REPLICA AL CARD. MARADIAGA: dopo sei mesi buoni senza un “accuso ricevuta” e mentre i suoi contenuti continuano a non perdere di attualità, pubblichiamo.
È il grande movimento di apostasia organizzato
in ogni nazione per l'insediamento di una nuova falsa chiesa mondiale, di una
nuova religione mondiale , un nuovo gnosticismo, senza dogmi, senza gerarchie,
senza insegnamenti irreformabili, senza Verità e senza freni. (Cfr. S.S. San Pio X)
Ecco chi è
(almeno principalmente) che, alla radice, "danneggia l’unità della Chiesa": «Vi
sono di quelli che, sdegnando di seguire
i loro padri e le tradizioni da essi tramandate, vogliono farsi capi di
scissioni. Quindi escogitano novità contro la sana dottrina, scrivendo
stoltezze ed
empietà. Contro costoro è fulminato il guai,
padri di false dottrine e scrittori di teorie empie. Simili persone
danneggiano
quelli che sono poveri di fede e tiranneggiano
le anime, vedovandole del vero sposo, il Verbo di Dio». (San Basilio Magno)
Vidi rovesciare sulla terra una cesta piena di
serpenti, che strisciano sulle città e sulle campagne, distruggendo tutto. […] Trionferà l’ignoranza, il disprezzo per la
cultura, l’arroganza, la superbia, la violenza, il materialismo. […] Ho visto affidare il mondo a bestie orrende.
[…] Si renderà necessaria la
purificazione. (La mistica stigmatizzata Teresa Neumann, parlando proprio
di questi nostri anni)
12-IX-2014
Ecco quanto il nostro gruppo scriveva agli inizi di quest’anno, allora (ampiamente in prima battuta) in
via piuttosto riservata:
Gennaio-febbraio 2014
·
A S.E.R. il Cardinale
Card. Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga
Coordinatore
della “Commissione dei Cardinali”
·
E,
p.c.,
Ad alcuni altri Porporati
«Io
prometto: - di non diminuire o cambiare niente di quanto trovai conservato dai
miei probatissimi antecessori, e di non ammettere qualsiasi novità, ma di
conservare e di venerare con fervore, come vero loro discepolo e successore,
con tutte le mie forze e con ogni impegno, ciò che fu tramandato […] Se
pretendessi di agire al di fuori di queste cose, o di permettere che altri lo
faccia, Tu non mi sarai propizio in quel giorno tremendo del divino giudizio». (Dal Giuramento
dei Papi il giorno della loro incoronazione, ovvero il lato umile degli
“orpelli”: sulla grandezza e il limite del potere pontificio).
Eminenza Reverendissima,
nell’intervista rilasciata da
Vostra Eminenza a la Repubblica,
organo della sinistra massonica in Italia, il 22 novembre u.s., Ella, in
risposta alla domanda del giornalista “Perché in conclave avete scelto Bergoglio?”, ha affermato: "È stato lo Spirito Santo. Quel giorno non
era in vacanza né stava facendo una siesta. Bergoglio aveva già dato le
dimissioni da arcivescovo di Buenos Aires, aspettava il successore per andare
in pensione. Non pensava all'elezione e aveva in mano il biglietto di ritorno.
Invece lo Spirito ha suggerito un nome diverso dalla curia e dall'Italia".
Seguendo l’umorismo della Sua risposta, e fiduciosi nello spirito salesiano di
V.E., ci permettiamo di presentare con franchezza alla Sua attenzione alcune
perplessità che abbiamo a riguardo, aprendoLe liberamente il cuore.
Per la verità - stando alla
logica della risposta, che peraltro sembra andare oltre la domanda - «lo Spirito»
sembrerebbe aver illuminato ancor di più proprio la Repubblica di Eugenio Scalfari (e ambienti retrostanti): giacché
sta di fatto che questi aveva indovinato il nome del nuovo Papa già alcuni
giorni prima, mentre il diretto interessato ha detto di averlo pensato soltanto
mentre veniva eletto, e già dopo il settantasettesimo voto (cfr. il
favorevolissimo A. Tornielli Francesco
Insieme, pp.68-69).
E non dubitiamo che il card.
