Perché Francesco chiede di “accompagnare i gay” ma attacca la teoria del gender
Un Papa poco politicamente corretto critica le colonizzazioni ideologiche del pensiero unico sulla sessualità, ma ricorda che gli omosessuali non vanno demonizzati, anzi. Analisi delle parole di Bergoglio dopo il suo viaggio nel Caucaso.
Papa Francesco (foto LaPresse)
Roma. L’ultima volta che aveva parlato in modo esplicito di gender, Francesco l’aveva definito come “l’espressione di una frustrazione”. Poco prima – parlando con i giovani riuniti a Napoli, nel marzo d’un anno fa – parlò di “uno sbaglio della mente umana che fa tanta confusione”. A Tbilisi, sabato, aveva usato una delle metafore più gravi nel registro che è solito usare: guerra mondiale contro il matrimonio. Ieri, conversando con i giornalisti sull’aereo che lo riportava a Roma dopo i tre giorni trascorsi nel Caucaso, ha chiarito che si riferiva “a quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento”. Il Papa ha raccontato quanto gli disse un padre francese con un figlio di dieci anni: “Alla domanda ‘cosa vuoi fare da grande’ ha risposto: la ragazza! Il padre si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria gender, e questo è contro le cose naturali. Una cosa è la persona che ha questa tendenza, o anche che cambia sesso. Un’altra – ha aggiunto – è fare insegnamenti nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità: io chiamo questo colonizzazione ideologica”.
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Il Pontefice, infatti, stava rispondendo a una domanda diretta, postagli da una madre di famiglia, preoccupata dalle “nuove visioni della sessualità come la teoria gender la marginalizzazione della visione cristiana”. Come ha precisato il Papa, è necessario distinguere tra la somministrazione ideologica (che si fa anche a scuola) e le persone che “si devono accompagnare”. “Nella mia vita di sacerdote – ha aggiunto Francesco – di vescovo e di Papa io ho accompagnato persone con tendenze e anche pratiche omosessuali. Li ho avvicinati al Signore e mai li ho abbandonati”. Ma quando c’è stato da combattere le tante colonizzazioni ideologiche, Bergoglio spesso si è messo in prima fila, pur evitando l’arroccamento dietro fortini che ovunque si sono dimostrati facilmente espugnabili.
Nel 2010, mentre in Argentina si discuteva l’approvazione del disegno di legge che legalizzava il matrimonio e le adozioni omosessuali, l’allora arcivescovo di Buenos Aires inviò una lettera a un gruppo di monache di clausura in cui esplicitava la sua posizione sul tema. “E’ in gioco – scriveva – l’identità e la sopravvivenza della famiglia: padre, madre e figli. E’ in gioco la vita di molti bambini che saranno discriminati in anticipo e privati della loro maturazione umana”, “è un tentativo distruttivo del disegno di Dio”. Non è – chiariva – “solo un disegno di legge, ma è una mossa del padre della menzogna che cerca di confondere e ingannare i i figli di Dio”. Non più tenero si è mostrato in relazione all’aborto e all’eutanasia, che pure trova diverse espressioni dialoganti anche all’interno della stessa chiesa cattolica. Ricevendo in Vaticano l’Associazione dei medici cattolici italiani, disse che “il pensiero dominante propone a volte una ‘falsa compassione’: quella che ritiene sia un aiuto alla donna favorire l’aborto, un atto di dignità procurare l’eutanasia, una conquista scientifica ‘produrre’ un figlio considerato come un diritto invece di accoglierlo come dono; o usare vite umane come cavie di laboratorio per salvarne presumibilmente altre”.
http://www.ilfoglio.it/chiesa/2016/10/03/papa-francesco-gay-gender___1-v-148490-rubriche_c360.htm
Ad accendere la miccia è stata una donna georgiana di nome Irina, madre di due figli, che il 1 ottobre, nel rivolgere a papa Francesco la sua "testimonianza" nella chiesa dell'Assunta a Tbilisi, ha lamentato le crescenti difficoltà dell'istituto familiare, assediato da un lato dalla pressione a sciogliere i matrimoni – "che rischia di diventare una cosa normale", ha detto, anche perché "nella Chiesa Ortodossa la separazione è molto facilitata e questo influisce sulle nostre coppie" – e dall'altro lato dalle "nuove visioni della sessualità come la teoria del gender".
