Video della presentazione del libro “Fatima: un appello al
cuore della Chiesa” nella rassegna “Il libro del mese” del Cammino 3S di Teramo
Mi pare alcuni, nella Chiesa di oggi come in quella di ieri, non solo non abbiano più fiducia in Dio, ma neanche nell’essere umano.
Forse lo si considera troppo stupido, o troppo indaffarato, o troppo arrapato, o troppo cattivo per avere voglia di amare davvero la propria moglie o marito, per capire cosa sia il meglio della propria vita, dove sia il bello, come si debba fare il bene.
Voi lo sapete, io penso che l’uomo sia cattivo. Ma anche chi è cattivo, o stupido, o indaffarato capisce dove sta il suo bene. Magari poi non lo fa; ma capirlo sì.
Forse lo si considera troppo stupido, o troppo indaffarato, o troppo arrapato, o troppo cattivo per avere voglia di amare davvero la propria moglie o marito, per capire cosa sia il meglio della propria vita, dove sia il bello, come si debba fare il bene.
Voi lo sapete, io penso che l’uomo sia cattivo. Ma anche chi è cattivo, o stupido, o indaffarato capisce dove sta il suo bene. Magari poi non lo fa; ma capirlo sì.
Persino le pecore lo capiscono. La pecora abbandonata a se stessa bela, invocando aiuto. E una pecora è parecchio meno intelligente di un essere umano.
Questa parte della Chiesa pensa che il pastore dovrebbe dare alle pecore il permesso di fare quello che vogliono, sicure che qualcuno le salverà comunque. O meglio, che si salveranno da sole. Il che è un paradosso, dato che le si considera troppo deboli per comprendere ciò che è male. Paradosso risolvibile in un solo modo, dicendo che il male non è poi così male.
Davvero una pecora può sentirsi realizzata a ficcarsi in un burrone, o a passeggiare tra i lupi? Persino le pecore capiscono che è meglio seguire un pastore che si occupa di loro, togliendole dai pericoli. E’ selezione naturale: quelle che non l’hanno capito muoiono. Se il pastore non fa questo, salvare le pecore, non è un pastore. Cosa sia esattamente non lo so.
Qualcuno pensa che il modo migliore per fare felice l’uomo sia dargli il permesso di fare cosa vuole, senza capire che ha già il permesso di fare cosa vuole: si chiama libero arbitrio, si chiama libertà.
Ma quel “cosa si vuole”, senza bene, conduce alla morte e alla rovina. L’uomo è in grado di capire dove stia il suo bene: ma se non gli viene indicato, se gli viene nascosto, se gli viene detto “tanto è lo stesso” lo troverà molto più difficile; sulla sua pelle.
L’uomo può fare il bene, anche se cattivo. Altrimenti non avrebbe senso una Chiesa.
Una Chiesa che considerasse impossibile il bene per l’uomo dovrebbe pensarlo anche per se stessa. Si definirebbe incapace, e inutile. Che me ne faccio di una Chiesa così?
Per nostra fortuna, la Chiesa è altro. Non la salvezza, ma chi indica la via per la salvezza. Salvezza da che? Dai lupi, dai burroni, da noi stessi.
Ma quel “cosa si vuole”, senza bene, conduce alla morte e alla rovina. L’uomo è in grado di capire dove stia il suo bene: ma se non gli viene indicato, se gli viene nascosto, se gli viene detto “tanto è lo stesso” lo troverà molto più difficile; sulla sua pelle.
L’uomo può fare il bene, anche se cattivo. Altrimenti non avrebbe senso una Chiesa.
Una Chiesa che considerasse impossibile il bene per l’uomo dovrebbe pensarlo anche per se stessa. Si definirebbe incapace, e inutile. Che me ne faccio di una Chiesa così?
Per nostra fortuna, la Chiesa è altro. Non la salvezza, ma chi indica la via per la salvezza. Salvezza da che? Dai lupi, dai burroni, da noi stessi.
Talvolta anche gli uomini buoni prendono una sbandata. Figuriamoci quelli cattivi. Ma l’importante è riprendersi; è vedere l’errore; è ricominciare ad assere ciò che si deve essere. Chiedere perdono: sicuri che, di lassù, una mano arriverà.
Pubblicato da Berlicche
Se il prete caccia i credenti dalla Chiesa
La comunità di Vittoria, nel cuore della Sicilia, deve prendere le distanze dal prete della sua chiesa don Jean Claude della Repubblica del Congo che è arrivato in Italia con il grato compito di amministrare il culto e garantire la manutenzione dei luoghi.
Le Chiese cristiane sono adorne di sculture, tele e affreschi in un tripudio di bellezza che illustra lo splendore divino. Se essa non fosse necessaria, le chiese sarebbero come garage o magazzini. La fede si nutre anche attraverso gli occhi, non solo attraverso le parole del sacerdote. Nessuna religione ha espresso tanta bellezza come la religione cristiana. Le altre religioni monoteiste escludono la rappresentazione di Dio, che è irrappresentabile. Si prega, dunque, anche con gli occhi.
Le porte della chiesa sono aperte a tutti. E chi entra ascolta e vede. La chiesa accoglie fedeli e infedeli. Io sono cristiano e nessun prete mi può considerare straniero, né può pensare di respingermi, proclamando: «Non è questo il momento di guardare le opere d'arte». Come se ci fosse un momento in cui le opere perdono il loro significato devozionale e vanno viste come puri ricordi, quale oggetti d'arte. Non per me e per nessun cristiano che sente Dio attraverso le immagini. Non è un buon prete quello che respinge, e che separa fede e bellezza. Legga Niccolò Tommaseo, e rilegga i vangeli, don Jean Claude, e sappia che Dio è ovunque ma non nella Chiesa dove il prossimo suo viene respinto.
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