Perdere la fede è perdere anche la propria umanità. Ma lo sanno o no Bergoglio e il capo dei gesuiti Abascal che Gesù Cristo ha parlato molto del diavolo e ha eseguito numerosi esorcismi per liberare quanti ne erano posseduti?
di Francesco Lamendola
Abbiamo sentito il generale dei gesuiti, Sosa Abascal, affermare tranquillamente, nel corso di un’intervista al giornale El Mundo, che il diavolo non esiste, e che altro non è se non una espressione simbolica del male. E abbiamo sentito anche il signor Bergoglio, nel corso di una delle sue ineffabili conversazioni con il signor Eugenio Scalfari, pontefice massimo della cultura massonica e radicale (fra papi s’intendono a meraviglia) dichiarare, e poi far smentire, ma in maniera lacunosa e sospetta, che l’inferno non esiste, che le anime dei malvagi si dissolvono dopo la morte, e quindi che neanche per lui il diavolo esiste: tolto l’inferno e tolta la tentazione, che ci starebbe ancora a fare? Abbiamo anche sentito padre Gabriele Amorth affermare, in uno dei suoi libri, che non solo intere diocesi, ma intere nazioni, teoricamente cattoliche, o abitate da forti minoranze cattoliche, non hanno neppure un sacerdote esorcista: neanche uno in Germania, per esempio, o in Austria; e questo ancora una ventina d’anni fa. Non ufficialmente, almeno; se poi ce ne sono che esercitano il loro ministero segretamente, in forma strettamente riservata, non lo sappiamo.
Abbiamo pure letto, in un libro del vescovo Andrea Gemma, che fior di porporati non credono all’esistenza del diavolo e, parlandone in privato, ne sorridono addirittura, come di un residuo della mentalità dei secoli passati. E siamo certi che ben pochi di noi, andando alla santa Messa, o ben pochi dei nostri ragazzi, frequentando il catechismo, o l’ora di religione presso le scuole elementari e medie, hanno sentito parlare di questo argomento; ben raramente i sacerdoti e gli insegnati di religione fanno cenno al diavolo, benché non esitino a parlare di tutto e di più, dalla politica agli extraterrestri, dalla droga all’immigrazione e, ovviamente, al dovere cristiano dell’accoglienza. Ma del diavolo, no; si direbbe che non sia più di moda, benché il catechismo della Chiesa cattolica, almeno in teoria, non solo ne parla, ma ne ribadisce con molta energia l’esistenza, il pericolo che egli rappresenta, gli effetti micidiali della sua azione nel mondo e sulle anime.
Per il generale dei gesuiti, il pittoresco padre Sosa Abascal, il diavolo non esiste !
Ci troviamo perciò in presenza di una evidente schizofrenia: i ministri di quella religione che si fonda sulla fede in Gesù Cristo, il quale Gesù Cristo ha parlato molto del diavolo, e ha eseguito numerosi esorcismi per liberare quanti erano posseduti, e mandato i suoi Apostoli a fare la stessa cosa, discutendo poi con essi i risultati che avevano ottenuto, e consigliandoli su come fare di fronte ai diavoli più ostinati, ebbene i ministri di tale religione, a cominciare dall’alto clero, dai cardinali e dai vescovi, nonché i superiori di importanti ordini religiosi, affermano esplicitamente, o magari privatamente, di non credere affatto all’esistenza del diavolo. E si spingono anche più in là: dicono, e raccomandano, di non “fissarsi” su tale credenza, perché si tratta di un’idea regressiva, che non contribuisce a portare i cristiani verso le magnifiche sorti e progressive della Chiesa post-conciliare, nell’abbraccio amoroso con tutte le religioni e le altre confessioni cristiane. E non solo essi ritengono che credere all’esistenza del diavolo potrebbe seriamente ostacolare il dialogo con i protestanti e i seguaci delle religioni non cristiane, ma pensano che potrebbe pregiudicare il dialogo con i rappresentati della scienza moderna, con gli esponenti della cultura laica e progressista, i quali sono interessati, sì, a parlare coi cattolici, ma solo, sia ben chiaro, di cose concrete, utili e fattibili, di cose che giovino al benessere dell’umanità; e perciò intendono rimuovere credenze superate e oscurantiste, le quali sono di ostacolo sia al progresso, sia alla comprensione fra uomini di diversa cultura e fra popoli di differente tradizione.
