Giuda Iscariota in un esorcismo rivela che la presenza reale di Gesù nell'Eucaristia stava scomparendo già nel 1975
https://gloria.tv/article/1numYcqwE6jU6CsiReEcBeoh8
NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA
FOLLIA ECUMENICA A CEUTA:
OMAGGIO ALL'IDOLO IN CASA DI MARIA
Ceuta: Altare Maggiore del Santuario della Vergine dell'Africa
Il 27 agosto 2017, nella città di Ceuta (città autonoma spagnola del Nord Africa) il vicario vescovile ha accolto nel Santuario della Vergine dell’Africa, con tanto di canti e una folla di fedeli, il simulacro del dio indù Ganesha.
La comunità indù del posto ha celebrato la festa di tale dio, portandone in processione il simulacro. Evidentemente in base ad una precisa programmazione, si è pensato bene di condurre il simulacro fin dentro il Santuario della Vergine dell’Africa, Patrona della città di Ceuta, dove è stato accolto da cattolici festanti che hanno intonato dei canti in onore della Vergine, in particolare della Vergine del Rocío, particolarmente venerata nella Spagna andalusa.
L'ingresso festoso del simulacro dell'idolo nel Santuario
Tale partecipazione, guidata dal parroco del Santuario, che è anche vicario vescovile, può spiegarsi in tanti modi, ma non v’è dubbio che in quello che è rimasto della già cattolicissima Spagna, può poggiare solo sulla totale corruzione della religione cattolica innescata dalla follia ecumenica che infesta ormai da anni il mondo cattolico diabolicamente partorito dal Vaticano II.
Ganesha: idolo indù dal corpo di giovinetto e la testa di elefante:
protettore dell'intimità delle donne, cavalcante un topolino
Grazie a Dio, non sono mancate le proteste, molto energiche, così che il vescovado di Cadice (Cadíz) e Ceuta (sede suffraganea dell’arcidiocesi di Siviglia), è stato costretto ad emettere un comunicato, che riproduciamo.
si può cogliere a piene mani il compiacimento del vicario e dei fedeli presenti nel Santuario, che parla di tutt’altro che di un errore o di una leggerezza.
Da notare che i canti in onore della Vergine Maria, intonati dai fedeli, appartengono alla tradizione religiosa andalusa relativa alla venerazione della Vergine del Rocío, quindi la partecipazione dei fedeli presenti è stata particolarmente sentita e compiaciuta, al pari della partecipazione organizzata del vicario, come si vede nel tratto del video in cui si rende omaggio all’idolo Ganesha dallo stesso altare che porta l’immagine della Vergine.
Dal punto di vista ecumenico, e tenuto conto della convivenza della comunità cristiana con quella indù, occorre notare che in termini meramente popolani può cogliersi una qualche apparente affinità tra la devozione femminile delle due comunità: il dio Ganesha è particolarmente legato alla figura femminile (si vedano le danze indù che accompagnano questa festa) di cui sarebbe un protettore, la Vergine Maria è di per sé il prototipo della donna. Ora, tenuto conto dell’indifferentismo introdotto dalla pratica dell’ecumenismo moderno, certe donne cristiane hanno finito col sentirsi vicine alle donne indù, fino a condividerne certe espressioni folkloristiche. Da qui i canti intonati nel Santuario, per lo più eseguiti dalle donne.
Ovviamente, questo non giustifica alcunché, ma permette di capire a quali blasfemie e apostasie pratiche possa condurre il malsano “ecumenismo” del Vaticano II.
Ceuta: Santuario della Vergine dell'Africa
NUOVI PRETI DELLA NUOVA CHIESA
FOLLIA ECUMENICA A CEUTA:
OMAGGIO ALL'IDOLO IN CASA DI MARIA
Ceuta: Altare Maggiore del Santuario della Vergine dell'Africa
Il 27 agosto 2017, nella città di Ceuta (città autonoma spagnola del Nord Africa) il vicario vescovile ha accolto nel Santuario della Vergine dell’Africa, con tanto di canti e una folla di fedeli, il simulacro del dio indù Ganesha.
