ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 12 luglio 2018

Non c’è peggior cieco di chi si rifiuta di vedere

INVASORI E IL BUONISMO IDIOTA



Ora è chiaro che non sono profughi ma invasori? I fatti della nave Vos Thalassa: l’Italia è sotto attacco, il buonismo idiota e incorreggibile dei progressisti, dei neopreti e “vescovi di strada” e degli intellettuali col Rolex 
di Francesco Lamendola  

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Buonismo incorreggibile dei progressisti, dei “democratici”, degli umanitari e degli “antifascisti”; buonismo idiota dei neopreti e dei “vescovi di strada”, degli intellettuali a un tanto il chilo e dei giornalisti col Rolex e l’attico. L’Italia è sotto attacco, e lo è da almeno due o tre decenni; ma loro non se ne sono mai accorti, e non lo vedono neppure adesso. Basta fare due conti: gli italiani non fanno più figli, semmai fanno aborti e matrimoni omosessuali (che figli non ne fanno, sino a prova contraria, per le inesorabili e omofobe leggi della fisiologia), mentre gl’immigrati ne fanno almeno quattro, che alla seconda generazione diventano sedici, che alla terza generazione diventano sessantaquattro… se la matematica non è un’opinione, razzista pure quella. Mentre gli italiani diventano ottantenni, novantenni e centenari, hanno bisogno di badanti, ospedali, e, naturalmente, pensioni; e mentre i giovani laureati vanno a spendere le loro capacità e la loro preparazione all’estero, per contribuire alla ricchezza degli Stati Uniti o della Gran Bretagna. 
E il Parlamento italiano che fa, invece di varare delle serie politiche di sostegno alla famiglia, naturalmente quella vera, formata da un uomo, una donna e – possibilmente - dei bambini? Fa delle leggi sulle unioni omosessuali, prepara delle leggi sulle adozioni omosessuali e, naturalmente, contro quella orribile piaga che è l’omofobia, il vero male, il vero cancro che sta divorando la nostra società. Un cancro talmente perverso e pericoloso, che anche la neochiesa si mobilita contro di esso; e, mentre illustri monsignori, come il vescovo emerito di Caserta, dichiarano di esser pronti a regalare tutte le chiese cattoliche affinché siano trasformate in moschee (tanto, chi se ne frega dei cattolici italiani!, che vadano a pregare in cantina, se proprio ci tengono), i neopreti tengono veglie di preghiera nelle chiese contro l’omofobia; qualcun altro abolisce la santa Messa, anche il giorno di Natale, per rispetto verso i migranti; e qualche altro ancora, allestisce corsi per fidanzati gay, in modo da far vedere che la Chiesa non si scorda di loro. E come potrebbe scordarsene, se un prete della diocesi di Verona è andato all’estero, precisamente alle Canarie, a sposarsi con un uomo, in mezzo a tanti invitati festosi, senza neanche chiedere prima la remissione allo stato laicale, e poi, tornato a casa, è stato abbracciato dal suo vescovo, che gli ha augurato di essere felice col suo amore e lo ha esortato a seguire liberamente la sua strada? (guarda dove vanno a mettere la libertà cristiana, i vescovi dei nostri giorni…).

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Buonismo idiota della neochiesa: il vescovo emerito di Caserta, dichiara di esser pronto a regalare tutte le chiese cattoliche affinché siano trasformate in moschee (tanto, chi se ne frega dei cattolici italiani!, che vadano a pregare in cantina, se proprio ci tengono)

