Soldi, soldi, sempre soldi. Solo che stavolta a generare imbarazzi in curia (e a Santa Marta) è un elemento spuntato inaspettato. Anche Papa Bergoglio, esattamente come successe a Papa Ratzinger, pare sia stato tenuto all'oscuro della gestione di importanti flussi di denaro da alcuni suoi collaboratori, almeno in una prima fase del salvataggio dell’Idi, l’Istituto dermopatico dell’Immacolata.
«Quanti scandali nella Chiesa e quanta mancanza di libertà per i soldi!» aveva esclamato Francesco qualche tempo fa, consapevole di quanto sia difficile scacciare i mercanti dal tempio. La sgradevole sorpresa è contenuta, nero su bianco, nelle intercettazioni dell'inchiesta in corso sul crac della Divina Provvidenza. Dalle carte risulta che un cardinale - Giuseppe Versaldi - abbia suggerito, nel corso di una conversazione telefonica con il manager del Bambino Gesù, Giuseppe Profiti, di omettere al Papa che una somma pari a 30 milioni di euro, proveniente dai fondi pubblici italiani, potesse essere utilizzata per l'acquisizione dell'Idi. Era una ipotesi, ma tant’è. I conti del passato, evidentemente non ancora chiusi, continuavano a riverberarsi in quel presente. Una spina nel fianco, una vecchia storia dai contorni oscuri, un buco milionario, in un intreccio di malaffare, politica, gestione dissoluta. Il cardinale in questione, Versaldi, si è difeso sostenendo che l'incontro con Bergoglio era «finalizzato ad ottenere l'approvazione generale a proseguire sulla linea del salvataggio, per salvare più di mille posti di lavoro». Non era sua «intenzione di mentire al Papa ma semplicemente di tacere ciò che non era chiaro neppure ai tecnici». Alla fine quei trenta milioni di euro furono sborsati, non da uno storno di conti, ma dall'Apsa e con l'approvazione pontificia.
IPOTESI
L'ipotesi che coinvolgeva il Bambino Gesù alla fine fu lasciata cadere. Eppure le ombre permangono facendo affiorare molte domande. Il passato che non passa. Una tra tutte: perché il Papa nel marzo scorso ha promosso Versaldi, uomo molto vicino all'ex segretario di Stato Bertone, a prefetto della Congregazione dell'Educazione Cattolica, un dicastero di grande importanza dal quale dipendono tutte le università cattoliche del mondo? Al momento della super promozione, all'interno del piccolo Stato pontificio, c'era chi si era stupito di quel passaggio. Perché mai promuovere un bertoniano? Si racconta che a suggerire a Francesco la promozione fu lo stesso Versaldi. Il dicastero che fino a quel momento guidava, la Prefettura degli affari economici della Santa Sede, era uno di quegli organismi finanziari destinati ad essere assorbiti nel super dicastero economico governato dal cardinale australiano Pell, dopo la riforma e la trasparenza imposte da Francesco. A fare parte del cerchio magico dell'ex segretario di Stato c'era anche Profiti, suo grande amico dai tempi di Genova. Fu Bertone, infatti, a farlo incontrare a Papa Ratzinger durante una visita a Savona, proprio quando il manager era agli arresti domiciliari per via dell'inchiesta «Mensopoli». Quell'incontro fu uno schiaffo per la magistratura che indagava, anche se Profiti venne assolto in Cassazione (per un vizio di forma). Il manager era stato condannato in primo grado nell'aprile 2010, condanna confermata in appello nel 2011, a sei mesi per concorso in turbativa d'asta nell'inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti delle mense dell'ospedale della curia di Genova e Villa Scassi. Meno male che all’orizzonte c’è il Giubileo della Misericordia. La gioia di Dio è perdonare. Naturalmente anche per Papa Bergoglio.
