Gideon Levy incontra Suor Agnes-Mariam de la Croix,
testimone delle menzogne sulla Siria
Il grande giornalista israeliano Gideon Levy incontra Suor
Agnes-Mariam de la Croix, badessa carmelitana che vive in Siria. Una
testimonianza preziosa per capire le menzogne costruite per rovesciare il
governo siriano.
di Gideon Levy
Suor Agnes-Mariam de la Croix temeva che gli Stati Uniti
avrebbero attaccato la Siria nella notte di Sabato. Si aspettava un attacco
massiccio e disastroso per la Siria e l'intera regione. Secondo Suor
Agnes-Mariam, ci sono oggi in Siria 150.000 combattenti jihadisti ben
addestrati provenienti da 80 paesi, con le armi che hanno ricevuto da Arabia
Saudita, Giordania, Turchia, e persino dagli Stati Uniti. Lei dice che alcuni di
loro sono drogati con le pillole Captagon.
La suora vive in Siria ed è la badessa, o madre superiora,
del Monastero di San Giacomo il Mutilato. Lei sostiene che questi combattenti
jihadisti controllano il 60 per cento delle aree popolate della Siria. Lei
sostiene che il gruppo ribelle
islamico-siriano Jabhat al-Nusra, che gli Stati Uniti hanno designato come un
gruppo terroristico, è responsabile per gli atti di omicidi di massa, stupri e
saccheggi che sono stati commessi in Siria. Lei sostiene anche i combattenti
ceceni sono eccezionalmente crudeli e che, tra i combattenti stranieri, c’è un
gran numero di prigionieri e cittadini di paesi occidentali rilasciati. Secondo
lei, la maggior parte dei cittadini della Siria sostengono il regime del
presidente Bashar Assad perché temono un cambio di gestione del paese da parte
di estremisti islamici.
Lei chiede al mondo di non attaccare la Siria, e di fermare
il flusso di combattenti stranieri nel suo territorio e la fornitura di armi
che stanno ricevendo. Quando lei oggi viaggia in Siria, si sente come se fosse
in Afghanistan o Somalia. Un attacco americano alla Siria farà male al suo
esercito e aprirà la porta a un sequestro totale del paese da parte del
movimento della jihad globale. Di questo è fermamente convinta. "Se questo
regime sarà rovesciato," dice, "sarà peggio che in Iraq. Avrà
conseguenze per il Libano, Israele e Giordania, e non è una situazione che
promuoverà la sicurezza ".
Crede anche che le immagini delle vittime del presunto
attacco chimico del mese scorso nella zona est di Damasco siano invenzioni.
Ho incontrato Suor Agnes-Mariam questa settimana in un
convento nelle colline di Gerusalemme, non lontano da Abu Ghosh. Lei è in
visita in Israele per un paio di giorni e la prossima settimana tornerà in
Siria, dove ha vissuto negli ultimi 19 anni. La storia della sua vita è
sorprendente come le sue dichiarazioni circa la situazione.
E 'nata Fadia al-Laham, 61 anni fa a Jounieh, Libano (i suoi
genitori erano fuggiti da Nazareth nel 1948). Quando aveva 15 anni suo padre
morì, e, come lei stessa ammette, alcuni anni dopo, divenne una
hippy che ha usato droghe vagando tra il Nepal e l'India.
Sul palmo della mano ha ancora alcuni tatuaggi fatti in India - un ricordo di
quella volta nella sua vita. Dice che ama ascoltare i Doors, i Rolling Stones e
Santana. Le sue esperienze indiane l’hanno portata ad abbracciare una vita di
clausura e, per 22 anni, ha vissuto nella solitudine più totale in un monastero
carmelitano in una regione dell’altipiano del Libano.
Suor Agnes-Mariam si trasferì in Siria 19 anni fa e, insieme
ad altre due suore, ricostruì le rovine di un monastero, sulla strada
principale tra Damasco e Homs, non lontano dal villaggio di Qara. E 'diventata
madre superiora del Monastero di San Giacomo Mutilato. Oltre alle suore del
convento, ci sono 20 sunniti rifugiati che hanno cercato asilo dagli orrori
della guerra.