Bergoglio avesse in mano il biglietto di ritorno per Buenos Aires, ma dobbiamo registrare
anche qualche elemento contrastante: tralasciando la sua indicazione del povero
don Giacomo Tantardini come proprio segretario se fosse stato eletto (e don
Giacomo Tantardini è morto un anno prima dell’elezione); tralasciando la
campagna elettorale che già nel 2005 sembra avergli fatto il diplomatico mons.
Pietro Parolin, ora Cardinale Segretario di Stato; tralasciando le visite in incognito,
ancora non chiarite, del card. Bergoglio a quel tempio clerico-mondano, curial-mondano
che risulta essere l’Accademia Ecclesiastica, proprio le settimane precedenti l’ultimo
Conclave; tralasciando che il «nome» dell’eletto è stato sì «diverso dalla
curia» quanto occorreva, ma non tale da impedire a influenti curiali di
consentirne l’elezione, né tale da far sì che l’area diplomatica curiale “uscisse
male” dal Concistoro – che invece ha vistosamente penalizzato altre aree
ecclesiastiche; tralasciando parecchie cose, resta in ogni caso che agli amici,
che nei giorni del «biglietto» si applicavano a fargli campagna elettorale, «pensa[ndo]»
e lavorando con molta discrezione «all’elezione», aveva detto che se lo
avessero eletto avrebbe accettato, avrebbe vigorosamente fatto pulizia in
Vaticano e si sarebbe guardato dal prendere un caffè nel Palazzo papale (già
preconizzando di risiedere altrove).
In realtà, la domanda posta
faceva chiaramente riferimento alle dichiarazioni rilasciate a L’Espresso – rivista collegata a la Repubblica e appartenente al medesimo
gruppo editoriale – da un Suo Confratello del Sacro Collegio, il card. Barbarin
(29 ottobre 2013). Secondo il Porporato francese, il card. Bergoglio sarebbe
stato eletto sulla base di un intervento nel quale egli avrebbe «detto testualmente»: «ho l’impressione che Gesù è stato rinchiuso
all’interno della Chiesa e che bussa perché vuole uscire, vuole andare via».
Queste affermazioni di un Cardinale elettore, peraltro attribuite a colui che
siede sul Soglio di Pietro ed espressamente presentate alla rivista come
testuali – quantunque in diretto contrasto con qualche sua omelia da Papa –, di
non facilissima interpretazione e comunque mal corrispondenti al concetto di
una espansione missionaria della Chiesa di Cristo con il darle nuovi figli,
sono comparse sotto il titolo Papa
Bergoglio: Cristo vuole uscire dalla Chiesa. E sono state comprese dalla redazione,
da molti lettori, come una legittimazione della vecchia pretesa, ereticale e
massonica, di separare Cristo dalla Sua Chiesa; così pensando tranquillamente
di poter stare con Cristo pur ostinandosi a rifiutare, per dirla con
Sant’Ambrogio, «ciò che è proprio di Cristo».
Quest’articolo ha forse un
sapore di promemoria e avvertimento, ovvero di pressione sull’eletto? Ad ogni
modo, curiosamente il protagonista di questi probabili segnali è il medesimo
gruppo editoriale che ha ospitato il famoso Diario del Conclave, da cui è emerso
con forza, tra le altre cose, il peso del card. Bergoglio; in tandem con un giornalista del movimento
di Comunione e Liberazione. E ancora dei giornalisti di Cl romana (una dei
quali risulta già aver fatto carriera), assieme ad alcuni ecclesiastici appartenenti
a una corrente ecclesiale ben determinata e corrispondente proprio ai referenti
ecclesiastici di quel gruppo editoriale, hanno lavorato nel più gran segreto
per la candidatura del card. Bergoglio. Gli uni pensando di sostenere l’amico
del sacerdote ciellino romano don Giacomo Tantardini, gli altri – almeno
alcuni, che l’hanno detto espressamente – di contrastare la candidatura del “papabile”
ciellino card. Scola. Così come, stando anche a qualche dichiarazione, alcuni
hanno potuto capire che “si sarebbe
cambiata la pubblicità ma il prodotto sarebbe rimasto lo stesso” e altri –
anche all’interno della Chiesa – hanno potuto comprendere che ne sarebbe venuta
fuori “una nuova Chiesa” – pur in
maniera oscillante e magari dissimulata quanto occorre –, alla luce del card.
Martini redivivo.