Da parte nostra, lo abbiamo sempre sostenuto (cfr., in particolare, i nostri articoli L’invasione dell’Italia, pubblicato sul sito di Arianna Editrice il 10/03/2011 e L’Italia è il laboratorio della élite globalista, pubblicato sul sito dell’Accademia Nuova Italia il 09/04/2018). Non è questione di essere “buoni” o “cattivi”, “accoglienti” o “egoisti”, “solidali” o “xenofobi”: è questione di fatti, e coi fatti non si litiga. Ora anche i più ciechi avranno motivo di riflettere se siamo in presenza di migranti o di invasori; anche se, naturalmente, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, né peggior cieco di chi si rifiuta di vedere. La notte di domenica scorsa, l’8 luglio, una nave italiana adibita alla sorveglianza di una piattaforma petrolifera, la Vos Thalassa, è andata a soccorrere un barcone pericolante carico di profughi, al largo delle coste libiche, anticipando una analoga manovra della Guardia costiera libica. Il fatto è avvenuto in acque libiche, che sono di competenza delle autorità libiche. Difficile dire se il comandante abbia agito per il meglio o per il peggio; di certo la Vos Thalassa non è nuova a simili exploit, perché, pur essendo di proprietà di una compagnia privata e non avendo niente a che fare con le Organizzazioni non governative, in passato, precisamente nel 2016, aveva già fatto un vero e proprio “ponte” fra la Libia e il porto di Catania, conducendovi, con ben otto successivi viaggi, la bellezza di 890 cosiddetti profughi. Ad ogni modo, trovandosi a poche miglia dalle coste della Libia, le è stata data istruzione di volgere la prua verso Tripoli, cosa che ha fatto; ma la manovra è stata notata dai 670 migranti che aveva preso a bordo, i quali sono diventati subito minacciosi. Dapprima hanno circondato un marinaio, poi il secondo ufficiale, gli hanno chiesto spiegazioni con aria minacciosa e hanno cominciato a spintonarlo. Infine, il comandante ha ritenuto che l’intero equipaggio, dodici marinai, tutti di nazionalità italiana, costretti ad asserragliarsi sul ponte di comando, sotto la pressione di centinaia di persone infuriate, si trovasse in stato di serio e immediato pericolo e ha chiesto aiuto via etere; al che vi è stato il pronto intervento di una nave della Guardia costiera italiana, la Diciotti, che ha preso a bordo tutti i clandestini. Dopo di che è iniziato il braccio di ferro fra il ministro del’Interno, Matteo Salvini, per il quale la Vos Thalassa ha agito in maniera inappropriata sin dall’inizio, e che nega il permesso di entrare in un qualsiasi porto italiano, e il ministro dei Trasporti, Danilo Toninelli, che invece vorrebbe far approdare la nave nel porto più vicino, probabilmente Trapani, salvo procedere immediatamente all’accertamento di quel che è accaduto a bordo e individuare i responsabili – pare due uomini, un sudanese e un ghanese – dell’azione minacciosa che ha indotto il comandante italiano a chiedere soccorsi.
Tale azione minacciosa ha un nome preciso, si chiama ammutinamento. I migranti non facevano parte dell’equipaggio, ovviamente, ma, salendo a bordo della Vos Thalassa, automaticamente si sottomettevano all’autorità di quel capitano e della bandiera che sventolava sull’albero, cioè la bandiera italiana. Vedremo come andrà a finire, nelle prossime ore, il tira e molla fra Salvini e Toninelli, ed eventualmente fra la Lega e il Movimento Cinque Stelle; qui c’interessa un altro aspetto della vicenda, e cioè il carattere aggressivo mostrato dai cosiddetti profughi (sia detto fra parentesi, nessuno di loro può essere chiamato tale: dall’elenco dei Paesi di provenienza, dal Pakistan al Marocco, risulta che nessuno fugge da Paesi in guerra, o nei quali esiste una emergenza umanitaria). Dunque, ricapitolando: c’è un barcone di migranti, al largo delle coste libiche, partito da poco, ma già in difficoltà. Da bordo, partono, coi telefonini, le chiamate di soccorso: il primo ad arrivare è il comandante della Vos Thalassa, il quale, a suo rischio, li prende a bordo tutti quanti, invece di aspettare le motovedette libiche già annunciate. Lo ha fatto, si dirà, per spirito umanitario: ad aspettare, esisteva ed aumentava un reale pericolo di naufragio. Ma poi, quando ha girato la prua verso la Libia, quei 670 esseri umani hanno mostrato la loro gratitudine facendosi minacciosi e costringendo l’equipaggio a chiedere, a sua volta, aiuto. Arriva una nave militare italiana e li prende tutti a bordo; e ora essi si aspettano, come premio per il loro contegno esemplare, di entrare senz’altro in un porto italiano, magari con le dita alzate nel segno di vittoria, come sono soliti fare. In tutta questa vicenda, quel che brilla èl’ipocrisia dei media, il loro linguaggio fasullo, e quindi il fatto che l’opinione pubblica è sistematicamente disinformata di quel che realmente accade, da anni, da decenni, nelle acque del Mediterraneo. Non che la neochiesa renda un servizio alla verità quando il papa va a Lampedusa e lancia una corona di fiori in mare, scandendo: Vergogna!, rivolto non si sa bene a chi; o quando don Ciotti e i suoi amici organizzano raduni, manifestazioni, sfilate, veglie di preghiera e quant’altro, per protestare contro Salvini e per esigere la riapertura dei porti ai “poveri migranti”. Costoro non sono migranti, ma invasori. Non chiedono di venire in Italia, lo pretendono; e non accettano un rifiuto. Non sono neppure dei profughi, perché nessuno di loro proviene da un Paese in guerra; e, se anche così fosse, le convenzioni internazionali stabiliscono che egli avrebbe, sì, il diritto a essere riconosciuto come profugo, ma a titolo provvisorio (quella di profugo non essendo una professione a vita) e, soprattutto, nel Paese più vicino. Il sudanese, se davvero profugo, avrebbe avuto diritto all’accoglienza in Egitto, e il ghanese nel Togo, o nel Burkina Faso; non certo in Italia. Non esiste un diritto a essere accolti come profughi in Italia, venendo direttamente dall’Africa. Infine, costoro non sono nemmeno dei naufraghi. Il naufrago è un individuo che si trova in mare, o in pericolo di finire in mare, perché la sua nave si è trovata inaspettatamente in difficoltà, e non riesce a raggiungere un porto con le proprie risorse, o teme di non farcela. Ma chi sale su barconi sovraccarichi e fatiscenti, col preciso intento di farsi soccorrere in mare e di farsi trasportare, come in un grande servizio taxi (ma gratuito, e con tanto di assistenza medica e sanitaria, con speciale attenzione per le donne incinte), non è un naufrago. E un vero naufrago, quando viene preso a bordo di una nave che devia dalla sua rotta e si sobbarca fatiche, ritardi e danni economici per venirlo a salvare, se ne sta buono e non finisce più di ringraziare; non alza la voce, non proferisce minacce, non spintona i suoi soccorritori, pretendendo di stabilire, lui, dove lo porterà la nave. Chi agisce così non è un naufrago, ma un delinquente, e più precisamente un ammutinato. Vengano a dirci, il signor Bergoglio o don Ciotti, che anche i nostri nonni erano migranti: vengano a dircelo adesso, davanti ala vicenda del Vos Thalassa. Noi li sfidiamo a trovare un solo caso riguardante i nostri nonni emigranti, che possa rassomigliare anche solo lontanamente a quello dei 670 migranti presi a bordo la notte di domenica scorsa da una nostra nave, per puro buon cuore. E sì che di italiani, nel XIX e nel XX secolo, ne sono emigrati letteralmente a milioni. Milioni di italiani emigrati, e mai niente di simile a un ammutinamento, a una violenza contro dei soccorritori. Anche perché i nostri nonni partivano dignitosamente, con le loro valige di cartone legate con lo spago, ma con tutti i documenti in regola, comprese le vaccinazioni e i certificati di buona salute: non mentivano sulle loro generalità, non si rifiutavamo di dire chi fossero, accettavano al cento per cento le leggi del Paese ospitante, andavano per lavorare e non per spacciare droga, organizzare la prostituzione o vivere di delinquenza. Profughi? L’Italia, nella Seconda guerra mondiale, ha avuto decine e decine di migliaia di morti sotto le bombe (dei “liberatori”), migliaia di case distrutte, di famiglia martoriate, per non parlare degli orrori della guerra civile, dei paesi bruciati (dai tedeschi) e delle persone infoibate (dai partigiani comunisti): ma non un solo padre di famiglia, non un solo ragazzo pieno di salute, si è presentato alla frontiera svizzera, abbandonano i suoi congiunti, i vecchi, le donne, per chiedere di essere accolto con lo status di “rifugiato”.