Il Messaggero, 20 giugno 2015
IPOTESI
L'ipotesi che coinvolgeva il Bambino Gesù alla fine fu lasciata cadere. Eppure le ombre permangono facendo affiorare molte domande. Il passato che non passa. Una tra tutte: perché il Papa nel marzo scorso ha promosso Versaldi, uomo molto vicino all'ex segretario di Stato Bertone, a prefetto della Congregazione dell'Educazione Cattolica, un dicastero di grande importanza dal quale dipendono tutte le università cattoliche del mondo? Al momento della super promozione, all'interno del piccolo Stato pontificio, c'era chi si era stupito di quel passaggio. Perché mai promuovere un bertoniano? Si racconta che a suggerire a Francesco la promozione fu lo stesso Versaldi. Il dicastero che fino a quel momento guidava, la Prefettura degli affari economici della Santa Sede, era uno di quegli organismi finanziari destinati ad essere assorbiti nel super dicastero economico governato dal cardinale australiano Pell, dopo la riforma e la trasparenza imposte da Francesco. A fare parte del cerchio magico dell'ex segretario di Stato c'era anche Profiti, suo grande amico dai tempi di Genova. Fu Bertone, infatti, a farlo incontrare a Papa Ratzinger durante una visita a Savona, proprio quando il manager era agli arresti domiciliari per via dell'inchiesta «Mensopoli». Quell'incontro fu uno schiaffo per la magistratura che indagava, anche se Profiti venne assolto in Cassazione (per un vizio di forma). Il manager era stato condannato in primo grado nell'aprile 2010, condanna confermata in appello nel 2011, a sei mesi per concorso in turbativa d'asta nell'inchiesta sulle presunte tangenti per gli appalti delle mense dell'ospedale della curia di Genova e Villa Scassi. Meno male che all’orizzonte c’è il Giubileo della Misericordia. La gioia di Dio è perdonare. Naturalmente anche per Papa Bergoglio.
Il Messaggero, 20 giugno 2015
Il Messaggero
(Franca Giansoldati)
GRANDI VER-SALDI IN VATICANO - NELL'INCHIESTA SUGLI AFFARI DELLO IOR FINISCONO ANCHE LE TELEFONATE TRA PROFITI E BERTONE: "CI RIPRENDIAMO L'OSPEDALE" - IL CARDINAL VERSALDI CHE NASCONDEVA AL PAPA LE MANOVRE PER SALVARE L'IDI COI SOLDI (PUBBLICI) PER IL BAMBIN GESÙ: "NON GLI HO MENTITO, GLI EVITAVO I DETTAGLI TECNICI"
Giuseppe Profiti, all'epoca presidente del Bambin Gesù, si accordava col Cardinal Versaldi, allora capo della Prefettura degli Affari Economici del Vaticano, per salvare l'IDI dal fallimento con soldi pubblici destinati all'ospedale pediatrico, che non ne aveva affatto bisogno...
1. IL MANAGER A BERTONE: «CI HANNO DATO IL DENARO, RIPRENDIAMO L’OSPEDALE»
Fiorenza Sarzanini per il "Corriere della Sera"
Un’operazione finanziaria illegale organizzata da alti prelati vaticani senza informare papa Francesco. È questa la «manovra opaca» che secondo i magistrati di Trani si sarebbe svolta un anno fa, nascondendo al Pontefice quale fosse la reale destinazione di quei 30 milioni di euro stanziati dalla commissione Bilancio del Senato, presieduta da Antonio Azzollini, per l’ospedale Bambino Gesù.
Secondo quanto risulta dalle conversazioni è Giuseppe Profiti, all’epoca presidente del nosocomio pediatrico, ad accordarsi con il cardinale Giuseppe Versaldi, ora prefetto dell’Educazione cattolica e allora presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, per dirottare i fondi all’istituto Idi, prossimo al fallimento. Ma tenendo costantemente informato l’ex segretario di Stato Tarcisio Bertone. E addirittura raccontando ai propri collaboratori — in maniera quasi derisoria — i suoi colloqui riservati con Bergoglio.
LA VERSIONE PER IL PAPA
È il 26 febbraio 2014. Profiti parla con il cardinale dell’incontro che avranno a breve con il Papa. Versaldi: «Ci riceve stasera alle diciannove il Papa».
Profiti: «Aaah! O mio Dio!».
Versaldi: «Tu puoi?».
Profiti: «Certo! E ci mancherebbe! Cosa devo dire? Fare? Portare?».
Versaldi: «No. Ma poi introduco io come delegato. E poi tu dici le cose che hai da ieri sera».
Profiti: «Ah! Cos’è che dovevo saltare? Che me ne sto andando in paranoia?». Versaldi: «Devi tacere che questi trenta milioni...».
