L’intervista completa di “Vida Nueva” al card. Burke
L’intervista al Cardinal Burke del settimanale cattolico spagnolo Vida Nueva
è diventata famosa per l’espressione “una barca senza timone” presa
fuori contesto. L’intervista completa è stata pubblicata dal blog Adelante la Fe – Rorate Caeli versione spagnola [qui]
– Leggiamola con attenzione; è equilibratissima, ma è chiara ed
esplicita e non devia di uno iota, oltre ad essere sobriamente
rivelativa.
[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]
Il cardinale statunitense Raymond Leo
Burke è considerato attualmente uno dei rappresentanti del settore della
Curia più ostile ai cambiamenti, come dimostra definendo “critico” il
momento presente, in cui per “molti” la Chiesa naviga “come una nave
senza timone”. Contrario alla tesi del cardinal Walter Kasper
sull’ammissione ai sacramenti dei divorziati risposati – “il matrimonio è
indissolubile. Se mi sposo con una persona, non posso vivere con
un’altra” –, definisce “sofferenza” l’omosessualità e ritiene che si è
cercato di dirigere il Sinodo della Famiglia verso una posizione
aperturista. Denuncia anche la “manipolazione” che si è cercato di
operare sulle informazioni che uscivano dall’assemblea sinodale, e allo
stesso tempo è rattristato dalla “confusione” e dalle “difficoltà
pastorali” provocate dal dibattito su questi punti caldi. Prefetto del
Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica – la Corte Suprema del
Vaticano – a partire dal 2008, si dà per sicuro il suo prossimo
passaggio alla condizione di cardinale patrono dell’Ordine di Malta, una
carica onorifica di scarsa rilevanza [di fatto avvenuto ieri, 8
novembre].
Che sensazioni le ha lasciato il Sinodo? Ci sono stati confronti?
C’è stata una discussione aperta e forte.
Prima si pubblicavano sempre gli interventi dei padri sinodali,
stavolta no. Tutte le informazioni provenivano dai riassunti di Padre
Lombardi e dagli incontri che organizzava con la stampa. Tali riassunti
mi hanno sorpreso, non riflettevano con esattezza il contenuto delle
discussioni, davano l’impressione che tutto si stesse dirigendo a favore
della posizione esposta dal cardinal Kasper. Il vero shock è arrivato
con la Relatio post disceptationem [riassunto degli interventi della
prima settimana del Sinodo]. Sembrava un manifesto a favore del
cambiamento della disciplina della Chiesa sulle unioni irregolari.
Offriva una maggiore apertura alle coppie che convivono al di fuori del
sacramento del matrimonio e alle persone che soffrono della condizione
di omosessualità.
Gli altri padri sinodali condividevano la sua opposizione?
È così. Tutte le persone del mio circolo
minore erano sorprese. Abbiamo passato molto tempo a fondare il
documento finale sulla Sacra Scrittura e sul Magistero. Bisognava
correggere gli errori: per esempio, la teoria che si possano trovare
elementi positivi in atti peccaminosi, come la convivenza, la
fornicazione e l’adulterio o in atti sessuali tra persone che soffrono
della condizione di omosessualità. Questa confusione era molto grave.
Abbiamo cercato di far riemergere la bellezza dello stato matrimoniale
come unione indissolubile, fedele e destinata alla procreazione creata
da Dio. Di fronte alle situazioni difficili, abbiamo operato una
distinzione tra l’amore per il peccatore e l’odio per il peccato. Noi
moderatori e relatori dei circoli minori abbiamo chiesto che i nostri
lavori fossero pubblicati: fino ad allora il pubblico non conosceva il
nostro pensiero. Tutto era controllato e manipolato, se posso dirlo.
Gravi difficoltà pastorali
Si è cercato di dirigere il Sinodo verso una direzione?
Sì. Dal momento in cui il cardinal Kasper
ha cominciato a esporre la sua opinione, una parte della stampa ha
voluto credere che la Chiesa avesse intenzione di cambiare la sua
disciplina. Ciò ha creato gravi difficoltà pastorali. Molti vescovi e
sacerdoti mi hanno contattato dicendo che persone che si trovano in
unioni irregolari andavano in parrocchia esigendo di ricevere i
sacramenti: dicevano che era la volontà del Papa. Si tratta di una cosa
fondamentale, non di una leggerezza. Il pilastro della Chiesa è il
matrimonio. Se non insegnamo e non viviamo bene questa realtà, siamo
perduti, smettiamo di essere Chiesa. Nel Sinodo non si possono porre
sullo stesso piano gli insegnamenti della Chiesa e una posizione che li
contraddice.
Non si insegnano più bene le verità sul matrimonio?
C’è una gran confusione a proposito della
sua indissolubilità. Se una persona vive una relazione di adulterio
pubblico, come è possibile accedere alla confessione con la risoluzione
di non peccare più? Come è possibile accedere alla comunione senza
scandalizzare la comunità? Si vive pubblicamente uno dei peccati più
gravi.