Rispondendole a braccio, Francesco ha detto tra l'altro, a proposito del divorzio:
"L’uomo e la donna che diventano una sola carne sono immagine di Dio… Irina, tu sai chi paga le spese del divorzio? Due persone, pagano. Chi paga? [Irina risponde: Tutti e due - ndr]. Tutti e due? Di più! Paga Dio, perché quando si divide 'una sola carne', si sporca l’immagine di Dio. E pagano i bambini, i figli. Voi non sapete, cari fratelli e sorelle, voi non sapete quanto soffrono i bambini, i figli piccoli, quando vedono le liti e la separazione dei genitori! Si deve fare di tutto per salvare il matrimonio".
E a proposito del "gender":
"Tu, Irina, hai menzionato un grande nemico del matrimonio, oggi: la teoria del 'gender'. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio. Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle colonizzazioni ideologiche".
Ciò è bastato per proiettare queste parole tra le "breaking news" dei media di tutto il mondo, eclissando tutte le altre questioni riguardanti la Georgia e l'Azerbaijan.
Era quindi giocoforza che sull'aereo di ritorno a Roma, la sera del 2 ottobre, i giornalisti di nuovo interpellassero Francesco sull'argomento del giorno.
E lui non si è sottratto. Anzi. Ecco qui di seguito la trascrizione testuale delle domande e risposte.
*
SU MATRIMONIO E DIVORZIO
D. [Maria Elena Ribezzo, La Presse, Svizzera] – Santità, lei ieri ha parlato di una guerra mondiale in atto contro il matrimonio, e in questa guerra ha usato parole molto forti contro il divorzio: ha detto che sporca l’immagine di Dio; mentre nei mesi scorsi, anche durante il Sinodo, si era parlato di un’accoglienza nei confronti dei divorziati. Volevo sapere se questi approcci si conciliano, e in che modo.
R. – Tutto è contenuto, tutto quello che ho detto ieri, con altre parole – perché ieri ho parlato a braccio e un po’ a caldo – si trova nell’"Amoris laetitia", tutto. Quando si parla del matrimonio come unione dell’uomo e della donna, come li ha fatti Dio, come immagine di Dio, è uomo e donna. L’immagine di Dio non è l’uomo [maschio]: è l’uomo con la donna. Insieme. Che sono una sola carne quando si uniscono in matrimonio. Questa è la verità.
È vero che in questa cultura i conflitti e tanti problemi non sono ben gestiti, e ci sono anche filosofie dell’“oggi faccio questo [matrimonio], quando mi stanco ne faccio un altro, poi ne faccio un terzo, poi ne faccio un quarto”. È questa “guerra mondiale” che lei dice contro il matrimonio. Dobbiamo essere attenti a non lasciare entrare in noi queste idee. Ma prima di tutto: il matrimonio è immagine di Dio, uomo e donna in una sola carne. Quando si distrugge questo, si “sporca” o si sfigura l’immagine di Dio. Poi l’"Amoris laetitia" parla di come trattare questi casi, come trattare le famiglie ferite, e lì entra la misericordia. E c’è una preghiera bellissima della Chiesa, che abbiamo pregato la settimana scorsa. Diceva così: “Dio, che tanto mirabilmente hai creato il mondo e più mirabilmente lo hai ricreato”, cioè con la redenzione e la misericordia. Il matrimonio ferito, le coppie ferite: lì entra la misericordia. Il principio è quello, ma le debolezze umane esistono, i peccati esistono, e sempre l’ultima parola non l’ha la debolezza, l’ultima parola non l’ha il peccato: l’ultima parola l’ha la misericordia!