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Grazie allo sciagurato buonismo progressista, l’Italia è stata trasformata in un immenso "campo profughi"

Un tipico intellettuale progressista nostrano, lo scrittore Edoardo Albinati, mentre presentava un suo libro alla Feltrinelli, ed erano i giorni della vicenda della nave Aquarius, ha testualmente detto (stando a quanto riferito da Blitzquotidiano): Ieri ho pensato, ho desiderato che morisse qualcuno sulla nave Aquarius. Ho pensato: Adesso, se muore un bambino, io voglio vedere che cosa succede per il governo. Insomma, costoro sono così buoni e misericordiosi che si augurano il morto, preferibilmente minorenne, per esercitare una pressione politica e morale più forte sul nostro governo. E se il morto non arriva, lo si inventa. È facile; un gioco da ragazzi. Citiamo un passaggio dell’articolo di Marcello Foa, Il gas non era nervino, il bimbo non era un immigrato. Ma i giornalisti non si scusano mai?, pubblicato sul sito di Arianna Editrice l’11/07/2018:
E chi non si è commosso davanti alla foto straziante del bambino messicano che piange disperato dopo essere stato separato dai genitori? Quell’immagine è diventata il simbolo della protesta contro le misure del governo Trump (e da quest’ultimo poi ritirate). Era troppo bella, troppo emozionante per non essere vera! Peccato che non lo fosse; in realtà è stata scattata durante una manifestazione di protesta a Dallas, il 10 giugno. Le sbarre non erano di una prigione ma di gabbie simboliche e il bambino non è mai stato separato dai genitori. Recitava. E’ bastato prendere quello scatto e pubblicarlo decontestualizzato per scatenare l’indignazione internazionale. E ancora una volta solo in pochi hanno denunciato l’inganno, la grande stampa non ha mai rettificato.

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Il "Pattume" informativo e l’ipocrisia dei media, il loro linguaggio fasullo, e quindi il fatto che l’opinione pubblica è sistematicamente disinformata di quel che realmente accade, da anni, da decenni, nelle acque del Mediterraneo.

No; i giornalisti non si scusano mai. Come non si scusa Giovanna Botteri per aver lamentato in diretta, davanti ai telespettatori,dove andremo a finire dopo che l’elezione di Trump ha mostrato che essi non riescono neanche a determinare il voto degli elettori, laddove sarebbero pagati per informarli onestamente e non per manipolarli. E non si scusano i neopreti ed i neovescovi, neanche se salta fuori che i paladini della “chiesa dei poveri”, come il cardinale Maradiaga, grande amico e sostenitore di Bergoglio, in nome dei poveri, intascano stipendi da 35.000 euro al mese. E soprattutto non si scusano gli intellettuali di sinistra, come Saviano, che pontifica dal suo attico di New York, o come Camilleri, che ha fatto i soldi con un commissario di polizia siciliano che non s’imbattemai, neanche una volta sola, nella mafia, ma in compenso sa che il futuro dell’Italia è nell’accoglienza illimitata di africani e islamici; né si scusano i professori del liceo scientifico di Partinico, i qual espletano gli esami di maturità degli studenti presentandosi tutti in maglietta rossa, come Dio (pardon, come don Ciotti) comanda, mescolando senza ritegno la funzione d’insegnanti con la propaganda ideologica più smaccata. Tanto, hanno sempre ragione loro; inutile discutere: loro sono i buoni, sono il Bene; gli altri sono, per definizione, populisti, razzisti, fascisti. E così sia... 

Ora è chiaro che non sono profughi, ma invasori?

di Francesco Lamendola

Vedi anche:






“Bisogna scoraggiare gli africani a emigrare, ecco perché…”


