Fatima: le due aurore boreali che annunciarono la II guerra mondiale (e il mistero della Russia)
Le apparizioni di Fatima, a grandi linee, sono conosciute. Quello che vorremmo approfondire qui, perché ci sembra non sia mai stato fatto in modo chiaro, è però la profezia della (poco) famosa aurora boreale del 25-26 gennaio 1938 e di quella del 23 agosto 1939.
Nelle
apparizioni portoghesi la Madonna, oltre a mostrare l’Inferno, dichiarò
anche che sotto il pontificato di Pio XI, se gli uomini non si fossero
convertiti, sarebbe scoppiata un’altra guerra mondiale, più spaventosa
della prima, annunciata da una “notte illuminata da una luce sconosciuta”.
Decisamente la Madonna di Fatima non fu, diciamo così, rassicurante.
Fatto sta, però, che se l’apparizione è vera, il messaggio è chiaro:
sono necessari conversione, penitenza, preghiera, altrimenti ci sarà un
castigo. Nel senso che altrimenti Dio avrebbe lasciato l’uomo in balia
di se stesso e della sua cattiveria: non c’è peggior castigo, infatti,
di quello che noi uomini spesso siamo così bravi ad infliggerci, da
soli.
Come la
virtù ha già in sé, in parte, il suo premio, così il peccato porta in sé
una pena: è male non solo di fronte a Dio, ma anche per l’uomo.
La rivelazione della “notte illuminata da una luce sconosciuta”, con la connessa affermazione secondo cui la Russia avrebbe sparso i suoi errori nel mondo,
fu messa per iscritto da Lucia, per il vescovo di Leira-Fatima,
soltanto il 31 agosto 1941. Qualcuno ha quindi potuto dichiarare che si
tratterebbe soltanto di una profezia post eventum, un po’ troppo facile.
Forse è meglio analizzare bene i fatti.
Ragionando in prima battuta proprio sulle date: è vero, Lucia parla
ufficialmente dell’ aurora boreale del 1938 dopo che essa è già
avvenuta.
Però vi sono alcuni fatti da prendere in considerazione.
Il primo:
un segno celeste era già stato annunciato da Lucia nel 1917, e si era
veramente verificato, come vedremo, proprio in quell’anno.
Il secondo:
nel 1941 sarebbe stato veramente più opportuno e intelligente,
umanamente parlando, annunciare il pericolo nazionalsocialista, o
comunque entrambi, quello comunista sovietico e quello nazista. Infatti,
la Germania sembrava trionfante: possedeva tutta l’Europa, esclusa la
Gran Bretagna; gli Usa non erano ancora entrati in guerra e l’Urss
appariva destinato alla sconfitta, sotto il tallone tedesco, da un
momento all’altro. Invece Lucia, contro ogni logico ragionamento umano,
fu molto chiara (come lo era stata già in precedenza): sarà la Russia,
non la Germania, “a spargere i suoi errori nel mondo”, “promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa” (ancora oggi Corea del nord e Cina, comuniste, sono due dei paesi in cui la Chiesa è più perseguitata).
In effetti andò proprio così:
pochi anni dopo il “Reich millenario” crollò miseramente, per fortuna, e
per sempre; al contrario la Russia non solo vinse la guerra, ma si vide
“regalare” dagli alleati mezza Europa. Il comunismo conobbe così una
diffusione immensa, inimmaginabile, tanto più se ricordiamo che nel 1949
anche la Cina sarebbe divenuta comunista. Dovunque i comunisti
arrivarono, dalla Polonia all’Albania, la Chiesa fu attaccata,
perseguitata, distrutta.
C’è qualcosa, dunque, nella profezia di Lucia, che lascia interdetti.
