ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 16 dicembre 2017

Nella confusione metafisica


Corone d’Avvento


In un’epoca in cui si relativizzano anche le norme cultuali più sacre, spuntano spontaneamente (scusate l’allitterazione) nuove osservanze che in breve tempo diventano obbligatorie. Tale è il caso delle cosiddette corone d’Avvento, che sono ormai immancabili in chiese, oratori, refettori e sale di rappresentanza; manca solo che si elabori un rito per l’accensione e lo spegnimento dei ceri. Qua e là, in qualche convento, potrebbe esserci chi ha lodevolmente provveduto a questa intollerabile carenza, ma in ogni caso la nuova usanza è seguita con uno zelo e una precisione straordinari. È proprio vero: l’uomo ha bisogno di rituali; se le “riforme liturgiche” glieli riducono al di sotto del minimo vitale, se ne inventa di nuovi.

Naturalmente non mancherà chi, sulla scorta della visione orizzontalistica che è invalsa anche nella Chiesa, sentenzierà prontamente che si tratta di un bisogno puramente psicologico di sicurezza. Moltiplicare i rituali è certamente un sintomo di nevrosi, ma la presenza di un numero contenuto di essi è caratteristica della vita di tutti. La ritualità, in effetti, è un fatto antropologico: essa è una dimensione della vita umana – e non solo nelle culture antiche o in quelle primitive. La società postmoderna non celebra più il Natale cristiano, ma lo ha trasformato in una “festa d’inverno” con tutte le sue imprescindibili osservanze. Oggi ci sono “comandamenti” sociali che non si possono assolutamente disattendere, per la gioia di mercanti e operatori turistici.

La ritualità – quella seria – è un modo in cui l’uomo dà un significato superiore alle attività utili o necessarie alla sua esistenza, o meglio riconosce ed esprime il significato che esse hanno già di per sé in quanto compiute da un essere dotato di coscienza e libero arbitrio. Gli stessi atti legati alla nutrizione e alla riproduzione, che l’uomo ha in comune con gli animali, portano in sé ben altro valore e manifestano la sua natura relazionale. Non a caso si mangia intorno a un tavolo; l’uomo e la donna, unendosi secondo natura, si guardano necessariamente in volto, a differenza delle bestie. Tutto ciò che riguarda la conservazione e la trasmissione della vita, lungi dal rimanere confinato al piano meramente fisico, è elevato dalla dignità umana a un grado superiore.

Gli etologi insorgeranno affermando che la realtà dei rituali non è esclusiva all’uomo, essendo riscontrabile anche nel regno animale. Di fatto, però, nessun’altra creatura èconsapevole di ciò che fa o può scegliere liberamente tempi, modi e circostanze per farlo. L’uomo non è totalmente determinato dall’istinto né da leggi naturali; la stessa conservazione della vita e della specie può essere posposta a valori di ordine superiore all’esistenza terrestre, perfino nel paganesimo. Fra gli animali i rituali sono indizi del fatto che il Creatore ha ordinato l’universo in vista e in funzione dell’uomo, Suo capolavoro, disponendo un’ascesa graduale dalla vita vegetativa a quella sensitiva a quella razionale. Qualcosa di ciò che è caratteristico ed esclusivo della creatura dotata di anima spirituale è in qualche modo abbozzato nelle creature inferiori.

È la dignità stessa della persona umana – oltre al rispetto degli altri – che esige il pudore nel modo di presentarsi e nelle manifestazioni affettive più intense, che è naturale riservare a tempi e luoghi di intimità; è proprio su questo punto, fra gli altri, che i poteri occulti ci violentano da decenni con mode, spettacoli e usanze indecorose cui tanti si sono assuefatti, degradandosi a bestie. Ma ci sono anche abitudini apparentemente meno nocive, sebbene non poco diseducative, come quelle legate ai pasti. Per esempio, è gravemente sbagliato permettere ai bambini e agli adolescenti di abbandonare la tavola prima che tutti abbiano finito di mangiare e che il pasto si sia concluso: è come dire che si è lì unicamente per rifocillarsi ed è come se le altre persone non ci fossero.

