JORGE GIOCA A POKER CON FRANCESCO…
… ispirato dal “nuovo spirito” Eugenio Scalfari.
“Cara, prepara le valigie perché te ne devi andare. Ti ho perso a poker!”. “Ma, caro, come hai potuto fare una cosa del genere?”. “Beh, ho dovuto barare!”.
In ballo, lo sappiamo oramai tutti (si spera) sta la dottrina della Chiesa che, come la storiella sopra, la si vuole far perdere in un gioco pesante che da tempo sta uscendo allo scoperto. Fingere di non sapere, o accusare di antipapismo chi lo dice, non regge più. Noi lo ripeteremo a sfinimento: non siamo contro il Papa o il papato, semplicemente non siamo bergogliani obergogliosi, la differenza è notevole.
Che cosa sta succedendo?
Il dibattito aperto di recente vede alla “sbarra degli imputati” il giornalista Rouss Douthat (vedi qui la Lettera) accusato addirittura di “eresia” solo per aver scoperto le carte del gioco.
La replica di Douthat (vedi qui) è esemplare e molto disciplinata alla ragione, e a prescindere dal poter non essere d’accordo sulle sue conclusione, va detto che essa è una replica intellettualmente onesta.
Chi non fosse d’accordo dovrebbe argomentare, con altrettante prove, che il giornalista sta sbagliando, ma di queste repliche ragionevoli neppure l’ombra, l’attacco resta fermo contro colui che ha il merito di aver scoperto le carte e che – forse, forse – ha mandato all’aria la partita.
Di quale partita parliamo?
Non possiamo riempire l’articolo di tutti gli interventi che abbiamo fatto su questo tema, andate a cercare anche voi gli argomenti trattati, qui vi proponiamo alcuni recenti, per esempio:
- Lo strano caso del cardinal Bergoglio e di Papa Francesco;
- Il gesuita Francesco e il Papa Bergoglio;
- La coraggiosa “sinodata” dei padri sinodali.
Tanto per far comprendere che, questa partita, esiste e non ce la stiamo inventando noi e neppure i mass-media…
O forse sì, qualcuno c’è che sta facendo il gioco sporco: si tratta di Vatican Insider, il quale, appare oramai evidente, ha assunto il ruolo del Jolly, oppure, se preferite, è il due di coppe quando regna bastoni, ma sempre utile per far pendere il finale della partita ora da una parte ora dall’altra.
Riepilogando, cosa sta accadendo?
- Una Lettera aperta indirizzata al Sinodo è passata sotto silenzio. Un’appello, nella forma di una “lettera aperta al sinodo”, opera di più di 100 convertiti alla Chiesa in età adulta, attratti alla fede cattolica anche proprio dal suo insegnamento sul matrimonio e la sessualità, e quindi tanto più turbati dal vedere oggi messi in discussione i fondamenti di questo stesso insegnamento che ha cambiato la loro vita.
- Un articolo del prof. De Mattei anch’esso passato sotto silenzio e che denuncia un fatto gravissimo (vedi qui) andate a leggerlo, si narra di un pasticcio vero e proprio, se non addirittura di un barare in piena regola… e riguarda il famoso testo della votazione che Bergoglio aveva prima imposto in una versione e, per il rifiuto dei Padri sinodali, costretto a modificarlo.
- Infine (ma solo per problemi di spazio) la questione suscitata dal giornalista Douthat al quale, ancora oggi, non sono stati affatto in grado di replicare ragionevolmente.
Ognuno è libero di trarne le conclusioni che vuole, ma oggettivamente parlando la questione è la seguente: Jorge Mario Bergoglio in quanto prete, vescovo e pastore di anime è senza dubbio animato dalle migliori intenzioni di questo mondo. Egli vede la miseria nella quale gli uomini nuotano, miserie spirituali e corporali, vede che la dottrina non è sufficiente a colmare questi vuoti, a colmare questi fossati di miserie umane e perciò, divenuto Papa Francesco, si sente autorizzato ad osare l’inosabile, a diventare più buono di Gesù Cristo.