Anche perché la “fissazione” del comunismo Lucia e i veggenti la
dimostrarono anche molto prima del 1941: del resto la Madonna era
apparsa loro, non a caso, nel 1917, solo pochi mesi prima della
rivoluzione bolscevica. Abbiamo molte testimonianze di questo. Dalle
parole di Giacinta, che già nel 1920 annunciava un castigo, “prima per la Spagna”;
al voto anticomunista dell’episcopato portoghese, nel 1936, al fine di
essere preservati dal comunismo che sembrava potesse trionfare nella
vicina Spagna e sfondare poi in Portogallo; alla lettera del vescovo di
Leira, nel 1937, al pontefice, affinché provvedesse, come diceva Lucia,
alla Consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria; sino, per
fare un ultimo esempio, ad una lettera al papa Pio XII della stessa
Lucia, datata 24 ottobre 1940 (cioè prima dell’entrata nella seconda
guerra mondiale della Russia), in cui si ri-domandava la Consacrazione
della Russia stessa, considerata, anche in quella data per certi versi
insignificante, il pericolo imminente!
Infine un’ultima considerazione:
il Portogallo, nelle varie lettere di Lucia, appariva come
“privilegiato” dalla Madonna (Lucia parlava e scriveva di una
“protezione speciale”). In effetti il paese non fu coinvolto nella
guerra di Spagna, come sarebbe stato molto probabile, e rimase fuori
anche dalla II guerra mondiale, dichiarandosi neutrale (e rimanendolo,
cosa non facile, sino alla fine).
Ma torniamo indietro, ai fatti del 1917.
I veggenti erano in grossa difficoltà in un Portogallo allora in mano
ad un governo ferocemente anticlericale e trovavano molti oppositori
anche tra amici e parenti, oltre che nelle autorità locali. Eppure la
piccola Lucia, che finì persino in prigione, perché osteggiata dal
sindaco massone del paese, sfidò il mondo: la Madonna, disse, darà un
segno.
Convocò tutti per il 13 ottobre 1917 alla Cova da Iria,
pur capendo bene che se il segno non ci fosse stato, sarebbe stato un
bel guaio. Anche perché erano allora vietate dal governo portoghese le
adunanze religiose fuori dalle chiese.
Il 13 ottobre migliaia e migliaia di persone si radunarono nella Cova.
Le fonti dell’epoca parlano di almeno 40-50 mila persone, ma forse
erano molte di più. Ebbene, cosa accadde? Ce lo raccontano innumerevoli
testimoni, ma soprattutto, tra i tanti, un giornalista presente ai
fatti, tale Avelino de Almedia, redattore-capo di “O Sèculo”, quotidiano
socialista di Lisbona, di orientamento positivista ed anticlericale,
che in precedenza aveva ridicolizzato gli eventi di Fatima. Costui, sul
numero del 15 ottobre, scrisse tra l’altro: “Cose
fenomenali. Come il sole ballò a mezzogiorno a Fatima […]. Il sole
sorge, ma l’aspetto del cielo minaccia temporale. Nuvole nere si
ammassano sulla folla di Fatima. […] Alle dieci il cielo si oscura
totalmente e non tarda a cadere una forte pioggia. […] I fanciulli
affermano che la Signora aveva parlato loro ancora una volta, e il
cielo, prima caliginoso, comincia subito a schiarirsi in alto; la
pioggia cessa e si presenta il sole che inonda di luce il paesaggio. […]
L’ora mattutina è la regola per questa moltitudine, che calcoli
imparziali di persone colte e di tutto rispetto, punto rapite come per
influenza mistica, contano in trenta o quaranta mila creature… La
manifestazione miracolosa, il segno visibile annunciato sta per essere
prodotto – assicurano molti pellegrini… E si assiste a uno spettacolo
unico e incredibile per chi non fu testimone di esso. Dalla cima della
strada, dove si ammassano i carri e sostano molte centinaia di persone,
alle quali manca la voglia di mettersi nella terra fangosa, si vede
tutta l’immensa moltitudine voltarsi verso il sole, che si mostra libero
dalle nuvole, nello zenit. L’astro sembra un disco di argento scuro ed è
possibile fissarlo senza il minimo sforzo. Non brucia, non acceca. Si
direbbe realizzarsi un’eclissi. Ma ecco che un grido colossale si alza, e
dagli spettatori che si trovano più vicini si ode gridare: “Miracolo,
Miracolo! Meraviglia, meraviglia!” Agli occhi sbalorditi di quella
folla, il cui atteggiamento ci riporta ai tempi biblici e che, pallida
di sorpresa, con la testa scoperta, fissa l’azzurro (cielo), il sole
tremò ed ebbe mai visti movimenti bruschi fuori da tutte le leggi
cosmiche, il sole “ballò”, secondo la tipica espressione dei contadini”.