L’essere umano, per sua stessa natura, riconosce una gerarchia di valori fondata sulla sua dignità intrinseca, che a sua volta dipende dalla sua origine. L’uomo riconosce tale gerarchia dall’interno della sua coscienza, prima ancora che in virtù di norme positive. La legge naturale è inscritta nella sua ragione quale evidenza di una legge immutabile, quella divina, che la Rivelazione, accolta mediante la fede, completa e perfeziona. Ogni suo gesto, dal più piccolo al più grande, deve essere regolato e plasmato dalla volontà del Creatore, la sola che possa condurlo al suo pieno compimento. Abituare i piccoli a trascurarla nei comportamenti ordinari significa renderli incapaci di riconoscerla e osservarla in quelli decisivi e nelle grandi scelte della vita.

La natura spirituale dell’uomo nobilita dunque, già di per sé, le attività che ha in comune con gli animali; la grazia, poi, le eleva ulteriormente in quanto sono proprie di un essere che non solo è immagine di Dio, ma è anche Suo figlio adottivo, partecipe della Sua vita soprannaturale. Per questo l’unione sessuale può avvenire lecitamente soltanto all’interno del matrimonio, che è già indissolubile per diritto naturale e, per i battezzati, è un sacramento, cioè un atto compiuto da Cristo stesso mediante i ministri umani (quindi un atto su cui nessuna autorità umana ha potere). Per questo i cristiani pregano prima e dopo i pasti, chiedendo la benedizione del Creatore e rendendogli grazie per i Suoi doni, che sono loro concessi per aiutarli a pervenire alla mèta eterna.

Oggi, nella confusione metafisica in cui è immersa, la gente tende a considerare persone anche gli animali, ma credo proprio che nessuno accetterebbe, non dico di mangiare nella ciotola del cane, ma nemmeno di lavarla con le stoviglie. Tante donne che non hanno prole e ricorrono a tutti i mezzi per non averne, accoppiandosi magari come capita, trattano poi i loro cagnolini come fossero figli, ma non hanno affatto l’aria di donne felici e realizzate. Viceversa, provate a dare del cane al figlio di qualcuno… D’altro canto, c’è chi insegna nelle scuole che la bestialità è un’opzione sessuale fra le tante. Vedete dove ha portato la “libertà di coscienza”, basata su una falsa esaltazione della dignità umana? Tanti sventurati hanno perso non solo la fede, ma anche la ragione e la dignità stessa.

Il Verbo divino si è incarnato, certo, per svelare all’uomo l’altissima sua vocazione, elevandone al contempo la dignità in modo impensabile, come recita un testo dellaGaudium et spes diventato un “tormentone” della teologia postconciliare. C’è tuttavia un piccolo dettaglio che, forse, è rimasto un tantino in ombra: che l’uomo, cioè, era separato da Dio a causa del peccato originale nonché di tutti i peccati susseguenti e doveva quindi esser liberato dal potere del diavolo mediante il sacrificio del Figlio, nato nella carne per poter soffrire e morire sulla croce al posto dei peccatori e in espiazione delle loro colpe. L’ottimismo rimane, sì, ma più prudente, umile e vigilante; meglio giustificato, ma conscio dell’inevitabile battaglia: la salvezza ottenuta deve estendersi a tutta l’esistenza e si può ancora perdere, specie se la considera solo una bella sverniciata che nasconde la ruggine, facendoci apparire giusti anche se continuiamo tranquillamente a peccare in materia grave…

Alla fin fine, norme e osservanze (quelle importanti) sono proprio necessarie. In tanti campi, però, la “neochiesa” dirotta l’attenzione sulle stupidaggini, quasi che certe pratiche avessero il potere di sanare automaticamente adultèri, fornicazioni, sodomie e impurità varie, per non parlare delle tremende ingiustizie su cui prospera l’attuale sistema socio-economico… Ma perché guastarvi le feste con questo genere di considerazioni? Perché ormai nessuno vi rimane estraneo, nemmeno i bambini. Quali raccapriccianti violenze, per esempio, è costata l’estrazione della lega indispensabile alla fabbricazione dello smartphone o del tablet che è sotto l’albero? Sarebbe interessante parlarne, ma vi toglierebbe l’appetito; magari un’altra volta. Partendo dalle corone d’Avvento, sono andato un po’ troppo lontano. Nella misura del possibile, prepariamoci a un santo e sereno Natale.
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