ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 15 novembre 2014

L'autunno dello spirito del concilione

Io chiesa, tu setta. Ma in Sudamerica il 25 per cento dei cattolici se ne va


Roma. Serbatoio della cattolicità mondiale sì, ma con falle sempre più evidenti che non si riesce in alcun modo a tappare. L’America latina sta perdendo la sua identità cattolica, certifica l’autorevole Pew Research in un’indagine condotta in diciotto paesi che evidenzia come in quarant’anni (dal 1970 in poi) i cattolici siano calati del venticinque per cento.
Una tendenza che negli ultimi anni s’è acuita, con le chiese protestanti che nel frattempo hanno aperto le porte per accogliere chi volta le spalle a Roma: nello stesso periodo in cui i cattolici passavano dal novantadue per cento al sessantanove sul totale della popolazione, gli evangelici crescevano del quindici. Se i numeri raccontano una storia già nota da tempo, quel che non era ancora stato indagato in profondità era l’esodo massiccio di chi nasce cattolico verso le chiese protestanti, scrive il New York Times. Un esempio su tutti è dato dalla Colombia: qui, l’ottantaquattro per cento di chi si definisce protestante dice di essere battezzato come cattolico. Poi, con l’età adulta, si chiude con Roma e si guarda alla realtà pentecostale, magari dopo essere rimasti colpiti da qualche spot televisivo ben confezionato – in Brasile ogni giorno nascono nuove reti di proprietà delle comunità evangeliche – o perché incuriositi dalle masse che ogni domenica, costi quel che costi, si radunano in enormi chiese per il servizio liturgico. Ed è proprio questa una delle ragioni che hanno determinato il declino del cattolicesimo in America latina, dicono gli intervistati: nelle chiese protestanti c’è più costanza nel partecipare ai riti, si prega di più e meglio e anche il contatto con Dio “appare più diretto”.

E poi c’è chi spiega che almeno lì, in quelle chiese che spesso vengono chiamate sette – “è una tentazione dire io sono la chiesa tu sei la setta. Ma siamo tutti fratelli”, ammoniva il Papa lo scorso luglio durante l’incontro a Caserta con la comunità pentecostale guidata dal pastore suo amico Giovanni Traettino – i princìpi fondamentali alla base della fede sono chiari, e anche sulla pastorale non c’è bisogno di tanti maquillage o adattamenti allo spirito del tempo, come dimostra la forte opposizione a ogni tipo d’apertura sulle unioni tra omosessuali. Il problema, sottolinea l’inchiesta, è che anche chi rimane cattolico – più o meno convinto – nutre dubbi, e spesso ammette di non conoscere la dottrina. Così, capita che in diversi paesi del continente la maggioranza dei cattolici dichiarati si dica favorevole al divorzio o all’uso dei contraccettivi. La gran parte dei cattolici in Brasile, Cile, Porto Rico e Uruguay, poi, non si capacita del perché Roma non dia il via libera all’ordinazione delle donne. Ancora di più sono quelli che auspicano la possibilità di vedere al più presto i preti a convolare a nozze. Già nei mesi scorsi una ricerca del centro studi Latinobarómetro, ong specializzata in analisi sui mutamenti sociali in America, anticipava quanto rilevato da Pew Research, sottolineando in particolare la drammatica situazione dell’Honduras del cardinale primate Oscar Rodríguez Maradiaga, dove vent’anni fa si professava cattolico il settantasei per cento della popolazione e oggi solo il quarantasette. E se nel 1995 il distacco tra cattolici ed evangelici era di ben sessantaquattro punti percentuali, oggi la forbice s’è ridotta a sei.Le cose non vanno meglio neppure tra gli ispanici degli Stati Uniti, dove gli abbandoni della chiesa cattolica sono sempre più numerosi, nonostante i tentativi di parte dell’episcopato locale (su tutti il cardinale Sean O’Malley, arcivescovo di Boston) di guardare alla realtà ispanica per rivitalizzare un cattolicesimo che mai come ora appare in affanno.
Chiesa e Am. Latina: l'esodo


La Chiesa cattolica nell’America Latina sta subendo un fenomeno di abbandono massiccio, di portata epocale. L’esodo si è soprattutto concretizzato verso le confessioni protestanti di ultima generazione. Oggi il 19 per cento della popolazione latino americana è evenagelica; ma solo il 9 per cento è nata in quella fede.
MARCO TOSATTI
 La Chiesa cattolica nell’America Latina sta subendo un fenomeno di abbandono massiccio, di portata epocale. Questo secondo uno studio del Pew Research Center , l’agenzia statunitense specializzata in sondaggi di carattere sociologico e religioso. L’84 per cento degli adulti nel continente dichiarano di essere stati cresciuti come cattolici; ma solo il 69 per cento si identifica adesso come tale.   