Negli
anni, tanti hanno ragionato su questi fatti, che di per se stessi sono
innegabili perché ampiamente dimostrati, sia dalle testimonianze più
insospettabili, sia dai quotidiani vari dell’epoca, sia dalle foto, in
cui si vede chiaramente una moltitudine esterrefatta, sbalordita,
attonita, dinnanzi agli strani movimenti del sole. Molti credettero e
credono, altri parlarono di coincidenza, di fenomeno naturale,
scientificamente spiegabile in qualche modo. Difficile, però, spiegare
davvero come potesse Lucia, una semplice fanciulla di campagna,
prevedere in anticipo che sarebbe successo qualcosa di simile. A meno di
non ipotizzare che nascondesse in camera potentissimi cannocchiali e
che fosse una astronoma di eccezionali qualità! Che gli permisero di
predire un fatto che però, a differenza di quelli successivi, fu visto
solo e soltanto lì, “dove serviva” (mentre gli altri segni nel cielo,
come vedremo, sarebbero stati visti da tutti; ancora una volta, cioè,
“dove serviva”). Un qualche collegamento tra il sole e la Madonna di
Fatima, insomma, è lecito supporlo.
L’aurora boreale del 1938
Anche alla luce dei fatti successivi. Siamo finalmente all’aurora boreale del 1938.
Andiamo ora a vedere bene cosa accadde la notte tra il 25 e il 26
gennaio di quell’anno (solo 47 giorni prima dell’invasione nazista
dell’Austria). Ci fu, come si accennava, una grande aurora boreale,
vista la quale Lucia, ben prima di scriverlo nel resoconto ufficiale del
1941, si affannò a dire, a destra e a sinistra, che quello era il segno
terribile predetto dalla Madonna.
L’aurora venne descritta dal quotidiano laico italiano, La Stampa, del 26 gennaio 1938, sotto il titolo: “Un singolare fenomeno celeste. Un’aurora boreale sull’Italia”. Vi si poteva leggere di una “aurora
boreale di eccezionale luminosità apparsa ieri su gran parte dell’
Europa meridionale e centrale: Alta Italia, Mezzogiorno della Francia,
Germania, Svizzera e Austria, suscitando ovunque per la sua luminosità
sorpresa e ammirazione”.
Il quotidiano notava che l’intensità del fenomeno e soprattutto la sua
diffusione su gran parte dell’Europa, era eccezionale, ripetendo che si
era trattato di un “insolito
fenomeno celeste… che rarissimamente viene osservato alle nostre
latitudini”. Inoltre, dando conto dei vari luoghi in cui l’aurora era
stata osservata, si notava con insistenza il fatto che il cielo si era
colorato “di un rosso di fuoco a levante, come se si trattasse di un
grande incendio”; qualche riga dopo si insisteva sul colore del cielo, impressionante, definito, questa volta, “rosso-sangue”1.
La Stampa: “Il nostro sole è in tumulto”
Il giorno successivo, il 27 gennaio, La Stampa riportava questo titolo: “Un’altra aurora boreale tra l’una e le due di notte”.
L’astronomo intervistato dal quotidiano metteva in luce il fatto che
solitamente le aurore boreali si manifestano al nord, e che molto
raramente assumono estensione e luminosità come quella appena osservata.
