Parecchi lettori chi hanno chiesto di approfondire il “casone” Formigoni. Abbiamo atteso che la questione decantasse qualche giorno, ma di fatto è ineludibile per chiunque metta a confronto il sincero e onesto impegno cattolico in politica con la condanna in Cassazione comminata all’ex Presidente della Regione Lombardia. Riportiamo quindi la lettera del signor Giuseppe Cattaneo, che ne riassume molte altre, convinti che trovi una valida risposta nel brillante e documentato articolo del nostro valente Roberto Dal Bosco.
Spettabile Direzione di Riscossa Cristiana,vi scrivo perché la vostra testata è l’unica fra quelle non allineate a sinistra ad avere il coraggio di dire senza mezzi termini ciò che andava detto sulla condanna di Roberto Formigoni per corruzione con l’articolo di Paolo Gulisano che non faceva una grinza. Sono lombardo, ho un discreto numero di anni e sono un professionista. Non sono di Comunione e Liberazione, neanche della Compagnia delle opere, e come tutti quelli come me che non hanno le fette di salame sugli occhi, scusate l’espressione, so bene che cosa è stato il potere formigoniano in tutti questi anni. Sono anche una cattolico, un semplice cattolico di parrocchia, e mi sono sempre trovato a disagio nel dovermi confrontare con il potere ciellino nel lavoro e nella fede. Mi sono sempre chiesto come fosse possibile tutto questo, ma mi sono sempre risposto che se si segue il metodo Formigoni non si può fare altrimenti. Ha ragione Gulisano: non si condanna la storia, si condannano i reati. Devo aggiungere che sono anche un leghista della prima ora che legge sempre i giornali. Ricordo quindi che a gennaio don Carron, leader di CL, attaccò sul “Corriere della Sera” i “sovranisti” e quindi la Lega per quanto stanno facendo di buono sull’immigrazione. Ora noto che i ciellini che difendono Formigoni sono gli stessi che attaccano la Lega e Salvini. Ci libereremo mai da questa pianta? Non è il caso di spiegare almeno ai cattolici senza paraocchi il fenomeno Formigoni?Grazie di cuore, Giuseppe Cattaneo
Il filosofo Giovanni Reale, docente all’Università del Sacro Cuore, ricorda la tesi di laurea del giovane Roberto Formigoni come particolarmente brillante. Argomento: gli studi giovanili di Marx[1]. Formigoni entra in CL nel 1967, dopo aver militato nella Gioventù Studentesca di Giussani, che venera come un uomo di «carisma assoluto. Era capace di dedicare ore intere al colloquio con uno solo di noi. Non ho più incontrato una persona così umanamente completa e travolgente»[2]. Della giovane CL nei turbolenti anni Settanta è leader indiscusso. Alto e dai tratti delicati, sconvolge i coetanei di sinistra quando sbandiera (e lo fa spessissimo) la propria verginità. Di fatto, è uno dei Memores Domini, l’associazione laicale cattolica emanata da CL, i cui membri vivono in case comuni e fanno voto di castità, povertà ed obbedienza.
A metà anni Settanta è tra i fonndatori del Movimento Unitario Popolare (Mup), proiezione politica dei giussaniani. Qualcuno ipotizza che nel Mp vi fossero interessi da parte del Dipartimento di Stato americano, allora dominato dal discusso Henry Kissinger. Nei «Kissinger Cables» messi a disposizione da Wikileaks, emerge un cablogramma del console Usa a Milano che dà conto di una sua conversazione con don Giussani: «”Come possiamo aiutare questo nuovo contributo alla democrazia italiana?”, chiede il console di Milano, durante l’incontro con don Giussani? “Aiutate il Mup”, risponde lui, spiegando che «la forza trainante dietro il Movimento Unitario Popolare è Formigoni con don Scola e Santo Bagnoli della Jaca Book”»[3].
Fu la Curia romana infine – si vocifera addirittura Papa Wojtyla – a chiedere il definitivo scioglimento dell’esperimento partitico ciellino.
L’assorbimento nel grande «partito di unità dei cattolici» segue naturalmente. Con la Dc Formigoni viene eletto alle europee del 1984 e 1989, mentre nel 1987 e 1992 va alla Camera dei Deputati. Nel 1993 diviene Sottosegretario all’Ambiente nel governo Ciampi, il governo tecnico che seguì alle grandi svendite dell’Industria di Stato siglate sul panfilo Britannia. Sono i giorni delle mega-speculazioni contro la lira ordite da George Soros.
Il líder maximo ciellino capisce per primo che un ruolo non marginale nella Seconda Repubblica lo giocheranno i Presidenti delle Regioni, che a breve saranno perfino chiamati “governatori”, come negli Stati Uniti. Diviene dunque il Presidente della Regione più popolosa e ricca, ovvero «la più importante d’Italia» come dirà Helmuth Kohl a fine anni Novanta facendolo gongolare.