Ritiene impossibile il cammino di
penitenza proposto da Kasper affinché alcuni divorziati risposati
possano accedere ai sacramenti?
In tale cammino di penitenza entrambe le
parti devono vivere castamente. Se non si possono separare, devono
vivere come fratello e sorella. Si tratta di una prassi antica. Parlano
di legge della gradualità, ma la verità non è graduale, è oggettiva. Il
matrimonio è indissolubile: se mi sposo con una persona, non posso
vivere con un’altra.
Un altro tema incandescente è quello
dell’omosessualità. Lei ha definito poco fa gli omosessuali “persone che
soffrono della condizione di omosessualità”. La vede come una malattia?
È una sofferenza. Dio non ci ha creato
affinché l’uomo stesse con l’uomo e la donna con la donna. Risulta
chiaro per la nostra stessa natura: siamo fatti per l’unione
eterosessuale, per il matrimonio. Mi rifiuto di parlare di persone
omosessuali, perché nessuno può essere identificato da questa tendenza.
Si tratta di persone che hanno una tendenza, che è una sofferenza.
Cosa ha pensato quando il Papa ha detto: “Chi sono io per giudicare un gay”?
Ha detto che non può giudicare una
persona di fronte a Dio, sia quale sia la sua colpa. Tuttavia, bisogna
giudicare gli atti; non credo che il Papa pensasse altrimenti. Sono atti
peccaminosi e contro natura. Il Papa non ha mai detto che possiamo
trovare elementi positivi in essi: è impossibile trovare elementi
positivi in un atto cattivo.
Francesco ha parlato nel suo
messaggio finale al Sinodo di un “indurimento ostile” e ha deprecato il
fatto che alcuni si rinchiudessero “dentro le cose scritte” senza
lasciarsi “sorprendere da Dio”. Come interpreta le sue parole?
È difficile. Si possono interpretare nel
senso che la dottrina e la disciplina siano contrarie all’azione dello
Spirito Santo. Ma questo non è un modo di pensare cattolico. La dottrina
e la disciplina sono le condizioni per il vero incontro con Cristo. Ho
sentito dire da molti che il Papa non vuole insistere con la disciplina e
con la dottrina, ma questa non è un’interpretazione adeguata delle sue
parole.
Alcuni fedeli sono preoccupati dal cammino che ha preso la Chiesa. Cosa gli dice?
Molti mi hanno manifestato questa
preoccupazione. In un momento così critico, in cui esiste la forte
sensazione che la Chiesa sia come una nave senza timone, non importa la
ragione; è più importante che mai studiare la nostra fede, avere una
guida spirituale sana e dare una testimonianza forte della fede. Alcuni
mi dicono che non è più importante, per esempio, l’impegno nel movimento
per la vita. Rispondo loro dicendo che è più importante che mai.
Le pare che la Chiesa si trovi in un momento in cui sembra non avere nessuno alla guida?
Ho tutto il rispetto per il ministero
petrino e non voglio sembrare una voce contraria al Papa. Vorrei essere
un maestro della fede con tutte le mie debolezze, esprimendo le verità
che molti sentono oggi. Molti si sentono un po’ disorientati perché gli
sembra che la nave della Chiesa abbia perso la bussola. Bisogna mettere
da parte la causa di questo disorientamento, perché non abbiamo perso la
bussola. Abbiamo la costante tradizione della Chiesa, i suoi
insegnamenti, la sua liturgia, la sua morale. Il catechismo non cambia.
Incontro con la cultura
Come si caratterizza questo pontificato?
Il Papa parla giustamente della necessità
di andare verso le periferie. La risposta della gente è stata molto
calorosa, ma non possiamo andare verso le periferie con le mani vuote:
ci andiamo con la Parola di Cristo, coi sacramenti, con la vita virtuosa
dello Spirito Santo. Non dico che il Papa non lo faccia, ma c’è il
rischio di malinterpretare l’incontro con la cultura. La fede non può
adeguarsi alla cultura: deve chiamarla alla conversione. Siamo un
movimento di controcultura, non un movimento popolare.
Lei ha affermato che la Evangelii gaudium non è parte del Magistero. Perché?
Lo stesso Papa afferma al principio del
documento che non è magisteriale, che offre solo indicazioni sulla
direzione verso cui condurrà la Chiesa.
Il cattolico comune opera questa distinzione?
No. Per questo c’è bisogno di una
presentazione attenta ai fedeli, spiegando loro la natura e il peso del
documento. Nell’Evangelii gaudium ci sono affermazioni che esprimono il
pensiero del Papa. Le riceviamo con rispetto, ma non insegnano una
dottrina ufficiale.
__________________________
(Pubblicato da: RORATE CÆLI 7 novembre 2014)
(Pubblicato da: RORATE CÆLI 7 novembre 2014)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.