La comunità indù del posto ha celebrato la festa di tale dio, portandone in processione il simulacro. Evidentemente in base ad una precisa programmazione, si è pensato bene di condurre il simulacro fin dentro il Santuario della Vergine dell’Africa, Patrona della città di Ceuta, dove è stato accolto da cattolici festanti che hanno intonato dei canti in onore della Vergine, in particolare della Vergine del Rocío, particolarmente venerata nella Spagna andalusa.
L'ingresso festoso del simulacro dell'idolo nel Santuario
Tale partecipazione, guidata dal parroco del Santuario, che è anche vicario vescovile, può spiegarsi in tanti modi, ma non v’è dubbio che in quello che è rimasto della già cattolicissima Spagna, può poggiare solo sulla totale corruzione della religione cattolica innescata dalla follia ecumenica che infesta ormai da anni il mondo cattolico diabolicamente partorito dal Vaticano II.
Ganesha: idolo indù dal corpo di giovinetto e la testa di elefante:
protettore dell'intimità delle donne, cavalcante un topolino
Grazie a Dio, non sono mancate le proteste, molto energiche, così che il vescovado di Cadice (Cadíz) e Ceuta (sede suffraganea dell’arcidiocesi di Siviglia), è stato costretto ad emettere un comunicato, che riproduciamo.
Comunicato della diocesi di Cadiz e Ceuta
http://infocatolica.com/?t=noticia&cod=30280 Il 28 agosto, la diocesi di Cadiz e Ceuta ha emesso il seguente comunicato: Il vescovado di Cadiz e Ceuta, attraverso l’ufficio stampa e comunicazioni, comunica che: 1. L’accettazione all’interno del Santuario della Patrona di Ceuta di membri della comunità indù che portavano l’immagine di una delle divinità da loro venerate, è stato un male e costituisce un fatto riprovevole che non avrebbe dovuto essere consentito. 2. Il Sig. Vescovo desidera esprimere il suo profondo dolore per questo fatto deplorevole che ha potuto causare danno, confusione o scandalo nella comunità cristiana e, come rappresentante della Chiesa di Cadiz e Ceuta, chiede perdono a tutti coloro che per questa situazione sono stati feriti, scandalizzati o confusi nella loro fede. 3. In nessun caso si riprova l’amore dei membri della comunità indù per le loro credenze, apprezziamo la loro dimostrazione di rispetto e ribadiamo la nostra soddisfazione per la cordiale relazione con loro e con le altre confessioni religiose di Ceuta, il che ci obbliga ad essere ancor di più fedeli alla nostra tradizione cristiana. 4. Il Sig. Vicario di Ceuta e parroco del Santuario, debitamente ammonito per aver permesso queste azioni, si è detto dispiaciuto per l’accaduto. Ha riconosciuto che è stato un errore permettere l’entrata di quelle immagini e che in nessun caso si è inteso venerare alcunché fuori del nostro Dio unico e vero, poiché la sua intenzione era solo di accettare la dimostrazione di rispetto che la comunità indù intendeva rivolgere alla comunità cristiana e alla Patrona di Ceuta, effettuando un’offerta floreale all’esterno del tempio e non celebrare in alcun modo un atto religioso congiunto. 5. Il Sig. Vicario ha riconosciuto il suo errore, si è dispiaciuto per il danno che ha potuto causare ai fedeli e si è assunto la totale responsabilità presentando le sue dimissioni, che sono state accettate. |
A prima vista, il comunicato, tolte certe incongruenze e alcuni sottintesi rivelatori, sembrerebbe porre un po’ di ordine in mezzo ad un incredibile disordine, ma se si ha la pazienza di visionare il video che riprende questa vicenda
si può cogliere a piene mani il compiacimento del vicario e dei fedeli presenti nel Santuario, che parla di tutt’altro che di un errore o di una leggerezza.
Da notare che i canti in onore della Vergine Maria, intonati dai fedeli, appartengono alla tradizione religiosa andalusa relativa alla venerazione della Vergine del Rocío, quindi la partecipazione dei fedeli presenti è stata particolarmente sentita e compiaciuta, al pari della partecipazione organizzata del vicario, come si vede nel tratto del video in cui si rende omaggio all’idolo Ganesha dallo stesso altare che porta l’immagine della Vergine.