Fin dall’inizio del suo ministero petrino egli ha tentato, intanto, (da buon gesuita che vuol essere e forse fargesuitizzare tutta la Chiesa) di rafforzare le schiere dei generali (i vescovi delle diocesi e presidenti delle conferenze episcopali) attorno a lui, ai suoi comandi.
All’inizio ha predisposto la sua “testa d’ariete”, il cardinale Walter Kasper, per irrompere e nel concistoro del 2014 e nel primo sinodo straordinario da lui voluto a soli tre mesi di pontificato quando, non dimentichiamolo, ha omaggiato Kasper (un grande teologo, ha detto, sic!) nel suo primo Angelus, eclissando in tal modo e subito, il teologo Benedetto XVI suo predecessore ancora vivente. Un segnale evidentissimo a voltare pagina dal magistero precedente.
In tal modo, la confusione che Kasper ha generato, è servita a papa Francesco per capire da subito chi stava dalla sua parte, chi entrava a far parte della sua partita e chi gli remava contro.
Qui entra in gioco Vatican Insider, che da subito ha messo in gioco le sue sfasciate pedine, ma pur sempre utili allo scopo, teologi ex-preti, laicisti, che di teologia non sanno pure dove nutrirsi.
Nella rete inizia la battaglia, o meglio la partita, a suon di smentite (leggasi i tanti, e spesso patetici, fuori gioco di padre Lombardi con i suoi duplici tentativi di affermare, confermare o smentire), conferme, accuse reciproche di essere antipapisti o di essere modernisti, una valanga di “fuori gioco” nei quali, l’arbitro di tutto ciò è papa Francesco, il quale finge di non vedere e di non sapere, ma sempre pronto poi a dare conforto alla sua squadra attraverso le omelie a santa Marta, il suo quartier generale, tutte indirizzate a squalificare chiunque osasse usare la dottrina per spiegare come deve, o doveva andare il sinodo.
Nel Discorso di chiusura il Papa dice, spiegando cosa ha significato il sinodo:
«Significa aver testimoniato a tutti che il Vangelo rimane per la Chiesa la fonte viva di eterna novità, contro chi vuole “indottrinarlo” in pietre morte da scagliare contro gli altri. Significa anche aver spogliato i cuori chiusi che spesso si nascondono perfino dietro gli insegnamenti della Chiesa, o dietro le buone intenzioni, per sedersi sulla cattedra di Mosè e giudicare, qualche volta con superiorità e superficialità, i casi difficili e le famiglie ferite».
Ci permettiamo, però, di spiegare al Santo Padre che chi usa o fa uso del Vangelo “indottrinato” per scagliarlo contro le membra della Chiesa – ma mai contro il vero peccato, e badate bene, non abbiamo detto contro i peccatori, ma contro il peccato chiamandolo con il suo nome –, contro coloro che non sono della sua stessa squadra, è proprio lui.
Ogni mattina da Santa Marta si piazzano le giganti macchine da guerra, le famose catapulte, le quali caricate con gli anatemi di papa Francesco, vengono scagliate senza pietà e misericordia contro chi non volesse giocare la sua partita. I frati e le suore francescani dell’Immacolata sono solo un piccolo esempio, ma ce ne sono molti altri caduti vittime di queste catapulte bergogliane. Sulla cattedra di Mosè, a dire il vero, è papa Francesco che dice a noi di non giudicare, ma che il primo a farlo è proprio lui contro chi non gioca la sua stessa partita.
Le “famiglie ferite” non vanno giudicate, ma trattate come insegna la Humanae Vite di Paolo VI e la Familiaris consortiodi Giovanni Paolo II, non c’è altro da dire e il sinodo alla fine l’ha capito, per questo ha dovuto subire queste dure parole del Papa.
Il cardinale Bergoglio, che non ha mai smentito ed anzi ha sempre confermato di “non voler cambiare” ciò che era, dunque talvolta agisce come papa, talvolta come padre Bergoglio. Egli stesso ha fatto intendere benissimo che preferisce “una Chiesa che sbaglia ad una Chiesa dottrinale”, dunque ha rinunciato all’infallibilità, anche se noi in qualità di figli e membra continueremo ad obbedirgli (=ascoltarlo) con quella medesima autorità che avevano i suoi Predecessori, ma obbedire non significa tacere. Si ascolta e poi si parla laddove è necessario farlo.
