Sala stampa della Santa Sede
Oggi pomeriggio, alle ore 18.00, presso la Sala Regia del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco riceve in udienza 27 Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea, accompagnati dalle loro Delegazioni, in occasione del 60.mo anniversario della firma dei Trattati di Roma.http://ilsismografo.blogspot.com/2017/03/vaticano-udienza-di-papa-francesco-ai_24.html
Da Bergoglio lo slancio europeista che l'Unione sta cercando
Quando parlò a Strasburgo, nel 2014, nello storico discorso al Parlamento Europeo, Francesco parlò dell'Europa un po' come ad un nonna, visto che i vecchi ideali che hanno ispirato i padri fondatori, sembravano aver perso la forza iniziale. Oggi, in Vaticano, nella solenne Sala Regia, il Papa venuto da lontano ma con radici europee nel sangue, dice che l'Unione, quella che prese forma a Roma nel 1957, «non ha davanti a sé un'inevitabile vecchiaia, ma la possibilità di una nuova giovinezza». Le parole sono forti e Bergoglio conosce bene i tasti della politica, nulla del lungo discorso sull'Europa – il terzo di questa portata, dopo Strasburgo e Roma nel maggio di un anno fa, per il premio Carlo Magno – è una concessione alla retorica vuota che in campo europeo è spesso il filo conduttore.
E torna come ha già fatto più volte nell'ultimo anno sulle derive populiste. Parla lento, scandisce bene le parole quando ripropone di nuovo l'allarme contro il populismo dilagante, malattia infettiva delle democrazie. Solidarietà europea contro l'egoismo nazionale, apertura all'immigrazione, abbattimento di quei muri che stanno risorgendo, coraggio della classe politica: ai leader europei chiede di «non avere paura di assumere decisioni efficaci, in grado di rispondere ai problemi reali delle persone e di resistere alla prova del tempo».
Le necessità economiche (“i parametri”) non devono piegare ogni decisione, anche il lavoro è la priorità: «Non c'è pace laddove manca lavoro o la prospettiva di un salario dignitoso. Non c'è pace nelle periferie delle nostre città, nelle quali dilagano droga e violenza». Il tema dei migranti entra di forza nel lungo e articolato discorso del Papa. L'Europa, dice, «ritrova speranza quando non si chiude nella paura di false sicurezze». Del resto la sua storia «è fortemente determinata dall'incontro con altri popoli e culture e la sua identità è, ed è sempre stata, un'identità dinamica e multiculturale».
Insomma, «non ci si può limitare a gestire la grave crisi migratoria di questi anni come fosse solo un problema numerico, economico o di sicurezza. La questione migratoria pone una domanda più profonda, che è anzitutto culturale», e la paura spesso avvertita trova «nella perdita d'ideali la sua causa più radicale». Quindi in assenza di una vera prospettiva ideale si finisce per essere dominati dal timore che l'altro ci strappi dalle abitudini consolidate, ci privi dei confort acquisiti, metta in qualche modo in discussione uno stile di vita fatto troppo spesso solo di benessere materiale. Questo tema è una costante nella pastorale del Papa, che la riproporrà anche nella visita a Milano, dove incontrerà dei migranti in un quartiere periferico del capoluogo. Al termine del discorso una foto con i leader europei nella adiacente Cappella Sistina, dove ha conversato un po' con la Cancelliera Angela Merkel e con il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, mentre con il presidente francese Francois Hollande il saluto ha visto anche un abbraccio, unico tra tutti i capi di Stato e di governo, in ricordo della vicinanza nata con la strage di Nizza. di Carlo Marroni http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2017-03-24/da-bergoglio-slancio-europeista-che-unione-sta-cercando-193128.shtml?uuid=AEYay7s&refresh_ce=1
“La Chiesa è convinta che ci sia bisogno di più Europa”, dice Angelo Bagnasco. Ma di che “chiesa” parla?
Perdendo l’ennesima occasione per tacere, il presidente della CEI fa un bel discorso europeista nel quale scrupolosamente non nomina mai Gesù Cristo. Nomina con molta discrezione il Vangelo, ricordando che la “chiesa cattolica” è sempre disponibile a dare il suo contributo all’Europa con “grande rispetto e cordialità”. Qui non si tratta più di chiedersi “Dove va la Chiesa cattolica?”, ma piuttosto: “Dov’è la Chiesa cattolica?”.
di Paolo Deotto
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Per motivi che francamente mi sfuggono in questi giorni – il culmine sarà domani con cerimonie, cortei, discorsi e altra mercanzia – si “celebrano” i sessant’anni dei Trattati di Roma, considerati il primo passo verso la creazione di quella fantastica istituzione che è la UE, l’unione dei banchieri & affini, che da anni ormai ci ha dato la possibilità di impoverirci sempre più (Grecia docet), ha cancellato la sovranità nazionale, ma in compenso ha fatto e fa il possibile per l’amorevole cura e diffusione di aborto, omosessualità, eutanasia e generi affini, mentre giornalmente accoglie e coccola migliaia di immigrati che stanno cancellando i residui di civiltà che ancora c’erano.