Dal punto di vista ecumenico, e tenuto conto della convivenza della comunità cristiana con quella indù, occorre notare che in termini meramente popolani può cogliersi una qualche apparente affinità tra la devozione femminile delle due comunità: il dio Ganesha è particolarmente legato alla figura femminile (si vedano le danze indù che accompagnano questa festa) di cui sarebbe un protettore, la Vergine Maria è di per sé il prototipo della donna. Ora, tenuto conto dell’indifferentismo introdotto dalla pratica dell’ecumenismo moderno, certe donne cristiane hanno finito col sentirsi vicine alle donne indù, fino a condividerne certe espressioni folkloristiche. Da qui i canti intonati nel Santuario, per lo più eseguiti dalle donne.
Ovviamente, questo non giustifica alcunché, ma permette di capire a quali blasfemie e apostasie pratiche possa condurre il malsano “ecumenismo” del Vaticano II.
Ceuta: Santuario della Vergine dell'Africa
Suffragi alle anime purganti: la preghiera
Tre apparizioni dall'Inferno
E' dogma di fede che esista l'Inferno, e chiunque non creda all'esistenza di questo luogo di perdizione eterna, sappia che è venuto meno alla Fede Cattolica. Similmente sappia di aver mancato alla Fede Cattolica colui che neghi che nell'Inferno vi è fuoco, ed è un fuoco reale e non solo immaginario (Ite, maledicti, in ignem aeternum!). L'insegnamento sull'Inferno è dogmatico, ed è contenuto nei decreti del Concilio di Firenze (1439), che ribadì inoltre il dogma di extra ecclesiam nulla salus, ricordando poi anche che "le anime di quelli che muoiono in stato di peccato mortale attuale o con il solo peccato originale scendono immediatamente all'inferno per esservi punite con diverse pene" (DS 1306).
Tratto da "L'Inferno c'è" di don Giuseppe Tommaselli SDB
I. Tutti sanno che la Chiesa, prima di elevare qualcuno agli onori degli altari e dichiararlo «Santo», esamina attentamente la sua vita e specialmente i fatti più strani e insoliti. Il seguente episodio fu inserito nei processi di canonizzazione di San Francesco De Geronimo (1642-1716), celebre missionario della Compagnia di Gesù, vissuto nel XVII secolo. Un giorno questo sacerdote predicava a una gran folla in una piazza di Napoli. Una donna di cattivi costumi, di nome Caterina, abitante in quella piazza, per distrarre l'uditorio durante la predica, dalla finestra cominciò a fare schiamazzi e gesti spudorati. Il Santo dovette interrompere la predica perché la donna non la smetteva più, ma tutto fu inutile. Il giorno dopo il Santo ritornò a predicare sulla stessa piazza e, vedendo chiusa la finestra della donna disturbatrice, domandò cosa fosse capitato. Gli fu risposto: «È morta questa notte improvvisamente». La mano di Dio l'aveva colpita. «Andiamo a vederla», disse il Santo. Accompagnato da altri entrò nella camera e vide il cadavere di quella povera donna disteso. Il Signore, che talvolta glorifica i suoi Santi anche con i miracoli, gli ispirò di richiamare in vita la defunta. San Francesco di Girolamo guardò con orrore il cadavere e poi con voce solenne disse: «Caterina, alla presenza di queste persone, in nome di Dio, dimmi dove sei»! Per la potenza del Signore si aprirono gli occhi di quel cadavere e le sue labbra si mossero convulse: «All'inferno!... Io sono per sempre all'inferno»!
II. Viveva a Londra, nel 1848, una vedova di ventinove anni, ricca e molto corrotta. Tra gli uomini che frequentavano la sua casa, c'era un giovane Lord di condotta notoriamente libertina. Una notte quella donna era a letto e stava leggendo un romanzo per conciliare il sonno. Appena spense la candela per addormentarsi, si accorse che una luce strana, proveniente dalla porta, si diffondeva nella camera e cresceva sempre più. Non riuscendo a spiegarsi il fenomeno, meravigliata spalancò gli occhi. La porta della camera si aprì lentamente e apparve il giovane Lord, che era stato tante volte complice dei suoi peccati. Prima che essa potesse proferire parola, il giovane le fu vicino, l'afferrò per il polso e disse: «C'è un inferno, dove si brucia»! La paura e il dolore che quella povera donna sentì al polso furono così forti che svenne all'istante. Dopo circa mezz'ora, ripresasi, chiamò la cameriera la quale, entrando nella stanza, sentì un forte odore di bruciato e constatò che la signora aveva al polso una scottatura così profonda da lasciar vedere l'osso e con la forma della mano di un uomo. Notò anche che, a partire dalla porta, sul tappeto c'erano le impronte dei passi di un uomo e che il tessuto era bruciato da una parte all'altra. Il giorno seguente la signora seppe che la stessa notte quel giovane Lord era morto. Questo episodio è narrato da Mons. De Sègur che così commenta: «Non so se quella donna si sia convertita; so però che vive ancora. Per coprire agli sguardi della gente le tracce della sua scottatura, sul polso sinistro porta una larga fascia d'oro in forma di braccialetto che non toglie mai e per questo particolare viene chiamata "la signora del braccialetto"».
