ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 9 gennaio 2019

Il pesce puzza dalla testa.

«La Chiesa di domani sarà LGBT»-Infiltrazione e sovversione




Il padre James Martin, gesuita omofilo, amico del Papa e da lui nominato alle comunicazioni vaticane, è anche redattore in capo della rivista dei Gesuiti: America.
A fine anno egli ha dato un conferenza a Washington in occasione delle «Serate pedagogiche per la giustizia», organizzate per i gruppi di studenti della Ignatian Family Teach-In for Justice.
Martin ha spiegato che Papa Francesco aveva fatto tutto il possibile per nominare nella Chiesa cattolica dei vescovi e dei cardinali «amici dei gay» (Gay Friendly).
«Le cose cambiano nella Chiesa!», ha spiegato; ed ha richiamato la triste litania dei fatti e delle dichiarazioni del Papa miranti ad avvicinare la Chiesa agli omosessuali: a partire dal famoso «Chi sono io per giudicare?», per finire all’ultima uscita con l’uso della parola «gay» in un’omelia.


Se i contatti col mondo omosessuale sono una cosa grave, più inquietante è la nomina di cardinali e vescovi identificati come LGBT. Parlando del Papa, Martin ha dichiarato in particolare: «Egli ha degli amici gay. Ha detto di volere che gli omosessuali si sentano i benvenuti nella Chiesa. Questo è un grosso problema. Egli ha anche nominato dei vescovi, degli arcivescovi e dei cardinali gay-friendly, come il cardinale Tobin, arcivescovo di Newark, il quale, per esempio, ha organizzato in cattedrale una “Messa di benvenuto” per le persone LGBT… Si tratta quindi di una tendenza!».

E’ evidente che queste non sono dichiarazioni campate in aria; e sono tanto più significative in quanto corrispondono al memorandum dell’Arcivescovo Carlo Maria Viganò, il quale cita i nomi dei cardinali americani «amici dei gay»: Mons. Tobin a Newark e Cupich a Chicago, nominati con la complicità dell’Arcivescovo di Washington, Mons. Wuerl, su richiesta di Mons. McCarryck, ottantottenne, organizzatore di una rete di pedofili e di omosessuali nella Chiesa. Questi due personaggi sono stati obbligati a dimettersi in seguito agli scandali degli abusi sessuali.

Le dichiarazioni di Martin sono state confermate di recente dalla nomina agli archivi vaticani di un prete portoghese, consacrato vescovo per la circostanza: il padre Jose Tolentino Mendonça, già vice-rettore dell’Università cattolica di Lisbona. Costui pretende che «Gesùnon ha dato delle regole»; per lui la Chiesa è «un luogo di ricerca»!, ritornello noto a partire dal Vaticano II. Il nuovo promosso sarebbe bene che leggesse più spesso il Vangelo.
Tra l’altro, costui sostiene una religiosa militante pro aborto.

La Chiesa insegna che gli atti omosessuali sono «atti di depravazione grave» e sono «intrinsecamente disordinati», perché «contrari alla legge naturale» e «non possono in alcun caso essere approvati», dichiara il Catechismo della Chiesa cattolica.




Bisogna aggiungere che il Vaticano ha inviato una lettera alla Conferenza Episcopale Americana, in cui si faceva notare che i vescovi americani avevano differito, per due volte, il voto sulle decisioni da prendere perché cessino gli abusi sessuali.
Ora, apparentemente è lo stesso Vaticano che non avrebbe trovato il tempo di prendere conoscenza delle disposizioni proposte dai vescovi americani, da qui il ritardo del voto finale per l’approvazione dei testi. In realtà, il Vaticano la tira per le lunghe perché ritiene che questo rapporto dica troppo.
Il primo gennaio si è saputo che è Roma che cerca di bloccare le misure da prendere in risposta a una situazione che sta scandalizzando i cattolici americani. Il pesce puzza dalla testa.

In conclusione, le dichiarazioni di Martin sono molto inquietanti per il futuro, e specialmente per il prossimo conclave. Il Papa elimina metodicamente tutti i vescovi che considera «conservatori» e al loro posto mette degli elementi radicali che hanno una sola preoccupazione: mettere la Chiesa a rimorchio del mondo.
Tuttavia, Gesù dice: «Noi siamo nel mondo, ma non del mondo», e anche « Coraggio, io ho vinto il mondo»!

di Jean-Pierre Dickés


Pubblicato sul sito Medias Presse Info



http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV2753_Dickes_Chiesa_di_domani_sara_lgbt.html

"Abusi, parlare di clericalismo è un'offesa alle vittime"