“Stampa sera” del 28-29 gennaio titolava: “Il nostro Sole è in tumulto”. Si notava che “il sole attraversa un periodo di grande, grandissima attività”, piuttosto rara e straordinaria. Un altro giornale, Il Brennero
del 29 gennaio 1938, notava l’estensione dell’aurora, che si era vista
chiaramente anche in Portogallo, oltre che nel resto d’Europa, e
commentava così: “Fenomeno
rarissimo. L’aurora boreale non si manifesta che raramente nelle nostre
regioni ed in Europa centrale…L’aurora che ha incendiato l’altro giorno
il cielo dell’Europa sembra essere stata di una estensione e di una
intensità senza pari…”.
Un’altra fonte interessante per capire l’entità del fenomeno è la relazione di Eugenio Guerrieri, “La grande aurora boreale del 25-26 gennaio 1938”, pubblicata dall’Osservatorio Astronomico di Capodimonte-Napoli2.(vedi immagine in cima)
Scrive tra l’altro il Guerrieri: “L’Aurora
boreale osservata nella notte dal 25 al 26 gennaio 1938 è stata
veramente splendida e deve considerarsi come fenomeno straordinario per
la sua magnificenza, anormale per la sua visibilità, oltre che nelle
regioni nordiche dell’Europa e dell’America, anche in quelle di bassa
latitudine nel nostro emisfero. Dovunque fu oggetto di ammirazione in
tutta l’Europa, in Germania ed in Inghilterra specialmente; grande
sviluppo in longitudine dal Portogallo alla Russia ed in latitudine
dalla penisola Scandinava alla Sicilia e finanche in molti paesi del
Nord Africa”.
Guerrieri
nota che il cielo si è colorato in maniera incredibile, di “rosso
sangue”, come se vi fosse un “incendio gigantesco”, e continua: “Nell’Atlantide
e negli Stati Uniti d’America l’a.b. è stata grandiosa”, mentre ha
destato “ammirazione e sorpresa, nella Spagna e nel Portogallo, dove il fenomeno non si vedeva da mezzo secolo.
Questo è stato egualmente osservato a Biserta, Fez, Hammamet, Toza, ed
in molti paesi della Tunisia e del Marocco dove l’a.b. rarissimamente si
osserva e l’ultima è stata quella del 1891: in questi paesi gli europei
hanno creduto ad un vastissimo incendio lontano, mentre gli indigeni,
molto spaventati, hanno supposto segnali ed avvertimenti celesti”.
Alla
notizia della aurora boreale, come si è detto, Lucia ritenne che si
trattasse del segno della Madonna e continuò a ripeterlo anche dopo che
gli accordi di Monaco sembrarono per un attimo scongiurare il conflitto.
Nel 1938, però, la annessione
nazionalsocialista dell’Austria può essere veramente considerata
l’antefatto della II guerra mondiale.
Anche perché proprio la sera del 25 gennaio Hitler aveva ricevuto il
barone Werner Fritsch, generale e comandante in capo della Reichwehr,
“che continuava ad avanzare obiezioni sui piani di guerra hitleriani”,
per farlo definitivamente fuori. Come è risaputo, infatti, ufficiali e
generali tedeschi, per lo più, non volevano la guerra e costituivano
l’unico potere rimasto in grado di impensierire il dittatore. Proprio la
defenestrazione di Fritsch fu dunque un evento preliminare alla guerra
non indifferente3,
così come le purghe di Stalin, all’epoca del 1938 ormai quasi concluse,
furono importanti per eliminare quei generali che si sarebbero messi di
traverso rispetto all’alleanza con Hitler del 1939.
L’aurora boreale del 23 agosto 1939
A questo
punto, un ultimo dettaglio. Gli storici concordano nel dire che nel 1938
la guerra era in un certo senso ormai nell’aria. Ma
il fatto che segnò definitivamente lo scoppio del conflitto fu il patto
von Ribbentrop-Molotov, cioè la spartizione della Polonia e di altre
zone di influenza tra Hitler e Stalin.
La II guerra mondiale, insomma, nacque definitivamente con l’accordo
tra nazisti tedeschi e comunisti russi, tra Hitler e Stalin.
Ebbene, questo patto fu firmato la sera del 23 agosto 1939 (von Ribbentrop, da una parte, Stalin e Molotov, dall’altra).