III. A Roma, nel 1873, verso la metà di agosto, una delle povere ragazze che vendevano il loro corpo in una casa di tolleranza si ferì a una mano. Il male, che a prima vista sembrava leggero, inaspettatamente si aggravò, tanto che quella povera donna fu trasportata urgentementesono dannata all'ospedale, dove morì poco dopo. In quel preciso momento, una ragazza che praticava lo stesso «mestiere» nella stessa casa, e che non poteva sapere ciò che stava avvenendo alla sua «collega» finita all'ospedale, cominciò a urlare con grida disperate, tanto che le sue compagne si svegliarono impaurite. Per le grida si svegliarono anche alcuni abitanti del quartiere e ne nacque uno scompiglio tale che intervenne la questura. Cos'era successo? La compagna morta all'ospedale le era apparsa, circondata di fiamme, e le aveva detto: «Io sono dannata! E se non vuoi finire anche tu dove sono finita io, esci subito da questo luogo di infamia e ritorna a Dio»! Nulla poté calmare l'agitazione di quella ragazza, tanto che, appena spuntata l'alba, se ne partì lasciando tutte le altre nello stupore, specialmente non appena giunse la notizia della morte della compagna avvenuta poche ore prima all'ospedale. Poco dopo, la padrona di quel luogo infame, che era una garibaldina esaltata, si ammalò gravemente e, ben ricordando l'apparizione della ragazza dannata, si convertì e chiese un sacerdote per poter ricevere i santi Sacramenti. L'autorità ecclesiastica incaricò della cosa un degno sacerdote, Mons. Sirolli, che era il parroco di San Salvatore in Lauro. Questi richiese all'inferma, alla presenza di più testimoni, di ritrattare tutte le sue bestemmie contro il Sommo Pontefice e di esprimere il proposito fermo di mettere fine all'infame lavoro che aveva fatto fino allora. Quella povera donna morì, pentita, con i conforti religiosi. Tutta Roma conobbe ben presto i particolari di questo fatto. Gli incalliti nel male, com'era prevedibile, si burlarono dell'accaduto; i buoni, invece, ne approfittarono per diventare migliori.
Mosaici (particolare) della Basilica di S. Maria Assunta a Torcello , Venezia, IX secolo
Tratto da "L'Inferno c'è" di don Giuseppe Tommaselli SDB
I. Tutti sanno che la Chiesa, prima di elevare qualcuno agli onori degli altari e dichiararlo «Santo», esamina attentamente la sua vita e specialmente i fatti più strani e insoliti. Il seguente episodio fu inserito nei processi di canonizzazione di San Francesco De Geronimo (1642-1716), celebre missionario della Compagnia di Gesù, vissuto nel XVII secolo. Un giorno questo sacerdote predicava a una gran folla in una piazza di Napoli. Una donna di cattivi costumi, di nome Caterina, abitante in quella piazza, per distrarre l'uditorio durante la predica, dalla finestra cominciò a fare schiamazzi e gesti spudorati. Il Santo dovette interrompere la predica perché la donna non la smetteva più, ma tutto fu inutile. Il giorno dopo il Santo ritornò a predicare sulla stessa piazza e, vedendo chiusa la finestra della donna disturbatrice, domandò cosa fosse capitato. Gli fu risposto: «È morta questa notte improvvisamente». La mano di Dio l'aveva colpita. «Andiamo a vederla», disse il Santo. Accompagnato da altri entrò nella camera e vide il cadavere di quella povera donna disteso. Il Signore, che talvolta glorifica i suoi Santi anche con i miracoli, gli ispirò di richiamare in vita la defunta. San Francesco di Girolamo guardò con orrore il cadavere e poi con voce solenne disse: «Caterina, alla presenza di queste persone, in nome di Dio, dimmi dove sei»! Per la potenza del Signore si aprirono gli occhi di quel cadavere e le sue labbra si mossero convulse: «All'inferno!... Io sono per sempre all'inferno»!