Nel 1995, 2000, 2005, 2010 si fa eleggere Presidente della Regione Lombardia. Si ritiene punto d’incontro tra Forza Italia, Lega, Udc. Sotto i suoi mandati, la Lombardia diviene un esempio virtuoso per quel che concerne il core-business del bilancio regionale: la sanità. La presenza di personale e aziende legate a CL negli ospedali diviene immensa – si racconta di nosocomi dove non ci sia un primario che non sia ciellino. La Compagnia delle Opere, sorta di Associazione Industriali controllata da CL, arriva nel 2008 a superare per numero di aziende iscritte all’Assolombarda.
Lo strapotere gli dà modo di lanciarsi in mirabolanti operazioni internazionali. Vengono aperte «ambasciate» della regione lombardia in Argentina, Russia, Giappone, Cina, Lituania, Polonia, Israele, Brasile, Uruguay, Kazakistan. Il Pirellone formigoniano possiede inoltre un ufficio a con una delegazione di 15 dipendenti, e perfino una sede a Roma, in via del Gesù[4]. La spregiudicatezza sfiora il limite quando emerge il suo nome nello scandalo di corruzione legato al programma Oil-for-Foodcon il quale la comunità internazionale si relazionava all’Iraq saddamita sotto embargo: scrive il giornalista Paolo Biondani che «Tarek Aziz, l’ex primo ministro (cristiano) del regime di Saddam Hussein, ha testimoniato sotto giuramento che ‘il governatore della Lombardia Formigoni ha ricevuto assegnazioni di petrolio’, fino a un anno prima della guerra, perché il governo di Bagdad ‘intendeva concedere il greggio alle persone considerate sue amiche’, in quanto tenevano un atteggiamento politicamente positivo nei confronti dell’Iraq’”»[5].
È il 2005. Fioccano accuse dall’Onu, articoli sul Financial Times e Il Sole 24 ore. Ad essere coinvolto, con un giro di società offshore, ci sarebbe l’ex deputato Dc De Petro, confidente di Formigoni e membro di CL come del defunto Movimento Popolare, anche lui apparso nei Wikileaks come persona gradita agli Usa.
Ma tutto passa, e da ogni problema il Nostro esce fuori sorridente e intonso. La sua potenza è autoevidente. Cominciano a chiamarlo «il Celeste», forse perché regna sulla Lombardia dall’alto di un grattacielo, il Pirellone, che però non gli basta – se ne fa costruire un altro, ancora più grande, a poca distanza.
Diviene personaggio della cronaca: si mostra sorridente alle maratone come al Gran Premio di Monza. È davvero molto popolare: viene rieletto dai Lombardi con ampi margini, stracciando qualsiasi candidato gli metta contro la sinistra, dallo Stalin di Sesto San Giovanni Penati, all’elegiaco ex compagno di partito Mino Martinazzoli.
Al volgere del millennio, sul rotocalco Novella 2000 escono indiscrezioni che lo vogliono legato all’indossatrice e presentatrice televisiva Emanuela Talenti, che senza remore si presenta come «la fidanzata di Formigoni». Una paparazzo li ritrae mentre litigano in un villino di Fregene: lei sta piangendo, lui è a torso nudo. La verginità esibita, di cui era campione assieme a Rosy Bindi, pare un ricordo lontano. La Talenti nel 2005 dirà alla rivista Vanity Fair di non essere stata lei la rottura del voto: «se davvero ha fatto quel voto doveva essere giovanissimo… Poi ha scoperto qualcosa che gli ha fatto cambiare idea». Il giornale scrive che «la storia d’amore tra i due, dunque, non è naufragata per mancanza di passione. È mancata una richiesta di matrimonio. Ed Emanuela se nè andata. O signora Formigoni o niente».
Il ciellino in seguito dichiarerà di non essere mai stato fidanzato. I due vengono rivisti insieme il giorno di San Valentino del 2009. La Talenti passerà da una particina nella fiction Mediaset Carabinieri al ruolo di responsabile Grandi Eventi della Fiera di Milano. Il sito Dagospia li segnala ancora insieme mentre escono insieme dall’uscita secondaria di un locale la notte del 14 febbraio 2009. La storia riemerge in occasione degli scandali che investono il Presidente regionale: scrive Aldo Grasso sul Corriere della Sera che «Secondo le accuse della Procura di Milano, Roberto Formigoni aveva “disponibilità di significative somme di denaro contante” che trasformava anche in bonifici a favore di Emanuela Talenti. Emanuela, 49 anni, è stata modella e conduttrice televisiva. Sul suo sito si descrive così: “È a fasi alterne una sinfonia di Bach o un rock di Lenny Kravitz”. È ricordata come la “fidanzata” del Celeste. La sola e unica. Agli inquirenti ha rivelato che all’epoca il governatore le aveva dato “un contributo per l’acquisto della casa di circa 135 mila euro” nel nome di “un grande amore vero, pulito e lontano dai riflettori mediatici”»[6].