Anna Bono, africanista, svela verità scomode sulle migrazioni di massa, danno per tutti i popoli
FEDERICO CENCI
Che i fenomeni migratori di questi anni dall’Africa rappresentano un dramma è ormai comprovato. Masse di persone si avventurano in viaggi disperati, affrontano lunghi e impervi percorsi a piedi, si riversano su barconi alquanto precari e, quando non finiscono negli ostili centri libici o inghiottiti dalle acque del Mediterraneo, giungono a destinazione senza trovare quell’Eldorado che avevano sognato. Ma se queste ondate migratorie svantaggiano i Paesi di emigrazione, quelli di immigrazione e soprattutto i migranti, bisognerebbe forse intervenire per porre un argine. Ma come? In Terris ne ha parlato con la prof.ssa Anna Bono, africanista ed ex ricercatore in Storia delle Istituzioni dell’Africa all’Università di Torino, autrice del saggio Migranti!? Migranti!? Migranti!? (ed. Segno, 2017). Secondo lei, per affrontare la questione, è fondamentale anzitutto sgombrare il campo dell’analisi da alcuni falsi miti che aleggiano ancora intorno a questo fenomeno.
Prof.ssa Bono, anzitutto chi sono gli immigrati che arrivano in Europa dall’Africa?
“Per lo più, oltre l’80 per cento, sono giovani maschi, di età compresa tra i 18 e i 34 anni, che viaggiano da soli. Le coppie e le famiglie sono una minoranza. Provengono da una serie di Paesi dell’Africa subsahariana, anche se quest’anno c’è stato un picco di emigranti tunisini, con una prevalenza dall’Africa centrale e occidentale, da Paesi come Nigeria, Senegal, Camerun, Costa d’Avorio, Ghana…”.
Mediamente qual è la condizione sociale di queste persone?
“Non è facile dirlo perché ci sono situazioni anche molto diverse tra loro. Va detto, comunque, che esiste sul tema dell’immigrazione un falso mito: la maggioranza non fugge da situazioni di estrema povertà. In genere sono persone provenienti da centri urbani, ed è lì che maturano l’idea di lasciare il Paese. Dunque mi sembra corretto sostenere che il grosso dei migranti appartenga al ceto medio: persone non ricche, ma nemmeno povere, in grado di pagare profumatamente chi organizza i viaggi”.
E allora come matura l’idea di emigrare, se non si è in condizioni di povertà e non si vive in zone di conflitto?
“Per rispondere ritengo importante citare il ministro dei Senegalesi all’Estero, che un paio d’anni fa ha detto in un’intervista: ‘Qui non parte gente che non ha nulla, parte gente che vuole di più’. L’idea diffusa in Africa è che basta arrivare in Europa per godere del benessere, senza considerare però che dietro la ricchezza prodotta ci sono dei sacrifici”.
Come si alimenta questa illusione?
“Ad alimentarla sono vari fattori. Uno su tutti: i trafficanti, che come è noto gestiscono la gran parte dei viaggi verso l’Europa. Sono loro che rafforzano questa idea, lo fanno ovviamente per procurarsi clienti. È utile sottolineare che il 13 giugno è stato pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc) un rapporto dal quale emerge che nel 2016 queste organizzazioni criminali hanno trasportato almeno 2,5milioni di persone, delle quali quasi 400mila verso l’Italia, ricavandone in tutto da 5,5 a 7 miliardi di dollari. Il rapporto spiega dettagliatamente come funziona l’avvicinamento ai clienti, l’opera di convincimento, nonché quali sono le varie tariffe”.
Esiste però un’opera di dissuasione da parte di chi è già arrivato in Europa e si è reso conto che il “Bengodi” era un’illusione?
“Al contrario, chi arriva in Europa per lo più non fa altro che alimentare verso i propri parenti e amici in Africa l’idea che sia giunto ad un traguardo per cui vale la pena spendere e rischiare. La tendenza è quella di descrivere situazioni positive, anche quando non lo sono, per giustificare la propria scelta. Ma va detto che spesso, in effetti, chi arriva non ha nulla di cui lamentarsi: siccome quasi tutti chiedono e ottengono asilo, almeno nei primi anni godono di un sistema di protezione e di assistenza da far invidia a chi non è ancora partito”.
D’accordo, ma le notizie delle traversate nel deserto, dei campi di detenzione libici, delle tragedie nel Mediterraneo non dovrebbero rappresentare un deterrente nei confronti di chi vuole partire?
“Il punto è che queste situazioni le conosciamo più noi che loro. L’accesso ai mezzi d’informazione degli africani, anche di coloro che vivono nelle città, è molto limitato. Detto ciò, molti conoscono i rischi e sono disposti ad accettarli, così come non si può escludere che molti altri, magari in un primo momento intenzionati a partire, desistano proprio alla luce di queste tragedie. A tal proposito vorrei sottolineare l’importanza del lavoro di controinformazione che stanno svolgendo alcuni soggetti in Africa”.
Prego…
“Alcuni governi, così come molte conferenze episcopali africane, si stanno spendendo per spiegare ai giovani quanto costa, quanto si rischia e quanto poco si ottiene nel lungo periodo ad emigrare in Paesi dove non c’è occupazione né possibilità concreta di integrazione economica e sociale”.
Quali governi stanno svolgendo questo lavoro?
“Quello del Senegal, del Niger, dal 2014 anche quello del Mali, il quale sta facendo una forte propaganda per dimostrare che un Paese dal quale emigrano i suoi cittadini più giovani e forti non crescerà mai. E ancora: quello della Sierra Leone a partire dall’anno scorso e in collaborazione con le autorità religiose, sia quelle cristiane che islamiche. Sono piccoli passi in avanti che incoraggiano i giovani non a fuggire ma a restare per migliorare il proprio Paese”.
E i rifugiati? Qual è il loro numero esatto?
“L’ultimo rapporto dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) parla di oltre 60milioni di profughi in generale. Se poi parliamo di rifugiati, ovvero di persone che fuggono all’estero da guerre e persecuzioni, la cifra è di circa 20milioni. Di questi soltanto una minoranza esigua arriva in Italia, chiede asilo e lo ottiene: per quantificare, nel 2015 sono stati 3.555, nel 2016 4.940 e nel 2017 6.578”.
Perché sono così pochi? L’idea diffusa è che i conflitti siano la principale causa delle emigrazioni…
“Perché la maggior parte di chi fugge da una guerra trova asilo appena varca il confine, del resto la Convenzione di Ginevra prevede che il profugo chieda tempestivamente asilo nel primo Paese che ha firmato la Convenzione in cui mette piede. C’è poi un secondo motivo: chi fugge sotto la minaccia di persecuzione e di guerra cerca di rimanere il più vicino a casa perché l’idea è quella di tornarci il prima possibile”.
