Sull’immigrazione Collier pone quesiti irriverenti a Merkel e Francesco
Il saggio del prof. di Oxford sul Catholic Herald
Paul Collier, professore di Economia e Politiche pubbliche alla Blavatnik School of Government dell’Università di Oxford
I nostri cuori ci stanno portando fuori strada sulla crisi dei rifugiati”. “Non indurre in tentazione: i leader politici e religiosi dell’Europa devono ricordare questo principio morale fondamentale”. Un approccio totalmente controcorrente rispetto alla melassa retorica che a ben guardare, secondo Paul Collier, è anche il modo più miope ed egoista per gestire il problema dell’immigrazione senza risolverlo, anzi aggravandolo, seppure mettendosi la coscienza a posto con qualche gesto di bontà.
ARTICOLI CORRELATI Basta teologia cristiana a Oxford: arrivano i corsi di femminismo, misticismo e buddismo L’immigrazione islamica non è uguale alle altre. Perché dirlo. Lettera aperta Non solo Brennero. Merkel ha una strategia per integrare i rifugiati Non sparate sui conservatori Spaemann ad alzo zero contro il Papa: “Porta la chiesa allo scisma” "Vi spiego perché il Labour è in stato confusionale". Intervista al candidato sindaco conservatore di Londra“La visita del Papa è stata un’affermazione eloquente della dignità dello spirito umano e della durata universale della coscienza cristiana”, scrive Collier .“La situazione dei milioni di siriani sfollati a causa dei conflitti richiede infatti la nostra generosità di spirito. Ma la generosità non basta: le nostre risposte devono essere fondate sulla ragionevolezza. Il cuore senza testa può portare a risultati poco migliori rispetto alla testa senza cuore. Credo che l’ondata di cuore abbia momentaneamente travolto il lento sforzo della testa: le reazioni cristiane al cospetto dei rifugiati e delle migrazioni sono caratterizzate da una certa confusione morale, e tutto ciò mentre non riescono ad affrontare le necessità reali”. Quali? Innanzitutto quello di garantire sostegno ai paesi vicini che forniscono rifugi sicuri, agli sfollati. “Questo è davvero un requisito fondamentale del diritto internazionale”. Il modello da seguire per Collier è quello della Conferenza di Londra nel mese di febbraio 2016, che il premier Cameron ha ospitato e che ha trovato i miliardi necessari per compensare i governi dei vicini della Siria per la fornitura di rifugio sicuro ai siriani in fuga e un “ministro inglese, e non tedesco, si è recato nei paesi confinanti con i dirigenti d’azienda per vedere cosa è possibile fare per creare posti di lavoro in loco, a cominciare dalla Giordania”.
Per Collier inoltre ci sono tre potenti argomenti etici a sostegno delle restrizioni in materia di immigrazione. Il primo è la preoccupazione per gli interessi dei poveri dell’Europa. Gli europei con redditi superiori alla media non hanno – secondo Collier – il diritto morale di sacrificare l’interesse dei loro concittadini più poveri. Inoltre essi non dovrebbero respingere le preoccupazioni dei poveri come semplici sintomi di razzismo. In secondo luogo, il diritto di emigrare da un paese non implica di per sé il diritto di immigrare in qualsiasi altro paese di scelta. Terzo: gli stati nazionali con le loro frontiere “non sono abomini morali, né dinosauri del bigottismo. La probabile alternativa a un sentimento simpatetico per milioni di concittadini non è un sentimento di simpatia per miliardi di essere umani, ma una ritirata nell’individualismo, nell’egoismo e nell’alienazione”. Resta aperta dunque, per Collier, la domanda: “A quale modello allora deve guardare la Chiesa?”. A quello della Merkel o a quello di Cameron? E già chiederselo, sul Catholic Herald, non è poca cosa.
di Maria Antonietta Calabrò | 30 Aprile 2016
http://www.ilfoglio.it/esteri/2016/04/30/immigrazione-paul-collier-merkel-papa-francesco___1-v-141386-rubriche_c697.htm
Migranti, aborto, muri e ponti
di Agostino (Tino) Nobile.
