Pubblicato 1 gennaio 2015 | Da Antonio Righi
Recentemente il giornalista cattolico più letto al mondo, di orientamento “conservatore”, Vittorio Messori, ha scritto sul Corriere un pezzo su papa Francesco. Nulla di dissacrante. Nulla di eccessivo. Alcune considerazioni di un fedele che trova che certi messaggi lanciati dal pontefice siano molto belli, apprezzabili, condivisibili, altri invece no. Ci sono un po’ di persone che talora rimangono disorientate. Che non capiscono, che trovano alcune affermazioni ambigue. Che poi, magari le vedono smentite dalla sala stampa vaticana stessa…
Tra queste non pochi cardinali scelti da Benedetto XVI. Questi cardinali parlano, si interrogano, rilasciano talora qualche intervista. Nulla rispetto ai movimenti continui e fragorosi del cardinal Kasper o di un altro peso massimo come il cardinal Marx (con certi nomi, rimanere in campana deve essere dura). Sì, anche Messori, il giornalista che ha intervistato Giovanni Paolo II e Ratzinger, citato da quest’ultimo quando era Benedetto XVI, per l’importanza di alcuni suoi contributi, ha qualche perplessità.
In epoca di parresia, ha sussurrato qualcosa. Ma sembra non si possa. Il papa è, per un certo mondo cattolico, discutibile sempre a prescindere, se si chiama Pio XII o Benedetto XVI; indiscutibile, infallibile anche quando preferisce il gelato alla torta di cioccolato, se si chiama Francesco. Questo, anche per chi ami Francesco toto corde, è un po’ difficile da digerire. Quantomeno perché coloro che hanno incominciato a scagliarsi contro Messori, colpevole di lesa maestà, non si sono distinti sempre, in passato, per analoga devozione al soglio di Pietro.
Ma forse quello che smarrisce di più, in questo momento in cui tra tanti peana da fuori, si consuma una crescente lacerazione dentro la Chiesa, è vedere che persone che sino a ieri sembravano andare in perfetto accordo, oggi si collocano addirittura agli antipodi.
Il caso più eclatante, tra i tanti, non è solo lo scontro ecclesiastico Marx-Mueller, non è solo lo conflitto aspro consumatosi al Sinodo, ma anche quello, talora evidente, talora più tacito, tra tanti giornalisti laici cattolici.
Ad esempio tra Messori e Tornielli. Sì, perché il direttore di Vatican Insider, già direttore de la Bussola, già vaticanista “di destra” sul berlusconiano Il Giornale, sembrava, sino a poco tempo fa, in profonda sintonia con Messori: frequentazioni analoghe, un libro insieme a quattro mani, e numerose interviste di Tornielli al celebre giornalista torinese.
In questi giorni di attacchi scomposti a Messori – scomposti al di là di quello che si può pensare di un articolo, sempre opinabile, ma comunque mai volgare-, Tornielli non ha scritto nulla di esplicito. Ma ha rilanciato volentieri le critiche espresse a Messori da Luigi Alici e Badilla. E’ segno di un nuovo allontanamento tra cattolici?
L’articolo di Alici, molto duro, senza appello, un po’ greve, recita tra le altre cose, così: “Con Benedetto (soprattutto con la sua rinuncia, non dimentichiamolo) è iniziata un’opera provvidenziale di desacralizzazione della figura del papa, che Francesco sta continuando in modo straordinario”.
Si tratta di una frase davvero degna di essere rilanciata? Dire, per quanto con evidente lapsus freudiano, che il merito di Benedetto sta soprattutto nell’aver lasciato il soglio pontificio, sarebbe invece, da parte di Alici, un segno di rispetto verso un pontefice? Davvero il culmine del pontificato di Benedetto sta..nella sua rinuncia? Giovanni Paolo II, non rinunciando, sarebbe stato un cattivo “sacralizzatore”?
Alici spiega, con molta prosopopea, che il papa va desacralizzato. E allora perché un cattolico non ha il diritto, con l’assoluto rispetto usato da Messori, di dire che alcune cose non gli tornano?
Scrive Alici: “Ben diverso, invece, èil tentativo sistematicodiscreditarelapersona chiamata aguidare la Chiesa, messo in atto da scrittorie giornalisti, che ritengono di avere il copyright della fede come hanno il copyright dei propri articoli, pretendendo di vedere – nonostante qualche trave… – la pagliuzzanell’occhio del papa. Una cosaè la (giusta) desacralizzazionedella figura del papa, una cosa del tutto diversa è la (illegittima) delegittimazionedi un pontefice rispetto a un altro…”.