Manco farlo apposta, proprio quella stessa sera, in alcune zone, fu
segnalata una nuova aurora boreale, non così straordinaria come quella
del 1938, ma certo imponente.
Ce la descrisse nientemeno che il gerarca nazista Albert Speer nelle sue “Memorie del Terzo Reich”: “Quella notte – racconta Speer- ci
intrattenemmo con Hitler sulla terrazza del Berghof ad ammirare un raro
fenomeno celeste: per un’ora circa, un’intensa aurora boreale illuminò
di luce rossa il leggendario Untersberg che ci stava di fronte, mentre
la volta del cielo era una tavolozza di tutti i colori dell’arcobaleno.
L’ultimo atto del ‘Crepuscolo degli dei’ non avrebbe potuto essere messo
in scena in modo più efficace. Anche i nostri volti e le nostre mani
erano tinti di un rosso innaturale. Lo spettacolo produsse nelle nostre
menti una profonda inquietudine. Di colpo, rivolto a uno dei suoi
consiglieri militari, Hitler disse: ‘Fa pensare a molto sangue. Questa
volta non potremmo fare a meno di usare la forza’”.
Già da “due o tre settimane – continua Speer- l’attenzione di Hitler si era chiaramente spostata sulle questioni militari” e il “partito favorevole alla guerra” prendeva sempre più piede. In margine a queste osservazioni di Speer, il curatore delle sue memorie annota: “Il
23 agosto 1939, il Volkischer Beobachter (giornale nazista, ndr)
annunciò quanto segue: “Martedì mattina (22 agosto) alle ore 2.45
l’osservatorio astronomico del Sonneberg ha notato una gran luce nel
cielo settentrionale”4.
Un altro gerarca nazista, presente alla scena, Nicolaus von Below, ricorderà a sua volta: “All’inizio
abbiamo pensato che si trattasse di un grande incendio in una delle
città a nord dell’Untersberg, ma poi quella luce rossa ha illuminato
tutto il cielo a nord e allora è stato chiaro che si trattava di una
manifestazione insolitamente intensa di luci nordiche, un fenomeno
naturale che si verifica raramente nella Germania meridionale”. “Intimorito
da quella scena, commenta T. Ryback, von Below disse a Hitler che forse
quello era il presagio di un’imminente guerra sanguinosa. “Se così
dev’essere, allora che sia più veloce possibile” replicò Hitler”5.
Oggi molti
sostengono che la Madonna, a Medjugorje, completi, diciamo così, le
apparizioni di Fatima. Anche lì, dove il sole avrebbe “ballato”, secondo
molte testimonianze, in più di un’occasione, la Vergine avrebbe
annunciato dieci segreti, per svelare qualcosa di importante al mondo.
Uno di questi, a quanto sembra, prevede un grande segno nel cielo…
In
conclusione, non si possono non riportare, sempre riguardo alle profezie
di Fatima, alcune notazioni proposte da vari studiosi, di storia e di
mariologia, i quali hanno osservato che alcuni avvenimenti fondamentali
della storia del comunismo sovietico sembrano collegati alle vicende di
Fatima:
25 marzo 1984: un mese dopo la vittoria dell’ala militarista di Konstantin Ustinovič Černenko
il papa Giovanni Paolo II soddisfa finalmente la richiesta della
Madonna di consacrare la Russia alla Madonna, secondo le modalità
richieste da Lucia. Chiede alla Madonna, tra le altre cose, di liberare
il mondo da “un’auto distruzione incalcolabile”.
13 maggio 1984,
anniversario della I apparizione di Fatima, la Madonna che aveva
condannato in anticipo il comunismo, ne aveva previsto l’espansione ma
anche la fine (“Alla fine il mio cuore immacolato trionferà”): siamo in
uno dei momenti di massima tensione tra URSS e Nato e l’ipotesi guerra
nucleare è seriamente sul tavolo. Ebbene, “un
provvidenziale incidente, un’esplosione della base sovietica di
Severomorsk, sul Mare del Nord, mette fuori uso il potenziale bellico
dell’Urss. Le conseguenze sono tutte nelle parole di Alberto Leoni,
esperto di storia militare: “Senza quell’apparato missilistico che
controllava l’Atlantico, l’URSS non aveva più alcuna speranza di
vittoria. Per questo l’opzione militare fu cancellata”6.
