LE TAVOLE DELLA NEOCHIESA
di Francesco Lamendola
Ecco come si può riassumere ed esporre, nelle tavole della nuovissima legge, il vangelo neomodernista insegnato da molti esponenti della neochiesa:
- NON AVRAI ALTRO DIO CHE L’UOMO, IL QUALE È TERMINE DI PARAGONE A SE STESSO ED UNICO GIUDICE DEL PROPRIO OPERATO; EVITA DI PARLARE DELL’ABORTO, PERCHÉ COMPROMETTERESTI IL DIALOGO COL MONDO E METTERESTI IN DUBBIO IL DIRITTO DELL’UOMO A DECIDERE DI CIÒ CHE LO RIGUARDA.
- NEL CASO DI UN DUBBIO DI COSCIENZA, LASCIA PERDERE LA DOTTRINA, CHE È FATTA PER LE PERSONE RIGIDE E FANATICHE; INTERROGA LE TUE EMOZIONI E VA’ DOVE TI PORTA IL CUORE.
- RISPETTA LE CREDENZE DI TUTTI, PRENDI PER BUONA QUALSIASI FEDE RELIGIOSA, O ANCHE LA MANCANZA DI FEDE: DIO È GRANDE E MISERICORDIOSO E ACCETTA QUALUNQUE SCELTA DA PARTE DELL’UOMO.
- L’UNICO VERO PECCATO È NON AMARE: QUINDI, SE RINUNCI ALL’AMORE, PECCHI, MA SE AMI, L’AMORE È SEMPRE BUONO E GIUSTO, ANCHE FRA DUE UOMINI O DUE DONNE, ANCHE FRA UN ADULTO E UN BAMBINO, ANCHE FRA UN UOMO E UN ANIMALE.
- DIO NON È CATTOLICO, LA CHIESA DEVE ESSERE ANTICLERICALE, L’APOSOTOLATO È UNA SOLENNE SCIOCCHEZZA, IL DIAVOLO NON ESISTE, GESÙ SI È FATTO DIAVOLO E SERPENTE PER AMORE DEGLI UOMINI; INOLTRE, PENSA IL MENO POSSIBILE ALLA VITA ETERNA, AL GIUDIZIO DIVINO, ALL’INFERNO (CHE NON C’È) E AL PARADISO.
- NESSUNO SA ESATTAMENTE COSA ABBIA FATTO O DETTO GESÙ, PERCHÉ AI SUOI TEMPI NON C’ERANO I REGISTRATORI; QUINDI, CIASCUNO PUÒ LEGGERE E INTERPRETARE IL VANGELO SECONDO LA SUA PARTICOLARE ISPIRAZIONE E SENSIBILITÀ.
- NON INGINOCCHIARTI MAI DAVANTI AL SANTISSIMO SACRAMENTO, O ALLE IMMAGINI DI GESÙ E DELLA MADONNA: SAREBBE UNA FORMA D’IDOLATRIA; INGINOCCHIATI PIUTTOSTO DAVANTI AL POVERO, AL MIGRANTE, E PREFERIBILMENTE ALL’ISLAMICO, PER LAVARGLI I PIEDI.
- NON DIRE MAI CHE QUESTO È IL TUO PAESE, CHE QUESTA È LA TUA CULTURA: SARESTI IRRIGUARDOSO E OFFENSIVO VERSO GLI STRANIERI; HAI L’OBBLIGO EVANGELICO DI ACCOGLIERLI IN MISURA ILLIMITATA, COME ILLIMITATA È LA MISERICORDIA DIVINA, ALLA QUALE SEI CHIAMATO A COLLABORARE; PER LO STESSO MOTIVO, NASCONDI I SIMBOLI DELLA TUA IDENTITÀ E DELLA TUA FEDE.
- NON PREGARE PER LA CONVERSIONE D’ALCUNO, E SPECIALMENTE DEGLI EBREI: MOSTRERESTI DI NON CREDERE CHE L’ANTICA ALLEANZA È SEMPRE VALIDA E INDULGERESTI AL VECCHIO VIZIO CATTOLICO DELL’ANTIGIUDAISMO.
- NON GIUDICARE MAI NULLA E NESSUNO: CHI SEI TU PER GIUDICARE? NON PORRE IN DUBBIO LA SANTITÀ DI MARCO PANNELLA, SARESTI UN OTTUSO CLERICALE; NON OPPORTI A CHE VENGA DATA LA CITTADINANZA A CHIUNQUE LA DESIDERA, PERCHÈ SIAMO TUTTI FIGLI DI DIO.