Profiti: «Sì, sì, sì. Sull’intervento...».
Versaldi: «Sono stati dati per Idi e dire semplicemente che, come ogni anno, oltre ai cinquanta sono stati dati trenta per il Bambino Gesù, senza...».
Profiti: «Vincolo di destinazione no?».
Versaldi: «A meno che Lui sappia, sappia diversamente possiamo dire così. Poi vediamo...». I magistrati evidenziano come «non può non osservarsi con quanta disinvoltura si parli di ingenti somme di denaro pubblico stanziate dallo Stato in favore del Bambino Gesù (che peraltro per stessa ammissione del Profiti ha già di che vivere e "mettere da parte") e probabilmente utilizzate per un’opaca manovra acquisitiva di altra struttura ospedaliera appartenente al Vaticano».
IL «MEMO» A BERTONE
Un atteggiamento che, è la tesi dell’accusa, dà corpo al «sospetto che si sia in presenza di condotte di rilevanza penale, alimentato dall’ascolto di altre conversazioni telefoniche del Profiti ed in particolare in una conversazione con il cardinale Tarcisio Bertone del 24 dicembre 2013, nel corso della quale, allorquando Profiti aggiorna l’Eminenza e gli conferma che con la legge di Stabilità sono stati dati quei soldi in più che saranno utilizzati per l’Idi, Profiti esclama: «Visto che l’aggiorno così poi le arriverà il solito memo che le mando... è finita la legge di Stabilità. Ci hanno dato quei soldi in più, che ci serviranno per salvare l’Idi come d’accordo, per riprenderci l’Idi soltanto».
In quello stesso periodo, il 6 dicembre, Profiti parla con Massimo Spina, capo della direzione Amministrazione e Finanza del Bambino Gesù, e lo informa: «Ho fatto il giro con il centrosinistra che era molto arrabbiato con noi perché noi dovevamo andare in amministrazione straordinaria».
I SOLDI ALLA IOR
Il 26 febbraio 2014, appena uscito dall’incontro con il Pontefice, Profiti chiama Spina. Racconta la conversazione, poi ridendo imita Bergoglio.
Profiti: «E allora è impaziente! E lo dica!».
Spina: «E va bene. Ho capito!».
Profiti (ride): «No, non è andata bene! È andata benissimo! Disco verde su tutta l’operazione, per quanto riguarda Idi. E alla fine io gliel’ho piazzata lì, eh! Insomma, ho detto: “Santità, se me lo permette giusto per far consentire di trascorrere una serata, insomma, un po’ più serena rispetto alle notizie... ho detto, volevo dire come Bambino Gesù noi siamo stati sottoposti a verifica e volevo dirle che stiamo ricevendo i complimenti dalla società di revisione per come è stato gestito l’ospedale, per la prudenza e tutto il resto”».
Poi parla della Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione. «Gli ho detto: tutto il passato se la vedono i commissari con quello che gli diamo noi e con le cause che faranno a chi ha rubato alla Congregazione, piano piano ripagheranno i creditori. Lui dice: “Ah! Così va bene. Va bene. Allora le condizioni sono queste... (ridendo mentre ripete le parole del Pontefice) giudizio canonico su tutti gli ecclesiastici! Assolutamente deve iniziare!”».
Nel prosieguo della telefonata parlano di soldi da usare su conti Ior. Scrive il pm: «L’intenzione è fare in modo che la “Congregazione”, mediante finanziamento richiesto allo Ior e garantito dal Bambino Gesù, possa formulare una proposta riacquisitiva dell’Idi in modo da impedire che finisca in mani altrui».
2. GLI AMICI, I RAPPORTI, LA FINANZA TUTTI GLI INTRECCI DI UN PRELATO - LA SUA REPLICA: NON HO MENTITO AL PONTEFICE, GLI EVITAVO SOLO I DETTAGLI TECNICI
Paolo Conti per il "Corriere della Sera"
«Ho già chiarito tutto con i miei superiori...». I suoi superiori, anche il Santo Padre? «Ma sì, mi sembra tutto spiegato...». Il cardinal Giuseppe Versaldi, delegato pontificio per la Congregazione dei Figli dell’Immacolata e — ai tempi delle intercettazioni — potente presidente della Prefettura degli Affari economici della Santa Sede, e da aprile alla guida della Congregazione per l’educazione cattolica, ha appena diramato una sua nota personale concordata con «i superiori». Ci si aspettava un comunicato della Sala Stampa. Invece, solo alle 18.40, ecco una «dichiarazione». Nei riti vaticani, non è un dettaglio.