Mentre un curiale potente e di
vecchia data come il card. Sodano, il medesimo che era apparso tutt’altro che
entusiasta del precedente Conclave (ipotizzando in privato che il Pontificato
di S.S. Benedetto XVI non sarebbe stato lungo), e che poi, assai stranamente,
aveva celebrato i funerali di don Tantardini, nell’omelia della S. Messa Pro eligendo Romano Pontifice aveva
tracciato alla perfezione il ritratto dell’Arcivescovo di Buenos Aires. Mentre
un altro Presule aveva previsto mesi prima quanto poi, nella sostanza, è
realmente accaduto: papa Ratzinger non avrebbe superato il Natale 2012. Mentre
la campagna di Vatileaks, che di
fatto ha preceduto quel ritiro di un Pontefice che ha reso possibile questo
nuovo Conclave, e alla quale – intreccio curioso e ricorrente – gli organi di
quel medesimo gruppo editoriale hanno particolarmente dato voce, sembra essersi
fermata (almeno per ora) proprio d’incanto. Eminenza, invece di rifugiarsi “troppo”
dietro lo Spirito Santo, quante cose ci sono da chiarire!
Accennato alle questioni
storiche, non tralasciamo certo quelle dottrinali. Nella tendenza a una qualche
rifondazione della Chiesa, ieri fondata su Pietro e oggi su Simone (slittamento
che ovviamente non sarà mai completo, lo sappiamo bene, ma che intanto può
nuocere ed essere radicalmente fuorviante), notiamo in particolare, con una
certa preoccupazione, tre punti specifici; sicché, dopo aver atteso con calma e
nella preghiera, e prendendo sul serio certe vibranti affermazioni generali di papa
Bergoglio, che applicandole inducono a occuparci tutti di tali questioni, li presentiamo – in spirito di evangelica parresia – a V.E. . Anche per l’incarico
che Ella ricopre, e anche per poterLe eventualmente presentare a Sua Santità Francesco.
Pensiamo, in coscienza, che così certamente non saremo cortigiani, come si suol dire (fenomeno che, come anche il
nepotismo, non ci sembra proprio circoscritto alla recente Curia Romana).
1) In Evangelii gaudium n. 253, ad esempio, Egli
si premura di dichiarare espressamente l’esclusione di «odiose generalizzazioni» negative circa i musulmani (con un
giudizio peraltro assai largamente assolutorio). Però con altri, e questi
cattolici (peraltro corrispondenti, di fatto, alla tipologia di alcuni che in
Conclave non lo hanno votato, e/o alla formazione, sensibilità ed esperienze sue
personali anteriori all’elezione – con la quale pure si cambia nome), la
premura di dare precisazioni atte ad escludere «odiose generalizzazioni» non si
è vista (cfr. la medesima Evangelii
gaudium n. 94 e 95, e ancor più in varie altre occasioni). Anzi: più volte
ha avuto parole sprezzanti, dure e diremmo quasi violente contro certi
cattolici; talora persino sarcasmo. Assieme ad altre frasi, per le quali
talvolta ci si è chiesti dove sia stato il card. Bergoglio negli ultimi
decenni, sono espressioni che, al di là delle intenzioni, taluni ambienti
influenti hanno facilmente la possibilità di usare (anche selezionando dei
pronunciamenti ondivaghi): non soltanto contro certi cattolici non bergogliani,
contro cattolici che non condividono il martellamento di certi slogan divenuti intoccabile ideologia,
ma – ed è questo soprattutto che è preoccupante – contro certe tematiche,
contro certe istanze.
In tal
senso, notiamo che nel medesimo documento ci si premura di citare il famoso (e
abusato, anche secondo la testimonianza di S.S. Giovanni Paolo I) passaggio di
S.S. Giovanni XXIII sui «profeti di
sventura» (n.84), ma si omettono i pronunciamenti pontifici di segno
opposto, anche quelli più recenti e meno noti: inclusivi di accenni
autocritici, e persino del pianto.
2) Preoccupa
anche certa tendenza episcopalista, tendenza alquanto marcata. Dopo il
“biglietto da visita” dell’autopresentazione dal Balcone di San Pietro soltanto
come Vescovo di Roma, ripetendolo per ben tre-quattro volte in quel breve
discorso (al punto che c’è chi si è chiesto subito se fosse un segnale per
qualcuno); dopo l’elogio al suo primo Angelus
del card. Kasper (pur in compagnia della Madonna di Fatima pellegrina e del
confessionale), Cardinale di cui è stato elogiato non soltanto un libro ma,
anche espressamente, la teologia in generale, e che della tendenza episcopalista
è un esponente di spicco: ora questa sembra venir favorita dalla decentralizzazione
preconizzata anche in E.G..