Il prefetto emerito Cdf ribatte sulla piaga del'omosessualità nel clero come causa degli abusi e respinge l'idea che la crisi sia causata dal "celibato o da presunte strutture di potere ecclesiale". "Questi abusi non sono di potere, piuttosto, il potere viene usato per gratificare desideri sessuali disordinati. Fare chiacchiere sul clericalismo è un insulto alle molte vittime di abusi sessuali". 
Qualche settimana fa, in un’intervista rilasciata a Lifesitenews   il cardinale Gerhard Müller, già prefetto per la Dottrina della Fede, aveva sostenuto un chiaro legame fra gli abusi e l’omosessualità nel clero; un elemento confermato dalle cifre, ma che né il Pontefice regnante, né le persone che lo attorniano sembra vogliano riconoscere.
Le parole del porporato avevano suscitato reazioni oltraggiate, specialmente fra i vescovi tedeschi, che pure si trovano a fronteggiare scandali e crisi relativi agli abusi, e un’emorragia continua di fedeli. 
In difesa di Müller ha parlato qualche giorno fa il cardinale Walter Brandmüller - uno dei firmatari dei Dubia - dicendo che questa forte reazione "è strana", dal momento che il cardinale Müller "ha semplicemente ripetuto ciò che si può leggere al riguardo nel Catechismo. Questo è l'insegnamento che è sempre e ovunque valido”. La Chiesa insegna che gli atti omosessuali portano alla perdita della grazia santificante in un'anima, ha detto. Una risposta così forte alle parole del cardinale Müller è per Brandmüller Il segnale di "mancanza di conoscenza" o di "opposizione all'insegnamento della Chiesa".  Aggiungeva: è "un sintomo allarmante della perdita della fede in Germania”. " Ma chi ora pensa di non poterlo più affermare o confessare, dovrebbe essere onesto e non chiamarsi più cattolico”. commenta. Inoltre Brandmüller sottolinea che il suo confratello si è limitato a dichiarare i fatti: ha indicato che la maggioranza delle vittime di abusi sessuali da parte del clero sono maschi. "Per il bene delle vittime, dobbiamo prendere sul serio questi fatti e adottare misure di conseguenza" , ha concluso, come è stato fatto nel Codice di diritto canonico del 1917 per quanto riguarda le sanzioni canoniche imposte ai preti omosessuali.
E oggi è Müller stesso che risponde, con una dichiarazione scritta, diffusa da LifeSiteNews
Müller rifiuta l'idea di colpevolizzare in generale gli omosessuali per la crisi degli abusi sessuali; ma insiste su un elemento: “Il  fatto non può rimanere ignorato dal momento che più dell'80% delle vittime (degli abusi sessuali) sono di sesso maschile".
Il cardinale tedesco respinge anche l'idea che la crisi degli abusi sia stata causata dal "celibato o da presunte strutture di potere ecclesiale" e sottolinea che "i criminali hanno commesso crimini omosessuali". Quindi, questi abusi non sono "abusi di potere", ma piuttosto, il potere viene usato per gratificare i propri desideri sessuali disordinati. Ricordiamo che in occasione dello scandalo McCarrick, e di altri che ne sono seguiti (come quello del braccio destro del card. Maradiaga) il Pontefice aveva accusato il “clericalismo”.
Müller afferma: "Tuttavia, quando un adulto o un superiore molestano sessualmente qualcuno che è affidato alle sue cure, il suo potere è solo il mezzo (anche se male usato) per la sua azione malvagia, e non la sua causa. È un doppio abuso, ma non si può confondere la causa del crimine con i mezzi e le occasioni per la sua attuazione al fine di scaricare la colpa molto personale del colpevole sulle circostanze o sulla "società" o sulla "Chiesa". 
Müller non addolcisce le parole, su questo punto: “Fare chiacchiere qui sul clericalismo o sulle strutture della Chiesa come causa (degli abusi sessuali), è un insulto alle molte vittime di abusi sessuali (fuori della Chiesa cattolica) da parte di persone che non hanno nulla a che fare con la Chiesa e gli ecclesiastici".
Ecco qualche brano della dichiarazione: “Quando un ecclesiastico commette il reato di abuso sessuale di un adolescente, gli ideologi non esitano ad accusare i sacerdoti in generale o "la" Chiesa -  in modo teologicamente disinformato. Questo è l'unico caso in cui è ancora permesso generalizzare in modo spericolato, e persino di presentare allegramente le loro fantasie di una colpa collettiva. Quando un islamista commette un atto di terrore, sono esattamente le stesse persone - con i loro ottusi pregiudizi contro il celibato e contro il disprezzato insegnamento morale della Chiesa - che assolvono l'Islam da ogni complicità e che - giustamente - difendono la maggioranza dei musulmani pacifici” .
Allo stesso modo in cui, non si possono rendere responsabili "gli" stranieri per il crimine di un individuo, così non si possono accusare "i" sacerdoti in genere per il crimine di una persona che appartiene anche a quella stessa professione”.
 “Quando si analizzano gli abusi sessuali su minori commessi da ecclesiastici cattolici, non si può ignorare che oltre l'80 per cento delle vittime sono di sesso maschile. Nulla sarà reso migliore negando i fatti o vagamente insinuando che "gli" omosessuali - a chiunque si possa riferire in questo modo - siano ritenuti responsabili di tutti gli abusi sessuali, così come non ha senso ritenere responsabili "i" sacerdoti per esso come un gruppo”.
“Inoltre ciò non ha nulla a che fare con il celibato o con le presunte strutture di potere ecclesiale, ma, piuttosto, con il fatto che i criminali hanno commesso crimini omosessuali. Non esiste “l'omosessuale” come un tipo specifico di uomo, ma, piuttosto, esistono uomini con un'attrazione per lo stesso sesso - indipendentemente dalla valutazione morale degli atti omosessuali.
Le organizzazioni e le ideologie omosessuali non rappresentano gli interessi di quelle persone che affermano, all'interno della Fede Cristiana, l'insegnamento morale della Chiesa in questa materia. La testimonianza personale di un uomo impegnato, Daniel Mattson, e il suo libro altamente qualificato Why I Do not Call Myself Gay (San Francisco: Ignatius Press, 2017), è di gran lunga superiore a tutta la propaganda omosessuale e all'ipocrita orchestrazione dei cattolici "progressisti". Tuttavia, l'arroganza con cui chi non segue l'ideologia omofila è esposto al disprezzo, come un subalterno omofobico ("Untermensch"), merita ora l'opposizione di ogni uomo giusto e retto”.
Marco Tosatti

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