Baronius in laudem Francisci Papae
Voglio
lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per l’eleganza del suo
incedere, la compostezza dei suoi gesti, l’altera benevolenza con cui
osserva i suoi interlocutori. Per la moderazione con cui, seduto al
parco desco del refettorio di Santa Marta, si ciba di pietanze frugali;
per le penitenze grazie alle quali nottetempo, al riparo da occhi
indiscreti, mortifica la gola. Per la moderazione nel parlare e nel
ridere, anzi direi nel sorridere, giacché non si addice a tanto
personaggio né il ridere sguaiato, né il linguaggio licenzioso o
scurrile del volgo. Per la dignità con cui, rivestito dei sacri
paramenti, ascende i gradini dell’altare, lasciando ai cerimonieri
l’onore di sollevargli la falda. Per il decoro con cui, durante i
pontificali, celebra i sacri riti, assaporandone gli arcani simbolismi e
le sublimi note. Per la modestia nell’accostarsi quotidianamente al
Santo Sacrificio, per la precisione nell’eseguire quanto prescritto
dalle Rubriche del Messale, per l’esempio di pietà eucaristica e di
devozione che traspare dalla riverenza con cui tratta le Sacre Specie.
Voglio
lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per il silenzio austero
che domina i suoi appartamenti, nei quali viene spontaneo parlare
sottovoce. Per la pacatezza dei suoi interventi, e per la chiarezza
cristallina delle sue dichiarazioni. Per lo stile unico e inconfondibile
che caratterizza ogni documento papale, che si distingue per
concisione, senza prestarsi ad interpretazioni equivoche. Per
l’altissima prosa degli atti magisteriali, ch’egli redige in quel latino
ciceroniano tanto caro ai Prelati di Curia. Per l’amore verso la Verità
e la sollecitudine paterna verso chi ne è lontano, nella quale
l’avversione all’errore non offusca mai lo zelo apostolico e l’afflato
di carità. Per la ponderatezza con cui risponde alle domande che gli
vengono rivolte, e la capacità di annunciare il Vangelo in ogni
circostanza. Per la ieraticità della sua persona, che sempre rinvia alla
maestà del Divino Pastore, senza indugiare sul suo Vicario.
Voglio
lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per la sua umiltà. Per
quella sua capacità di coniugare mirabilmente la dignità sacra del
Romano Pontefice con la morigeratezza e la povertà silenziosa della vita
privata. Per il duro giaciglio, sul quale egli riposa solo poche ore,
vegliando in preghiera per impetrare dal Cielo la conversione dei
peccatori e la santità del Clero. Per l’atteggiamento schivo dinanzi
alle telecamere e ai giornalisti, che sono sempre in agguato per
immortalarlo mentre rimane in adorazione del Ss.mo Sacramento o quando
si intrattiene con Eminentissimi Cardinali a discutere della conversione
degli eretici alla vera Chiesa, o della consacrazione delle nazioni
cattoliche a Cristo Re e a Maria Regina. Per il quotidiano esempio di
vera sequela dei Santi, allorché distribuisce elemosine ai poveri dando
ordine al suo Elemosiniere di non farne parola ad alcuno, men che meno
alla stampa, o quando ascende la scaletta dell’aeromobile - la mano
alzata in un gesto benedicente - mentre con la sinistra stringe la
corona del Rosario o porta al petto il consunto Breviario.
Voglio
lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per i collaboratori e gli
amici di cui si circonda. Eminenti teologi, dotti filosofi, pii
religiosi esperti di ascetica e mistica, eruditi di liturgia e antichità
ecclesiastiche, professori di esegesi ed apologetica: tutti accomunati
dalla santità di vita, dalla morigeratezza dei costumi e dalla perfetta
fedeltà all’immutabile Tradizione della Chiesa. Per l’esercito di
giovani che, dalla sua elezione, ha scelto di consacrarsi alla
predicazione, alla preghiera nel chiostro, all’ascesi: schiere di
ragazzi e ragazze che, disprezzate le lusinghe del secolo, accorrono a
riempire seminari, conventi e monasteri. Per lo slancio apostolico dato
alle missioni nelle lontane terre da conquistare al Signore,
riscattandole dalle tenebre dell’idolatria. Per i Frati Francescani
dell’Immacolata, insigniti di specialissimi privilegi, e che negli anni
del suo glorioso Pontificato si sono moltiplicati in tutti i continenti,
suscitando una devota competizione con gli altri Ordini, tornati
all’antica osservanza dopo aver abbandonato gli errori del Conciliabolo
di Roma ed aver abbracciato la veneranda Liturgia romana. Per l’Ordine
di Malta, il quale ha conosciuto uno sviluppo nelle sue opere
caritative, non disgiunto dal progresso spirituale dei suoi membri, fior
fiore della nobiltà cattolica.