La Repubblica del 23 giugno 1984 scrive: “Una
spaventosa esplosione, che avrebbe provocato “centinaia di morti”, è
avvenuta il mese scorso nel più importante deposito di armi e munizioni
sovietico della penisola di Kola. Sono stati i satelliti spia americani a
rilevare il pauroso incidente che in un primo tempo era addirittura
apparso provocato dall’ esplosione accidentale di un ordigno atomico. Ma
nel deposito di munizioni di Severomorsk che dista circa 25 chilometri
da Murmansk, sede della flotta sovietica dell’ Artico erano
immagazzinati soprattutto missili terra-aria in dotazione alle unità da
guerra della marina dell’ Urss, oltre a un quantitativo imprecisato di
missili da crociera. E’ stato il “Washington Post” a rivelare ieri
l’incidente sulla base di notizie trapelate da fonti dei servizi segreti
americani. Secondo le valutazioni del Pentagono, nella colossale
esplosione dell’ arsenale di Severomorsk a metà maggio sarebbe andato
distrutto da un quarto a un terzo dei missili antiaerei della flotta
artica sovietica. “Mettiamola in questo modo”, ha dichiarato al
quotidiano di Washington una fonte anonima dei servizi segreti degli
Stati Uniti, “la flotta artica sovietica si troverebbe nei guai in caso
di scontro con la marina americana”, dopo quanto avvenuto, perchè i
missili superficie-aria sono di vitale importanza per difendere le navi
da guerra dagli attacchi aerei…”.
Il 10 marzo 1985 muore Černenko e gli succede Mihail Gorbaciov, che avvierà la dissoluzione dell’URSS.
L’8 dicembre 1991,
giorno in cui la sola Chiesa cattolica festeggia l’Immacolata
Concezione di Maria, Gorbaciov firma il primo trattato con gli Usa per
la riduzione degli armamenti.
L’ 8 dicembre 1991 viene decretata la fine dell’URSS e la sua trasformazione in CSI.
Il 25 dicembre 1991, giorno di Natale, la bandiera rossa viene ammainata dal pennone più alto del Cremlino.
Corriere della sera 30/12/2001: “L’8 dicembre
i leader delle tre più importanti repubbliche avevano unilateralmente
dichiarato che Russia, Ucraina e Bielorussia se ne andavano. E Mikhail
Gorbaciov si era trovato senza più poltrona. Sul Cremlino la bandiera
rossa con falce e martello era stata ammainata per sempre il giorno di
Natale”.
Coincidenze? Può
darsi. Certamente in tutte ritorna la Vergine che aveva annunciato la
vittoria del comunismo, ma anche il suo crollo. La Russia è oggi il
paese dell’area euro-asiatica che conosce, dopo oltre settant’anni di
comunismo di Stato, il più fiorente ritorno alla Fede in Dio7.
Si noti infine
che anche le apparizioni di Medjugorie hanno a che fare, tra le altre
cose, con la guerra. 26 giugno 1981: A Medjugorje, Maria appare, in
lacrime, davanti una croce scura e dice: “Pace, pace, pace! Soltanto
pace! Riconciliatevi con Dio e tra di voi!”. Dieci anni dopo, il 26
giugno 1991, scoppia la guerra in Jugoslavia8.
da: Francesco Agnoli, Giulia Tanel, Miracoli, La fontana di Siloe
1 Così Nature 141,
232-235 (05 February 1938), sotto il titolo: The Aurora of January
25–26: “The auroral display on the night of January 25–26 was remarkable
not only for its brilliance but also for the wide area over which it
was observed. Some time must elapse before it is possible to collect
complete information, but it seems certain, from the newspaper reports
already published, that it was seen over practically the whole of
Europe, and as far south as Gibraltar and Sicily. The Times
of January 27 states also that vivid auroral displays were seen over a
large part of Canada on the nights of January 24–25 and 25–26”.