Alici si rende conto delle tortuose contraddizioni in cui cade? Contrappone evidentemente Francesco (bravo), a Benedetto (bravo, perché ha lasciato), ma fa una reprimenda durissima a Messori (accusato, ingiustamente, di “tentativo sistematico di screditare”); esalta la desacralizzazione (che bisogna poi vedere cosa significa: forse che il predecessore si sacralizzava eccessivamente?), ma non accetta che essa comporti anche qualche velata e rispettosa obiezione.
Vogliamo fare la desacralizzazione, introducendo anche la censura contro i desacralizzatori del desacralizzante, con timbrino dei vaticanisti e dei cattolici progressisti?
I tanti denigratori di Messori si tranquillizzino. Nell’epoca dei papi troppo sacralizzati, Dante Alighieri ne cacciava molti all’inferno, senza che nessuno, nella Chiesa cui apparteneva con fierezza, gli abbia mai detto nulla.
tornielli 2
Ps Quanto alla critica di Badilla a Messori, anch’essa rilanciata da Tornielli, rimandiamo il lettore al testo integrale. Ci sembra di tale vacuità e inconsistenza da non meritare commenti: http://ilsismografo.blogspot.it/2014/12/italia-proposito-del-cattolico-medio.html
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2015/01/messori-tornielli-altre-dolorose-incomprensioni-nel-mondo-cattolico-in-lacerazione/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=messori-tornielli-altre-dolorose-incomprensioni-nel-mondo-cattolico-in-lacerazione
Don Santoro e i preti arcobaleno contro Messori dopo l’articolo su papa Francesco: “Esecutore di un avvertimento mafioso” – di Domenico Rosa
Parte la raccolta di firme da parte delle comunità di base per fermare l’attacco al vescovo di Roma
di Domenico Rosa
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Finisce sotto accusa l’articolo di Vittorio Messori (Corriere della Sera 24 dicembre) per aver analizzato con qualche perplessità il pontificato di papa Francesco. A lanciare la raccolta di firme in difesa del vescovo di Roma sono i preti con le stole arcobaleno: Santoro, Zanotelli, Ciotti, Farinella, Bizzotto. Parlano di un avvertimento mafioso riconducibile a gerarchie vaticane di cui il giornalista sarebbe solo il mandante.
In un comunicato stampa inviato nel giorno di San Silvestro le comunità di base gridano all’attentato al papa, considerato dalla Curia – si legge nel loro proclama – un “corpo «estraneo» al suo sistema consolidato di alleanze col potere mondano, alimentato da due strumenti perversi: il denaro e il sesso”.
Ipotizzano mandanti porporati a cui Messori avrebbe prestato la penna. Chi legge il pezzo si rende facilmente conto che il giornalista si ferma un attimo prima di affondare il colpo. Analizza con serenità il pontificato di Jorge Mario Bergoglio facendo un passaggio particolarmente inviso ai contestatori “sulla tranquillità turbata del cattolico medio abituato a seguire il papa e a non farsi mille domande” .
“Quale papa? – continua Messori – Quello di certe omelie mattutine a Santa Marta, delle prediche da parroco all’antica, con buoni consigli e saggi proverbi, con persino insistiti avvertimenti a non cadere nelle trappole che ci tende il diavolo? O quello che telefona a Giacinto Marco Pannella, impegnato nell’ennesimo, innocuo digiuno e che gli augura «buon lavoro», quando, da decenni, il «lavoro» del leader radicale è consistito e consiste nel predicare che la vera carità sta nel battersi per divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità per tutti, teoria di gender e così via?”.
L’articolo del Corsera non è affatto irriverente o minaccioso, anche se una voglia maggiore di criticare “il papa venuto dalla fine del mondo” si avverte. Messori però, come ogni vero cattolico, crede che lo Spirito Santo agisca sempre pure quando le cose non appaiono chiare come in questo momento storico. I preti militanti invece parlano di attacco mirato, frontale, di dichiarazione di guerra, di mandanti, di avvertimento di stampo mafioso. Gli arcobaleno vedono nelle parole del giornalista torinese una difesa a spada tratta della Curia romana dopo le dure parole del papa che richiamavano gli alti prelati a un maggiore equilibrio. Trattano senza remore un uomo che ha dato al mondo cattolico un notevole patrimonio culturale di fede e di ricerca alla stregua di un killer prezzolato.