A me piace raccontare – non so se l’ho detto, perché lo ripeto tanto – che nella chiesa di Santa Maria Maddalena a Vézelay c’è un capitello bellissimo, del 1200 più o meno. I medievali facevano catechesi con le sculture delle cattedrali. Da una parte del capitello c’è Giuda, impiccato, con la lingua fuori, gli occhi fuori, e dall’altra parte del capitello c’è Gesù, il Buon Pastore, che lo prende e lo porta con sé. E se guardiamo bene la faccia di Gesù, le labbra di Gesù sono tristi da una parte ma con un piccolo sorriso di complicità dall’altra. Questi avevano capito cos’è la misericordia! Con Giuda! E per questo, nell’"Amoris laetitia" si parla del matrimonio, del fondamento del matrimonio come è, ma poi vengono i problemi. Come prepararsi al matrimonio, come educare i figli; e poi, nel capitolo ottavo, quando vengono i problemi, come si risolvono. Si risolvono con quattro criteri: accogliere le famiglie ferite, accompagnare, discernere ogni caso e integrare, rifare.
Questo sarebbe il modo di collaborare in questa “seconda creazione”, in questa ri-creazione meravigliosa che ha fatto il Signore con la redenzione. Si capisce così? Sì, se prendi una parte sola non va! L’"Amoris laetitia" – questo voglio dire –: tutti vanno al capitolo ottavo. No, no. Si deve leggere dall’inizio alla fine. E qual è il centro? Ma… dipende da ognuno. Per me il centro, il nocciolo dell’"Amoris laetitia" è il capitolo quarto, che serve per tutta la vita. Ma si deve leggerla tutta e rileggerla tutta e discuterla tutta, è tutto un insieme. C’è il peccato, c’è la rottura, ma c’è anche la misericordia, la redenzione, la cura. Mi sono spiegato bene su questo?
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SULL'IDEOLOGIA DEL "GENDER"
D. [Joshua McElwee, National Catholic Reporter, Stati Uniti] – Santo Padre, in quello stesso discorso di ieri in Georgia, lei ha parlato, come in tanti altri Paesi, della teoria del "gender!, dicendo che è il grande nemico, una minaccia contro il matrimonio. Ma vorrei chiedere: cosa direbbe a una persona che ha sofferto per anni con la sua sessualità e sente veramente che c’è un problema biologico, che il suo aspetto fisico non corrisponde a quello che lui o lei considera la propria identità sessuale? Lei come pastore e ministro, come accompagnerebbe queste persone?
R. – Prima di tutto, io ho accompagnato nella mia vita di sacerdote, di vescovo – anche di papa – ho accompagnato persone con tendenza e con pratiche omosessuali. Le ho accompagnate, le ho avvicinate al Signore, alcuni non possono, ma le ho accompagnate e mai ho abbandonato qualcuno. Questo è ciò che va fatto. Le persone si devono accompagnare come le accompagna Gesù. Quando una persona che ha questa condizione arriva davanti a Gesù, Gesù non gli dirà sicuramente: “Vattene via perché sei omosessuale!”, no. Quello che io ho detto riguarda quella cattiveria che oggi si fa con l’indottrinamento della teoria del "gender".
Mi raccontava un papà francese che a tavola parlavano con i figli – cattolico lui, cattolica la moglie, i figli cattolici, all’acqua di rose, ma cattolici – e ha domandato al ragazzo di dieci anni: “E tu che cosa voi fare quando diventi grande?”. “La ragazza”. E il papà si è accorto che nei libri di scuola si insegnava la teoria del "gender". E questo è contro le cose naturali. Una cosa è che una persona abbia questa tendenza, questa opzione, e c’è anche chi cambia il sesso. E un’altra cosa è fare l’insegnamento nelle scuole su questa linea, per cambiare la mentalità. Queste io le chiamo “colonizzazioni ideologiche”.
L’anno scorso ho ricevuto una lettera di uno spagnolo che mi raccontava la sua storia da bambino e da ragazzo. Era una bambina, una ragazza, e ha sofferto tanto, perché si sentiva ragazzo ma era fisicamente una ragazza. L’ha raccontato alla mamma, quando era già ventenne, 22 anni, e le ha detto che avrebbe voluto fare l’intervento chirurgico e tutte queste cose. E la mamma gli ha chiesto di non farlo finché lei era viva. Era anziana, ed è morta presto. Ha fatto l’intervento. È un impiegato di un ministero di una città della Spagna. È andato dal vescovo. Il vescovo lo ha accompagnato tanto, un bravo vescovo: “perdeva” tempo per accompagnare quest’uomo. Poi si è sposato. Ha cambiato la sua identità civile, si è sposato e mi ha scritto la lettera che per lui sarebbe stata una consolazione venire con la sua sposa: lui, che era lei, ma è lui. E li ho ricevuti. Erano contenti.