È stata costretta a lasciare il monastero nel giugno 2012,
dopo le insistenti minacce alla sua vita perché era sospettata di essere un
agente del regime di Assad. Il suo monastero è situato tra la zona controllata
dall'esercito siriano libero e la zona controllata dalle "legioni
straniere".
Attualmente vive a Damasco ed è un attivista per la pace
internazionale, cercando di mettere in guardia il mondo dei pericoli di una
scalata jihadista del suo paese di adozione. Lei sta combattendo quello che
considera un mucchio di bugie, cercando di contrastare la propaganda e la
disinformazione nei media arabi e internazionali, e documentare le atrocità
della guerra per l'organizzazione che ha stabilito. E 'arrivata questa
settimana per visitare i parenti a Nazareth e per partecipare a una conferenza
interreligiosa in Israele.
L’ho incontrata una prima volta ad una conferenza
internazionale di pace a Kuala Lumpur, in Malesia, dove ha fatto uno splendido
discorso e presentato video- clip scioccanti su quanto, a suo parere, fanno
gli jihadisti. Quando mi fu presentata,
lei mi ha detto che ama Israele e che gli ebrei dovrebbero servire come una
luce tra le nazioni. Sono rimasto sorpreso di apprendere che era venuta in
Israele per una breve visita.
Come libanese, lei sostiene, non può essere sospettata di
essere un agente del regime di Assad, perché il Libano è, come si vede, in
realtà sotto l'occupazione siriana. Lei presenta questi argomenti per negare le
accuse che sono state fatte contro di lei, tra cui l'accusa che lei è
personalmente responsabile - nel gennaio 2012 - per la morte del giornalista
francese Gilles Jacquier, 43 anni, un giornalista televisivo che era in
missione per il canale francese France 2. Lei nega completamente ogni
responsabilità per la sua morte, sostenendo che lei l’ha aiutato solo entrare
in Siria.
Lei crede che il regime di Assad è l'unica cosa che può
salvare la Siria da un sopravvento da parte di Al-Qaeda, e che la maggior parte
dei siriani sostiene l'attuale regime. Questo, spiega, è la ragione per cui il
presidente egiziano Hosni Mubarak è stato rovesciato così in fretta e perché
Assad è ancora in piedi.
Alla fine del 2011, dice, ha cominciato a capire due cose:
primo, che non c'era nulla di vero nelle notizie di una opposizione siriana
rivolta ai principi democratici, e, dall'altro, che la ribellione era stata
lanciata soprattutto da stranieri. In un primo momento, ricorda, sono stati
indicati come forze non identificate; tuttavia, sottolinea, la loro vera
identità emerse pochi mesi più tardi.
Quando il canale televisivo Al Jazeera del Qatar riferì nelle prime fasi del combattimento che
un massacro avesse avuto luogo in uno dei quartieri di Damasco circondato
dall'esercito siriano, lei decise di verificare di persona quello che era
successo, ed è stato sorprendente scoprire che la relazione era completamente
falsa. Secondo Suor Agnes-Mariam, quando espresse le sue condoglianze al prete
locale del quartiere, quello non riusciva a capire di cosa lei stesse parlando.
Nel dicembre 2011 si recò a Qusayr, dopo che era stato
riferito che i civili erano stati massacrati dall'esercito siriano.
Nell’ospedale locale furono mostrati i corpi di 100 civili che erano stati
uccisi la sera prima; tuttavia, secondo la testimonianza sa lei raccolta, il
massacro è stato veramente compiuto da bande di stranieri.
Suor Agnes-Mariam crede che le vittime siano principalmente
causate dai combattimenti tra le stesse forze ribelli. E, in alcuni casi,
l'esercito siriano collabora con l'Esercito Siriano Libero contro gli
stranieri. A suo parere, gli stranieri vogliono la sharia islamica da applicare
a tutte le sfere della vita in Siria, si stabiliscono tribunali popolari, e si
giustiziano le persone. Per esempio, lei sostiene, il giudice che è stato
nominato nella città settentrionale di Saraqib è in realtà uno che ripara
pneumatici.
