Straordinarie Testimonianze storiche sulle Reliquie della Passione di Gesù – Seconda Parte
Testimonianze storiche e geografiche sulle reliquie della
Passione: dal Sacro Calice alla Santa Tunica;
dalla Spugna al volto della Veronica, alla
Lancia di Longino
di Francesco SdG, Sete di Giustizia Genova
Testimonianze storiche sulle Reliquie della Passione – Il Sacro Calice
Valencia, Argenteuil, Treviri, Vienna, Mantova, Manoppello, Parigi, Gerusalemme – (Continua da qui Straordinarie Testimonianze sulle Reliquie della Passione di Gesù – 1). La reliquia del Santo Calice è una coppa di agata finemente levigata fabbricata in Siria o in Egitto prima del I secolo. Il Calice fu portato a Roma da Pietro e utilizzato dai successivi Papi. Durante la persecuzione di Valeriano (258) il Papa Sisto II lo diede al suo diacono (San Lorenzo) che lo inviò nella sua città natale: Huesca. Durante l’invasione islamica fu trasferito sui Pirenei, dopo la riconquista cristiana fu trasferito prima nel monastero di San Giovanni della Pena, nel 1399 fu portato a Saragoza e nel 1437 nellaCattedrale di Valencia. Vista la preziosità del Calice, nel suo complesso, si pensa che la parte originaria – compatibile al periodo di Gesù ed alle usanze ebraiche dell'epoca - sia quella superiore, evidentemente successivamente incassata nel prezioso telaio inferiore su iniziativa di qualche regnante, in segno di devozione.
Figura 1 in foto: Il Sacro Calice nella Cattedrale di Valencia
La Santa Tunica di Argenteuil
La Santa Tunica: esistono due tuniche di Gesù, la prima si trova in Francia ad Argenteuil, l’altra a Treviri in Germania. La tunica di Argenteuil è quella “tessuta d’un pezzo solo da cima a fondo” della quale i soldati dissero: “Non dividiamola! Tiriamo a sorte a chi tocca”. I primi scritti che parlano della Tunica di Argenteuil risalgono al Cinquecento. Il Vescovo Gregorio di Tours scrive che alcune persone gli hanno raccontato di aver toccato la Tunica del Signore. Si riferisce dunque a un culto già stabilito ad una devozione popolare già instaurata e consolidata. Poi a parlarne è lo storico Fredegario nel 610 dove dichiara che la Tunica fu ritrovata a Giaffa, nella città dove Pietro era stato ospite di Simone il conciatore.
Il Ritrovamento e la Donazione, all'epoca di Carlo Magno
Il ritrovamento avvenne grazie ad un altro Simone ebreo, che rivelò il luogo dove era nascosta. La tunica fu porta aGerusalemme e poi a Costantinopoli. Nelle trattative del matrimonio tra l’imperatrice Irene e Carlo Magno, che poi non vide mai la luce, l’imperatrice donò a Carlo Magno delle reliquie importanti tra cui la tunica di Gesù. A sua volta questa tunica fu donata da Carlo Magno al monastero di Notre Dame d’Humilitè di Argenteuil. Durante le invasioni normanne,intorno all’830 la tunica viene nascosta dentro un cofanetto d’avorio e murata. Da allora se ne perdono le tracce. Nel 1150 durante i lavori di restauro la tunica viene ritrovata nel suo cofanetto d’avorio. La tunica però deve ancora passare il terribile periodo della rivoluzione francese.
Durante la Rivoluzione Francese
Nel 1791 la reliquia era passata alla chiesa parrocchiale, nel 1793 venne abolito il culto cattolico: le chiese furono costrette a rimettere i loro beni ai comuni. Il Parroco Ozet per salvare la tunica dalla totale distruzione e poterne conservare almeno una parte, decise di tagliarla in vari pezzi. Nascose i pezzi più grandi sotto terra in due punti diversi dell’orto della sua canonica, alcuni pezzi più piccoli li diede a persone di sua fiducia. Uscito dal carcere nel 1795 il religioso dissotterra i due pezzi maggiori e ricerca i fedeli a cui aveva affidato gli altri piccoli pezzi. Purtroppo riuscì solo parzialmente nell’impresa perché alcune persone non vennero mai rintracciate. Le ricerche scientifiche hanno evidenziato che la stoffa è di origine orientale, la tessitura è avvenuta con un telaio primitivo che permette di tessere delle stoffe senza cucitura.