Ora, sarebbe molto bello se questi fossero gli sproloqui di un ubriaco o le farneticazioni di un pazzo; sarebbe bello che nessuno avesse mai espresso simili concetti, e sia pure per scherzo o per provocazione. Il guaio è che ciascuno di essi è stato detto apertamente, oppure è stato suggerito, in maniera velata, ma inequivocabile: non abbiamo inventato nulla, non abbiamo enfatizzato, né volutamente travisato. Purtroppo, alti esponenti del clero cattolico, e il papa Francesco in persona, hanno detto queste cose e, in certi casi, ne hanno dette perfino di peggiori, benché ciascuna di queste affermazioni contenga un altissimo tasso di eresia, e tutte insieme rappresentino un vero e proprio stravolgimento e capovolgimento del solo e autentico Vangelo, quello di Gesù Cristo, configurando, così, una apostasia generalizzata dalla fede cattolica. Per dirne una: il fatto che il parroco della chiesa di San Defendente a Ronco di Cossato (Biella), don Mario Marchiori, abbia invitato la signora Emma Bonino, veterana di cento battaglie per il divorzio, il libero aborto, l’eutanasia, le unioni di fatto, i matrimoni gay, ecc., a parlare in chiesa di come si possa fare per allargare i diritti dei poveri immigrati, si configura, in tutto e per tutto, come una bestemmia e come una profanazione di un luogo sacro: prima di dire nuovamente la santa Messa, bisognerebbe riconsacrarlo, mediante un’apposita cerimonia, dopo aver celebrato un esorcismo per disperdere le forze maligne che certamente vi si sono insediate. Non abbiamo il minimo dubbio che, mentre la signora Bonino, tutta tronfia e soddisfatta per l’approvazione ecclesiastica (e il vescovo di Biella, monsignor Gabriele Mana, dov’era e che faceva, quali provvedimenti prendeva, oltre a dire, pilatescamente, che quell’iniziativa gli pareva “inopportuna”?), pontificava e i suoi sostenitori radicali inneggiavano a lei, l’applaudivano e rivolgevano espressioni oltraggiose ai pochi cattolici che non erano d’accordo con una così enorme profanazione, qualcuno deve aver sogghignato. Qualcuno che non è di questo mondo: come dice san Paolo nella Lettera agli Efesini, capitolo sesto, la nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro Principati e Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti. Sì, lo sappiamo: questo linguaggio, oggi, non piace; suona male agli orecchi del clero progressista e modernista; appunto, fa parte di quel cattolicesimo che va riformato da cima a fondo, perché, così com’è, non va più bene, come un vestito vecchissimo e già troppe volte ricucito, perciò inutilizzabile; e soprattutto non va bene per l’uomo moderno, che possiede ampie facoltà di sottigliezza, di discernimento, e che vuol essere “accompagnato” nella fede, non giudicato, né, soprattutto, intimidito mediante quella che padre Ermes Ronchi ha stigmatizzato come la pedagogia della paura.
Tutto o quasi tutto l’apparato della stampa, della radio e delle reti televisive “cattoliche” si è scatenato in una furibonda campagna modernista, che, a tappe forzate, sta cercando di sovvertire la dottrina cattolica e trasformarla in qualcosa di completamente diverso, fatte salve, sì e no, le mere apparenze, e questo solo per meglio ingannare i fedeli e far credere loro che, nella sostanza, non è cambiato niente, e che possono star tranquilli, il sacro magistero è sempre quello, e così pure il deposito della fede. Prendiamo un altro esempio, scelto praticante a caso. Sull’ultimo numero del settimanale Credere (n. 35 del 27 agosto 2017), dei Periodici San Paolo, il vicedirettore, don Vincenzo Vitale, nel rispondere a un lettore che chiede chiarimenti circa i “dubia” dei quattro cardinali su Amoris laetitia (ma li chiede definendo la loro lettera “pretestuosa”, cioè imbeccando la risposta), dice testualmente, fra le altre cose, che
La dottrina della Chiesa non è un patrimonio statico e monolitico nel tempo: la comprensione della fede e delle sue implicazioni per la vita cresce e si approfondisce nel tempo, sostenuta dallo Spirito (Giovanni 16, 13): “vi guiderà a tutta la verità”) e sollecitata anche dalle diverse situazioni e problemi che si presentano. Così è stato fin alle origini cristiane: si veda ad esempio il racconto di Atti 15 sul problema del crescente numero di convertiti alla fede cristiana provenienti dal paganesimo: dovevano essere circoncisi, cioè osservare tutta la legge di Mosè?...
Ebbene: con la massima disinvoltura, qui don Vincenzo esprime un concetto non cattolico, cioè eretico: e il fatto che lo facciano ormai in tanti, in troppi, non sposta di una virgola questo fatto. Se fosse vero che la comprensione della fede cresce e si approfondisce nel tempo, ciò vorrebbe dire che la fede è un processo storico, mentre è un evento soprannaturale: se davvero dipendesse dall’evoluzione storica, allora potrebbe, sì, crescere e perfezionarsi, ma anche regredire e traviarsi. O si crede in Gesù Cristo, o si crede nel progresso, cioè nell’uomo.
Le tavole del neovangelo modernista
di Francesco Lamendola
Del 31 Agosto 2017
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