Quanto incide sull’emigrazione anche lo sfruttamento delle risorse? Penso ad esempio al land grabbing, ossia l’accaparramento delle terre da parte di Paesi stranieri o industrie…
“Sicuramente sono fattori che hanno una loro incidenza. Le responsabilità vanno trovate anzitutto nei governi africani, i quali – per restare al tema del land grabbing – preferiscono vendere le terre ad industrie o a Paesi che hanno fame di terre coltivabili (Cina, India, Arabia Saudita) incassando subito del denaro piuttosto che incentivare l’agricoltura locale anche tramite investimenti. L’Africa è ricca di risorse minerarie, penso al cobalto ma soprattutto al petrolio, il quale viene acquistato e pagato dalle compagnie, ma il problema è capire dove vanno a finire i soldi”.
Dove?
“Le do un dato: nel 2014 su 77miliardi di dollari che avrebbe dovuto incassare l’ente nazionale del petrolio nigeriano, 14 non sono mai stati depositati. Sono finiti in qualche conto corrente, mentre sarebbero dovuti servire per lo sviluppo sociale del Paese. La Nigeria, pur essendo il primo produttore di petrolio del Continente, importa il greggio già raffinato dall’estero. Tenga conto che l’Africa da oltre 20 anni registra una crescita economica notevole, e in prima fila ci sono i Paesi da cui proviene la maggior parte dei migranti, solo che queste risorse vengono dilapidate o se ne giovano poche elite”.
Al recente Consiglio europeo gli Stati si sono impegnati a contribuire ulteriormente al Fondo Ue per l’Africa inviando altri 500milioni. È un modo per “aiutarli a casa loro” o per alimentare la corruzione di cui ha parlato?
“Questi 500milioni sono un ulteriore quantitativo, che si aggiunge ai miliardi che ogni anno vengono destinati all’Africa dalla cooperazione allo sviluppo di Stati Uniti ed Europa. Infatti quando sento invocare un ‘piano Marshall’ per l’Africa resto basita, perché di risorse ne vengono già inviate in modo ingente, ma i destinatari, cioè i governi, sono poco affidabili. Le faccio un esempio: in Somalia, che è uno dei Paesi maggiormente assistiti, la Banca mondiale qualche anno fa ha dimostrato che ogni 10dollari che vengono elargiti al governo, 7 spariscono nel nulla”.
Lei ha citato la Somalia, dove forte è la presenza del radicalismo islamico: è possibile che questi soldi che spariscono nel nulla finiscano ad arricchire i gruppi jihadisti?
“Eh, chi lo sa… Certo è che questi gruppi hanno fonti di reddito molto robuste e sponsor molto potenti. Inoltre sono spesso invischiati in traffici illegali: spaccio di droga, di armi, bracconaggio. Anni fa si è scoperto che gli Al Shabaad della Somalia ottengono circa il 40 per cento dei proventi dalla vendita di zanne di elefante. Consideri che in Kenya c’è un detto: ‘Oggi è stato ucciso un elefante, domani sarà ucciso un uomo’, proprio per sottolineare la correlazione tra bracconaggio e terrorismo”.
Una ricerca delle Nazioni Unite rivela che nel 2050 ci sarà un’ulteriore crescita demografica dell’Africa e un declino dell’Occidente. L’immigrazione di massa non sarà sempre più un fenomeno ineluttabile?
“Anzitutto si tratta di proiezioni, non di dati certi. Non è affatto detto che tra trent’anni la situazione rimarrà la stessa di oggi in termini demografici. Delle buone politiche familiari e un cambio culturale potrebbero invertire la tendenza demografica in Occidente, così come è possibile in primo luogo che la popolazione africana non aumenterà come l’Onu prevede (già si registra una piccola variazione verso il basso rispetto ai pronostici di pochi anni fa) e poi che l’Africa diventi finalmente un continente in grado di svilupparsi e di convincere i propri giovani a non fuggire alimentando i traffici clandestini di migranti”.
Parlando di Italia, come valuta le recenti polemiche tra il governo italiano e le ong?
“A mio avviso il modus operandi di molte ong è molto discutibile, perché entrano in contatto diretto con i trafficanti e prevedono il trasbordo quasi in acque territoriali libiche per poi dirigersi verso l’Italia, anche se battono bandiera di un altro Stato e se il porto più vicino sarebbe altrove. Già il precedente governo, con il ministro Minniti, aveva sollevato il problema e aveva pensato di prendere provvedimenti. Il nuovo governo si sta dimostrando solo più determinato, ma l’intento è rimasto quello di far rispettare la sovranità nazionale e le leggi internazionali”.
Non c’è il rischio, per mutuare il motto di una recente iniziativa, che chiudendo i porti “non si resti umani”?
“L’Europa in generale, ma nello specifico l’Italia sono molto lontane dalla fase più prospera della loro storia: gli ultimi dati ci parlano di 5milioni di italiani in povertà assoluta e centinaia di migliaia di italiani emigrano all’estero, l’Italia è 20esima tra i Paesi di emigrazione. In questa situazione, è solo giusto impedire a delle persone di raggiungere un Paese che può assisterli nel breve periodo, ma che non è in grado di garantire loro un futuro dignitoso. Chi arriva dall’Africa in Italia ha remotissime possibilità di costruirsi una vita: il più delle volte è destinato a vivere di espedienti, a lavorare in nero e in condizioni disumane magari in qualche campo di pomodori oppure ad ingrossare le fila della criminalità organizzata”.
Chiudere i porti dunque può essere un modo per scoraggiare i viaggi clandestini?
“Esattamente. È importante che si alimenti il passaparola tra migranti stessi. Esistono tantissime testimonianze di giovani che hanno iniziato il viaggio verso l’Europa ma che non sono riusciti ad arrivare a destinazione, i quali affermano che se lo avessero saputo non avrebbero speso soldi e sprecato anni della propria vita per un’impresa così aleatoria. L’unico modo per scoraggiare questi progetti senza futuro è proprio quello di dimostrare che il viaggio della speranza è un’illusione, che a destinazione non si arriva: e chiudere i porti è il messaggio più netto che possa giungere”.
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Piano Kalergi, magliette rosse e immigrazionismo:
i disegni occulti dei seguaci dell'europeismo
Profilo dei delfini dell'europeismo e crimine della paneuropeizzazione