Padre Gabriele Amoth
Riteniamo che possa risultare interessare riportare la testimonianza di una coppia di sposi, Lucia e Francesco Casadei(nomi fittizi), abitanti in una città dell’Italia Settentrionale, i quali, dopo anni di vessazioni verificatesi in casa loro, disturbi, malesseri e sensazioni angoscianti, che colpivano loro e i loro due figli, ebbero da un frate il consiglio di rivolgersi a un esorcista autorizzato dal vescovo, per liberare la famiglia e l’abitazione dalla presenza del maligno, ma incontrarono, almeno nella fase iniziale della loro ricerca, difficoltà non lievi ad essere creduti e aiutati (da: Lucia e Francesco, A tu per tu col diavolo, Torino, San Paolo, 2009, pp. 29-31):
Perché a noi? perché proprio a noi Che cosa abbiamo fatto di male? A chi diamo così fastidio tanto da innescare un simile meccanismo perverso? Queste domande continuavano puntualmente a ripresentarsi nelle nostre menti turbate, ma la risposta non arrivava. Certo se l’avessimo saputo prima, se solo avessimo immaginato, avremmo potuto affrontare il male fin da subito, evitando che avesse il tempo di radicarsi così profondamente, avremmo risparmiato montagne di inutili medicinali, interventi chirurgici e sofferenze, disavventure ed impedimenti che hanno ostacolato ogni aspetto della nostra vita…
Ma evidentemente il Piano Divino aveva in serbo per noi ben altre esperienze!
Così, tra una domanda e l’altra, tra una lettura e una riflessione, ci siamo rivolti alla nostra diocesi dove, dopo una specie di caccia al tesoro per avere i nominativi dei sacerdoti autorizzati ad esorcizzare, abbiamo contattato don Lorenzo, esorcista ufficiale, che incredibilmente ci ha dato un appuntamento per il giorno successivo. Siamo stati insieme per un paio d’ore, durante le quali, dopo averci brevemente permesso di affrontare l’argomento, ha parlato quasi ininterrottamente di psicologia e psichiatria lasciandoci davvero perplessi: a malapena ha ammesso che il diavolo esiste, perché il vangelo sarebbe scritto in un linguaggio arcaico adatto all’epoca e quindi i riferimenti al diavolo non sarebbero che delle metafore, inoltre la preghiera ripetuta ed assidua che ci era stata consigliata da padre Graziano [un anziano frate al quale si erano rivolti, e che poco dopo sarebbe morto, il quale aveva preso molto sul serio il loro caso, eseguendo un esorcismo minore per aiutarli] rischiava di essere solo pura ripetizione pedestre e quindi inutile, anzi deresponsabilizzante, la messa quotidiana una perdita di tempo e via con altre amenità dottrinali e psicologiche. La “coroncina dei 100 requiem”, una lunga preghiera dedicata ai defunti che ogni tanto recitavamo, era una perdita di tempo ed era inutile recitare 5 “Ave Maria” quando ne bastava una sola ben detta. Come dire che la corona del rosario che contempla 50 “Ave Maria” , 5 “Padre nostro” e 5 “Gloria al Padre” era inutile ciarpame da evitare. Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la dichiarazione che gli esorcisti di Megalopolis (che sono numerosi perché la diocesi è vasta) si incontrano annualmente e, durante l’ultima riunione, era emerso che nessuno di loro, in tutta la carriera, era mai venuto in contatto con una possessione demoniaca accertata: solo un caso dubbio! Il Demonio esisteva, ma veniva a disturbare i santi e certo noi non potevamo pensare di essere tali. Il nostro era un peccato di superbia! In tutti gli altri casi si trattava di problemi psichiatrici, di personalità labili, di fantasie ingiustificate, di mistificazioni. Ci ha congedato dopo una fulminea “Ave Maria” biascicata ed una telegrafica benedizione con l’aspersorio asciutto perché privo di acqua benedetta.