2 Contributi
astronomici, serie II, n.22, 1938, estratto da: Rivista di Fisica,
matematica e scienze naturali anno 13, serie II, Ottobre-novembre
1938-XVII -N.1-.
7 “Un
recente sondaggio del Centro studi Levada ha fotografato il sentimento
religioso all’interno della Federazione: il 79 per cento dei russi si
dichiara ortodosso, il 6 per cento musulmano e un altro 3 per cento si
divide in modo pressoché eguale tra ebraismo, cattolicesimo e
protestantesimo. In totale i credenti sono l’88 per cento della
popolazione, un dato addirittura maggiore di quello antecedente alla
rivoluzione bolscevica. Il numero degli agnostici è in calo costante (7
per cento, 3 punti in meno che due anni fa), mentre appena il 5 per
cento si dichiara ateo. Secondo il Vciom – Centro panrusso per lo studio
dell’opinione pubblica -, il principale istituto di ricerca nazionale,
all’indomani della dissoluzione dell’Unione sovietica le persone che si
dichiaravano credenti erano appena il 34 per cento della popolazione. Se
compariamo questo dato con quello odierno, emerge una realtà
sorprendente: negli ultimi vent’anni più di un russo su due – il 54 per
cento – ha scoperto la fede…Prima dell’avvento dei bolscevichi, nella
capitale si contavano un migliaio di chiese. Dopo la caduta del muro ne
rimanevano appena quaranta. Da vent’anni il loro numero ha ripreso a
crescere costantemente e oggi sono all’incirca cinquecento. Un caso
emblematico è quello del monastero di Optina, a Kozelsk,
duecentocinquanta chilometri fuori Mosca. Qui Dostoevskyij si rifugiò
dopo la morte di Alyosha, il figlio di appena tre anni. E qui la sua
penna fece arrivare un altro Alyosha, il più giovane dei tre Fratelli
Karamazov. Trentanove anni più tardi nello stesso monastero arrivò la
zelante polizia politica bolscevica, che costrinse tutti i trecento
monaci ad abiurare. Quelli che non vollero piegarsi alla nuova dottrina
vennero deportati o uccisi. Un’ala del monastero venne demolita, e il
resto utilizzato dal regime come magazzino agricolo prima, e campo
prigionieri in seguito. Solo con l’avvio della Perestrojka il monastero
venne reso alle gerarchie ortodosse. Oggi il complesso – che conta al
suo interno sette chiese – è stato interamente ristrutturato ed è
tornato ad ospitare una nutrita comunità monastica, oltreché migliaia di
visitatori. Ancor più eloquente è la storia della Cattedrale di Cristo
Salvatore, nel cuore di Mosca. Commissionata per celebrare la vittoria
di Kutuzov su Napoleone, venne inaugurata la notte dell’incoronazione a
zar di Alessandro III, nel 1883. Meno di cinquant’anni dopo, il mausoleo
in marmo di Carrara venne fatto saltare in aria dagli artificieri
inviati dal Cremlino. Al suo posto, sarebbe dovuto sorgere il Palazzo
del Soviet che però non vide mai la luce. Nel 1990 Gorbaciov consentì al
Patriarca di Mosca di ricostruire la chiesa che, terminata nel 2000, è
oggi tra i più imponenti luoghi di culto ortodossi al mondo.” (Alessio
Schiesari, Vatican Insider, la Stampa, 18/10/2012)
Rino Cammilleri, “Medjugorje”, Mondadori, Milano, 2012, p. 61-62.
29 luglio 2016
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/07/fatima-le-due-aurore-boreali-che-annunciarono-la-ii-guerra-mondiale-e-il-mistero-della-russia/
http://www.libertaepersona.org/wordpress/2016/07/fatima-le-due-aurore-boreali-che-annunciarono-la-ii-guerra-mondiale-e-il-mistero-della-russia/
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