Don Farinella: “Non metto il presepe in chiesa, non partecipo alla farsa”
Delirio di don Farinella: "Gelmini si faccia infibulare"
Frasi choc a La Zanzara: "Non faccio il presepe per non essere come Salvini, che lo porta in giro come simbolo di civiltà. Un anno ci ho messo tre bambini di colore diverso, un parto plurigemellare della Madonna"
Don Paolo Farinella non è nuovo a provocazioni e parole forti, ma stavolta ha passato il segno
Frasi choc a La Zanzara: "Non faccio il presepe per non essere come Salvini, che lo porta in giro come simbolo di civiltà. Un anno ci ho messo tre bambini di colore diverso, un parto plurigemellare della Madonna"
Don Paolo Farinella non è nuovo a provocazioni e parole forti, ma stavolta ha passato il segno
Non solo ha annunciato di non fare il presepe, "ormai divenuto simbolo di una favola". Ora si scaglia anche contro Matteo Salvini che "con gesto obbrobrioso lo porta in giro come un simbolo di civiltà". E pronuncia parole violentissime, incredibili, contro l'esponente di Forza Italia Mariastella Gelmini: "La Gelmini che canta tu scendi dalle stelle mi fa schifo, che si faccia infibulare e che non vada a cantare tu scendi dalle stelle."
Le frasi choc sono state pronunciate alla trasmissione La Zanzara di Giuseppe Cruciani su Radio 24. "La Gelmini o di Salvini rappresentano tutto il contrario di quello che il presepe dovrebbe rappresentare - ha aggiunto ancora don Farinella - Io non faccio il presepe da diversi anni, un anno ci ho messo tre bambini di colore diverso, un parto plurigemellare della Madonna”.
“Mi dà fastidio che Salvini porti in giro il presepe come simbolo di civiltà che è una cosa obbrobriosa. Non credo nel presepe, nel senso che San Francesco l’aveva fatto nel 1200 per esprimere l’estrema povertà, oggi è una ninna nanna per togliersi uno sfizio.”
FARINELLA DEL DIAVOLO - DON PAOLO FARINELLA A RUOTA LIBERA: “VALLEJO BALDA? È UN PRETE PER CASO, ANZI PER IL CAZZO - PRESEPE? NON LO FACCIO PERCHÉ SALVINI MI FA VOMITARE, MI FA QUASI DIVENTARE ATEO - VIA TUTTI I CROCEFISSI DALLA SCUOLA PUBBLICA - IL GIUBILEO? SERVE AL PAPA PER EQUILIBRI INTERNI”
Don Paolo usa parole durissime anche nei confronti dell’ex ministro Mariastella Gelmini di Forza Italia: “Mi fa schifo, è sempre stata con quel gran porco di Berlusconi, senza di lui sarebbe una nullità assoluta, si faccia infibulare e non vada a cantare ‘Tu scendi dalle stelle’ davanti alla scuola”… -
Da “la Zanzara - Radio24”
“Il presepe? Non lo faccio perché non mi piace e non voglio essere in compagnia della Gelmini o di Salvini che cantano ‘Tu scendi dalle stelle’ e sono tutto il contrario di quello che il presepe dovrebbe rappresentare”. Lo dice Don Paolo Farinella, parroco di Genova e editorialista di Micromega, a La Zanzara su Radio 24. Don Paolo non farà il presepe nella sua chiesa genovese di San Torpete.
“Più vedo Salvini che fa certe cose – dice don Farinella – tipo che vuole fare il re magio, più mi fa vomitare. Mi viene voglia di diventare ateo. E’ uno sfruttamento del presepe a buon mercato per avere consenso, una cosa oscena”. Ma Don Paolo usa parole durissime anche nei confronti dell’ex ministro Mariastella Gelmini di Forza Italia: “Mi fa schifo, è sempre stata con quel gran porco di Berlusconi, senza di lui sarebbe una nullità assoluta, si faccia infibulare e non vada a cantare ‘Tu scendi dalle stelle’ davanti alla scuola”.