di Sergio Basile
Piano Kalergi, magliette rosse e immigrazionismo













 Magliettari rossi e finti profughi                            
Roma, Bruxelles di Sergio Basile Nei giorni scorsi l'esercito degli europeisti apolidi, dei radical-chic e catto-comunisti, tutti allegramente immigrazionisti per statuto e uniti all'unisono in un'orgia ideologica di raro squallore, hanno mandato in scena in numerose piazze italiane la protesta delle "magliette rosse", fingendo un commosso pietismo che, come vedremo, non ha nulla né di morale né di cristiano. Il tutto accompagnato dal solito festival di falsità, nel tentativo di far breccia sul buon cuore delle masse italiche ignoranti e ignave che, d'altro canto, sia pur per istinto, respingono in gran parte quest'idea malsana d'invasione coatta. Necessita pertanto rispondere per le rime, facendo un pò di chiarezza sui cosiddetti "profughi" e ribadendo ancora una volta che: non si tratta di donne e bambini in fuga; giungono in Italia dall'Africa grazie a ONG pirata battenti bandiere tra le più disparate e provenienti da mezz'Europa, violando le regole del diritto internazionale e portando avanti business miliardari; alimentano redditizi traffici umani coperti e sostenuti da organizzazioni mondialiste vicine a Soros & soci; non aiutano le sorti della nazione, né a livello sociale (non hanno la minima intenzione di integrarsi e rispettare le leggi e regole civili e religiose) né a livello economico, in quando la maggior parte degli immigrati (clandestini) oltre ad essere mantenuti con fondi pubblici, lavorano anche in nero: quindi non è per nulla vero che "ci pagano le pensioni". Anzi, è ormai acclarato che il 90% ed oltre di tali "profughi-immigrati" non sono tali, ma sono maschi adulti, in ottime condizioni di salute (non deperiti da fame, guerre o carestie) e giunti con il collaborazionismo della mafia europeista e catto-comunista con la precisa volontà di colonizzare l'Italia e minare le nostre radici cristiane. Ciò a discapito dei veri profughi siriani e dei cristiani africani (nigeriani, ecc..) vittime di quotidiane pulizie etniche, dei quali però non giunge alcuna lamentela o denuncia, né dall'ala massonica del Vaticano, né dai radical chic filo-europeisti. E che dire dell'eterno silenzio mediatico sulla segregazione sociale in Palestina ad opera d'Israele? Per il resto dobbiamo riconoscere che la sinistra (cosiddetta occidentale) ha ormai gettato la maschera, riesumando definitivamente i
               fantasmi del marxismo più bieco che vedeva nell'ingegneria sociale,
nella distruzione della famiglia e della società (incentrata sui valori cristiani tradizionali
                 e sulla difesa della patria, delle sovranità nazionali e del territorio)
               un modello di progresso rivoluzionario da perseguire per garantire
                            il definitivo controllo da parte delle élite illuminate,
                         andando perfino oltre il concetto di stato e nazione:
       retaggi del passato da abolire a compimento della grande opera comunista,
                                   secondo le ammissioni dello stesso Marx.
 Don Ciotti & compagni                                                   
La novità è che anche il catto-comunismo ha ormai gettato la maschera, facendo comprendere per contrasto quale sia davvero l'autentco volto della Chiesa di Cristo, contrapposta alla Chiesa dell'immigrazionismo e del caos organizzato. Don Luigi Ciotti, tra i magliettari rossi in prima fila nelle proteste degli ultimi giorni, l'uomo del 25 aprile,è di fatto l'incarnazione della neo-chiesa eretica e modernista, che strizza l'occhio al Nuovo Ordine Mondiale. Ciò premesso, la verità e che esistono due categorie di magliettari rossi: 1) la banda degli ignoranti cronici e buonisti a buon mercato, che disconoscono il fenomeno/piano che sta alla base della nuova tratta degli schiavi: il "Piano Kalergi" (il gruppo meno folto); 2) la banda dei criminali in mala fede: cioé coloro i quali non solo conoscono perfettamente il massonico e diabolico Piano Kalergi (di disintegrazione forzata delle culture nazionali e della religione cattolica, mediante un selvaggio melting pot razziale indotto) ma vi aderiscono subdolamente, nell'omertà, indossando la maglietta rossa dell'ipocrisia e del sangue che contribuiscono a spargere nel Mediterraneo. Sebbene negli ultimi 6 anni abbiamo dedicato all'argomento "Piano Kalergi" innumerevoli articoli, è bene tornarvi ancora e fornire nuovi dettagli storici, dal momento che la disinformazione in Italia ha raggiunto livelli imbarazzanti.
 Il Piano Kalergi                                                  
Il Piano Kalergi, meglio conosciuto con il nome di progetto Pan-europeo, trova genesi nel 1922 su interesse del filo-sionista e massone-cosmopolita Coudenhove-Kalergi, profeta del Nuovo Ordine Mondiale e, nel caso specifico, di un Nuovo Ordine Europeo, da edificare attraverso la nascita di un'Unione europea – filo-massonica e rosacrociana – sulle ceneri degli stati nazionali, devirilizzati da un fitto programma di graduale confisca di tutte le sovranità: consessi mondialisti come Trilaterale e Bilderberg sono i diretti eredi della Paneuropa. Kalergi non fece altro che ampliare e dare un carattere programmatico alle antiche teorie paneuropee di Comenius, Saint-Yves d’Alveydre, Kant, Hugo, Mazzini e Nietzsche: tra i padri "nobili" dell'europeismo contemporaneo. Nel 1922 iniziò a farsi largo in tutta la stampa di regime, vicina alla causa mondialista, il "provvidenziale" tema dell'impellente bisogno di unificazione politica ed economica degli Stati europei come rimedio agli "errori" del conflitto mondiale appena concluso, definito da Kalergi come “una guerra civile europea”.
                       In realtà le guerre mondiali furono pianificate e fomentate
                          da questi stessi personaggi, per destabilizzare l'Europa,
come testimonia l'alto ufficiale dei Romanov, Cherep Spiridovich nel suo monumentale libro, "The Secret World Government" or The Hidden Hand (1).
 Kalergi e i banchieri del disordine mondiale  
Nel 1923 Kalergi pubblicò il libro-manifesto del credo europeista, "Pan-Europa". Egli, ovviamente, era in ottimi rapporti con l'alta finanza ed in particolare con le famiglie dei banchieri giudeo-sionisti Rothschild, Warburg e Schiff, grandi architetti del nuovo (dis)ordine mondiale: in merito va ricordato come Jakob Schiff sia stato il  co-finanziatore della rivoluzione russa, nonché socio in affari di Max Warburg (1867-1946), colui il quale per primo finanziò il progetto, mettendo a disposizione del Movimento Paneuropeo ben 60 mila marchi.