L’esodo si è soprattutto concretizzato verso le confessioni protestanti di ultima generazione. Oggi il 19 per cento della popolazione latino americana è evangelica; ma solo il 9 per cento è nata in quella fede. E’ interessante osservare che, per esempio, il 68 per cento dei protestanti del Paraguay proviene dalla Chiesa cattolica; il 66 per cento in Perù, il 54 per cento Brasile.  
Il fenomeno è comune a tutto il sub continente, con percentuali che vanno dal 74 per cento della Colombia al 15 per cento di Panama. In Brasile, come abbiamo visto un quinto degli evangelici attuali era cattolico. Alla domanda: perché? Gli ex cattolici hanno risposto che le Congregazioni Evangeliche danno loro un senso più forte di una relazione personale con Gesù Cristo.  
E secondo il sondaggio, gli ex cattolici ora evangelici erano più impegnati a appoggiare l’insegnamento tradizionale della Chiesa in temi come aborto e omosessualità che coloro che si identificano ancora come cattolici.  
“L’America Latina ospita più di 425 milioni di cattolici – scrive il Pew Research Center – circa il 40 per cento del totale dei cattolici del mondo, e la Chiesa Cattolica ha un papa latino-americano per la prima volta nella storia. Tuttavia l’identificazione con cattolicesimo è declinata in tutta la regione”. La maggior parte dei nuovi evangelici ha lasciato il cattolicesimo prima di compiere 25 anni.  
In attesa di vedere se ci sarà un “effetto Francesco”, la ricerca fa vedere che mentre i cattolici dell’America Latina sono entusiasti per l’elezione, gli ex cattolici, a parte in Argentina e Uruguay hanno un’opinione favorevole del Pontefice; e molti dicono che è troppo presto per dare un giudizio. E in genere i protestanti hanno una pratica religiosa più frequente dei cattolici.  
La Curia si arrende alle "Sentinelle di Repubblica" Dopo le scuse chi si opporrà alla dittatura gay?
di Luigi Santambrogio 15-11-2014
L'ora di religione in una scuola
La Curia di Milano è sotto attacco dei movimenti Lgbt per aver inviato una lettera ai 6mila insegnanti di religione della Diocesi chiedendo di segnalare le scuole gay friendly. Cioè quegli istituti in cui negli ultimi tempi si sono fatti incontri, assemblee o semplicemente lezioni in classe sull’omosessualità o l’identità di genere.  “Le Sentinelle a Schola”, l’ha buttata simpaticamente sul ridere il Foglio. Un po' meno spiritosi, anzi decisamente infuriati, i laicissimi giornaloni e giornalini accomunati dallo stesso mainstream liberal e arcobaleno, arrivati a definire “schedature” quello che invece, ha precisato l’Ufficio catechistico della Curia, voleva essere solo una semplice ricognizione sullo ”stato educativo” delle scuole milanesi. Allo scopo di poter “addestrare” meglio i docenti preparati, è bene ricordarlo, dalla stessa Curia all’insegnamento della religione. Nessuna schedatura, dunque, semmai sola un’indagine socio-statistica. Che male c’è? L’avesse fatta l’Istat tale inchiesta, qualcuno avrebbe avuto da ridire? Certo il cardinale Scola non è Pagnoncelli, ma l’arcivescovado ha tutto il diritto di sapere in che razza di ambiente si trovano a lavorare i “suoi” insegnanti. 
Ecco, se qualcuno ancora dubita che in Italia non comandi già la lobby gay e anticattolica, fino alla demonizzazione e all’ostracismo legislativo delle opposizioni, quel che è successo a Milano rappresenta un formidabile “case history”. Dove il messaggio è chiaro: non solo chi tocca i gay muore, ma basta sfiorarli per rimanere fulminati. Non solo da associazioni e movimenti Lgbt, che da sempre sono l’intolleranza fatta omo, ma pure dalla stampa che generosamente offre la sua fascina alla pira dove mettere al rogo i cattolici. Grottesca la cronaca che ne fa Repubblica, quotidiano faro delle sinistra chic e liberal e bollettino della parrocchia gender. “La Curia scheda le classi pro gay. Lettera segreta ai seimila docenti di religione della Lombardia”, strilla il titolo. Beh, a parte il coraggio di definire “segreta” una lettera inviata in seimila copie, la fantasia allucinata della cronista repubblichina galoppa libera anche su altri pascoli. La Curia milanese è descritta come una sorta di Stasi e i suoi insegnanti sono “spie” chiamate a «collaborare a questa schedatura di massa delle scuole pubbliche».