“A me delle critiche – dice Farinella – non me ne frega un cazzo. Ormai il presepe non lo faccio più, un anno ci ho messo il parto plurigemellare della Madonna con alcuni bambini di colore. Ma è diventato una favoletta, con le ochette, il formaggiaio, i mestieri, ma andate a quel paese. Io non credo più nel presepe, San Francesco l’aveva fatto nel 1200 per esprimere l’estrema povertà”.
Poi sul Giubileo: “Il Papa si trova in una situazione complicata e doveva dimostrare che il popolo è con lui. L’ha fatto per rafforzarsi, tutta una cosa di equilibri interni. Alla mia gente ho detto che non è come prendere i punti al supermarket e poi prendi la pentola o la padella. Uno va lì e pensa di lavarsi i peccati, ma non funziona così”.
E monsignor Balda, quello accusato nell’affaire Vatileaks come lo giudica?: “Lo fanno solo per il potere, è un prete per caso, anzi per il cazzo”. “Io toglierei tutti i crocefissi e i simboli religiosi nelle scuole pubbliche – dice ancora Farinella – perché non ci deve essere nulla, la scuola è laica”.
Il Giubileo mondiale a pezzi di Papa Francesco
Il cambio della guardia va in onda alle 11,15, ora della Città Eterna. Gli angeli di celluloide di Wim Wenders, regista celebrato dall’Orbe, subentrano a quelli con la pistola di Franco Gabrielli, prefetto dell’Urbe. Francesco attraversa il traguardo alla maniera di un detector, sostando e facendosi attraversare dallo sguardo divino. Quindi avverte il segnale misterioso del suo Signore e silenzioso riprende il passo. Il Giubileo televisivo spicca il volo sull’ala dei satelliti, esorcizzando demoni e catalizzando emozioni.
La porta bronzea che il maremmano Vico Consorti realizzò nel 1950, vincendo il concorso indetto dalla Santa Sede, diventa nell’immaginario collettivo la Ianua Coeli: porta del cielo per un giorno almeno.
Sul sagrato si proclamano e dispiegano, alla stregua di tappeti guida, i brani più noti del Concilio, a mezzo secolo dalla sua chiusura, l’8 dicembre del ’65: testimoni di un discorso rimasto aperto e testamenti di un percorso ancora incerto, all’orizzonte di un’altra primavera ecclesiale, di cui Bergoglio risulta erede ed interprete, tra battute d’arresto e battenti arrendevoli, al soffio possente dello Spirito e ai venti dirompenti della storia: “…il Concilio è stato un incontro tra la Chiesa e gli uomini del nostro tempo. Un incontro segnato dalla forza dello Spirito che spingeva la sua Chiesa ad uscire dalle secche che per molti anni l’avevano rinchiusa in se stessa…”
Dopo il fascino del trailer neorealista, trasmesso dieci giorni fa dal centro dell’Africa, la versione hollywoodiana del film va in scena dal Colle Vaticano. L’uomo che vestito di bianco ha trapassato il cuore oscuro e la coscienza di un continente, per scongiurare un genocidio tribale, avanza nel vuoto enorme della navata fino al sepolcro dell’Apostolo, per attingere all’energia di una stirpe antica e rivolgere il proprio verbo alle tribù del pianeta: come fece un giorno Simon Pietro, declinando le lingue del tempo, e come si accinge a fare Francesco, decrittando la lingua dei tempi. Dalla koinè ellenistica di Gerusalemme a quella mediatica del villaggio globale, dove i gesti contano più delle parole.
Mentre l’umanità entra in guerra un pezzo alla volta - metafora di cui notoriamente detiene il copyright -, Bergoglio sperimenta l’antidoto e frammenta l’ostia della sua ultima sua invenzione: il “Giubileo mondiale a pezzi”. Di fronte all’incendio incipiente, il Papa moltiplica le porte sante come altrettante uscite di sicurezza e ne apre una in ogni città, in ogni diocesi, trasformando, anzi “transustanziando” la misericordia in fattispecie della scienza politica e del diritto internazionale.
Battaglia immaginifica, non immaginaria: l’unica che un pontefice sia sacramentalmente abilitato e sacrosantamente deputato a ingaggiare, lottando a colpi simboli e liturgie contro i barbari vecchi e nuovi, primitivi o tecnologici.
