Che cosa pensa papa Francesco di monsignor Viganò? E come ha reagito dentro di sé al memoriale dell’ex nunzio negli Stati Uniti?
Arcivescovo Víctor Manuel Fernández https://www.periodistadigital.com/imagenes/2018/02/26/el-arzobispo-victor-manuel-fernandez_560x280.jpg (immagine aggiunta) |
Francesco, lo sappiamo, per ora non ha detto nulla. Ai giornalisti ha chiesto di farsi un’idea per conto loro e poi ha lanciato qualche messaggio più o meno trasversale, specie durante le sante Messe a Santa Marta.
Per capire meglio la reazione del papa può essere utile allora ascoltare quello che è forse il suo consigliere numero uno, oltre che amico di vecchia data: il vescovo Víctor Manuel Fernández, di La Plata, che si reca spesso a Roma ed è certamente tra gli uomini più vicini a Bergoglio.
Intervistato da José Manuel Vidal (https://www.periodistadigital.com/religion/america/2018/09/17/alguien-necesitado-de-un-minuto-de-falsa-gloria-iglesia-religion-dios-jesus-papa-francisco-argentina-plata-victor-fernandez.shtml)
Fernández riferisce che il papa è “forte e desideroso di lavorare”, ma non ritiene che siano necessarie azioni disciplinari contro Viganò, un uomo che è soltanto in cerca di visibilità, “qualcuno che ha bisogno di un minuto di falsa gloria e non è rassegnato ad avere il basso profilo di un pensionato”.
Circa il comportamento dell’ex nunzio, Fernández dice: “Mi hanno sempre insegnato a mettere al primo posto il Popolo di Dio. In questo caso, vedo una persona consacrata che dà priorità ai suoi ben noti interessi ideologici al di sopra del bene della gente, che finisce per essere confusa e senza speranza”.
Domanda dell’intervistatore: stiamo tornando agli intrighi del Vatileaks o hanno voluto usare la piaga dell’abuso per minare l’autorità papale?
Risposta di Fernández: “Credo che questo signore (Viganò, ndr) si proponga due obiettivi: screditare Francesco utilizzando un problema che ha molta visibilità nella stampa e cercare di far credere di non avere alcuna responsabilità per la lentezza nella risposta nei casi di abusi nel paese in cui era nunzio”.
Altra domanda: Viganò è forse una pedina nelle mani di altri?
Risposta: “Alcune persone dimenticano la legge di Dio e ricadono nello stesso relativismo della morale che criticano. Pensano che la loro presunta difesa della dottrina tradizionale li autorizzi a dire falsa testimonianza e menzogne. Per loro la calunnia e la diffamazione sono lecite”.
Secondo Fernández il problema sta tutto qui: Viganò è un pensionato che, non sapendosi rassegnare, aveva bisogno di notorietà e che, con l’aiuto di blog “presunti cattolici”, è riuscito a essere sulle prime pagine per alcuni giorni come “un martire della verità”, ma quando riuscirà a vedere il danno che ha provocato nei “cuori semplici” soffrirà molto.
Infine secondo il vescovo argentino la scelta di Viganò non è il risultato di lotte di potere nella curia romana.
“In questi giorni sono stato a Roma – dice – e ho percepito più che altro molto dolore. Nessuno capisce come sia stato possibile che qualcuno, che è stato nunzio in un paese importante, possa essersi comportato così, come un adolescente”.
Quanto ai vescovi del Nord America, secondo Fernández è “sorprendente” che qualcuno non abbia cercato di prendere le distanze da Viganò: “Si vede che ci sono ossessioni ideologiche più forti della sanità mentale”.
Il vescovo dice di non credere che il papa prenderà provvedimenti disciplinari nei confronti di Viganò: “Negli ultimi anni – spiega – lo ha fatto in pochissime occasioni. Nel caso Vatileaks lo ha fatto, perché era colpito Benedetto XVI, ma sarebbe strano che lo facesse ora che l’attacco è contro di lui”.