Negli ultimi mesi ha visitato Homs, Aleppo, Qusayr, e altri
luoghi in cui ha avuto luogo la lotta. Inoltre, lei ha visitato ospedali e case
private nei suoi sforzi per raccogliere prove per l’organizzazione Mussalaha
(Riconciliazione) in Siria, di cui lei è la fondatrice del ramo internazionale.
Durante il presunto attacco chimico, il 21 agosto, lei era a
Damasco. La settimana prima dell'attacco, racconta, un massacro scioccante è
stato compiuto a Latakia, dove almeno 500 civili sono stati uccisi da organizzazioni
appartenenti ad Al-Qaeda, ma i media mondiali hanno appena segnalato questo
evento.
Per lei la Siria è tornata al periodo più barbaro della sua
storia, e i media stanno in silenzio. Lei crede che Jabhat al-Nusra stia
commettendo massacri sia di militari che di civili ed è una minaccia per tutto
il mondo civile, specialmente Libano e Israele. Se il regime di Assad sarà
rovesciato, una dittatura jihadista emergerà in Siria. Così, lei sostiene, gli
Stati Uniti in realtà stanno contribuendo a rafforzare Al-Qaeda.
Suor Agnes-Mariam crede che le immagini della presunta
aggressione chimica del mese scorso sono state fabbricate. La maggior parte dei
civili in quella zona erano già fuggiti, lei sostiene, quindi come potevano
esserci improvvisamente decine di bambini? Questa parte di Damasco ha ora
20.000 combattenti provenienti da Giordania, lei dice. Se sono state utilizzate
armi chimiche, si chiede, perché le foto mostrano i medici e decine di persone
in piedi nelle immediate vicinanze della scena dell'attacco senza maschere a
gas o qualsiasi altra forma di protezione? Dopo tutto, dice, le armi chimiche
potrebbe risultare pericolose per loro.
Nel primo presunto attacco chimico, in Aleppo - dove sono
state impiegate armi chimiche introdotte dalla Turchia - i medici non hanno
nemmeno il coraggio di avvicinarsi ai corpi delle vittime. Nei video clip che
sono state diffuse in tutto il mondo e che presumibilmente documentano il più
recente attacco chimico, si possono vedere decine di persone in piedi attorno
ai corpi. Precisa che lei era a Damasco, quella notte, e che 50 corpi di
soldati che erano soffocati, dopo essere stati uccisi dal gas nelle gallerie
dell'esercito, sono stati evacuati in un ospedale. Lei sostiene che un
battaglione islamico è stato responsabile di quell'attacco, e che questo è
stato l'unico attacco chimico che abbia avuto luogo finora nella guerra civile
siriana.
L'unica cosa che può fermare i jihadisti, sostiene, è
l'esercito siriano. A suo parere, se l'attuale regime cade la situazione in
Siria sarà peggio di quello che è oggi in Iraq. Ella implora il presidente
degli Stati Uniti Barack Obama di non partecipare a quello che vede come un
altro crimine di guerra, come un’altra atrocità commessa contro la popolazione
civile. Non riesce a capire perché il mondo è determinato ad andare in guerra
ora, perché, secondo lei, il risultato sarà che la Siria sarà controllata da
caotici, gruppi estremisti.
Gli Stati Uniti non sono interessati a ciò che è meglio per
il popolo siriano, sostiene, ma opera in conformità con i propri interessi.
Inoltre, non si riesce a capire perché l'America vuole innescare un'altra
guerra regionale, che porterà solo alla nascita di un regime islamico più
crudele. "Perché vuoi [l'Occidente] innescare una guerra regionale per
sostenere l'Islam radicale?" Chiede. "Perché?
