Generazione Bergoglio
Galantino è un tipico vescovo della “generazione Bergoglio”, scelto direttamente dal papa argentino perché espressione di quelle periferie che per Francesco sono modello di azione pastorale prima che terra di evangelizzazione. E proprio in omaggio al ribaltamento delle normali prospettive politico-pastorali di cui Francesco è l’interprete, Galantino parte lancia in resta contro il potere costituito, tutto. Il cardinale Bergoglio, a Buenos Aires, aveva fatto ben di peggio, trovandosi ai ferri cortissimi con i Kirchner e mettendosi alle testa di manifestazioni di piazza contro il presidente della Repubblica accusato senza molti giri di parole di corruzione e malversazione. Ecco, con i suoi interventi ruvidi Galantino cerca in qualche modo di ripercorrere le tappe del cammino pastorale dell’allora cardinale, senza capire che l’Italia non è l’Argentina, e soprattutto che lui non ha il carisma di Bergoglio, e che interventi come quello contro Salvini e Grillo fanno precipitare la Chiesa italiana del tritacarne della polemica quotidiana, quella da cui in genere non esce bene nessuno visto il livello del dibattito politico nel nostro Paese, fatto di insulti reciproci e non di idee. Una cosa è esprimersi con parole più chiare di quanto non eravamo abituati a sentire da Ruini o Bagnasco, un’altra partecipare al campionato della parolaccia. Lì i politici sono i più bravi, e Grillo e Salvini sono campioni assoluti. In ogni caso l’intervento di Galantino segnala la volontà dei vescovi di ballare da soli, senza più delegare ad alcuna parte politica la rappresentanza di proprie istanze, come fino a ora era accaduto. Con Berlusconi, con Letta, con Monti e anche con il primo Renzi, o forse sarebbe meglio dire con Ruini e Bagnasco, certi livelli di collegamento erano attivi. Adesso con i vescovi targati Bergoglio la situazione è radicalmente mutata.
di P. F. De Robertis
http://www.quotidiano.net/generazione-bergoglio-1.1216514
Chi è monsignor Claudio Cipolla, il nuovo vescovo callejero nominato da Papa Francesco
Galantino è un tipico vescovo della “generazione Bergoglio”, scelto direttamente dal papa argentino perché espressione di quelle periferie che per Francesco sono modello di azione pastorale prima che terra di evangelizzazione. E proprio in omaggio al ribaltamento delle normali prospettive politico-pastorali di cui Francesco è l’interprete, Galantino parte lancia in resta contro il potere costituito, tutto. Il cardinale Bergoglio, a Buenos Aires, aveva fatto ben di peggio, trovandosi ai ferri cortissimi con i Kirchner e mettendosi alle testa di manifestazioni di piazza contro il presidente della Repubblica accusato senza molti giri di parole di corruzione e malversazione. Ecco, con i suoi interventi ruvidi Galantino cerca in qualche modo di ripercorrere le tappe del cammino pastorale dell’allora cardinale, senza capire che l’Italia non è l’Argentina, e soprattutto che lui non ha il carisma di Bergoglio, e che interventi come quello contro Salvini e Grillo fanno precipitare la Chiesa italiana del tritacarne della polemica quotidiana, quella da cui in genere non esce bene nessuno visto il livello del dibattito politico nel nostro Paese, fatto di insulti reciproci e non di idee. Una cosa è esprimersi con parole più chiare di quanto non eravamo abituati a sentire da Ruini o Bagnasco, un’altra partecipare al campionato della parolaccia. Lì i politici sono i più bravi, e Grillo e Salvini sono campioni assoluti. In ogni caso l’intervento di Galantino segnala la volontà dei vescovi di ballare da soli, senza più delegare ad alcuna parte politica la rappresentanza di proprie istanze, come fino a ora era accaduto. Con Berlusconi, con Letta, con Monti e anche con il primo Renzi, o forse sarebbe meglio dire con Ruini e Bagnasco, certi livelli di collegamento erano attivi. Adesso con i vescovi targati Bergoglio la situazione è radicalmente mutata.
di P. F. De Robertis
http://www.quotidiano.net/generazione-bergoglio-1.1216514
Chi è monsignor Claudio Cipolla, il nuovo vescovo callejero nominato da Papa Francesco
di P. F. De Robertis
http://www.quotidiano.net/generazione-bergoglio-1.1216514
Chi è monsignor Claudio Cipolla, il nuovo vescovo callejero nominato da Papa Francesco
Classe 1955 e sacerdote dal 1980, è un sacerdote della
diocesi di Mantova che è stato a lungo direttore della Caritas locale e dal
2008 vicario del vescovo di Mantova, il martiniano Roberto Busti
Grazie all’autorizzazione del gruppo Class editori
pubblichiamo l’articolo di Antonino D’Anna apparso su Italia Oggi, il
quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi
Nomine episcopali? In Vaticano adesso sta
spuntando la fronda. Le ultime scelte fatte da Papa Francesco hanno sollevato
un po’ di perplessità nei Sacri Palazzi, dove si è guardato alla nomina del
nuovo vescovo di Padova, monsignor Claudio Cipolla, come ad una nomina
indicativa dei criteri alla base delle scelte di questo papato. Monsignor
Cipolla, classe 1955 e sacerdote dal 1980, è un sacerdote della diocesi di
Mantova che è stato a lungo direttore della Caritas locale e dal 2008 vicario
del vescovo di Mantova, il martiniano Roberto Busti che peraltro il 22 novembre
prossimo compirà 75 anni e dovrà presentare le sue dimissioni obbligatorie,
come spetta ai vescovi diocesani.