Papa Francesco, dunque, ha tentato di raccogliere in questi tre anni un largo consenso da parte dei Vescovi del mondo, un consenso a giocare la sua partita personale, convinto che da questa partita, se vincesse, la Chiesa e l’umanità ne uscirebbero vincitori.
Dal pregio indiscutibile che in questa partita, papa Francesco ha ottenuto, in effetti, riuscendo a mettere d’accordo i Vescovi, è uscito però anche il fatto che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi.
I Vescovi a differenza del sinodo del 2014 nel quale ha regnato la confusione, i fuori gioco e i bari, quest’anno il sinodo ha avuto una rivincita nel far emergere coloro che baravano (forti sovente degli articoli di copertura di Vatican Insider), quelli del doppio gioco, addirittura hanno fatto uscire allo scoperto anche papa Bergoglio con il suo documento finale, rimandato indietro dai Vescovi.
Parliamoci chiaro. Papa Francesco sa benissimo che il suo progetto sui divorziati-risposati (quelli che non ottengono la nullità del vincolo precedente) non potrà mai essere applicato senza con ciò modificare la dottrina sul matrimonio cristiano, altrimenti avrebbe già cambiato la disciplina. Lui ha giocato la sua partita che è ancora aperta, senza dubbio, pur avendo capito che il gioco non gli è riuscito.
Questi “cuori chiusi”, come li ha definiti, sa benissimo che non si nascondono affatto dietro l’insegnamento della Chiesa, ma solo che non possono raggirare questo insegnamento senza rischiare di modificare anche la dottrina.
Bergoglio voleva la squadra compatta, pur compattandola – però nel lato opposto a quello che desiderava – non è riuscito a chiudere la partita ed ha fatto buon viso a cattivo gioco; ma non si arrenderà, nel discorso finale e all’omelia di chiusura del sinodo, lo ha ribadito.
E arriviamo così in chiusura alla ciliegina sulla torta che conferma quanto qui esposto.
«…quel giorno (28 ottobre 2015) papa Francesco ha avuto la bontà di telefonarmi alle 18 del pomeriggio ed abbiamo conversato per circa un quarto d’ora. Lascio a voi immaginare la mia felicità di non credente privilegiato dall’amicizia di Francesco. La frase è questa: “Dio vuole che tutti gli uomini siano salvati”».
A darne notizia è il nuovo “spirito” che suggerisce a Bergoglio cosa dire agli italiani: Eugenio Scalfari dalla bibbia laicista, il suo quotidiano la Repubblica. Notizia uscita ieri, primo novembre, e non (ancora) smentita da padre Lombardi.
Cosa c’è di male in questa telefonata, direte voi. Apparentemente nulla, anzi, si potrebbe anche ben dire che il papa stia invitando Scalfari alla conversione “Dio vuole che tutti gli uomini si salvino… anche tu caro Eugenio, per questo ti chiamo…”, ma il motivo della telefonata è ben altro, appare uno sfogatoio in piena regola attraverso il quale papa Bergoglio scarica la delusione avuta nel sinodo.
L’estratto dell’articolo che segue va letto obbligatoriamente per comprendere la gravità dell’interpretazione fatta poi da Scalfari a queste parole attribuite al Vescovo di Roma (attribuite fino a quando non ci sarà conferma o smentita), leggete:
«Il Papa ha anche ricordato in queste due ultime uscite alcune indicazioni essenziali del Concilio che qui cito: “La crescente interdipendenza dei popoli; la ricerca umana di un senso della vita, della sofferenza, della morte, interrogativi che sempre accompagnano il nostro cammino; la comune origine e il comune destino dell’umanità: l’unicità della famiglia umana; lo sguardo benevolo e attento della Chiesa sulle altre religioni: la Chiesa non rigetta niente di ciò che in esse vi è di bello e di vero; la Chiesa guarda o stima i credenti di tutte le altre religioni, apprezzando il loro impegno spirituale e morale”».