"Gli Stati Uniti dicono di avere la prova, ma questo
non basta. Sono una parte del conflitto, in modo che non può essere un giudice.
E' molto pericoloso quando una nazione cerca di essere il giudice e la polizia
del mondo. Questa non è la prima volta che hanno fatto un errore. "E
aggiunge:" Non abbiamo bisogno di un’altra falsa guerra ".
"Che cosa può
fare l'Occidente?" Le abbiamo chiesto. Lei ha risposto che dovrebbe
smettere di alimentare i ribelli con le armi. "E' uno scandalo quello che
l'Occidente sta facendo."
(La traduzione dall'inglese è mia)
Idlib: tutto quello che non torna
PERCHÉ?
A distanza di giorni dalla tragedia di Idlib è impossibile trovare un solo analista, un solo giornalista, un solo politico tra quelli che provano a capire veramente cosa è accaduto in Siria, in grado di rispondere alla più importante delle domande: “Perché?”
A distanza di giorni dalla tragedia di Idlib è impossibile trovare un solo analista, un solo giornalista, un solo politico tra quelli che provano a capire veramente cosa è accaduto in Siria, in grado di rispondere alla più importante delle domande: “Perché?”
Perché Assad avrebbe deciso di effettuare un bombardamento chimico nella fase finale di una guerra ormai vinta e nel giorno in cui a Bruxelles si apriva la Conferenza Internazionale sul futuro della Siria (e su quello suo)?
E perché l’avrebbe fatto pochi giorni dopo aver incassato dall’Amministrazione Trump (per bocca di Nikki Haley, ambasciatrice all’Onu), la conferma che rimuoverlo “non è più una priorità degli Stati Uniti”?
Perché il regime siriano, in maniera così goffa e intempestiva, avrebbe optato per un attacco con armi chimiche violando l’accordo siglato nel 2013 a Ginevra sotto l’egida di Usa e Russia, che portò all’effettivo smantellamento del suo arsenale (come è stato riconosciuto dall’Onu), accordo mai violato in questi anni neppure nei momenti di maggiore indecisione sull’esito della guerra?
Perché farlo, ben sapendo che questo avrebbe scatenato la comunità internazionale, messo in drammatica difficoltà l’alleato russo, riacutizzato le divisioni nel mondo arabo, provocato una legittima reazione tra gli stessi siriani che oggi, a stragrande maggioranza, vedono Assad come il salvatore della Siria contro l’occupazione terrorista dei mercenari islamisti?
L’unica risposta che per ora rimbalza sui media mainstream è quella più stupida e più funzionale alla ridicola narrazione occidentale dei “buoni contro i cattivi”: perché Assad è un dittatore! Quindi si sa che i dittatori gasano e uccidono il proprio popolo: lo fanno per gusto o per rappresaglia. O peggio, come motiva il New York Times, “per depravazione”. Giusto non può esserci altra spiegazione quando non si trovano le motivazioni.
I DUBBI
Andrea Purgatori, uno che i bombardamenti chimici li ha visti sul serio nel 1988 ad Halabja quando Saddam Hussein scaricò cianuro e gas nervini sulla popolazione curda causando quasi 5.000 morti e il doppio dei feriti, intervistato su Intelligo ha espresso forti perplessità su ciò che può essere accaduto: “Quello che ho visto sul campo dell’uso dei gas è che uccidono indiscriminatamente e soprattutto difficilmente fanno “solo” 70 morti. Non dico che non siano stati usati ma secondo me è successo qualcosa che ancora non sappiamo bene. (…) il problema è che se io carico i gas su un aereo e poi bombardo mi sembra difficile che ci sia questo numero di morti”.
Andrea Purgatori, uno che i bombardamenti chimici li ha visti sul serio nel 1988 ad Halabja quando Saddam Hussein scaricò cianuro e gas nervini sulla popolazione curda causando quasi 5.000 morti e il doppio dei feriti, intervistato su Intelligo ha espresso forti perplessità su ciò che può essere accaduto: “Quello che ho visto sul campo dell’uso dei gas è che uccidono indiscriminatamente e soprattutto difficilmente fanno “solo” 70 morti. Non dico che non siano stati usati ma secondo me è successo qualcosa che ancora non sappiamo bene. (…) il problema è che se io carico i gas su un aereo e poi bombardo mi sembra difficile che ci sia questo numero di morti”.