È significativo osservare (c’è chi nota
Oltretevere) come Busti, per il momento, resti al suo posto, mentre il suo vicario
viene nominato vescovo fuori dalla regione ecclesiastica Lombardia di cui
Mantova fa parte, per essere inviato nella regione ecclesiastica del Triveneto
(che racchiude Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) dove avrà
bisogno di ambientarsi. Una scelta diversa dalla prassi generalmente seguita,
che vede la nomina di un vescovo quasi sempre all’interno della regione
ecclesiastica di provenienza. Oltre al fatto che l’attività di monsignor
Cipolla sia stata molto pastorale nella sua esperienza ecclesiastica e non
molto di governo, se si eccettua il periodo passato accanto a Busti in qualità
di vicario.
Ma questo può essere un segno delle scelte di
Jorge Mario Bergoglio, da sempre prete callejero che ama andare in mezzo alla
gente. Meglio, dunque, un vescovo che voglia una Chiesa meno attenta
all’organizzazione ed alle gerarchie e più vicina ai fedeli. C’è però da
chiedersi se Busti, a questo punto, riceverà un sostituto dall’Arcidiocesi di
Milano nella figura di uno dei vescovi ausiliari del cardinale Angelo Scola.
In Vaticano si fa notare che, anche se
lentamente, il Papa sta provvedendo alle nomine in Italia e in Germania. Ma il
rischio è che nello Stivale il 2016 possa essere non solo l’anno del Giubileo,
ma anche dell’ingorgo ecclesiastico. Solo l’anno prossimo avremo a scadenza o
scadute queste Arcidiocesi: Milano (Angelo Scola, novembre); Palermo (Paolo
Romeo, diocesi scaduta da tre anni); Bologna (Carlo Caffarra, scaduta da tre
anni), e nell’ottobre 2015 va a scadenza anche Ancona, dove il Papa ha nominato
cardinale monsignor Edoardo Menichelli. Parliamo di diocesi molto importanti,
sedi cardinalizie e non solo che hanno bisogno di un ricambio.
E si tratta di scelte che dovranno essere pesate
e ponderate molto attentamente, specie Bologna che rappresenterà un banco di
prova per la «tenuta» dei movimenti. L’arcivescovo Caffarra, infatti, è vicino
a Comunione e Liberazione che in regione ha già altri due arcivescovi:
monsignor Luigi Negri (Ferrara-Comacchio) e Massimo Camisasca (Reggio Emilia-Guastalla).
Un’altra nomina targata CL, o piuttosto Bergoglio sceglierà un altro candidato?
È tutto nelle mani del Papa.
12 - 08 - 2015Antonino D'Anna
13-08-2015
La polemica tra il leader della Lega Salvini e il segretario della CEI ha raggiunto vette al limite dell'assurdo (perfino una terribile intervista a mons. Galantino cancellata con tante scuse dal sito di Famiglia Cristiana). È il solito modo per evitare di affrontare seriamente il tema dell'immigrazione clandestina. Alimentando anche falsi miti, come quello della generosità dei paesi poveri contrapposta all'egoismo dei paesi ricchi.
GALANTINO-SALVINI, UNO SCONTRO POCO SERIO
di Riccardo Cascioli
di Riccardo Cascioli
Quelli che «ributtiamoli indietro» e quelli che «prendiamoli tutti» sono opposti schieramenti ideologici che alimentano polemiche impedendo di affrontare seriamente il problema dell'immigrazione clandestina. E ricordare che siamo davanti a un fenomeno destinato a crescere nel tempo, che andrebbe gestito ben prima dell'imbarco per l'Italia.
I PAESI POVERI SONO PIU' ACCOGLIENTI? FALSO
di Anna Bono
L’86% dei profughi è ospitato in paesi in via di sviluppo. E allora questo vuol dire che i paesi più poveri sono altruisti, mentre quelli ricchi sono egoisti? Editorialisti, politici e religiosi dicono così. Ma non tengono conto che questi profughi provengono da paesi confinanti e sono assistiti dall'Acnur. Coi soldi dei paesi ricchi
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-politici-e-vescovi-la-buttano-in-caciarae-il-problema-immigrati-non-lo-affronta-nessuno-13524.htm
di Anna Bono
L’86% dei profughi è ospitato in paesi in via di sviluppo. E allora questo vuol dire che i paesi più poveri sono altruisti, mentre quelli ricchi sono egoisti? Editorialisti, politici e religiosi dicono così. Ma non tengono conto che questi profughi provengono da paesi confinanti e sono assistiti dall'Acnur. Coi soldi dei paesi ricchi
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-politici-e-vescovi-la-buttano-in-caciarae-il-problema-immigrati-non-lo-affronta-nessuno-13524.htm
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.