                                               E' interessante ricordare come
                       il banchiere Max Warburg, che contribuì alla nascita dell'Ue
                                            appartenesse alla stessa famiglia
                che promosse la nascita del criminale cartello della Fed negli Usa: 
                Paul Warburg (suo fratello minore) infatti fu l'uomo che riformò
                 il sistema finanziario degli Stati Uniti con il Federal Reserve Act,
                    elaborato in una storica riunione di banchieri internazionali
                                           a Jekyl Island (Georgia) nel 1910.
Progressivamente il progetto paneuropeo poté contare sull'appoggio di politici ed intellettuali apparentemente di estrazione politico-ideologica diversa, ma invero tuttimassoni e filo-sionisti. Di seguito cercheremo di tracciare i profili dei personaggi chiave del puzzle europeista, cioé di coloro i quali in nome dell’asservimento ai poteri economici e politici anglo-americani, del nazi-comunismo massonico e della causa del"Grande Israele", hanno tradito l’Europa cristiana, utilizzando la dialettica hegeliana e gli specchietti per le allodole dei "Premi Nobel", come potente anestetico delle coscienze e macchina di mistificazione della realtà e della storia. Ecco alcuni dei nomi più influenti nella realizzazione dell'agenda di Kalergi.
 Profilo dei delfini e progenitori dell'europeismo 
Hjalmar Schacht (vedi copertina: nella prima foto piccola in basso, da destra, in compagnia di Hitler): economista, dal 1908 al 1915 amministratore della Dresdner Bank, responsabile economico della Repubblica di Weimar (1923); dal 1924 presidente della Reichsbank (la banca centrale tedesca), ministro dell'economia della Germania nazista dal 1934 al 1937 e fraterno amico del banchiere americano J.P.Morgan e del Presidente degli U.S.A Theodore Roosevelt (26º presidente degli Stati Uniti e Premio Nobel per la pace)Schacht era – ovviamente – un massone, iniziato nella Loggia di Berlino Urania zur Unsterblichkeit e poi membro della Gran Loggia di Prussia. Egli rappresentava
                                                     l'anello di congiunzione
                                tra l'alta Finanza di Wall Street e Adolph Hitler.
Schacht fu artefice di una serie di misure che ridussero l'inflazione e stabilizzarono il marco tedesco:
                     il quel momento storico c'era bisogno di una Germania forte
                   per affrontare una guerra già programmata dalle élite occulte.
Aleksandr Fëdorovič Kerenskij: primo capo del governo bolscevivo russo filo-rivoluzionario nato su impulso dei banchieri internazionalisti più influenti dell'epoca;Joseph Retinger, fondatore del gruppo BilderbergJean Monnet, fondatore del Comitato d’Azione per gli Stati Uniti d’Europa, rete d’influenza che superava le strutture nazionali, garantendo il carrierismo nella Cee. Facevano parte del Comitato numerosi membri della Commissione Trilaterale e soloni della politica europeista degli anni Sessanta e Settanta come Helmut Schmidt, Willy Brandt e Giscard D’Estaing; tra di essi anche gli italiani Ugo La Malfa, Malagodi, Saragat, Malfatti, Matteotti, Fanfani, Nitti, Nenni e Spadolini (Rosa-croce iniziato presso la loggia di Marsiglia e allievo di Jules Boucher (1902-1955) uno dei massimi esperti di esoterismo e discepolo del celebre alchimista Fulcanelli) (2).
 I padri dell'Ue: filo-sionisti e cattolici di facciata     
Konrad Adenauer (sindaco di Colonia) e Alcide De Gasperi (traditore dell'autodeterminazione dei tirolesi del Sud), entrambi membri dell’Opus Dei, cattolici di facciata ma di fatto convertiti alla causa sionista. Stesso travestimento "cattolico" perRobert Schuman, ministro degli Esteri francese, che aiutò Kalergi a confiscare ai popoli europei le rispettive produzioni di acciaio, ferro e carbone, trasferendone la gestione ad un livello  sovranazionale, con la CECA (Comunità Economica Carbone e Acciaio). Utile anche Paul Valery, scrittore e filosofo massone francese, autore dell'inno massonico "Cantique des colonnes". Altro pezzo da Novanta dell'europeismo fu Sean MacBride, politico irlandese Premio Nobel per la Pace nel 1974 e fondatore di Amnesty International in data 28 maggio 1861: giorno scelto in quanto cadeva la festa della SS. Trinitàal fine di conferire all'organizzazione un contro-significato laico, in puro stile massonico. Sean Mac Bride era allora alto dignitario del famigerato OTO (Ordo Templi Orientis), società esoterica dedita alla magia sessuale e che sembra rivendicare una filiazione diretta con gli Illuminati di Baviera. Egli fu tra i principali fautori dell'adesione dell'Irlanda alla NATO ed ebbe un ruolo centrale anche della fondazione delle Nazioni Unite e del Consiglio d'Europa.
 Da Mussolini a Butler                                                      
Nella lista anche Benito Mussolini, simpatizzante del Movimento Paneuropeo di Kalergi, William Stead, membro fondatore della Round Table britannica e membro della Fabian SocietyBernard Baruch – finanziere aschenazita membro dellaPilgrim's Society (la società dei pellegrini) e del CFR – e Nicholas Murray Butler: filosofo, diplomatico, politico e pedagogista statunitense, vincitore, insieme a Jane Addams, del premio Nobel per la Pace nel 1931. Butler fu capo del British Israel(movimento sionista di punta dell'anglo-israelismo massonico) del CFR, della Round Table e membro della Pilgrim's Society. Kalergi considerava il potente Butler come uno dei suoi migliori amici e tra i suoi protettori più attivi. Butler fu anche presidente dell’Università di Columbia e della Carnegie Endwment for International Peace. Egli senza mezzi termini all'Hotel Astor di New York nel 1937 dichiarò:
             «Il comunismo è lo strumento con cui si abbatteranno i governi nazionali
            in favore di un Governo Mondiale, di una polizia e di una moneta mondiali».
                                                      Nicholas Murray Butler
  Da Freud ad Einstein, passando per Keynes              