Ma occhio al finale: la registrazione ordinata dai Vopos di Scola, svela la giornalista, «doveva restare segreta, svolta senza dare nell’occhio dai 6102 docenti cattolici destinatari di una lettera pubblicata on line su un portale riservato. Ma quando il documento arriva a Repubblica scoppia un caso nazionale». Portale riservato? Sì, magari in Curia c’è pure un “telefono rosso”, quello che durante la guerra fredda usavano i capataz dl Cremlino. Pare di vederli, quei seimila agenti a servizio del cardinale che con il bavero alzato svolgono “senza dare nell’occhio” le loro ricerche. Oggi le comiche: più che James Bond qui siamo all’ispettore Clouseau a caccia della Pantera Rosa. Comunque, il sasso di Repubblica è lanciato e gli altri cagnolini scodinzolanti vanno subito a rincorrerlo. 
Al Pd non par vero di poter denunciare «il bullismo omofobico e transfobico» (copyright di Alessandro Zan, deputato) dei cattolici; per i radicali, invece, la «Curia di Milano dimostra di non aver rispetto più neanche per gli insegnanti di religione che vorrebbe trasformare in delatori», mentre per l’Arcigay «questa è l'ennesima posizione omofobica della Chiesa in un ambito delicatissimo com'è quello dell'educazione e della formazione dei giovani». In tale turbinio di parole allo sbaraglio, il più sobrio è alla fine proprio Ivan Scalfarotto, il sottosegretario che con la sua proposta di legge ha imposto l’emergenza omofobia in Italia. «Indagine inopportuna», ha liquidato in modo molto british l’iniziativa curiale. L’onorevole furbetto deve aver capito che in questi casi non serve alzare i toni: la stampa amica e le associazioni arcobaleno fanno già egregiamente il lavoro sporco necessario alla causa. 
Altri sono, invece, quelli che prima hanno pasticciato in modo leggero e ingenuo e dopo l’imboscata di Repubblica hanno reagito in modo ancor più disastroso. Appare, infatti, del tutto incomprensibile la strategia dell’Arcivescovado che ha abbandonato le posizioni e indossato il saio francescano (ogni riferimento al Papa è puramente casuale), per recitare il mea culpa. La lettera aveva modi e parole fuori luogo, ha ammesso la Curia: «La comunicazione è formulata in modo inappropriato e di questo chiediamo scusa». “Inopportuna”, aveva suggerito Scalfarotto, “inappropriato” confessa don Gian Battista Rota, responsabile dell’Ufficio catechistico della Curia, in una concordanza lessicale un tantino inquietante. Sorry, il caso è chiuso e amici come prima. Non è chiaro, invece, quello che gli insegnanti di religione dovranno fare della lettera scarlatta: bruciarla, rispedirla al mittente oppure girarla anche ai quotidiani locali. 
Va bene arrendersi e deporre le armi, ma una fuga appare un po’ troppo precipitosa. Eppure, c’era stato all’inizio un tentativo di resistenza, ma è durato solo qualche ora. «L'intento originario» della lettera agli insegnanti, spiegava all’inizio la Diocesi, «era esclusivamente quello di conoscere dagli insegnanti di religione il loro bisogno di adeguata formazione per presentare, dentro la società plurale, la visione cristiana della sessualità in modo corretto e rispettoso di tutti». Per questa ragione, si chiedeva di segnalare «l'effettiva diffusione dell'ideologia del gender» e dove «erano state attuate iniziative in questo senso». Era così difficile mantenere fino all’ultimo questa posizione? Cosa mai c’era di offensivo e vergognoso nel voler conoscere la situazione nelle scuole lombarde su temi tanto sensibili da parte della Chiesa che per vocazione e missione deve educare? Adesso, dopo le reverendissime scuse dell’Arcivescovado, quale insegnante, e non solo di religione, avrà ancora il coraggio di opporsi a quella mentalità che nega ogni differenza, fa piazza pulita della natura e delle evidenze umane, assolutizza una libertà sotto vuoto spinto?
Del resto, le scuse (ma a chi, poi?) della Curia ambrosiana hanno illustri precedenti. A Moncalieri, ad esempio, un'insegnante di religione dopo essere stata accusata da un militante di Arcigay di omofobia per cose che non ha mai detto, ha pure dovuto subire il predicozzo dell’arcivescovo di Torino. Lì, a sollevare il polverone, erano stati i gruppi Lgbt, a Milano a spifferare la lettera a Repubblica ci hanno pensato alcuni insegnanti di religione. Insomma, vittima di fuoco amico, di “delatori” che solo qualche tempo fa la Diocesi ha ritenuto competenti e degni di insegnare ai ragazzi la dottrina cattolica. Beh, adesso costoro potranno vantarsi di aver sventato l’oscuro progetto della Chiesa di schedare e spiare scuole e docenti fuori norma. E visti i successi, attenderanno con impazienza la prossima missiva in arrivo dall’Ufficio catechistico di piazza Fontana. Basterà rigirarla ai giornali, con tante scuse da parte dell’arcivescovo. Anche Repubblica ha le sue Sentinelle e la prossima volta, la Curia milanese, prima che sui gay, farebbe bene a indagare sugli insegnanti di religione.

2 commenti:

  1. dimenticando il commando di Gesù "andate predicate il vangelo.."hanno fatto entrare i sosia dei pentecostali vedi rns rcc..con la scusa di non spegnere lo spirito....ora la chiesa si ritrova inquinata da questi falsi mistici e falsi profeti che non ubbidiscono..vedi caso fiugi ect

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  2. i frutti del concilio.......
    comunque niente paura e buon ramadan a tutti.....
    claudio

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