Questa schifezza, in mano a immensi capitali privati di persone di alta spiritualità come l’onnipresente e onnipossente Soros (per non dirne che uno), sembra piacere molto ad Angelo Bagnasco, che se fosse solo il sig. Bagnasco avrebbe il diritto di dire tutto ciò che gli passa per la testa ma che, essendo presidente della CEI nonché del Consiglio delle conferenze episcopali europee, avrebbe il dovere, almeno, di ricordarsi che quando parla impegna gli organismi che presiede e rappresenta.
Spigoliamo da fonte sicura, il sito di Radio Vaticana , e apprendiamo con vivo interesse che c’è un patrimonio da non disperdere, costituito da “sicurezza, pace, scambi fruttuosi”. A parte che c’è quasi un macabro umorismo in queste parole, perché l’ultimo esempio di “sicurezza” l’hanno avuto ieri i londinesi, mentre gli scambi saranno di certo “fruttuosi”, ma andrebbe chiarito per chi, a parte questi dettagli da nulla, è interessante notare come per il presidente della CEI il vero patrimonio europeo, che era una volta costituito dalla cultura e dalla civiltà cristiana, pare che non esista. Del resto, questa Europa che tanto piace a Bagnasco, che infatti ne vuole “di più” (boh!) è la stessa Europa che, per fare un solo esempio, aveva manifestato la sua viva preoccupazione quando l’Ungheria guidata da Orban aveva approvato la nuova costituzione, che nel suo preambolo ricorda, con orgoglio, l’origine cristiana della nazione magiara. È la stessa Europa che non manca di bacchettare gli stati membri che non garantiscano il pieno esercizio di “diritti” come l’aborto, o che non accettano supinamente di essere invasi da torme di immigrati, in gran parte musulmani.
A questo punto un inguaribile sognatore come il sottoscritto potrebbe immaginare che l’autorevole voce di un Principe della Chiesa (già, Bagnasco è anche cardinale) si alzi forte e chiara per ammonire l’Unione Europea e tutti gli organismi o stati nazionali che si sono allontanati dall’unica strada possibile, quella della Fede cattolica, per ricordare loro che c’è una sola strada per costruire qui in terra la giustizia e la società, la Fede in Nostro Signore Gesù Cristo. Ogni altra strada è destinata alla rovina e per convincersene basta studiare la storia.
Ma Bagnasco è un prudentino, non nomina Cristo (non si sa mai, mica piace a tutti) e apprendiamo di dover pregare il Principe della pace e della vita. E così facciamo contenti un po’ tutti, ed è importante, ora che il CEO di Santa Marta ha sdoganato tutti, luterani, valdesi, anglicani, e compagnia bella. E poi, visto che ha pure lavato i piedi agli islamici, un generico riferimento al Principe della pace può andar bene anche a loro.
Il presidente della CEI per l’ennesima volta rassicura sul fatto che non si vuole convertire nessuno, figuriamoci. “Chiunque vuole essere salvo deve anzitutto mantenersi nella fede cattolica”?. Ma và! Sant’Atanasio ha fatto il suo tempo, roba vecchia. Pensate un po’, arrivava a credere in Dio, in Gesù Cristo Suo unico figlio e nello Spirito Santo. Anticaglie.
L’attuale “chiesa” di cui parla Bagnasco si pone sul mercato della libera concorrenza ed è pronta a offrire il suo “contributo” e come lo fa? Con “grande rispetto e cordialità”.
Roba da manicomio. La chiesa, questa chiesa rappresentata da Bagnasco, è convinta, e i fatti lo dimostrano, di non avere alcuna missione evangelizzatrice, di non essere depositaria della Verità. Sì, ha qualcosa che può andar bene, ma lo offre sul mercato e, sia ben chiaro, lo offre con rispetto e cordialità. Passi per la cordialità, in fondo va sempre bene. Ma il “rispetto”? “Rispetto” per chi e per cosa?
Ma forse non è roba da manicomio, in tutte queste vicende c’è una diabolica coerenza. Giorno dopo giorno si lavora per convincere i popoli che la fede cristiana è sì una bella roba, ma certamente non è essenziale. Tant’è che le strutture ufficiali ecclesiastiche si guardano bene dal ricordare che fuori dalla Fede cattolica non c’è, non può esserci salvezza. E si rivolgono al mondo con soave spirito collaborativo, con “cordialità e rispetto”.
Ogni giorno ci addoloriamo nel vedere lo scempio della Dottrina, la mondanizzazione, l’inchino al mondo e ci chiediamo: “Dove la va la Chiesa?”. È molto probabile che la domanda corretta sia piuttosto un’altra: “Dov’è la Chiesa?”.
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