I bombardamenti chimici servono a spazzare via una popolazione e non un obiettivo militare. Per questo, usare armi chimiche per distruggere una fabbrica d’armi non è criminale è semplicemente stupido.
Su La Stampa, Giuseppe Cucchi esprime con onesta obiettività gli stessi dubbi di Purgatori. Ma va anche oltre. Richiama alla memoria il bombardamento di Merkale a Serajevo, che scatenò l’intervento Nato contro la Serbia; massacro per il quale, nonostante le sentenze definitive del Tribunale internazionale, rimangono “fondati dubbi (…) che i colpi di mortaio” che causarono oltre 40 morti civili, possano essere partiti “da zone in mano ai bosniaci e non ai serbi”.
E se l’orrore di Idlib servisse proprio a questo? A generare un casus belli per imporre magari un intervento diretto occidentale? A rimettere in discussione la permanenza di Assad anche in una Siria futura? È proprio quello che vuole Assad? O è quello a cui aspirerebbero i suoi nemici: i ribelli moderati di Al Qaeda e il paese principale che li supporta e li finanzia: l’Arabia Saudita; o quello che ambisce ad impossessarsi di pezzi della Siria e cioè la Turchia.
Ecco che allora la versione siriana e quella russa, secondo cui le sostanze chimiche non sono scese dal cielo ma si sono sprigionate dall’interno della fabbrica dei ribelli bombardata, potrebbe non essere solo una verità artefatta per nascondere l’evidenza di ciò che è accaduto. D’altro canto che armi chimiche siano in possesso e siano state utilizzate dai ribelli anti-Assad è cosa risaputa ed anche provata.
Ma ancora è tutto troppo vago.
NON È UNA GUERRA SIRIANA
Nel frattempo si consuma il previsto effetto dirompente sui media che serve a sconvolgere le coscienze e combattere questa guerra con le armi dell’emozione e dell’indignazione, spesso più potenti di quelle vere.
Perché nella guerra moderna le armi chimiche non hanno alcuna utilità militare; ma hanno una grande utilità mediatica.
Nel frattempo si consuma il previsto effetto dirompente sui media che serve a sconvolgere le coscienze e combattere questa guerra con le armi dell’emozione e dell’indignazione, spesso più potenti di quelle vere.
Perché nella guerra moderna le armi chimiche non hanno alcuna utilità militare; ma hanno una grande utilità mediatica.
E così, ecco puntuali i soliti Elmetti Bianchi, impavidi soccorritori cari ad Hollywood, falsificatori di professione legati ai gruppi di Al Qaeda, diffondere immagini e video che sembrano chiaramente manipolati e che si sommano alle immagini e i video reali e orribili dei bimbi morti o quelli agonizzanti, in un sadico e strumentale gioco di orrore che unisce il vero al falso.
Ed ecco l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani, emanazione dei Servizi segreti britannici, essere utilizzato come fonte d’informazione prioritaria sui media occidentali per spiegare quello che è successo a Idlib.
Come è possibile che il regime siriano non immaginasse questi effetti di un attacco del genere?
Ed ecco l’Osservatorio Siriano dei Diritti Umani, emanazione dei Servizi segreti britannici, essere utilizzato come fonte d’informazione prioritaria sui media occidentali per spiegare quello che è successo a Idlib.
Come è possibile che il regime siriano non immaginasse questi effetti di un attacco del genere?