Versaldi, 72 anni a luglio, è stato chiamato il 1° aprile da papa Francesco alla guida della Congregazione per l’educazione cattolica. Il suo rapporto con il cardinal Tarcisio Bertone è sempre stato forte: nel 1994 fu lui — da arcivescovo di Vercelli — a nominare Versaldi vicario generale. E fu sempre Bertone, da Segretario di Stato, a chiamarlo il 18 febbraio (nelle frenetiche ore tra le dimissioni di Benedetto XVI e il Conclave che avrebbe eletto Bergoglio) a controllare l’Idi. Bertone si è sempre fidato: organizzò a casa di Versaldi una cena, ai primi di febbraio 2013, per riprendere i rapporti con Ettore Gotti Tedeschi, traumaticamente uscito dallo Ior da nove mesi. Si doveva organizzare un’udienza con Benedetto XVI. Che, pochi giorni dopo, si dimise... Insomma, siamo di fronte a un «bertoniano» che papa Francesco ha preferito vedere ai vertici dell’educazione cattolica, sottraendogli gli Affari economici.
Il cardinale ha fama di uomo di mondo, pratico, abituato alla ribalta mediatica (nell’ottobre 2013, appena sette mesi dopo l’elezione di papa Francesco, partecipò a un dibattito su «Chiesa madre, maestra o lagna?» su Il Foglio di Giuliano Ferrara). Una scrittura anche polemica che svela i suoi studi in psicologia. Il nome del cardinale appare più volte nelle telefonate di Gianstefano Frigerio (condannato a 3 anni e 4 mesi per tangenti negli appalti per l’Expo e Città della salute) nelle intercettazioni del dicembre 2013. La familiarità tra i due è evidente. Frigerio lo definisce «il mio amico ministro delle Finanze lì in Vaticano... ma il cardinal Versaldi non protegge certo i ciellini...». Rappresentato, insomma, come un punto di riferimento in un universo che andava dalla Fininvest alla ex Democrazia Cristiana.
Le ultime intercettazioni consegnano un altro tassello nel ritratto del clima che si respira in Vaticano intorno al Pontefice. La possibilità che qualcuno assai vicino al Santo Padre, con disinvoltura, decida di nascondergli importanti operazioni finanziarie, utilizzando anche fondi italiani
Ma Versaldi, nella sua nota, nega tutto. La telefonata con Profiti risale a quando «erano ancora imprecisate le vie tecniche da seguire» per il salvataggio dell’Idi. Gli incontri tecnici precedenti quello con il Papa «erano serviti a fare alcune ipotesi e il mio mandato era sempre di seguire tutte le vie in accordo con le leggi vaticane e italiane... il mio invito a non entrare nei dettagli tecnici ancora in discussione non aveva nessun a intenzione di “mentire” al Papa ma semplicemente di tacere ciò che ancora non era chiaro neppure ai tecnici». Poi «sono cadute tutte le ipotesi e si è giunti alla soluzione trovata, proposta e approvata anche dai Commissari governativi che, come da atto pubblico documentato è consistita in un prestito di 50 milioni di euro erogato dall’Apsa (l’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede, ndr ) dopo il consenso avuto dal Santo Padre in una udienza successiva».
Infine Versaldi rivendica «l’avvenuto salvataggio di 1.334 posti di lavoro che altrimenti erano a forte rischio». Versaldi appare rilassato: «Si, sono sereno. Ci sono atti pubblici». E quel non dire al Papa dei 30 milioni? «Era un invito a non anticipare ipotesi che poi furono scartate perché non andavano bene... Posso capire che simili parole possano apparire come la volontà di nascondere. Ma era solo l’inizio di un processo di discernimento, concluso con un prestito trasparente. C’era una buona intenzione, che non basta, lo so, perché occorre che siano buoni i metodi secondo le leggi italiane e vaticane. E le carte lo dimostrano, infatti c’è stata l’approvazione del Santo Padre...».
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.