ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 2 settembre 2017

Piccoli pappagalli crescono..

Francesco suggerisce, Cento rifà il verso

Da quando Francesco ha suggerito al mondo intero che il cristianesimo si è nutrito di violenza al pari dell’Islam (a mo’ d’esempio si veda la conferenza stampa durante il volo di ritorno dalla Polonia, 31 luglio 2016), crescono qua e là piccoli pappagalli che gli rifanno il verso.

Questa volta citiamo il caso di Cento, in provincia di Ferrara, diocesi di Bologna, dove un gruppo di parrocchiani abbeverati alla fonte inquinata dell’inquilino di Santa Marta hanno organizzato nientemeno che una “Festa dei Popoli”, a cui dovrebbero intervenire persone di ogni etnia e religione.

Cento è un comune di oltre 30.000 abitanti, in cui ormai vivono, com’è invalso in questi ultimi dieci anni in tutta Italia, circa 6.000 stranieri provenienti da vari paesi, di cui la metà sono musulmani.
Indigeni e stranieri hanno pensato di organizzare per il 17 settembre 2017 una bella manifestazione comune dove si mangerà “multietnico” e si discetterà secondo il pensiero unico dell’immigrazionismo forzato.

Noi abbiamo appreso dell’infausto evento da un volantino, trasmessoci dagli amici di Cento, confezionato e distribuito da quattro parrocchie locali, intitolato “Cristiani e Musulmani nell’Europa del Futuro”.




Titolo che testimonia il tranquillo e compiaciuto convincimento che l’Europa del futuro sarà occupata anche dei musulmani. E la prima cosa che ci è venuta da pensare è che dopo più di mille anni di tentativi, i musulmani alla fine ce l’hanno fatta a occupare l’Europa, con il sostegno e il concorso dei figli di quegli Europei che per più di mille anni hanno respinto il tentativo di invasione musulmana, molto spesso a partire proprio dalle parrocchie.

Com’è cambiato il mondo?!

Quelli che un tempo hanno difeso col sangue la propria identità religiosa e culturale, oggi, nei loro eredi, si buttano a capofitto nel magma multiculturale dove i musulmani occupano un posto di preminenza sia per la solidità del loro convincimento religioso sia per la prolificità delle loro donne.
Di questo passo, basteranno pochi decenni per trasformare l’Europa da continente cristiano a “terra dell’Islam”, dove, secondo il convincimento dei seguaci di Maometto, bisognerà applicare la legge coranica… per volontà di Allah!

Ma non sono queste le cose che preoccupano i parrocchiani delle quattro parrocchie centesi, essi sembrano convinti che “negli anni recenti le armi occidentali hanno ucciso o mutilato molta più gente di quanto abbiano fatto i terroristi che hanno agito secondo la cosiddetta ‘ispirazione islamica’”.
E’ questo uno scampolo delle due pagine che compongono il volantino citato, in cui si svolge un ragionamento – a sostegno della “festa dei popoli” – tutto articolato secondo questa impostazione “autocritica” dei cristiani rispetto al giudizio comune sui musulmani.

In verità, l’argomentazione è alquanto lacunosa e manifestamente partigiana, fondata com’è sulle suggestioni bergogliane, degna quindi di essere liquidata con poche battute, ma noi crediamo sia utile far capire come ormai i cristiani europei – di cui questi parrocchiani Centesi sono un esempio – si siano arresi alla denigrazione della loro storia e all’islamizzazione delle loro case.
Citiamo solo qualche passo.

Qualche precisazione sul ruolo che ha avuto la violenza nella teologia cristiana può aiutare a smontare questa contrapposizione troppo rigida (tra un cristianesimo amante della pace e un islam violento) […] piuttosto, essi [i cristiani] hanno per lungo tempo sostenuto la necessità del potere coercitivo dello Stato per promuovere il bene comune, fosse anche al servizio di una guerra giusta o della legittima punizione dei criminali. […] oggi dobbiamo tenerne conto … anche per il fatto che la passata collusione della Chiesa con lo Stato nell’inquisizione, nelle crociate e nel colonialismo appare del tutto in contraddizione con il comportamenti irenico di Cristo”.

