturale sarà il grande sconfitto e i cattolici “adulti” si affretteranno a saltare sul carro del vincitore inneggiando anch’essi al trionfo dei “nuovi diritti civili” che in realtà non sono affatto il trionfo dell’Illuminismo razionalistico ma della pura e semplice ideologia, che sarà contrabbandata come conforme alla Parola di Dio. I cattolici “bambini” faranno, agli occhi del “mondo” una ben magra figura: di questo essi non devono certo dolersi, ma continuare a rivendicare il loro diritto all’uso della retta ragione umana nella certezza che rimanere saldamente attaccati alla Parola di Dio, cioè al diritto naturale, cioè all’ordine della creazione, non li farà mai incamminare sulla via dell’errore.
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[1] Cfr. LA BUSSOLA QUOTIDIANA, 4.7.2014.
[2] Cfr. IL CORRIERE DELLA SERA, 6.7.2014, pag. 12
[3] Non alludo al bellissimo uccello, dalle lunghissime zampe, che vive sul delta del Po, sulla laguna di Orbetello e in Sardegna, ma al Cavaliere italiano per antonomasia.
[4] Cfr. IL CORRIERE DELLA SERA, 6.7.2014, Pag. 6.
[5] Cfr. Pietro Prini, Lo scisma sommerso, ed. Garzanti 1999, pag. 55, oggi introvabile.
[6] Cfr. Roberto de Mattei, Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta. Lindau 2011; Brunero Gherardini, Il ConcilioVaticano II. Il discorso mancato, Lindau 2011.
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