E nel quartiere dove lui abitava c’era un vecchio sacerdote, ottantenne, il vecchio parroco, che aveva lasciato la parrocchia e aiutava le suore, lì, nella parrocchia… E c’era il nuovo [parroco]. Quando il nuovo lo vedeva, lo sgridava dal marciapiede: “Andrai all’inferno!”. Quando trovava il vecchio, questo gli diceva: “Da quanto non ti confessi? Vieni, vieni, andiamo che ti confesso e così potrai fare la comunione”. Hai capito? La vita è la vita, e le cose si devono prendere come vengono. Il peccato è il peccato. Le tendenze o gli squilibri ormonali danno tanti problemi e dobbiamo essere attenti a non dire: “È tutto lo stesso, facciamo festa”. No, questo no. Ma ogni caso accoglierlo, accompagnarlo, studiarlo, discernere e integrarlo. Questo è quello che farebbe Gesù oggi. Per favore, non dite: “Il papa santificherà i trans!”. Per favore! Perché io vedo già i titoli dei giornali... No, no. C’è qualche dubbio su quello che ho detto? Voglio essere chiaro. È un problema di morale. È un problema. È un problema umano. E si deve risolvere come si può, sempre con la misericordia di Dio, con la verità, come abbiamo detto nel caso del matrimonio, leggendo tutta l’"Amoris laetitia", ma sempre così, sempre con il cuore aperto.E non dimenticatevi quel capitello di Vézelay: è molto bello, molto bello.
La situazione si sta facendo veramente pesante; è tutto talmente assurdo e scombinato che non si sa più cosa fare. Il linguaggio usato dall' Omissis è così fuorviante e anche anticristiano da lasciare senza fiato.Che Dio ci aiuti . jane
RispondiEliminaCara Jane,
Eliminami sembra che il soggetto sia in pieno marasma, se mai non lo é stato da vescovo di Baires..
Roma gli deve aver dato un'ispirazione ulteriore: la storia del capitello mi sembra citata come un testamento..autobiografico.
Se Bergoglio rileggesse cio' che dice o qualcuno lo costringesse a pensare quanto dice, si potrebbe ricavare lo stato confusionale del soggetto. In realta' si esprime talmente come un politico, con frasi mezze dette, che non si rende conto neanche di cadere in contraddizione. E' una resa totale al mondo.
RispondiEliminaAlla base vi sono due difetti "caratteriali" di tipo sudamericano. Il primo è quello che tende a confondere l'assolutezza del dogma con l'assolutismo politico, per cui per scongiurare il secondo si mette in discussione il primo.
RispondiEliminaMa non lo si mette in discussione apertamente (il che lo farebbe ricadere nell'assolutismo) ma lo si fa tra le righe , dicendo e negando al tempo stesso.
Dice ad es. che in Amoris Laetitia non bisogna leggere solo il cap.8 ma tutto il documento. Il che farebbe pensare che leggendo tutto il documento cambi il contenuto dell'art.8 , cosa che non può succedere purtroppo.
Il secondo aspetto conseguenza del primo è il pregiudizio antieuropeo, legato di nuovo alle dispute teologiche che Bergoglio rifugge come la peste. L'Europa ha avuto la sua grandezza e la sua miseria , ha visto prodursi fratture e tentativi di ricomposizione , ma tutto ciò non è derivato da un capriccio. Alla base vi erano visioni molto diverse. Come risolve la questione? In pratica diminuendo la quota europea e aumentando quella sudamericana nella curia.
Detto ciò , la nostra fede non dipende certo dalla conferenza di ritorno sul volo papale , ormai una consuetudine per accontentare i media nell'era del papato pop che si può ignorare tranquillamente
Povera Chiesa!!!!!!!!!!
RispondiEliminapurtroppo questo (marcio) mondo... questo è il papa che si merita!