Tralasciamo la leggenda, un po’ ridicola e un po’ modernamente scontata, di un Cristo esclusivamente irenico, come se i Vangeli non fossero zeppi degli insegnamenti di Nostro Signore che ammonisce: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada» (Mt. 10, 34): e consideriamo che questa prosa pappagallesca, che fa il verso alla propaganda anticristiana degli atei e alla gratuita denigrazione anticattolica dei protestanti, ricalcata sulle rivoluzionarie dichiarazioni di Francesco, fa capire come i cristiani moderni abbiano optato per l’autolesionismo e per l’abbandono dei propri figli alle mire dei seguaci di Maometto, ormai utili strumenti del Nuovo Ordine Mondiale che intende distruggere ogni religione ed ogni identità per instaurare il regno del nulla propedeutico all’avvento dell’Anticristo.

Per quanto inconsciamente dissimulato, è questo lo scopo di iniziative parrocchiali come questa della “festa dei popoli”, organizzata peraltro dalle quattro parrocchie di Cento insieme con i centri culturali islamici.

Ora, a parte l’evidenza di un Islam mosso ad invadere l’Europa per mutarne la rimanente identità cristiana, secondo il disegno rivoluzionario del Nuovo Ordine Mondiale, ciò che salta all’occhio è la cecità e l’ignoranza di questi parrocchiani supposti cristiani.
Nonostante bastino poche nozioni di storia per cogliere il processo di formazione dell’Europa cristiana, a Cento sembra che addirittura i libri di storia non siano mai esistiti.




Carlo Magno a Roncisvalle, davanti a Rolando che si è sacrificato per bloccare l'avanzata dei musulmani

Senza bisogno di richiamare secoli di storia, basta ricordare che l’Europa cristiana, subentrata alla fine dell’Impero Romano, nacque con Carlo Magno, di cui sono note le prime gesta sui Pirenei atte a contenere il tentativo espansionistico dei musulmani stanziatisi in Spagna. Da allora l’Europa è cresciuta con la costituzione della Cristianità e con la lotta svoltasi per secoli per contrastare l’espansionismo musulmano, fermato e rigettato a più riprese: i cui esempi più eclatanti sono la figura mitica di San Giacomo di Compostela, la Reconquista spagnola e la vittoria di Lepanto, senza contare le interminabili lotte contro i musulmani invasori svoltesi nella penisola balcanica, dove si produssero spesso feroci massacri.




Basilica Cattedrale di San Giacomo di Compostela - Santiago matamoros [uccisore dei mori]




Città di Burgos - Rodrigo Díaz conte di Vivar, noto come El Cid Campeador,
eroe principale della Reconquista spagnola, quando i Re cattolici ricacciarono i musulmani in Africa




Ricordo della vittoria nella battaglia navale svoltasi a Lepanto, il 7 ottobre 1571, patrocinata da San Pio V e conseguita dai principi cattolici raccolti nella Lega Santa, sotto la protezione della Santa Vergine Maria.
San Pio V istituì da allora, alla stessa data, la festa della Madonna col titolo di Santa Maria della Vittoria, trasformata da Gregorio XIII in festa della Beata Vergine del Santo Rosario,  perché in occasione dell'epica battaglia la Cristianità recitò costantemente il Santo Rosario per chiedere la protezione della Madonna.

A leggere il volantino delle parrocchie centesi, sembrerebbe che secoli di lotta dei cristiani contro il ripetuto tentativo islamico di trasformare l’Europa in “terra dell’Islam”, non siano mai esistiti, che l’espressione popolare “mamma, li turchi!”, sia una mera invenzione propagandistica e non la conseguenza delle razzie, delle depredazioni, delle uccisioni e delle decapitazioni operate per secoli dai musulmani sulle nostre coste e fin nell’entroterra, non solo balcanico, ma anche italico e francese:
quanti cattolici moderni ricordano gli 813 Martiri di Otranto, decapitati dai musulmani, la cui resistenza impedì che questi ultimi potessero proseguire verso Roma?