Quanto all’immagine della Chiesa e alla credibilità del Vaticano, secondo Fernández alla fine resterà solo il ricordo di “un grande attacco contro il papa, come successe già con Paolo VI e altri”. Circa il problema degli abusi sessuali, c’è semplicemente da “far rispettare le attuali normative”.
Ripetiamo: le parole di Fernández non sono quelle di un vescovo qualunque, ma di un prelato vicinissimo al papa, suo stretto collaboratore e teologo di riferimento.
Per meglio inquadrare la figura di Fernández non sarà inutile ricordare che, proprio in quanto teologo di fiducia del papa, è stato tra i principali ispiratori di Amoris laetitia, della Laudato sì’ e della Evangelii gaudium di Francesco. Intere parti dell’Amoris laetitia, specie nel controverso capitolo ottavo, dove di fatto si dà il via libera alla comunione per i divorziati risposati, sono prese di peso da un paio di articoli, risalenti al 2005 e al 2006, di Fernández, già allora amico e punto di riferimento di Bergoglio.
In quegli anni Fernández era professore di teologia alla Universidad Católica Argentina di Buenos Aires e nei suoi articoli, contrapponendosi alla Veritatis splendor di Giovanni Paolo II sulle questioni fondamentali dell’insegnamento morale della Chiesa, si schierò a favore dell’etica della situazione, che è poi il principio guida del capitolo ottavo di Amoris laetitia.
Anche a causa di quegli articoli la congregazione vaticana per l’educazione cattolica bloccò la candidatura di Fernández a rettore della Universidad Católica Argentina, salvo poi piegarsi, nel 2009, all’ordine dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio, che impose la promozione dell’amico.
Nel 2013, subito dopo essere divenuto papa, Bergoglio consacrò Fernández vescovo, assegnandogli il titolo di una sede metropolitana ormai estinta, mentre la carriera del teologo domenicano Jean-Louis Bruguès, che si era pronunciato contro la nomina di Fernández, rimase bloccata.
“E da allora – scrive Sandro Magister
Fernández passa quasi più tempo a Roma che a Buenos Aires, impegnatissimo com’è a fare da ghostwriterdel suo amico papa, senza che nel frattempo siano cresciute le sue credenziali di teologo, già tutt’altro che brillanti all’esordio”.
In effetti i meriti di Fernández, in quanto teologo, non sono immediatamente percepibili. Ha pubblicato uno strano libro, Guariscimi con la tua bocca. L’arte di baciare, edito in Argentina nel 1995, presentato così dall’autore stesso: “In queste pagine voglio riassumere il sentimento popolare, quello che la gente prova quando pensa a un bacio, quello che sentono i mortali quando baciano. Per questo ho parlato a lungo con tante persone che hanno molta esperienza in materia, e anche con tanti giovani che imparano a baciare alla loro maniera. Inoltre ho consultato tanti libri e ho voluto mostrare come i poeti parlano del bacio. Così, nell’intento di sintetizzare l’immensa ricchezza della vita sono venute queste pagine a favore del bacio, che spero ti aiutino a baciare meglio, che ti spingano a liberare in un bacio il meglio del tuo essere”.
Da Fernández in seguito sono venute anche prese di posizioni sprezzanti nei confronti della curia romana, nella convinzione, ha detto, che Cristo ha assicurato “una guida ed una illuminazione speciale al papa e all’insieme dei vescovi, ma non a un prefetto o ad un altra struttura”.
“Questo – scrive Magister – è dunque il personaggio che Francesco si tiene stretto come suo pensatore di riferimento”. E che adesso spiega che monsignor Viganò, con i sui memoriali, è soltanto un povero pensionato che, non sapendo accettare la sua condizione, è andato in cerca di un po’ di notorietà.
Aldo Maria Valli
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