Assad sa troppo bene che la guerra in Siria non è più una guerra siriana ma una guerra mondiale. È che quello che lì avviene ha una ricaduta internazionale mille volte superiore rispetto a ciò che accade in altre guerre. Questo è il motivo per cui l’enfasi con cui i media occidentali mostrano le terribili immagini dei bimbi siriani è direttamente proporzionale al modo in cui gli stessi media relegano a semplice cronaca le notizie dei bimbi yemeniti (o somali) ammazzati dalle bombe americane e inglesi lanciate dai sauditi.
Può Assad non aver previsto tutto questo?
Può Assad non aver previsto tutto questo?
OLTRE LA LINEA ROSSA
L’unica cosa certa è che la strage di Idlib rischia di spostare indietro l’orologio della guerra siriana, riportandolo al 2013.
Il primo effetto politico è il cambiamento di posizione degli Stati Uniti annunciato da Donald Trump che ieri ha dichiarato “l’attacco sui bambini ha avuto un grande impatto su di me (…) siamo andati ben oltre la linea rossa”, chiaro riferimento all’ultimatum che nel 2013 Obama aveva posto ad Assad per evitare l’ingresso in guerra dell’America contro di lui. Facendo eco a lui la stessa ambasciatrice Haley: “Quando l’Onu fallisce nel suo dovere di agire collettivamente, ci sono momenti in cui gli Stati sono costretti ad agire per conto proprio”.
L’unica cosa certa è che la strage di Idlib rischia di spostare indietro l’orologio della guerra siriana, riportandolo al 2013.
Il primo effetto politico è il cambiamento di posizione degli Stati Uniti annunciato da Donald Trump che ieri ha dichiarato “l’attacco sui bambini ha avuto un grande impatto su di me (…) siamo andati ben oltre la linea rossa”, chiaro riferimento all’ultimatum che nel 2013 Obama aveva posto ad Assad per evitare l’ingresso in guerra dell’America contro di lui. Facendo eco a lui la stessa ambasciatrice Haley: “Quando l’Onu fallisce nel suo dovere di agire collettivamente, ci sono momenti in cui gli Stati sono costretti ad agire per conto proprio”.
Ecco a cosa ha portato la strage di Idlib; ecco forse a cosa serviva.
Su Twitter: @GiampaoloRossi
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Il sangue di San Pietroburgo
Avrete notato tutti come il fascio di luce dei riflettori mediatici si sia soffermato poco sull'attentato di San Pietroburgo, rispetto a quello di Londra e di come sia subito stato sopraffatto dall'attacco di Idlib con gas Sarin in Siria. Perciò innanzitutto sono costretta a tornare a San Pietroburgo, la città dalle molteplici chiese lungo il fiume Neva. Abbiamo radici italiane in questa magica città nella quale gli zar commissionarono l'opera all'architetto ticinese Domenico Trezzini, e ad altri architetti di scuola italiana. Sono d'accordo con Gian Micalessin quando scrive: "Aver arrestato lo scivolamento dell’Ucraina verso Nato e Unione Europea, aver rimesso piede in un Medio Oriente dove l’influenza degli Usa di Obama era al lumicino, aver gettato le basi per la rinascita della potenza russa e aver ipotizzato un’intesa con Donald Trump ha sicuramente un costo."
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A pochissimi giorni, ecco la nuova tragedia siriana di IDLIB. E' chiaro che mediaticamente questo attacco chimico serve anche a coprire l'attentato precedente e a far passare Putin, da vittima che era, a collaborazionista del carnefice Assad. Ben lo spiega Mauro Bottarelli nel suo articolo pubblicato anche su Rischio Calcolato. Molte cose non tornano in queste ore convulse e la narrazione mainstream è tuttaltro che credibile.
A pochissimi giorni, ecco la nuova tragedia siriana di IDLIB. E' chiaro che mediaticamente questo attacco chimico serve anche a coprire l'attentato precedente e a far passare Putin, da vittima che era, a collaborazionista del carnefice Assad. Ben lo spiega Mauro Bottarelli nel suo articolo pubblicato anche su Rischio Calcolato. Molte cose non tornano in queste ore convulse e la narrazione mainstream è tuttaltro che credibile.