Dopo aver ucciso nella Cattedrale tutti i maschi con più di 15 anni, i Turchi radunarono sul colle della Minerva gli 813 Otrantini sopravvissuti e li decapitarono dopo aver tentato di far loro ripudiare la religione cristiana e dopo che gli Otrantini dichiararono che preferivano morire in onore di Cristo

Nessuna traccia di tutto questo nel volantino dei parrocchiani centesi, il quale termina con un’osservazione capziosa e devastante, apparentemente rivolta ai musulmani, ma evidentemente proposta saccentemente anche ai cristiani. Osservazione che, in maniera demenziale invita a rivoltarsi contro Dio e la Sua Chiesa.
Basta leggerla per rendersi conto di come i cervelli degli uomini moderni siano andati ormai in poltiglia.

L’amore per se stessi dev’essere un amore che lotta, che dubita, che si mette continuamente in discussione, se vuole evitare di cadere in preda al narcisismo, all’autoglorificazione e all’autocompiacimento. Quanto è vero questo per l’islam [il cristianesimo] di oggi! Ogni musulmano [cristiano] che non combatte con l’islam [il cristianesimo], che non lo mette in discussione e non lo interroga criticamente, non ama veramente l’islam [il cristianesimo]”.

Sembra leggere il resoconto di una delle interviste a ruota libera di Jorge Mario Bergoglio, in arte Francesco.

di
 Belvecchio
http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2108_Belvecchio_Francesco_suggerisce.html

ISLAM: UNA RELIGIONE "POLITICA"

    Londra, l’Islam, l’identità culturale e la violenza di Stato sull’infanzia. Stiamo trasformando le nostre comunità liberali in luoghi in cui si espande il fondamentalismo come mentalità culturale. Un pensiero di Roger Scruton 
di Benedetto Ippolito
 
  

In nome di un’astratta e mal digerita neutralità etica delle istituzioni, stiamo trasformando le nostre comunità liberali in luoghi in cui si espande il fondamentalismo come mentalità culturale, prima ancora che religiosa: una scelta stupida, sbagliata e masochista. Il caso della bambina cristiana affidata a una famiglia musulmana nell'analisi di Benedetto Ippolito, storico della filosofia


