Lontani dal dimostrare una determinazione irremovibile nella difesa dei principi morali e spirituali su cui si è fondata la propria civilità, il putridume europeo proclama in modo fatuo che non esistono principi di validità universale ma piuttosto valori particolari che non devono essere paragonati con i valori provenienti da altre culture (relativismo). Il voler rivendicare i propri valori morali si trasforma automaticamente in un esercizio di prepotenza intellettuale e di fondamentalismo religioso; qualsiasi tentativo di difendere questi valori si considera una imposizione inaccettabile, visto che tutte le culture ed i modi di vita debbono essere considerati legittimi e rispettabili.
Tutto questo accompagnato, inoltre da un nebbioso ed attanagliato complesso di colpa che ha affondato il putridume europeo in uno stato di paralisi.
A volte questa impostazione suicida acquisisce spunti da spauracchio: lo abbiamo visto nel corso delle ultime settimane, con la ubriacatura di insensato buonismo, scatenatasi dalla denominata “crisi dei rifugiati”, che in realtà non è altra cosa se non una migrazione di massa provocata dai fanatici dello Stato Islamico che, con la collaborazione dell’Occidente (e complicità della Turchia), stanno svuotando la Siria della sua popolazione per riconfigurare la mappa geografica della zona e, di seguito, diluire (ancora di più) la moribonda identità cristiana del putridume europeo.
All’unico mandatario europeo che ha operato con saggezza, l’ungherese Viktor Orban, è stato indicato dalla canea mondialista, con la giubba del dittatore; e, nel frattempo la Russia, l’unica nazione che ha avuto il coraggio di affrontare in prima persona i fanatici islamisti, viene sottoposta ad anatema per voler difendere i valori tradizionali che sono stati a fondamento della civilizzazione cristiana.
Nel corso degli ultimi anni, tra la confusione informativa con cui cercano di imbottigliare la nostra coscienza, è arrivata alle nostre orecchie la notizia della feroce persecuzione scatenata contro i cristiani in diversi luoghi dove i seguaci dello Stato Islamico sono riusciti ad istallare i loro accampamenti. Queste feroci persecuzioni non ci devono far dimenticare le forme più sofisticate e sibilline di ostilità che nello stesso tempo si stanno sviluppando nel putridume europeo, al riparo del laicismo (che costituisce il vestito rispettabile dell’odio teologico). Si tratta di fenomeni di apparenza diversa che, in realtà, sono il dritto ed il rovescio di una stessa moneta: l’Europa si è consegnata ad un delirio di autodistruzione, proprio delle organizzazioni sociali in decadenza; l’Europa ha deciso di consegnare la carta di rispettabilità a correnti di pensiero (massoniche) che pretendono di mettersi alle spalle la Storia e le Tradizioni, considerando insensatamente che il Cristianesimo sia la causa di tutte le nostre calamità.
L’Europa inizia a guardare con sfiducia ed incluso con rancore alle sue radici cristiane e la sua vita pubblica si configura sulla esaltazione dell’ indifferentismo religioso e morale. Così si spiega la passività, l’indiferenza o il sordido sdegno con cui gli organismi politici ed i media europei trattano la persecuzione ed il martirio di un numero incontenibile di cristiani nel vicino Oriente, numero che non è stato sufficiente per far muovere neppure un dito in loro difesa.
E mentre il putridume europeo, davanti alla realtà di sangue e martirio, si lava le mani come Pilato, i nostri mandatari si dedicano a staccare i crocefissi dai luoghi pubblici ed a fomentare la caratterizzazione dei cattolici come di una setta di “cavernicoli” guidati da un congrega clericale di pedofili.
E mentre il putridume europeo, davanti alla realtà di sangue e martirio, si lava le mani come Pilato, i nostri mandatari si dedicano a staccare i crocefissi dai luoghi pubblici ed a fomentare la caratterizzazione dei cattolici come di una setta di “cavernicoli” guidati da un congrega clericale di pedofili.
Mentre i cristiani sono martirizzati a mano bassa nel vicino Oriente, nel putridume europeo vengono stigmatizzati e segnalati come indesiderabili, salvo che si vogliano aggregare docilmente all’atteggiamento buonista ed all’ideologia relativista e mondialista.
In Spagna, frattanto, ci dedichiamo a discutere circa la titolarità della Cattedrale di Cordoba (una ex Moschea a i tempi dell’Invasione maomettana), a proibire ai consiglieri comunali di assistere alla messa durante le feste del loro paese o a vituperare un vescovo il quale, di fronte alla codardia “cagona” di tanti clerici, si azzarda ad avvertire che nella migrazione di massa che stiamo subendo possono esserci mescolati ai migranti alcuni elementi jihadisti.
Questa attitudine rinunciataria riveste uno speciale carattere suicida, visto che non dobbiamo dimenticare che, persino nei settori moderati dell’Islam , qualsiasi iniziativa che consista nell’ampliare la presenza mussulmana in Spagna si vede sospinta dall’idea del “ritorno” verso una terra che, per essere stata sotto il dominio maomettano più di cinquecento anni fa, si reclama in una specie di diritto di proprietà.
E tutto questo avviene mentre le masse instupidite sguazzano con allegria nei loro divertimenti plebei, o si accapigliano in grottesche denigrazioni oppure reclamano più “diritti di braghe”. Quando dovrà arrivare il momento dello sgozzamento (degli infedeli), coloro che oggi si riempiono la testa di morale laicista e di erba sistemica, già saranno passati per primi, con armi e bagagli all’Islam per continuare a vivere da parassiti.
Traduzione: Luciano Lago Da Luciano Lago nov 27, 2015
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