È pur
vero che, mentre diceva queste cose, papa Bergoglio (o chi per lui) ha
comandato non poco; ma è anche vero che (ad esempio) un’importante vaticanista,
assolutamente favorevole alla tendenza in oggetto, ha potuto chiosare con
faziosa soddisfazione: con una decentralizzazione del genere, riguardante
persino delle competenze dottrinali, una Conferenza Episcopale particolarmente progressista
avrà la strada spianata per – ad esempio – cambiare di fatto la posizione della
Chiesa sui “divorziati risposati”. Ecco le aspettative che, al di là di quello
che sarà l’esito finale, intanto vengono alimentate!
Non
basta. Un programma di ampio decentramento, infatti, lo troviamo già sulla
rivista del Grande Oriente di Francia, L’Humanisme.
E immaginiamo che il cuore salesiano di V.E. sobbalzerà, ripensando a quella
frase del Padre S. Giovanni Bosco: la
Massoneria, cioè il diavolo. Rivista che nel numero del maggio-ottobre 1968
scriveva, con molta franchezza, di una specie di «rivoluzione copernicana», una «rivoluzione
gigantesca nella Chiesa» che porta già in sé, (per i suoi nemici), «il preludio della vittoria». Infatti,
oltre alla lode del processo di desacralizzazione, leggiamo: «Quando le strutture tradizionali
crolleranno, tutto il resto seguirà. […]
Non è la ghigliottina che aspetta il Papa, ma sarà lo stabilirsi delle Chiese
locali, che si organizzeranno democraticamente e rifiuteranno di riconoscere i
confini tra chierici e laici, che si costruiranno i propri dogmi e che vivranno
in completa indipendenza da Roma. [...]
il Vaticano non avrà più la possibilità di controllare i movimenti di un gran
corpo che si credeva omogeneo… Non sarebbe venuto il tempo di tornare alle
Chiese “nazionali”? Il Papa non si aspetti la ghigliottina, perché divenuto più
umano il nostro tempo; ma le “Chiese locali” lo aspettano, e sarà necessario
che Egli si accordi con esse. Sarebbe facile ricordare certi episodi del
passato, come, ad esempio, la Chiesa gallicana. Finita l’evoluzione, il Papa
diventerà superfluo, poiché le Chiese locali “vivranno in piena indipendenza da
Roma”. È dunque la ghigliottina, ma sotto altra forma: l’annichilimento!». Qui
si va a toccare, volenti o nolenti, la Divina Costituzione della Chiesa; e la
mente va al frutto della storica decentralizzazione episcopalista ortodossa: la
loro strutturale debolezza, ad esempio davanti al Potere mondano. Il Vostro
confratello nell’episcopato mons. Rudolf Graber commentava, nel suo
libro-denuncia Sant’Atanasio e la Chiesa
del nostro tempo (pag.81): «Ora sappiamo a cosa ci troviamo di fronte.
Il “piano di Lucifero” ci è stato chiaramente e apertamente rivelato».
3) E danno
pensiero i ripetuti discorsi contro il proselitismo
(peraltro senza che il suo esatto significato sia chiaramente definito). È
fuor di discussione che se con tale parola si intende la realizzazione
dell’apostolato con metodi indegni (ad esempio quelli che i laicisti alla
Eugenio Scalfari chiamano metodi da
gesuita), siamo tutti d’accordo. Tuttavia, come un Vescovo riconosceva
imbarazzato nel suo periodico diocesano, quel che la moltitudine ha capito
dell’apparente intervista a la Repubblica
(probabilmente mal riportata, ma di fatto questo è il messaggio che è passato;
sicché chiediamo: il Papa non è tenuto, per stretto dovere di stato, a
contenersi – appunto umilmente – con alta
prudenza?), è che non c’è bisogno di convertirsi al cattolicesimo. Al più è
desiderabile, per qualcuno, ma non è necessario (un optional). Non è questo, in senso evangelico, uno scandalo? Gli Apostoli,
il primo Papa nel suo paradigmatico discorso, San Francesco dal Sultano, hanno
parlato in un modo tale che gli interlocutori potessero capire questo?