Le stesse forze politiche che negli anni settanta hanno promosso e legalizzato l’aborto, oggi sono le prime a sostenere l’immigrazione musulmana di massa. Logico, dunque, chiedersi se aborto e invasione di migranti fanno parte dello stesso programma ideologico. Secondo la Commissione Europea, nel 2015 i disoccupati sono oltre 12milioni a lunga durata, il che significa che, sommandoli ai precari, il numero è molto più elevato. Nonostante questo dato oggettivo, i burocrati di Bruxelles vogliono obbligare i paesi dell’Unione ad aprire le porte ai migranti perché, dicono, mancano braccia lavorative. Non è necessaria una particolare intelligenza per capire che qualcosa non quadra. E non credo nemmeno a quella teoria che considera l’invasione come un espediente per sottopagare i migranti e abbassare i costi di lavoro anche agli europei, in quanto i sindacati funzionano anche per i migranti. Una grossa fetta di elettori pronti a ingrossare le file della solita sinistra. Una sinistra che, ricordiamolo, pur di levare di mezzo il cristianesimo, tende a costruire moschee ovunque. Vedasi il caso Pisapia-moschea ed un personaggio legato ai Fratelli Musulmanicandidato con Sala, oppure i consiglieri del PD che lo scorso aprile hanno abbandonato l’aula del consiglio regionale della Liguria, per protestare contro il crocifisso affisso nella sala consiliare voluto dal centrodestra.
Ma ammettiamo pure che Bruxelles voglia i migranti per rimpiazzare gli europei che mancano nella lista delle nascite, perché sovvenzionare ancora l’aborto? Se per certi paesi come l’Italia la totale mancanza di aiuti alla famiglia è una delle cause dell’inverno demografico, bisogna aggiungere che dagli anni settanta ad oggi con l’aborto sono state soppresse oltre cinque milioni di creature, condanne a morte sovvenzionate dalle stesse forze politiche che, come abbiamo detto, si oppongono alla chiusura delle frontiere per limitare l’invasione. Se, come dicono, abbiamo bisogno di migranti per mancanza di braccia lavorative, perché continuano ad imporre l’aborto e non favoriscono le famiglie, come ad esempio sta facendo il governo ungherese di Orban, il quale offre 35.000 euro per il terzo figlio? Perché preferiscono sovvenzionare gli immigrati e non le famiglie europee che ne hanno più diritto per svariati motivi, ma soprattutto perché i soldi sono presi dalle loro tasche? Le cose sono due, o l’UE e l’Onu sono covi di imbecilli o, molto più realisticamente, attraverso i migranti vogliono cancellare il cattolicesimo, la cultura occidentale. Se, come dimostra la crescente allergia europeista in tutti i paesi, la tresca dei laicisti è diventata il segreto di pulcinella, certe prese di posizione del Vaticano sull’immigrazione libera lasciano quantomeno perplessi.
La Bonino, fiera promotrice abortista che, come lei stessa afferma, eliminava i feti con pompe di bicicletta, è stata addirittura ricordata da papa Bergoglio tra “i grandi dell’Italia di oggi”. Leggendo questo commento, dopo un breve smarrimento, mi sono chiesto – come peraltro tutti gli italiani credenti ed atei di buon senso – qual è il programma sociale del Vaticano? Il quotidiano dei vescoviAvvenire, il 28 aprile pubblicava un articolo col titolo “Il muro del Brennero preoccupa il mondo”. Il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon ha espresso “preoccupazione per il fatto che i paesi europei stiano adottando delle politiche sempre più restrittive sull’immigrazione e i rifugiati”. Dunque il Vaticano sembra seguire la stessa linea di quell’ONU che vuole obbligare l’Ungheria e la Polonia a sostenere l’aborto libero. Se l’ONU e Bruxelles sono determinati ad islamizzare l’Europa, imponendo l’aborto e muovendo masse bibliche di migranti musulmani, in Vaticano hanno fatto bene i conti? È più deplorevole un padre che chiude le porte a difesa della propria famiglia o uno che le apre mettendo in pericolo i suoi cari? Come pure un padre che toglie il pane ai figli per darlo ad altri. Ma poi, è proprio vero che la pace si conquista sempre costruendo ponti e non muri?