Il sangue e la perfetta sovrapposizione con la Sindone di Torino
Sono presenti numerose macchie di sangue, soprattutto nella schiena e nella spalla sinistra. Le macchie di sangue della tunica si sovrappongono perfettamente a quelle della Sindone di Torino. Il gruppo sanguigno è AB. Come per la Sindone è stata studiata la presenza di pollini. Sono stati raccolti 115 campioni derivanti da 18 piante diverse di cui alcune presenti in Medio Oriente due soltanto nella Palestina biblica che si ritrovano anche sullaSindone e sul Sudario di Oviedo (tamarindo e pistacchio). Sono state raccolte anche polveri, nelle quali sono stati identificati grani di sabbia provenienti da zone desertiche, piccole quantità di aragonite minerale molto presente nelle pietre di Gerusalemme (1). “Allora i soldati lo condussero dentro il cortile, cioè nel pretorio,e convocarono tutta la truppa. Lo vestirono di porpora…” (Mc. 15/16-17)
(1) Tratto dal libro: La Tunica di Gesù. Ed. Cantagalli
Figura 2 in foto: La tunica di Argenteuil
Il "Mantello Rosso" della Passione – La Tunica di Treviri
La tunica di Treviri: i Vangeli ci dicono che sopra la tunica di Argenteuil a Gesù fu messo un mantello rosso. La definizione che abbiamo noi di mantello è diversa da quella usata ai tempi Gesù, per mantello loro intendevanoun'altra tunica più grande. Infatti la tunica di Treviri è più grande di quella di Argentuil ed è di colore rosso. In questa non sono presenti tracce di sangue, perché non era a contatto con il corpo del Signore.“Uno corse a inzuppare di aceto una spugna, la fissò su una canna e gli dava da bere dicendo: Aspettate vediamo se viene Elia a farlo scendere”. (Lc 15,36)
Figura 3 in foto: La tunica di Treviri
Mantova – Longino, il Sangue di Gesù e la Spugna della Croce
La Spugna: La traditio devozionale vuole che Longino, il miles romano che trafisse il costato del Nazareno, fu guarito dall’acqua e dal sangue usciti dal costato al contatto con i suoi occhi malati. Convertitosi al Cristianesimo giunse aMantova nel 36 d.C., portando con sé la spugna che “dissetò” il Crocifisso morente e terriccio del Golgota intriso del suo Preziosissimo Sangue. Nel 37 subì il martirio (salirà agli onori dell’altare, canonizzato da Papa Benedetto XII) fu inumato presso lo «spedale dei pellegrini» (oggi basilica di S. Andrea) dove, in una cassetta di piombo, individuata dalla scritta «Jesu Christi Sanguis», aveva sotterrato le reliquie. Due date fondano il culto: 804 e 1048, corrispondenti rispettivamente al primo, casuale, ritrovamento, nell’orto dell’ospedale di Santa Maddelan (ossa di Longino e ampolle che lo stesso martire aveva occultato) e alla seconda (dopo che le reliquie furono nuovamente sepolte, nel timore di profanazioni barbariche) avvenuta con l’aiuto di un mendicante cieco, il Beato Adalberto, che ebbe unarivelazione dall’apostolo S. Andrea. Un altro cenno particolare merita la cosiddetta "Lancia di Longino".
Figura 4 in foto: Mantova - La Spugna e le reliquie del Preziosissimo Sangue
Longino e la Lancia che trafisse il costato di Gesù
Nel Medioevo, infatti, ebbe anche grande diffusione e risonanza un’altra reliquia del santo, la sua lancia. In verità, numerose furono le reliquie identificate con la lancia di Longino. Gli imperatori del Sacro Romano Impero, ad esempio - da Ottone I in poi – avevano fra le proprie insegne la cosiddetta "Sacra Lancia" (altrimenti detta "Lancia del Destino": i nazisti di Hitler – satanisti per definizione e operato – la cercarono durante la Seconda Guerra Mondiale, perchè convinti che avesse poteri particolari). Nella punta di questa Lancia sacra – poi identificata dagli storici con quella custodita presso l'Hofburg di Vienna – fu incorporato un chiodo di ferro usato per la Crocifissione. Un’altra reliquia della punta della lancia di Longino fu raccolta dal Re di Francia San Luigi e conservata con altre reliquie - come la corona di spine ed un frammento della Vera Croce – nella Sainte-Chapelle di Parigi fino alla Rivoluzione Francese, quando furono disperse dai rivoluzionari (massoni anti-cristiasni).
Figura 5 in foto: Vienna - La Lancia di Longino
Il Volto della Veronica
Il Volto della Veronica: nei Vangeli non è menzionata nessuna donna che asciuga il volto di Gesù; questa è unatradizione che troviamo nella via Crucis a partire già dal III secolo. Il nome Veronica non è il nome di una donna come noi oggi crediamo ma deriva dalle parole Vera Eikon che significa vera icona. Il telo della Veronica è fatto da bisso marino, un tessuto nobile che oggi in pochissimi sanno lavorare. Su questo tessuto è impossibile dipingere o disegnare qualcosa, ma ecco che invece il Signore lascia il Suo volto sofferente.