La verità è un’altra. E’ quella di mezzi di informazione particolarmente impegnati a presentare un pontefice che piaccia ai non cattolici o agli esponenti della Chiesa del dissenso che hanno dato vita a questa petizione. Quando il Santo Padre parla contro l’aborto o del ‘per sempre’ da insegnare ai giovani sposi il clamore mediatico di colpo svanisce. A confutare la posizione dei vari Santoro, Zanotelli, Ciotti, Farinella, Bizotto, basta la conclusione dell’articolo di Vittorio Messori che riportiamo: “Avrei, penserei: al condizionale, lo ripeto, come esige una prospettiva di fede dove chiunque anche laico (lo ricorda il Codice canonico) può esprimere il suo pensiero, purché pacato e motivato, sulle tattiche di evangelizzazione.
Lasciando però all’uomo che è uscito vestito di bianco dal Conclave la strategia generale e, soprattutto, la custodia del «depositum fidei». In ogni caso, non dimenticando quanto Francesco stesso ha ricordato proprio nel duro discorso alla sua Curia: è facile, ha detto, criticare i preti, ma quanti pregano per loro? Volendo anche ricordare che egli, sulla Terra, è il «primo» tra i preti. E, dunque, chiedendo, a chi critica, quelle preghiere di cui il mondo ride ma che guidano, in segreto, il destino della Chiesa e del mondo intero”.
E’ davvero un attacco frontale o visti i tempi un invito alla preghiera? Proprio quella preghiera, fondamento della nostra fede, che i contestatori hanno sostituito con i comizi, con la voglia di apparire e di fare polemica gratuita (don Santoro benedì a Firenze le nozze di una ‘donna nata uomo’ e di un uomo). Sembra quasi che abbiano dimenticato di essere l’anello di congiunzione tra l’uomo e Dio. Di avere un ruolo di estrema importanza che porta all’eternità. Non a caso San Francesco, che per umiltà non divenne mai sacerdote, diceva: “Se incontro un angelo e un sacerdote saluto primo il sacerdote e poi l’angelo”. Chissà se oggi il poverello d’Assisi riuscirebbe a riconoscere il sacerdote nelle vesti variopinte e volutamente trasandate dei preti arcobaleno.
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fonte: Il Sito di Firenze
http://www.riscossacristiana.it/don-santoro-preti-arcobaleno-contro-messori-dopo-larticolo-su-papa-francesco-esecutore-di-avvertimento-mafioso-di-domenico-rosa/
di Domenico Rosa
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Finisce sotto accusa l’articolo di Vittorio Messori (Corriere della Sera 24 dicembre) per aver analizzato con qualche perplessità il pontificato di papa Francesco. A lanciare la raccolta di firme in difesa del vescovo di Roma sono i preti con le stole arcobaleno: Santoro, Zanotelli, Ciotti, Farinella, Bizzotto. Parlano di un avvertimento mafioso riconducibile a gerarchie vaticane di cui il giornalista sarebbe solo il mandante.
In un comunicato stampa inviato nel giorno di San Silvestro le comunità di base gridano all’attentato al papa, considerato dalla Curia – si legge nel loro proclama – un “corpo «estraneo» al suo sistema consolidato di alleanze col potere mondano, alimentato da due strumenti perversi: il denaro e il sesso”.
Ipotizzano mandanti porporati a cui Messori avrebbe prestato la penna. Chi legge il pezzo si rende facilmente conto che il giornalista si ferma un attimo prima di affondare il colpo. Analizza con serenità il pontificato di Jorge Mario Bergoglio facendo un passaggio particolarmente inviso ai contestatori “sulla tranquillità turbata del cattolico medio abituato a seguire il papa e a non farsi mille domande” .
“Quale papa? – continua Messori – Quello di certe omelie mattutine a Santa Marta, delle prediche da parroco all’antica, con buoni consigli e saggi proverbi, con persino insistiti avvertimenti a non cadere nelle trappole che ci tende il diavolo? O quello che telefona a Giacinto Marco Pannella, impegnato nell’ennesimo, innocuo digiuno e che gli augura «buon lavoro», quando, da decenni, il «lavoro» del leader radicale è consistito e consiste nel predicare che la vera carità sta nel battersi per divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità per tutti, teoria di gender e così via?”.