Ed ecco l’interpretazione eretica di Scalfari – attribuita a papa Francesco – ma che la Santa Sede non smentisce:
«Non c’è bisogno di tormentarsi molto per comprendere il senso di queste citazioni: è la riaffermazione del Dio unico che nessuna religione possiede per intero e al quale ciascuna arriva attraverso le diverse vie, le diverse liturgie e le diverse Scritture che costellano la storia di ciascuna di esse. Perfino delle varie Confessioni della religione cristiana e perfino all’interno della Chiesa cattolica…».
Dunque non c’è bisogno di tormentarci sull’interpretazione chiarissima, a detta di Bergoglio e di Scalfari suo nuovo mentore, o musa, fate voi, dice chiaramente che la Chiesa Cattolica NON possiede per intero Dio.
No scusate, l’Eucaristia che cosa è? un Dio a metà? Da dove è uscita la Chiesa un pezzo dall’Islam, un pezzo dal Costato di Cristo aperto sulla Croce?
E la Scrittura che cosa è? un libro di favole, di miti e di rivelazioni a metà? Un pezzo noi e un pezzo i buddisti, altri pezzi i verdi, altri pezzi gli arancioni? La Chiesa Cattolica così è allo stesso pari delle altre religioni. Alla faccia della Dominus Jesus voluta da San Giovanni Paolo II. Ci chiediamo perché è stato canonizzato!
Chiedere al Santo Padre: “Perdoni santità, ma a che gioco sta giocando? Quale partita si sta giocando?”, non è disobbedirgli, ma cercare di capire fino a che punto possiamo davvero seguirlo.
Perché, diciamolo onestamente, di tutto si può discutere e obbedire al tempo stesso al Pontefice, ma se il Papa mi cominciasse ad imporre l’immagine di un Dio unico non pienamente integralmente nella Chiesa Cattolica, e posta la nostra dottrina sulla Rivelazione, e il significato della stessa Liturgia che compiamo allo stesso piano delle altre religioni e riti, è inaccettabile, soprattutto quando viene toccata la Dottrina sulla Cristologia.
Ci spiace, ma nessuno è più tenuto ad obbedire al Papa che su questa dottrina getta confusione e non chiarisce.
Noi auspichiamo di tutto cuore di leggere quanto prima una smentita di Padre Lombardi, chiediamo questa grazia oggi a tutte le Anime del Purgatorio il cui Sacrificio che la Chiesa offre nella Liturgia al Padre Divino è l’UNICO, e ripetiamo L’UNICO a consentire loro di raggiungere la Gloria celeste promessa dal Cristo vivo e vero, integralmente ed unicamente, nell’Eucaristia professata dalla Chiesa Cattolica (ed Ortodossa). Nessun’altra religione ha questo potere, neppure una parte, neppure una scheggia.
Se il Papa, come ha detto Scalfari, vuole che tutti gli uomini si salvino, perché è questo che Dio vuole, la via ordinaria Dio l’ha consegnata all’unica Chiesa di Cristo, la Chiesa Cattolica, con la dottrina e i sacramenti che tutto ciò questo comporta.
Come conclude Rouss Douthat, anche noi diciamo: “Benvenuti sul campo di battaglia”. Però non contro Papa Francesco, ma contro le sue bergoglionate di cui ne faremo volentieri a meno.
È vero che il Papa ha detto chiaramente che la Chiesa non è stata mandata per dare condanne o a fare anatemi, peccato però che in questo preferiamo obbedire a San Paolo che rammenta ai Galati:
«L’abbiamo già detto e ora lo ripeto: se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anàtema! Infatti, è forse il favore degli uomini che intendo guadagnarmi, o non piuttosto quello di Dio? Oppure cerco di piacere agli uomini? Se ancora io piacessi agli uomini, non sarei più servitore di Cristo!».
E ciò che abbiamo ricevuto è stato ribadito nella Domins Jesus.
Che Intelligenza fine ha il nostro Baronio. jane
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