I muri e muraglie non sono mai stati costruiti per dividere, ma per proteggere dalla violenza il proprio popolo e il territorio. La Grande Muraglia Cinese, realizzata nel III secolo a.C. aveva l’obiettivo di proteggere i confini settentrionali del regno dalle violenze delle tribù mongole. Muri, castelli e torri che troviamo in tutti i paesi del mondo, non sono stati eretti perché razzisti, ma per difesa. Nei nostri giorni, nella democratica California, tra San Diego e la città messicana di Tijuana è stata eretta una barriera d’acciaio alta tre metri e lunga 22 chilometri, equipaggiata, tra l’altro, da telecamere a infrarossi per la visione notturna, torri radar, sismografi che rilevano il movimento edelicotteri armati. Dal 1982 abbiamo un muro anche in Marocco, che divide in due il Sahara occidentale. Tra l’India e il Bangladesh, si trova uno sbarramento di ferro lungo oltre 4.000 chilometri con filo spinato e pattugliato da guardie che sparano a vista. Anche i muri di Israele, può piacere o meno, non sono stati costruiti per dividere, ma per proteggere i propri cittadini dagli attacchi terroristici.
Parlando di muri, non possiamo fare a meno di pensare alle Mura Leonine che proteggono il colle Vaticano. Anche qui, non sono state erette per dividere o perché i papi erano razzisti, ma per proteggere il cuore della cristianità. Dopo il saccheggio e la devastazione della basilica vaticana avvenuta nell’846 per mano dei saraceni musulmani, Papa Leone IV in quattro anni fece erigere le mura che prendo il suo nome. Già nell’830 i pirati saraceni avevano devastato le campagne romane facendo razzie e uccidendo gli abitanti. I saraceni saccheggiarono per la seconda volta le basiliche di San Pietro e San Paolo, massacrando gli abitanti di Civitavecchia e Ostia. La guarnigione di soldati che difendeva San Pietro venne totalmente sterminata. Dato che le incursioni musulmane sono continuate nei secoli, più che ai ponti, i nostri avi hanno pensato di fortificare sempre più le mura.
Venendo più vicino ai nostri giorni, con la cosiddetta presa di Roma il 20 settembre 1870, le batterie del generale Raffaele Cadorna (massone e conte), abbatterono le mura presso Porta Pia ed entrarono a Roma, decretando la fine dello Stato Pontificio. Tra parentesi, ricordiamo che il figlio, generale Luigi Cadorna, insieme al generale Graziani, si distinsero come i più crudeli e sadici ammazza italiani della Prima guerra Mondiale. Dunque, l’ingresso a Roma dei bersaglieri costrinsero Pio IX ad autoproclamarsi prigioniero tra le mura Leonine. Probabilmente se queste mura non fossero state edificate, stabilendo il perimetro vaticano, avrebbero invogliato i massoni a desacralizzare San Pietro per adattarlo a Pantheon massonico. Per fortuna così non è stato, ma dato che gli islamici da quattordici secoli sognano di entrare in Vaticano per innalzare la bandiera di Allah, dobbiamo sperare che papa Bergoglio, sostenitore di ponti, non decida di abbattere le mura Leonine per semplificargli l’impresa.
Non vorrei sembrare irrispettoso, ma il fatto che frati, preti e vescovi, invece di convertire a Cristo, servono il cibo halal ai musulmani per non offenderli, non lascia per niente tranquilli.
di Agostino (Tino) Nobile
Autore di: “Quello che i cattolici devono sapere – Almeno per evitare una fine ridicola” e “Anticristo Superstar”
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.