L’articolo del Corsera non è affatto irriverente o minaccioso, anche se una voglia maggiore di criticare “il papa venuto dalla fine del mondo” si avverte. Messori però, come ogni vero cattolico, crede che lo Spirito Santo agisca sempre pure quando le cose non appaiono chiare come in questo momento storico. I preti militanti invece parlano di attacco mirato, frontale, di dichiarazione di guerra, di mandanti, di avvertimento di stampo mafioso. Gli arcobaleno vedono nelle parole del giornalista torinese una difesa a spada tratta della Curia romana dopo le dure parole del papa che richiamavano gli alti prelati a un maggiore equilibrio. Trattano senza remore un uomo che ha dato al mondo cattolico un notevole patrimonio culturale di fede e di ricerca alla stregua di un killer prezzolato.
La verità è un’altra. E’ quella di mezzi di informazione particolarmente impegnati a presentare un pontefice che piaccia ai non cattolici o agli esponenti della Chiesa del dissenso che hanno dato vita a questa petizione. Quando il Santo Padre parla contro l’aborto o del ‘per sempre’ da insegnare ai giovani sposi il clamore mediatico di colpo svanisce. A confutare la posizione dei vari Santoro, Zanotelli, Ciotti, Farinella, Bizotto, basta la conclusione dell’articolo di Vittorio Messori che riportiamo: “Avrei, penserei: al condizionale, lo ripeto, come esige una prospettiva di fede dove chiunque anche laico (lo ricorda il Codice canonico) può esprimere il suo pensiero, purché pacato e motivato, sulle tattiche di evangelizzazione.
Lasciando però all’uomo che è uscito vestito di bianco dal Conclave la strategia generale e, soprattutto, la custodia del «depositum fidei». In ogni caso, non dimenticando quanto Francesco stesso ha ricordato proprio nel duro discorso alla sua Curia: è facile, ha detto, criticare i preti, ma quanti pregano per loro? Volendo anche ricordare che egli, sulla Terra, è il «primo» tra i preti. E, dunque, chiedendo, a chi critica, quelle preghiere di cui il mondo ride ma che guidano, in segreto, il destino della Chiesa e del mondo intero”.
E’ davvero un attacco frontale o visti i tempi un invito alla preghiera? Proprio quella preghiera, fondamento della nostra fede, che i contestatori hanno sostituito con i comizi, con la voglia di apparire e di fare polemica gratuita (don Santoro benedì a Firenze le nozze di una ‘donna nata uomo’ e di un uomo). Sembra quasi che abbiano dimenticato di essere l’anello di congiunzione tra l’uomo e Dio. Di avere un ruolo di estrema importanza che porta all’eternità. Non a caso San Francesco, che per umiltà non divenne mai sacerdote, diceva: “Se incontro un angelo e un sacerdote saluto primo il sacerdote e poi l’angelo”. Chissà se oggi il poverello d’Assisi riuscirebbe a riconoscere il sacerdote nelle vesti variopinte e volutamente trasandate dei preti arcobaleno.
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fonte: Il Sito di Firenze
http://www.riscossacristiana.it/don-santoro-preti-arcobaleno-contro-messori-dopo-larticolo-su-papa-francesco-esecutore-di-avvertimento-mafioso-di-domenico-rosa/
Corriere della Sera e Papa, azioni e reazioni all’affondo di Messori
31 - 12 - 2014Matteo Matzuzzi“TRA ADESIONE E PERPLESSITA’”
“La mia (e non solo mia) valutazione di questo papato oscilla di continuo tra adesione e perplessità, è un giudizio mutevole a seconda dei momenti, delle occasioni, dei temi”, scriveva lo scrittore emiliano, aggiungendo che Bergoglio “si è rivelato imprevedibile, tanto da far ricredere via via anche qualche cardinale che era stato tra i suoi elettori”.