Importante alla diffusione del morbo ideologico del paneuropeismo fu anche l'attivismo di personaggi del calibro del conte Carlo Sforza (membro del Comitato del centro Europeo della Fondazione Carnegie), di Thomas Mann (scrittore e saggista tedesco – nonché pederasta – Premio Nobel nel 1929), Karl Haushofer (teorico dello spazio vitale – Lebensraum – del nazismo e membro dell'OTO), Stefan Zweig (scrittore e poeta ebreo-austriaco naturalizzato britannico), Rainer Maria Rilke (scrittore e poeta austriaco),Edvard Benes (politico cecoslovacco massone, iniziato nel 1927, utile alla transizione del suo paese dall'Impero Asburgico al Blocco Sovietico), Sigmund Freud (fondatore della falsa scienza chiamata psicanalisi e membro della loggia giudeo-massonica B'nai B'rith),Albert Einstein (il più famoso fisico del XX secolo, designato alla candidatura alla presidenza dello stato d'Israele alla morte di Chaim Weizmann e aderente all'Organizzazione Sionistica Mondiale), John Maynard Keynes (economista padre del Welfare State e autore di opere preconizzanti la nascita di un Nuovo Ordine Mondiale, fondato proprio sulla dottrina socialista), Tomas Masaryk (filosofo e politico, fondatore e primo presidente della Cecoslovacchia) Ignaz Seipel (cancelliere austriaco) e Aristide Briand (ministro degli Esteri francese).
 L'incubatrice del progetto Ue                                         
Il primo congresso paneuropeo fu convocato il 3 ottobre 1926 a Vienna. Successivamente Aristide Briand, in data 5 settembre 1929, propose alla Società delle Nazioni la creazione di una Federazione degli Stati Europei. Secondo i paneuropeisti negli anni Trenta Kalergi mise in guardia contro il "pericolo" dei regimi totalitari di Hitler e Stalin: questapresa di posizione, a loro dire, sarebbe stata pagata da Paneuropa a caro prezzo,  con la messa al bando in tutta la Germania del movimento kalergiano, dopo che Hitler ebbe preso il potere. Ma a ben vedere questa ricostruzione storica ha tanto i contorni di uno specchietto per le allodole, di una storiella enfatizzata ad arte per
                           sviare le piste del collaborazionismo trasversalista
che di fatto interessò tutti i principali potentati e governi impegnati nelle guerre mondiali,
                             da Mosca e Berlino, da Londra a Washington. 
 Dal Piano Kalergi al Piano Dulles                                   
Infatti, come visto, tra gli aderenti al Piano Kalergi vi furono, ad esempio, ancheSchatch (ministro nazista di Hitler) e Kerenskij (capo del primo governo comunista), ma anche Curchill (massone di alto rango e primo ministro inglese) e Allen Welsh Dulles (massone e primo capo della CIA). Da questa ricostruzione storica che supera le divisioni geopolitiche e ideologiche di facciata, delineando chiaramente i contorni di un innegabile complotto mondialista, emerge dunque una continuità e convergenza netta anche tra l'opera coloniale europea di Kalergi e il piano coloniale di Dulles, esecutore materiale del piano di sovversione culturale e dei costumi nel Bel Paese (3): humus ideale sia all'avvento della rivoluzione comunista del Sessantotto che al correlato europeismo.
 Genesi occulta del Parlamento europeo                         
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, precisamente nel 1947, venne convocato in Svizzera, a Gstaad, il  primo Congresso dell'Unione Parlamentare Europea che sfociò nella nascita del Consiglio d'Europa e del primo embrione del Parlamento europeoKalergi elaborò un progetto di unificazione federale articolato in tre tappe: 1. Cooperazione intergovernativa stretta tra gli stati europei, con incontri periodici; 2. Unione doganale; 3. Stati Uniti d'Europa. Il piano programmatico si articolava in ben 9 punti: 1. È necessario che questa unione sia una confederazione europea con una garanzia reciproca di delegazione legale della sovranità. I governi devono, in altre parole, essere sicuri che la cessione di sovranità avverrà in egual misura per tutte le parti. 2. Per gestire i conflitti tra gli stati membri, sarà necessaria una corte federale europea. 3. Un esercito europeo, un'alleanza militare, che raggruppi contingenti dei diversi paesi, per garantire la pace a livello continentale. 4. Un'unione doganale progressiva. 5. Un'unificazione delle colonie. Sfruttamento a livello europeo. 6. Progetto di moneta unica. 7. Rispetto della diversità delle culture europee e delle molteplici civilizzazioni nazionali. 8. Rispetto e protezione delle minoranze nazionali: la dissoluzione degli stati-nazione infatti doveva passare anche attraverso forme di indipendentismo interne alle suddette nazioni. 9. Una buona ed efficace collaborazione nel quadro della Società delle nazioni.
 Siete solo dei grandissimi figli di… Kalergi!!                  
Oggi gli ideologi dell'iper immigrazioe di massa, non fanno altro che collaborare febrilmente alla realizzazione dell'agenda di Kalergi e della massoneria internazionale, verso la realizzazione di un Nuovo Ordine Mondiale o Repubblica Universale giudeo-massonica.
                                    In ''Praktischer Idealismus'' (idealismo pratico)
la "Bibbia" o "Testamento Spirituale" di Kalergi, il padre dell'UE infatti teorizza e profetizza
                                   la nascita di una nuova razza europea meticcia,
generata dalla fusione di più razze d'origine afroasiatica e dalla dissoluzione dei popoli
                                     e delle loro tradizioni: usi, costumi e religioni.
  Condizione necessaria per creare una massa informe e facilmente addomesticabile,
                                poiché priva di identità comune e spirito di patria.
                  Una nuova razza capace di affermare il predominio incontrastato
          di una nuova élite di dominatori, che l'autore individua nella razza ebraica.
Oggi gli eredi spirituali di Kalergi, da Saviano a Don Ciotti,  dalla Boldrini a Lerner, dalla Camusso alla Cirinnà, passando per i maggiori esponenti della "sinistra ufficiale" del catto-comunismo e dello star system, sfruttano l'immenso potere mediatico concesso loro dalle tv di regime e dalla stampa sionista per convincere le masse dalla coscienza elastica della necessità di una società multietnica, orientata ad un presunto "arricchimento culturale generalizzato", giustificando il crimine con false questioni "umanitarie", morali o addiruttura "evangeliche". Ciò auspicando la nascita di un meticciato etnico senza valori, nè amor proprio, nè amore per le proprie radici. D'altra parte il termine razzista è stato creato storicamente proprio dai figli di Kalergi per ingabbiare i dissidenti e nascondere il vero razzismo, quello esercitato contro i popoli e le nazioni all'ombra della bandiera dell'europeismo.
Sergio Basile (Copyright © 2018 Qui Europa)
partecipa al dibattito:
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