Se dunque con il decentramento Francesco ha rilanciato il brand degli Anni Santi e migliorato la penetrazione del marchio, delocalizzandolo, con la scelta dell’8 dicembre, quale data d’inizio, ne modernizza e personalizza ulteriormente il profilo. Come se avesse apposto una firma direttamente sul calendario, anziché sulla Bolla d’indizione. Lasciando una impronta indelebile sul tapis roulant del tempo che scorre, in luogo di un pavimento marmoreo e statico.
Save the date. Mentre nella storia della Chiesa la festa dell’Immacolata Concezione sancisce il “ritorno al futuro” del Concilio e delle riforme incompiute, nella storia dell’umanità tout court indica un varco spaziotemporale: la possibilità reale di un mondo incorrotto e incontaminato: “Nel concepimento immacolato di Maria siamo invitati a riconoscere l’aurora del mondo nuovo…L’aurora della nuova creazione attuata dalla divina misericordia”.
Fiat Lux: la bianca facciata della basilica, che a sera si fa schermo cinematografico e offre diritto d’asilo alle immagini degli ultimi paradisi, proiettate in mondovisione, sacralizza e al tempo stesso secolarizza e laicizza l’evento giubilare come non mai, facendo sentire tutti in paradiso, credenti e non. Da caput ad anima mundi. Dal Rinascimento alla rinascita. Mentre gli angeli di Wim Wenders restituiscono il ruolo ai propri alter ego in divisa e le nuvole del cielo sopra San Pietro riprendono a inseguirsi tra presagi e preghiere.
Piero Schiavazzi, L'Huffington Post
come si può chiamarlo don....poveretto quando rimetterà l'anima al Creatore....renderà conto delle offese e bestemmie ....poi lo vedrà aver osato dire "il parto gemellare"...un altro che tradisce il Signore......l'unica cosa che riesce a partorire sono pensieri demoniaci!!!
RispondiEliminaSe questo è uno dei semi partoriti dal concvat2. siamo ormai all'immondizia più totale.Povero don Farinella, della di lui vocazione non ne è rimasta nemmeno una briciola. preghiamo per lui, che senza la grazia di Dio finirà al termine del suo viaggio nello sprofondo. jane
RispondiEliminaTanto bla bla per non dire "sono un comunista"...
RispondiEliminale eresie gravissime che vomita lo fanno diventare collaboratore di satana più che ministro di Dio......vergognoso anche riportarne le esternazioni farneticanti che avrebbero dovuto guadagnargli la riduzione allo stato laico.....
EliminaProprio così, caro Riccardo, ne ho conosciuti altri come lui, e tutti si nascondevano dietro il filantropismo, l'umanesimo laico, per mascherare il loro sfegatato filocomunismo; è un po' come per l'ecumenismo ideologico e suicida : è un modo per mascherare il proprio odio per la Chiesa preconciliare, per l' "Extra Ecclesiae nulla salus". Il primo ad avere quest'odio per la Chiea preconciliare ed i suoi papi è stato Roncalli (riferendosi ai apapi post Pacelli). In occasione delll'intervista da lui rilasciate a Indro Montanelli, nel 1960 (la prima rilasciata da un papa ad un giornalista ateo), quando il discorso cadde su Pio X e Montanelli osservò, di sfuggita "Ah, il papa santo...", Roncalli ebbe uno scatto d'ira, saltò sulla sedia, battendo il pugno sul tavolo ed eslamando "ma quale santo!", poi si accorse di essersi tradito e si ricompose, cercando di spiegare il suo atteggiamento ostile a papa Sarto (racconto riferito dallo stesso Montanelli, anni dopo quell'intervista).
EliminaQuesto utile idiota della chiesa conciliare si meriterebbe un lungo tempo chiuso in qualche monastero a riflettere nel silenzio su quello che esce dalla sua boccaccia e che proviene dal fondo del suo cuore marcio. Inoltre, invece di chiudere chiese e dsfare presepi, perchè non insegna con bontà e mansuetudine cosa è il vero presepe? Libera non Domine!
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