Perché Assad avrebbe deciso di effettuare un bombardamento chimico nella fase finale di una guerra ormai vinta e nel giorno in cui a Bruxelles si apriva la Conferenza Internazionale sul futuro della Siria (e su quello suo)?
E perché l’avrebbe fatto pochi giorni dopo aver incassato dall’Amministrazione Trump (per bocca di Nikki Haley, ambasciatrice all’Onu), la conferma che rimuoverlo “non è più una priorità degli Stati Uniti”?
Perché il regime siriano, in maniera così goffa e intempestiva, avrebbe optato per un attacco con armi chimiche violando l’accordo siglato nel 2013 a Ginevra sotto l’egida di Usa e Russia, che portò all’effettivo smantellamento del suo arsenale (come è stato riconosciuto dall’Onu), accordo mai violato in questi anni neppure nei momenti di maggiore indecisione sull’esito della guerra?
Perché farlo, ben sapendo che questo avrebbe scatenato la comunità internazionale, messo in drammatica difficoltà l’alleato russo, riacutizzato le divisioni nel mondo arabo, provocato una legittima reazione tra gli stessi siriani che oggi, a stragrande maggioranza, vedono Assad come il salvatore della Siria contro l’occupazione terrorista dei mercenari islamisti? Sono questi, gli interrogativi posti da Giampaolo Rossi nel suo blog, che attendono risposte. Ma anche da parte di tutti quelli che non si bevono la versione del mainstream sulla Siria, scatenatasi in queste ore.
Intanto però senza uno straccio di prova, la cosiddetta ossimorica "comunità internazionale" ha già lanciato la sua condanna: Assad se ne deve andare e guerra su tutti i fronti a chi lo sostiene. Se lo dicono pure la Mogherini e Alfano l'Africano, allora siamo a posto. Se Corriere, Repubblica, Stampa, il Fatto e altra stampaglia pretoriana lo ripetono, allora sappiamo che i giornalisti si confermano sempre di più vil razza dannata. Fatte salve le debite eccezioni.
Nel merito delle armi chimiche ecco una buona intervista ad Andrea Purgatori (foto in basso) su Intelligo news su tutto ciò che non torna. E Purgatori è un cronista che ai bombardamenti chimici e ai suoi effetti nefasti generalizzati a tutti (e non solo ai bambini) ha assistito quando Saddam Hussein li scaricò sulla popolazione curda provocando 5000 morti e un numero incalcolabile di feriti. Pertanto le armi chimiche non sono "selettive" né "intelligenti".
Nel merito delle armi chimiche ecco una buona intervista ad Andrea Purgatori (foto in basso) su Intelligo news su tutto ciò che non torna. E Purgatori è un cronista che ai bombardamenti chimici e ai suoi effetti nefasti generalizzati a tutti (e non solo ai bambini) ha assistito quando Saddam Hussein li scaricò sulla popolazione curda provocando 5000 morti e un numero incalcolabile di feriti. Pertanto le armi chimiche non sono "selettive" né "intelligenti".
Assad non avrebbe alcun interesse ad autorizzare un attacco chimico del quale a suo tempo lo avevano già accusato falsamente senza uno straccio di prova, tant'è che dovettero desistere. Questa a mio modesto avviso, è una bella canagliata buttata lì per accelerare eventi nefasti e reazioni belliche incontrollabili che personalmente mi fanno una certa paura. Non mi sono piaciute in queste ore, nemmeno le dichiarazioni di un Trump stranamente "obamizzato", del tutto incoerenti col Trump oppositore di Obama.
Dio ci salvi dalla miopia e dall'ottusità criminale della classe politica cosiddetta internazionale che ritrova i suoi galoppini ripetitori in ambito nazionale.
Il sangue di San Pietroburgo potrebbe essere solo prodromico di tanto altro sangue innocente che verrà. Una cosa è certa: nessuno di quelli che hanno interesse alla pace (quella vera) e alla verità, vuole vivere una simile avventura senza ritorno.
Pubblicato da Nessie
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