Le nostre città sono ormai troppo spesso diventate degli ammassi multiculturali, e, probabilmente, nessun tipo di riflessione tradizionale sulla società, sviluppata in Occidente, vi riconoscerebbe più alcun carattere autentico di comunità. A mancare oggi è il senso di appartenenza identitaria, la condivisione culturale dei valori fondamentali, i quali non possono essere creati atavolino o in laboratorio, essendo il frutto lento del tempo e della storia.
In definitiva, il multiculturalismo non è altro che l’accettazione passiva di un permanente paradosso della nostra civiltà che si esplica poi nella pratica di vita quotidiana, soprattutto quando emerge l’esigenza di risolvere problemi concreti quali l’adozione di minorenni, il diritto di famiglia, e così via.
A colpire sono alcuni casi emblematici che offre la cronaca, come quello di una bambina cristiana di Londra, di cui rende noto il The Times, la cui adozione è stata affidata ad una famiglia musulmana. Sebbene, infatti, la legge inglese preveda che vengano rispettati e giustamente, come riporta anche il Corriere della Sera, «la religione, il background linguistico e culturale, la razza» del minorenne, il destino di questa bimba è finito nelle mani di ben due famiglie islamiche che immediatamente le hanno non soltanto imposto abbigliamento e modi di vita non inglesi, ma le hanno vietato di mangiare i suoi piatti preferiti, tra cui la pasta alla carbonara, perché contenente pancetta di maiale vietata dalla ferrea morale religiosa dei genitori adottivi.
Non è finita qui: dalle testimonianze raccolte risulta che le festività cristiane per eccellenza, Natale e Pasqua, sono state tacciate di essere stupide e le donne occidentali di essere alcolizzate.
A me fa specie pensare non tanto che un musulmano pensi queste cose, ma che le ritenga così valide da farle diventare perfino un parametro educativo, vivendo in una città come Londra, capitale del Paese dove è nata nel mondo la democrazia.
Mi ricordo che ho conosciuto anni fa uno studioso che aveva deciso di andare a vivere in Iran, perché amava così tanto il mondo sciita affascinante di Teheran da volersi trasferire lì. Io non ho condiviso la scelta, ma l’ho rispettata. Al contrario per me è assolutamente inconcepibile che una famiglia musulmana pensi di vivere in Inghilterra, non condividendo e non rispettando per nulla i valori della tradizione culturale britannica, notoriamente sempre molto avanzati sul piano delle libertà individuali.
Cosa ci sei andato a fare in Inghilterra, mi chiedo io.
Da questo caso specifico si può ricavare un insegnamento importante. Il multiculturalismo non è soltanto una soluzione fragile e traballante sul piano sociale, come prima si diceva, ma è una realtà impossibile da vivere dal punto di vista democratico, perché presuppone precisamente che sia accolto senza discussione un insieme di valori civili che sono esattamente quelli che mai e poi mai sono accettati da altre culture e da altre mentalità.
Riconoscere la verità delle differenti identità vuol dire fare in modo che esse si raccolgano in comunità distinte e omogenee, e non che si possa stare tutti insieme sotto uno stesso Stato. Perché accettare di offrire libertà democratiche a chi la democrazia la disprezza, conoscendo soltanto la legge islamica, vuol dire distruggere la democrazia stessa e i suoi valori umani costitutivi, generando le condizioni perfette per l’intolleranza e la morte della libertà.
Citerò, a tal fine, un pensatore inglese di grande intelligenza come Roger Scruton: “Le nazioni occidentali concordano che la legge sia resa legittima dalla distinzione tra le comunità politiche e quelle religiose, le prime composte di cittadini, le seconde da soggetti sottomessi. La tradizionale visione dell’Islam vede la legge invece come un sistema di comandi che discendono da Dio”.
Ora, tra queste due idee non solo non può esservi conciliazione, ma soltanto la prima può giustificare il rispetto della libertà personale che Tommaso d’Aquino definiva già nel Medioevo “elicita”, ossia costitutiva della persona, libertà personale che è alla base della democrazia.
Il multiculturalismo è un’ideologia nichilista e sbagliata con la quale stiamo introducendo i presupposti virali per la morte della nostra identità politica occidentale. E il caso di questa bambina lo testimonia con una forza tale da allibire il più aperto contrattualista.
Uno degli obiettivi fondamentali che l’Europa deve porsi, d’altronde, non è di contrapporre la legge del Vangelo a quella del Corano, ma di far rispettare il principio della cittadinanza come norma sociale e dovere legale, così da riconoscere la religione come fatto pubblico distinto però dalla legge dello Stato e dalla morale politica. A queste condizioni si può vivere a casa nostra. Senza queste condizioni non si può vivere in democrazia.
In nome di un’astratta e mal digerita neutralità etica delle istituzioni, viceversa, stiamo trasformando le nostre comunità liberali in luoghi in cui si espande il fondamentalismo come mentalità culturale, prima ancora che religiosa: una scelta stupida, sbagliata e masochista.
Se, infatti, non si fanno rispettare le ricorrenze cristiane tradizionali che segnano il senso della nostra storia, come il Natale e la Pasqua, se non s’impone di portare rispetto a un tassello originario della nostra identità, ben presto perderemo anche la libertà e la laicità che derivano esattamente dall’umanesimo cristiano, finendo per essere costretti a tornare nelle catacombe, trasformando l’Occidente in un nuovo Impero Ottomano nel quale saremo tutti sottomessi alla Legge.

 
Londra, l’Islam, l’identità culturale e la violenza di Stato sull’infanzia


di Benedetto Ippolito
Formiche



Fonte: http://formiche.net/blog/2017/08/28/londra-bambina/ del 28/08/17 pubblicato il 02 Settembre 2017

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