Un caso unico al mondo…
Caso unico al mondo in cui l’immagine è visibile da ambedue le parti. Essendo un tessuto pregiato è facile pensare che la donna che lo passò sul volto di Cristo fosse una donna che avesse una vita agiata. Dal XII secolo fino al 1608 la Veronica era stata una meta religiosa per migliaia di pellegrini; partivano alla volta di Roma per ammirare ilVolto di Cristo, trasformando il culto in una vera febbre mistica. Dopo la demolizione, nel 1608, della cappella ove era custodita la Veronica, il velo scomparve e non se n'ebbero più notizie.
Sulle tracce del volto della "Veronica" – La "Relatione Historica"
La scoperta sorprendente di Padre Pfeiffer è che il velo si trova a Manoppello esattamente dal 1618. Sembra che proprio in quell'anno la moglie di un soldato lo abbia venduto ad un nobile della città per 400 scudi, per liberare il marito dal carcere. Questo nobile, De Fabritiis, consegnò il velo ai Cappuccini con un atto notarile. Padre Pfeiffer si basa sulla cosiddetta ''Relatione Historica'', scritta nel 1640 da Padre Donato da Bomba, cappuccino. I Cappuccini vennero in possesso dell'immagine nel 1638, ma essa fu esposta a pubblica venerazione soltanto nel 1646, dopo l'autenticazione notarile. II fatto che avessero compilato una Relazione storica e che questa, assieme al contratto di vendita, venisse autenticata per via notarile con pubblica lettura in municipio, è un segno che loro conoscessero il vero valore del Velo. Inoltre che l'anno 1608, data del furto dell'immagine, com'è riportato nella Relazione storica, coincida con l'abbattimento della cappella della Veronica in Roma è particolarmente indicativo. Si può concludere giustamente che il velo sia stato rubato a Roma in questo periodo.
Congruenze con la Sindone
Il Santo Volto di Manoppello e la Sacra Sindone presentano diversi punti di congruenza: tra cui l’ematoma sul setto nasale, le incisioni causate delle spine, la ferita sul labbro inferiore e poi il setto nasale, le pupille e le palpebre. Sulla Sindone è raffigurato un uomo morto, mentre sul Volto Santo un uomo vivo, seppur segnato dal martirio.
Figura 6 in foto: Santo Volto della Veronica, di Manoppello, comparato con Sindone
La Via gloriosa della Vera Pasqua
Come è vera tutta la passione vissuta da Gesù durante la settimana Santa, e queste reliquie ce lo testimoniano, assieme allo straordinario reperto che è la Sindone (un caso unico al mondo, formatasi pare da una fortissima luce che ha fermato per sempre l'immagine dell'uomo che ricopriva nel lenzuolo) vera è anche la Sua Resurrezione senza la quale vana sarebbe la nostra fede! Porgiamo a tutti – a nome mio e della Redazione di "Qui Europa" e "Sete di Giustizia" – gli auguri più sinceri di una felice Pasqua sperando che tutti nella propria vita possano incontrare il Cristo Risorto! Che tutti possano godere della grande pace e serenità che questo incontro Provvidenziale e Salvifico offre a ciascuno di noi - basta accoglierlo – malgrado le croci della nostra vita. Che la Croce, la Morte e Resurrezione di Gesù Cristo Nostro Signore possano servirci da eterno memoriale e aprire le menti e i cuori di coloro i quali vagano come anime perse nell'oscurità e nelle tenebre. Che tutti presto possano rinnegare il Male e tornare a Lui, che è morto per i nostri delitti. Amen!
Francesco SdG, Sete di Giustizia Genova (Copyright © 2015 Qui Europa)
Partecipa al dibattito – infounicz.europa@gmail.com
Mercoledì, Marzo 25th/ 2015
- di Francesco SdG, Sete di Giustizia Genova -
Redazione Quieuropa, Gesù Cristo, Reliquie della Passione, Sete di Giustizia Genova, Genova, SdG, Settimana santa, Gerusalemme, Sacro Calice, Santa Tunica, Spugna, Volto della Veronica, Lancia di Longino, Manoppello, Sacro Graal, Valencia, Argenteuil, Treviri, Vienna, Mantova, Manoppello, Parigi, Gerusalemme, Papa Benedetto XII, la spugna che “dissetò” il Crocifisso morente, Padre Pfeiffer, Hitler e la ricerca della lancia di Longino, La lancia del Destino
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.