All’interno
del mondo cattolico poi è emergente una tendenza più sottile, ma non meno
insidiosa, tendenza che questo discorso rischia rovinosamente di favorire:
ridurre la missione, l’apostolato, al solo livello implicito; quasi soltanto
all’esempio, alla mera testimonianza. Indubbiamente fattori assai importanti
(quantunque, anche questa è Parola di Dio, abbiamo la potenza di Dio in vasi
d’argilla), e ammettiamo che ci sono dei casi in cui questo, assieme alla
preghiera, è tutto ciò che si può fare. Ma una generalizzazione della loro
esclusività, pur ambiguamente realizzata, e una ambigua rifondazione del
concetto di missione, come potrebbe essere fedele al divino Euntes docete? Che ne è del divino «Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma
chi non crederà sarà condannato»? Che ne è dell’esempio, lapidario ed
eloquente, del Santo di cui il Pontefice regnante porta il nome, che «non vedendo passi in avanti nella
conversione di quella gente, tornò nella terra dei fedeli» (S.Bonaventura, Legenda, X,9)? Che ne è del ripetuto
monito appunto dello Spirito Santo, per cui «se tu non l’avrai avvertito, della sua rovina Io chiederò conto a te»?
Ragionando in questa maniera, San Giovanni Battista avrebbe ricevuto la corona
del martirio o si sarebbe limitato ad offrire l’accattivante testimonianza di
una vita santa? Che fine fanno in questa prospettiva due Opere di Misericordia,
proprio di misericordia, quali istruire
gli ignoranti e ammonire i peccatori?
Testimonianza
muta che poi, peraltro, rischia anch’essa di essere a corrente alternata, e di
finir male: fa male al cuore vedere la fotografia del card. Bergoglio, davanti
all’amico rabbino con le proprie insegne, senza la croce pettorale. Confessando
o nascondendo Cristo con la Croce?
Ci sono
poi altri due punti che sarebbe ingiusto ascrivere troppo specificamente
all’attuale Pontificato, ma sui quali comunque rivolgiamo qui delle domande, poniamo
qui delle questioni, essendo pertinenti al discorso sviluppato in questa sede.
4) In Evangelii gaudium n. 247 si legge: «Uno
sguardo molto speciale si rivolge al popolo ebreo, la cui Alleanza con Dio non è mai stata revocata» (sottolineatura
nostra). Una tale affermazione, peraltro formulata in maniera così netta ed
univoca e in una sede non certo politico-diplomatica, in che modo è compatibile
con quanto la Chiesa ha già affermato, lungamente e solennemente, ad esempio
nel Concilio di Firenze? «La sacrosanta Chiesa Romana… crede, professa ed
insegna fermamente che la materia riguardante l’Antico Testamento, la Legge
Mosaica, che si divide in cerimonie, riti sacri, sacrifici e sacramenti, poiché
essi vennero stabiliti per significare qualcosa di non ancora avvenuto, anche
se furono propri del culto divino di quel tempo, dopo la venuta di Nostro
Signore, essi hanno cessato la loro
funzione, e hanno avuto inizio i sacramenti del Nuovo Testamento»
(sottolineatura nostra).
Viene in
mente, a un livello più ampio, la testimonianza che numerosi missionari hanno
presentato a S.S. Giovanni Paolo II, il quale, dolorosamente colpito, pur
impegnatissimo in ambito ecumenico volle la Dominus
Jesus anche in presenza di problemi, anche senza il consenso, proprio per
prendere qualche misura contro tale fenomeno, tentando in qualche modo di
arginarlo: dalla strabordante marea ecumenista stava venendo un danno
all’attività missionaria, al vigore missionario (cfr. l’autorevole
testimonianza del card. Tarcisio Bertone, allora Segretario della Congregazione
per la Dottrina della Fede, ne L’ultima
veggente di Fatima, pp.112-113). Forse questo grido d’allarme proveniente
da chi certamente ha esperienza viva della missione, peraltro non da una sola
parte del mondo, certamente ha al suo attivo un buon bilancio missionario
concreto, non ha più nulla da dire? E 2Gv.9-11, l’Enciclica Mortalium animos ed altri atti di Magistero
come ad esempio l’Humani generis, che
peso hanno oggi nell’insegnarci la vera e la falsa unità?