Per
la riforma della disciplina del Clero, grazie alla quale è stato
estirpato il vizio innominabile e ripristinata la castità tra le file
dei leviti. Per la condanna dei reprobi, che in epoche ormai remote
avevano umiliato la Chiesa anteponendo la carriera e gli intrighi
economici al bene delle anime. Per la restituita ortodossia delle
Università Cattoliche, dalle quali sono stati banditi i modernisti ed i
ribelli. Per la scomunica ch’egli ha fulminato contro i governanti delle
nazioni in cui si pratica l’aborto e l’eutanasia, sciogliendo i sudditi
dall’obbligo di obbedienza. Per l’indizione del Giubileo straordinario
della Famiglia, grazie al quale il vincolo del Matrimonio è stato
riportato in auge in molti stati, e il divorzio quasi completamente
estirpato. Per suo fermo il sostegno alla Pontificia Accademia per la
Vita ed alle sue battaglie in difesa della morale naturale.
Voglio
lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per le persone di cui
diffida. Prelati intrallazzatori, attenti solo a gestire i fondi dello
IOR e dell’APSA, enti che grazie alle recenti riforme oggi sono sotto il
controllo di un organo indipendente, preso ad esempio a livello
internazionale per la severità della disciplina e la trasparenza delle
transazioni. Presuli carrieristi e cortigiani, allontanati dal Vaticano e
confinati in remote pievi a meditare sulla fallacia delle seduzioni del
mondo. Chierici immersi nelle mollezze, oggi rinchiusi a Castel
Sant’Angelo ad espiare lo scandalo dato ai fedeli ed i sacrilegi che
hanno offeso Iddio e macchiato l’onore della Chiesa. Per aver denunciato
le trame dei cospiratori modernisti in seno al recente Sinodo della
Famiglia, i quali tentavano di adulterare la retta morale con
stratagemmi degni della setta infame. Per aver ridotto allo stato
laicale e consegnato al braccio secolare i reprobi, meritevoli dei
rigori della legge.
Voglio
lodare la Santità di Nostro Signore Francesco per il suo insegnamenti.
Per quel modo chiaro e limpido con cui difende la verità cattolica,
senza tralasciare di condannare gli errori che ad essa si oppongono. Per
aver ribadito che l’unico depositario dell’infallibilità papale è il
Romano Pontefice, condannando l'eresia conciliarista e riportando le
Conferenze Episcopali al loro ruolo consultivo. Per la severità con cui
ammonisce i peccatori, ricordando loro il tremendo giudizio di Dio e
additando nella penitenza e nella mortificazione la via della
riconciliazione e della salvezza. Per le parole di profonda spiritualità
che rivolge anche ai pagani e ai senza Dio, allargando le braccia nel
paterno abbraccio del Padre comune, pronto a perdonare e ad assolvere
chi fa proposito di emendarsi e ritorna contrito in seno all’unico Ovile
sotto l’unico Pastore. Per il suo amore della teologia scolastica, e la
lucidità delle sue omelie, ricche di citazioni dei Padri della Chiesa.
Per il disprezzo del giudizio del mondo e della mentalità profana,
ch’egli non manca mai di condannare apertamente. Per la precisione con
cui, prima di intervenire a dirimere una questione, egli si consulta con
i suoi collaboratori e si documenta sui progressi scientifici.
Non sunt loquelae neque sermones che bastino a tesser l’elogio di questo novello Aronne!
Voglio
lodare la Santità di Nostro Signore Francesco e quanti lo hanno eletto
al Soglio del Beatissimo Pietro, docili alle mozioni del Paraclito, per
aver impedito che le mene dei nemici di Dio portassero a compimento il
progetto nefando di porre sulla Cattedra del Principe degli Apostoli un
loro docile strumento. Per aver ostacolato il passo ad un Papa che
avrebbe demagogicamente abusato del proprio ruolo per legittimare gli
errori del Concilio, col pretesto di portarne a compimento le istanze.
Un Papa che si sarebbe circondato di personaggi dalla reputazione
compromessa e di dubbia moralità. Un Papa che avrebbe manipolato la
Curia e l’Episcopato per raggiungere i suoi scopi inconfessabili. Un
Papa che avrebbe creduto di poter basare il proprio successo sul
consenso popolare, facendo leva sulle debolezze delle masse e sulla
corruttela della società. Un Papa che, nel silenzio dei pavidi e con
l’appoggio dei cortigiani, avrebbe ridotto la Chiesa ad una setta,
grottesca parodia della Sposa di Cristo, come Satana è simia Dei.
Postato da Cesare Baronio
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.