II. Viveva a Londra, nel 1848, una vedova di ventinove anni, ricca e molto corrotta. Tra gli uomini che frequentavano la sua casa, c'era un giovane Lord di condotta notoriamente libertina. Una notte quella donna era a letto e stava leggendo un romanzo per conciliare il sonno. Appena spense la candela per addormentarsi, si accorse che una luce strana, proveniente dalla porta, si diffondeva nella camera e cresceva sempre più. Non riuscendo a spiegarsi il fenomeno, meravigliata spalancò gli occhi. La porta della camera si aprì lentamente e apparve il giovane Lord, che era stato tante volte complice dei suoi peccati. Prima che essa potesse proferire parola, il giovane le fu vicino, l'afferrò per il polso e disse: «C'è un inferno, dove si brucia»! La paura e il dolore che quella povera donna sentì al polso furono così forti che svenne all'istante. Dopo circa mezz'ora, ripresasi, chiamò la cameriera la quale, entrando nella stanza, sentì un forte odore di bruciato e constatò che la signora aveva al polso una scottatura così profonda da lasciar vedere l'osso e con la forma della mano di un uomo. Notò anche che, a partire dalla porta, sul tappeto c'erano le impronte dei passi di un uomo e che il tessuto era bruciato da una parte all'altra. Il giorno seguente la signora seppe che la stessa notte quel giovane Lord era morto. Questo episodio è narrato da Mons. De Sègur che così commenta: «Non so se quella donna si sia convertita; so però che vive ancora. Per coprire agli sguardi della gente le tracce della sua scottatura, sul polso sinistro porta una larga fascia d'oro in forma di braccialetto che non toglie mai e per questo particolare viene chiamata "la signora del braccialetto"».
III. A Roma, nel 1873, verso la metà di agosto, una delle povere ragazze che vendevano il loro corpo in una casa di tolleranza si ferì a una mano. Il male, che a prima vista sembrava leggero, inaspettatamente si aggravò, tanto che quella povera donna fu trasportata urgentementesono dannata all'ospedale, dove morì poco dopo. In quel preciso momento, una ragazza che praticava lo stesso «mestiere» nella stessa casa, e che non poteva sapere ciò che stava avvenendo alla sua «collega» finita all'ospedale, cominciò a urlare con grida disperate, tanto che le sue compagne si svegliarono impaurite. Per le grida si svegliarono anche alcuni abitanti del quartiere e ne nacque uno scompiglio tale che intervenne la questura. Cos'era successo? La compagna morta all'ospedale le era apparsa, circondata di fiamme, e le aveva detto: «Io sono dannata! E se non vuoi finire anche tu dove sono finita io, esci subito da questo luogo di infamia e ritorna a Dio»! Nulla poté calmare l'agitazione di quella ragazza, tanto che, appena spuntata l'alba, se ne partì lasciando tutte le altre nello stupore, specialmente non appena giunse la notizia della morte della compagna avvenuta poche ore prima all'ospedale. Poco dopo, la padrona di quel luogo infame, che era una garibaldina esaltata, si ammalò gravemente e, ben ricordando l'apparizione della ragazza dannata, si convertì e chiese un sacerdote per poter ricevere i santi Sacramenti. L'autorità ecclesiastica incaricò della cosa un degno sacerdote, Mons. Sirolli, che era il parroco di San Salvatore in Lauro. Questi richiese all'inferma, alla presenza di più testimoni, di ritrattare tutte le sue bestemmie contro il Sommo Pontefice e di esprimere il proposito fermo di mettere fine all'infame lavoro che aveva fatto fino allora. Quella povera donna morì, pentita, con i conforti religiosi. Tutta Roma conobbe ben presto i particolari di questo fatto. Gli incalliti nel male, com'era prevedibile, si burlarono dell'accaduto; i buoni, invece, ne approfittarono per diventare migliori.
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