5) Infine,
rileggiamo alcuni brani di lettere di San Francesco d’Assisi, proprio il Santo
di cui Bergoglio ha preso il nome.
Lettera
a tutte le cariche pubbliche: «Ricordate
e pensate che il giorno della morte si avvicina. Vi supplico allora, con
rispetto per quanto posso, di non dimenticare il Signore, presi come siete
dalle cure e dalle preoccupazioni del mondo. Obbedite ai suoi comandamenti,
poiché tutti quelli che dimenticano il Signore e si allontanano dalla Sue leggi
sono maledetti e saranno dimenticati da Lui. E quando verrà il giorno della
morte, tutte quelle cose che credevano di avere, saranno loro tolte. E quanto
più saranno sapienti in questo mondo, tanto più dovranno patire le pene
nell’inferno […] Siete tenuti ad
attribuire al Signore tanto onore fra il popolo a voi affidato, che ogni sera
si annunci, mediante un banditore o qualche altro segno, che siano rese lodi e
grazie all’onnipotente Signore Iddio da tutto il popolo. E se non farete
questo, sappiate che dovrete renderne ragione a Dio davanti al Signore vostro
Gesù Cristo nel giorno del giudizio».
Lettera
ai fedeli laici, su chi non segue Cristo: «Sono
prigionieri del diavolo… essi vedono e riconoscono, sanno e fanno il male, e
consapevolmente perdono la loro anima. Perché chiunque muore in peccato
mortale… il diavolo rapisce l’anima di lui… e andranno all’inferno dove saranno
tormentati eternamente».
Lettera
ai sacerdoti. «Tributate il massimo onore
al Santissimo Corpo e Sangue del Signore nostro Gesù Cristo», talvolta
invece «il Corpo del Signore viene
collocato e lasciato in luoghi indegni, viene trasportato senza nessun onore e
ricevuto senza le dovute disposizioni e amministrato senza riverenza».
Leggendole,
pensiamo con dolore: quando queste messe in guardia risuonano nel mondo
cattolico odierno? Quando papa Francesco sarà Francesco anche nel confessare
queste verità, mettendo in guardia il gregge (attuale e potenziale) da pericoli
tanto gravi quanto oggi persi di vista come l’Inferno? Il Signore non dice
forse, senza circoscrivere ciò “ad intra”,
che se non l’avrai avvertito (e la luce non si mette sotto il moggio!) della sua morte Io chiederò conto a te?
Eminenza, è per amore alla
Chiesa che Le abbiamo scritto, indirizzandoci a V.E. in via piuttosto riservata.
Certo ci saranno tante cose che
non sappiamo, o che non sappiamo pienamente. Certo ci rallegriamo di alcune
parole forti del Papa carismatico, sperando vivamente che alla fine venga
ricordato come il Papa delle devozioni, e specialmente del ricorso mariano, del
confessionale (speriamo non profanato), del rilancio missionario. Certo abbiamo
molto presente che, in ogni caso, è plausibilmente provvidenziale che la Chiesa
nel suo lato umano, e più ampiamente le anime, vengano scosse; che c’è un gran bisogno
di elementi che scuotano.
Ma vediamo anche certi conati,
ricorrenti e massicci, di strumentalizzazione del Vicario di Cristo: per cui la Repubblica e Famiglia cristiana hanno appunto inneggiato apertamente, in nome di
questo Papa, a «una nuova Chiesa» (a
loro immagine e somiglianza), esaltando Simone e umiliando Pietro (esattamente
al contrario di quel Papa che fu umile non rifiutando, tra gli applausi del
mondo, gli “orpelli” che trovò presenti per la Carica da lui rivestita, ma
dicendo, con la bocca e con i fatti: «Aeneam
reicite, Pium recipite»; come fece il nostro beato Pio IX, con l’umiltà di
sacrificare da Papa certe sue vedute, certi suoi orientamenti da Cardinale);
per cui un organo ufficialmente cattolico arrivò a titolare, ideologicamente e
faziosamente: «Martini Papa». E non
possiamo non pensare (perché
rinnegheremmo la ragione, contro il Vangelo e contro il Magistero) che certi
atti e parole di Colui che oggi siede sul Soglio di Pietro, certe oggettive ambiguità
e imprudenze, hanno potuto favorire tali massicce strumentalizzazioni.