Siamo usciti da questo colloquio ammutoliti e confusi, ma anche arrabbiati e determinati. Non sapevamo ancora che don Lorenzo sarebbe stato solo il primo duna lunga serie di preti increduli e paurosi, impegnati a razionalizzare e a materializzare il rapporto con Dio tanto da finire per banalizzarlo, pur di mondarlo da ogni possibile collegamento e contrapposizione con il regno del male.
Ma, poiché “le macine del Signore macinano lente, ma fino all’ultimo granello”, non ci resta che affidare questi personaggi alla pietà divina, perché dovranno un giorno render conto della loro ignavia, della loro indifferenza e crudeltà nei confronti dei sofferenti che a loro si sono affidati.
Oggi "il Diavolo"non è più di moda, benché il catechismo della Chiesa cattolica, almeno in teoria, non solo ne parla, ma ne ribadisce con molta energia l’esistenza, il pericolo che egli rappresenta, gli effetti micidiali della sua azione nel mondo e sulle anime.
Questa è una testimonianza esemplare. Si fa presto a parlare del diavolo in maniera teorica, con disinvoltura, da uomini di mondo, magari fra un bicchiere di vino e l’atro, fra una battuta e l’atra; ma è tutta un’altra cosa mettersi nei panni delle persone che soffrono l’infestazione, la vessazione, l’ossessione e, infine, la possessione demoniaca. Venendo al caso di cui sopra: da una parte c’è una famiglia, c’è una coppia di sposi cristiani, persone perbene, serie, di ottimi principi, di buona cultura e intelligenza, molto ragionevoli e poco suggestionabili, le quali non si sono mai interessate di magia, di spiritismo, tanto meno di satanismo, ma che subiscono da anni e anni una serie di aggressioni e di tormenti fisici e morali, e che solo un po’ alla volta, confidandosi con dei sacerdoti, sono arrivate a sospettare la vera natura dei loro problemi, dopo aver battuto tutte le strade indicate dalla scienza ufficiale, dalla medicina alla psichiatria, ma senza aver mai avuto il benché minimo miglioramento; le quali, a un certo punti, fiduciosamente, si rivolgono all’esorcista autorizzato della diocesi, gli chiedono un incontro, gli espongono, con il cuore in mano, piene di speranza, le loro enormi difficoltà e sofferenze. Dall’altra parte c’è questo sacerdote, il quale, essendo un esorcista autorizzato, dovrebbe, quanto meno, ascoltare seriamente ciò che essi dicono, e, prima ancora, esser conscio dell’esistenza del maligno e della sua concreta azione nel mondo, nonché dell’importanza del ministero che a lui è stato affidato dal vescovo; ma che invece, sin dalle prime battute, appare assolutamente chiuso nelle sue apodittiche certezze, che non sono le certezze della Chiesa cattolica, ma altre: quelle della cultura illuminista e razionalista, materialista, superba, sprezzante verso quelle che ritiene credenze da Medioevo. Li ascolta a fatica, poi parla sempre lui, non per consigliare e confortare, ma per demolire, pezzo a pezzo, ogni credenza nel soprannaturale, per svalutare l’efficacia della preghiera, per disprezzare la fede nel Rosario, per ridurre ogni segno della presenza demoniaca a uno squilibrio mentale o ad una mistificazione, accusando implicitamente quei coniugi di essere o dei creduloni, o dei simulatori. Perfino la sua preghiera è frettolosa, la sua “benedizione” è risibile, fatta senza nemmeno l’acqua benedetta, così, meccanicamente, tanto per dare un contentino. Non li ha ascoltati, forse non li ha nemmeno sentiti: lui sa già cosa è possibile e cosa no; il diavolo esiste, ma va a tentare solamente i santi (questa, poi!): e siccome loro santi non sono, evidentemente non si tratta di questo.
Una chiesa di Satana
Perdere la fede è perdere anche la propria umanità
di Francesco Lamendola
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