Cari fratelli Massoni...
Si deve inoltre superare quell'atteggiamento
di certi ambienti tradizionalistici [sic!] cattolici
che - per colpire alcuni esponenti anche gerarchici
della Chiesa a loro sgraditi -
ricorrevano all'arma dell'accusa apodittica
di una loro appartenenza massonica.
S. Em. Gianfranco Card. Ravasi, del Titolo diaconale di San Giorgio in Velabro,
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura
Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
Presidente del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie
Articolo Cari fratelli Massoni - La Chiesa & la Loggia
in: il Sole 24 ore, 14 Febbraio 2016, pag. 29
(citato sulla rassegna stampa del Grande Oriente d'Italia)
Si deve inoltre superare quell'atteggiamento
di certi ambienti tradizionalistici [sic!] cattolici
di certi ambienti tradizionalistici [sic!] cattolici
che - per colpire alcuni esponenti anche gerarchici
della Chiesa a loro sgraditi -
ricorrevano all'arma dell'accusa apodittica
di una loro appartenenza massonica.
della Chiesa a loro sgraditi -
ricorrevano all'arma dell'accusa apodittica
di una loro appartenenza massonica.
S. Em. Gianfranco Card. Ravasi, del Titolo diaconale di San Giorgio in Velabro,
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura
Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra
Presidente del Consiglio di Coordinamento fra Accademie Pontificie
Articolo Cari fratelli Massoni - La Chiesa & la Loggia
in: il Sole 24 ore, 14 Febbraio 2016, pag. 29(citato sulla rassegna stampa del Grande Oriente d'Italia)
Cronache del disastro. Dai preti torinesi che straparlano su sodomia e unioni civili al cardinale Ravasi che dialoga con la massoneria
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Su La Stampa di ieri leggiamo un istruttivo articolo, che tratta di quello che sembra ormai il problema principale per la stessa sopravvivenza del genere umano, ossia il riconoscimento, il vezzeggiamento, il coccolamento della sodomia. Quando, tra un secolo o tra un anno, si scriverà la storia dei tempi che stiamo vivendo ora, forse ci si accorgerà di come si è sprofondati nel ridicolo, e purtroppo in un ridicolo grottesco e laido perché, cerchiamo di essere seri, due persone dello stesso sesso che intrattengono rapporti sessuali sono e sempre saranno solo e unicamente una squallida schifezza. E se consideriamo che su questa squallida schifezza dobbiamo impiegare fiumi di inchiostro, convegni, votazioni parlamentari e così via, possiamo ben vedere che siamo alla demenza.
Ciò detto, veniamo all’inchiesta su La Stampa, che potete leggere in calce. Mettiamo in luce solo alcuni passaggi, che ci dicono l’abominio di confusione in cui è caduta la Chiesa:
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Non ci sembra che l’articolo della Stampa abbia bisogno di commenti. Mostra con tragica chiarezza il volto di una Chiesa allo sbando, di una Chiesa su cui una delle più infami picconate, la famosa frase “Chi sono io per giudicare?” ha avuto comunque il pregio di mettere allo scoperto una fede sempre più tenue ed eventuale, pronta a piegarsi al vento che tira, cancellando senza pudore Dottrina e Tradizione.
Limitiamoci a notare che il giornalista della Stampa – ma va capito, anche lui deve mangiare, poveretto – ci tiene comunque a mostrarsi assolutamente conformista, sicché il prete che dice una frase di banale buon senso (e anche di carità verso il sodomita), invitandolo a curarsi, viene definito “ultra-tradizionalista”, termine che, si sa, è terribilmente infamante nell’Italia del consenso beota. “Eccoci all’equazione estrema: gay uguale malato” dice il disciplinato cronista. Ma poi rassicura: “Ma, per fortuna, è l’eccezione”. Sai che fortuna! (ndr).
Possiamo certamente sospettare che il cronista calchi la mano, o addirittura che alcune cose siano inventate di sana pianta. Non ci facciamo troppe illusioni sulla cosiddetta verità garantita dalla cosiddetta libertà di stampa. Ma se anche una piccola aliquota di quanto scritto è vera, c’è da piangere.
Dopo aver pianto però dobbiamo difendere le nostre anime, ricordandoci che grazie al Cielo non tutto il clero è così allo sbando. Dobbiamo cercare direttori spirituali che ancora conservino la Fede cattolica e che insegnino la retta Dottrina. E dobbiamo pregare per la Chiesa e per questi sacerdoti sviati, confusi, accecati dal desiderio di essere accettati dal mondo, e che evidentemente si sono scordati che il principe del mondo è il demonio.
E poi ci sono i principi della Chiesa che non si capisce bene a quale principe obbediscano. O meglio, si capisce fin troppo bene. Il Cardinale Ravasi, non nuovo a follie varie, domenica scorsa ha scritto un articolo sul Sole 24Ore per incentivare il “dialogo” con la massoneria. Potete leggere l’articolo per intero cliccando qui. Non è il caso di farsi la domanda retorica: “Perché mai dialogare con la massoneria?”. Basterebbe ricordare i più importanti documenti della Chiesa, l’enciclica Inimica Vis, di Papa Leone XIII, o la dichiarazione del 26 novembre 1983 della Congregazione per la Dottrina della Fede per capire che con la massoneria non si “dialoga”, bensì la si evita e si insegna ai fedeli la pericolosità di questa banda di atei. Piuttosto che soffermarci più di tanto sulle stravaganze di questo singolare cardinale, preferiamo consigliarvi la lettura del libro Inimica Vis, di recente pubblicato da Don Ennio Innocenti, edito dalla Sacra Fraternitas Aurigarum Urbis(fraternitasaurigarum@gmail.com ). Una lettura che gioverebbe anche a Ravasi, del quale ricordiamo la disinvolta partecipazione in Argentina a riti pagani (clicca qui, e qui).
Questa è la condizione della Chiesa oggi. Se ne parliamo, non è per il gusto della polemica, ma perché la realtà non va negata ficcando la testa nella sabbia. Va guardata in faccia, ricordandoci che contro l’azione del demonio non si fa polemica, bensì si digiuna, si prega, si recita quotidianamente il Santo Rosario, si partecipa alla S. Messa cattolica. E si vigila per non essere ingannati dai cattivi pastori.
Ed ecco l’istruttivo articolo pubblicato su La Stampa di ieri:
Zozzi, zozzi e zozzoni. jane
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