Come quando egli fece la
summenzionata ampia lode di quel card. Kasper che da un recente Predessore era
stato elevato alla Porpora con l’inconsueta riserva di una lettera di
ammonimento proprio sulla teologia, con riserve pontificie proprio sulla sua
teologia.
Pensiamo anche, ad esempio, al
laicista azionista (come direbbe don Giacomo Tantardini, ispiratore di quel
settimanale, Il Sabato, che fu
apertamente e polemicamente l’anti-Repubblica)
Eugenio Scalfari: certamente l’avrà travisato (in quella che apparve
un’intervista gli fa dire persino che Lui è più umile, più deciso e più capace
dei Predecessori! In pratica dipingendolo non da papa Bergoglio ma da papa Lorgoglio); ma poiché questi
equivoci sono ricorrenti, ci viene da chiedere: c’è qualcosa che fa sentire
Scalfari, e ciò che Scalfari rappresenta, autorizzato a certe aspettative? C’è
qualche grave, gravissimo problema di chiarezza?
Sta di fatto che molte persone
stanno capendo che la Chiesa, pur non potendo dirlo subito e apertamente, sta
cambiando la propria posizione su questioni come i “divorziati risposati”. Chi
risponde a Dio del male che viene fatto lasciando passare, nella realtà, un
tale messaggio? E se famiglie in crisi che hanno cercato di reggere, pur
assillati da tentazioni, trovandosi spianata “la via larga” per
autogiustificarsi, considerassero che, in fin dei conti, anche la Chiesa adesso
dice che non bisogna essere tanto rigidi…? Che non è l’ideale, certo, ma chi è
senza peccato? E se persone che vivono pubblicamente e stabilmente nel peccato
si sentissero autorizzate, pur intendendo restarvi, ad accostarsi ai Sacramenti
della Confessione e dell’Eucarestia, trovando magari dei sacerdoti che
interpretano come si può immaginare certi discorsi di attualità? Cioè dando a
Nostro Signore Gesù Cristo «certamente il
dolore più grande, quello che più Gli trafigge il cuore» (Via Crucis al Colosseo del 25 marzo
2005)! Chi si rendesse responsabile, attivamente o passivamente, di tutto questo
male montante, male alle anime e male come profanazione dei Sacramenti, non ha
da temere – per dirla con Santa Caterina da Siena – il divino Giudizio? Anche
tralasciando la frase attribuita a S. Padre Pio su un Pastore defunto, non vorrei essere dove lui è ora, il
luogo in cui finirà eternamente il Falso Profeta, che rappresenta un cristianesimo
deviante dalla retta dottrina, qual’è?
Sicché preghiamo di cuore
perché il Papa gesuita mostri, con fatti univoci e a dispetto del primo
Concistoro, di non essere impropriamente condizionabile né dalle sue
personalissime opinioni e attitudini, né da certi suoi “grandi elettori”.
E se di “rivoluzione di
Francesco” si lascia parlare, non sarebbe allora una bella rivoluzione – per
così dire –, quantunque forse non applaudita dal mondo e dai Poteri mondani, la rivoluzione della trasparenza in Vaticano?
Ad esempio, la pubblicazione
del cosiddetto Quarto Segreto di Fatima (anche senza riconoscerlo, se si è
dubbiosi sulla sua piena ed esatta autenticità soprannaturale: altro che
«bastonate», a quel testo è stato dato l’ergastolo!). Giacché peraltro i
“fatimiti” argentini, e non solo, poterono uscire da colloqui e carteggi con l’Arcivescovo
di Buenos Aires con la percezione che egli fosse d’accordo.
Ad esempio l’abolizione, e non
soltanto per il futuro, del segreto del Conclave. Riforma caldeggiata dall’esperto
card. Siri, assieme ad altri cambiamenti: ad esempio della riforma
postconciliare della Curia, che è proprio quella attualmente vigente. Proposta
di revisione che paradossalmente fu avversata, nonostante un certo dichiarato
favore di S.S. Giovanni Paolo II, proprio da grandi nomi del progressismo
curiale: cfr. tra l’altro Il Papa non
eletto, Laterza 1993, pp. 288-289.
Con le nostre povere preghiere,
proni al bacio della Sacra Porpora,
Circolo “Cattolici per la
Tradizione”
(Seguono
i recapiti e dati utili).
A
cura di Edoardo Belvederesi
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