DA SANTA MARTA A PANNELLA
Affermazione notevole, questa, che però – ed è sempre Allen a rilevarlo – passa in secondo piano nell’analisi dei commentatori “del giorno dopo” se messa a confronto con quanto Messori scrive poco dopo, e cioè le perplessità del “cattolico medio, abituato a fare a meno di pensare in proprio, quanto a fede e costumi, ed esortato a limitarsi a seguire il Papa”. Confusione, dunque, alimentata da tre ordini di fattori, elencati l’uno dopo l’altro: da una parte il Pontefice predicatore che mette in guardia dal diavolo e poi parla al telefono con Marco Pannella, sostenitore di aborto, divorzio, eutanasia, unioni gay; il Papa che chiama Eugenio Scalfari per dirgli che “Dio non è cattolico”; il Papa latinoamericano che conosce le perdite massicce tra i cattolici causate dall’avanzata impetuosa degli evangelici e poi augura buona fortuna a un amico pastore evangelico. Insomma, è tutto questo, a giudizio dello scrittore cattolico, a rendere confuso il cattolico medio.
IL COMMENTO DI LEONARDO BOFF
Sul contributo di Messori è intervenuto anche Leonardo Boff, tra i padri della Teologia della Liberazione. Sul suo sito internet, Boff ha scritto d’aver “letto con un po’ di tristezza l’articolo critico di Vittorio Messori sul Corriere della Sera esattamente nel giorno meno adattato: la felice notte di Natale, festa di gioia e di luce”. L’ex frate francescano che da mesi rivendica un dialogo “a distanza” con il Papa attacca Messori accusandolo di aver “provato a danneggiare questa gioia al buon pastore di Roma e del mondo, Papa Francesco” e di essere “un convertito che deve portare a termine la sua conversione con il ricevimento dello Spirito Santo”.
“UN PAPA FRANCESCANO CHE NON VESTE PRADA”
Quindi, propone una lettura diversa di Bergoglio, “un Papa francescano che ama i poveri, che non veste Prada, che fa una critica dura al sistema che produce miseria nella gran parte del mondo, che apre la Chiesa non solo ai cattolici”. Naturalmente, tira in ballo Joseph Ratzinger, colui che – da prefetto della congregazione per la Dottrina della fede – lo mise sotto inchiesta per quanto sostenuto nel libro “Chiesa: Carisma e potere” e poi condannato al silentium obsequiosum: “Messori è ostaggio di una visione lineare, propria del suo “amato Joseph Ratzinger” e di altri Papi anteriori. Purtroppo, fu questa visione lineare che ha fatto della Chiesa una cittadella, incapace di comprendere la complessità del mondo moderno, isolata in mezzo alle altre Chiese ed ai cammini spirituali, senza dialogare e imparare dagli altri, anche essi illuminati dallo Spirito”.
CHI E’ IL CATTOLICO MEDIO?
Sulla definizione di “cattolico medio”, usata da Messori, ha scritto anche il curatore dell’aggregatore Il Sismografo, Luis Badilla: “Vorrei tanto conoscere il signore ‘cattolico medio’. Vorrei che il nostro scrittore ci fornisse un indirizzo, una mailbox, un numero di cellulare per proporle un’intervista? Perché far parlare il ‘cattolico medio’, inesistente, e perché far ricorso a un scontato artificio linguistico talmente banale che toglie serietà ad ogni analisi o commento?”.
http://www.formiche.net/2014/12/31/messori-papa-corriere/
Ma queste persone lo hanno leggiucchiato il Santo Vangelo, oppure se ne sono fatti uno per conto loro ? . Ma da quando in qua un papa è al di sopra della Parola Divina. Il papa è colui che deve attuare la Verità e confermare i fratelli nella fede. O no . Deve proclamare la verità dai tetti. O no . Deve salvare le persone che sono povere della Verità : O no. Il papa non è Dio, ma è solo il vicario. e se il vicario non fa quello che Gesù ha detto e fatto, cosa dobbiamo fare , assentire e scodinzolare ad ogni cosa ?. Non credo proprio. La Verità non è opinabile. Jane
RispondiEliminaper me Messori, pur bravo e professionale, è troppo "politically correct", sta a metà del guado, non ha il coraggio di dire pane al pane e... (forse per tornaconto, difesa di immagine, o chissà cosa). Ma chi lo critica, chi lo offende, per me potrebbe anche mettersi la macina al collo, tanto ormai è perso, irrecuperabile, impenitente, e così resterà fino alla fine dei suoi giorni, in buona compagnia (modernisti, snistrorsi, laicisti, e giù giù, sempre più i basso: contenti loro...)
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