2012: Formigoni viene colpito da una tempesta scatenatagli contro dalla magistratura (che mette sotto accusa praticamente tutti i suoi assessori) e dai media, tra cui si distingue per ostinazione il Corriere della Sera. Qualcuno ritiene si tratti di una trama per accapparrarsi gli appalti sanitari di CL, che fanno gola a potenti imprenditori locali così come all’editore di Repubblica De Benedetti.
Nel caos, viene imprigionato un suo compagno di gioventù tra le fila giussaniane, Antonio Simone. La moglie scrive una lettera di fuoco al Corriere, dove dipinge la situazione di suo marito in carcere mentre l’amico fraterno Formigoni viene fotografato «che se la ride soddisfatto mollemente adagiato su un letto megagalattico del Salone del mobile»[7]. Spunta fuori un tale Daccò, faccendiere del giro di CL che tratta – magari durante le cene eleganti del Meeting di Rimini – affari da decine, centinaia di milioni di euro: le foto di Formigoni che si tuffa dallo Yacht di Daccò fanno il giro dei giornali, così come la polemica sui viaggi ai Tropici, forse pagatigli dall’oscuro businessman. Sullo sfondo, oscuri come buchi neri, si stagliano il crack da 1,5 miliardi di euro del San Raffaele, il suicidio del suo vicepresidente Mario Cal e la morte improvvisa di Don Verzè.
Formigoni, per una volta, sente di avere la strada sbarrata. Si dimette. Al suo posto, i lombardi eleggono il leghista Roberto Maroni. L’ex-presidente lombardo, e ciellino, si fa eleggere alla Camera con il Pdl. Tecnicamente, si tratta di un ritorno in panchina, che il nostro infine pare aver accettato. È il 2013.
Primi di luglio. Al lancio dell’annuale Meeting di Rimini, avvenuto a giugno, il ministro ciellino di Scelta Civica Mario Mauro invita a parlare in veste di presentatrice il ministro degli Esteri Emma Bonino, radicale che vanta di aver eseguito con le sue mani – al di fuori di ogni legalità oltre che di ogni umanità possibile – qualcosa come 10.000 feticidi. Formigoni, che figura tra il pubblico, le stringe la mano calorosamente. Al Meeting Formigoni sarà poi incredibilmente escluso. È la prima volta. Anche dentro la nuova CL, Formigoni è all’angolo.
Novembre. Un gruppo di parlamentari del Pdl, capitanati da Alfano, mette in atto una scissione. Si forma un nuovo soggetto politico chiamato Nuovo Centrodestra. Repubblica manda in stampa un retroscena in cui si scrive che a questo progetto lavora da mesi l’ex presidente della Cei Camillo Ruini, assieme a Mons. Fisichella, ora purificato da ogni residuo attaccamento a Berlusconi[8]. Il grande soggetto interessato alla manovra è, ovviamente, la sigla transpartitica di CL. L’intento, piuttosto evidente, è di richiamarsi ancora una volta ad una sorta di «partito di unità dei cattolici», che di cattolico stavolta non ha nemmeno il nome.
Nella pattuglia del Nuovo Centrodestra, tra vecchi arnesi scudocrociati come Giovanardi e radicali redenti come Quagliariello e la Roccella, non può mancare il gerarca ciellino Roberto Formigoni.
Il quale, in una intervista televisiva apparsa poco dopo, rilascia la seguente dichiarazione. Il video: http://www.youtube.com/watch?v=Nj03iXx5N2k
Avete sentito bene. Sì all’affido alle coppie gay. Questo è il biglietto da visita del Nuovo Centrodestra. Se non lo avete riconosciuto, si tratta dell’ennesimo riflesso condizionato della Dc. Compromesso subito, compromesso senza compromessi. Sì al divorzio, purché al potere restino Rumor e compagni. (Risultato: milioni di vite distrutte). Sì all’aborto, purché con la legge a «protezione della madre» 194. (Risultato: 6 milioni di italiani morti). Sì alla RU486, purché assunta in ospedale. (Risultato: le ragazze abortiscono nel cesso di casa). Sì alla legge sull’omofobia, purché con «emendamento magico». (Risultato: vittoria totale di Scalfarotto). Sì all’affido dei bambini ai gay, purché non si chiamino «padre 1 e padre 2». Qui i risultati ancora non li possiamo vedere del tutto – immaginateli da voi – ma dubitiamo che possano interessare a Formigoni e agli wannabe neodemocristi.
È forse un tratto naturale, uno scatto biologico, automatico. Se Pavlov fosse ancora vivo, mollerebbe lo studio dei cani per studiare i riflessi della specie democristiana. Si accende la lampadina e al democristiano scatta la salivazione: compromesso, compromesso! Dopo aver abbaiato per la conciliazione con il mondo moderno, ecco che arriva quello che in psicologia comportamentista si chiama il «rinforzo»: ai cani, se abbaiavano quando si accendeva il campanello, Pavlov dava la pappa. Lo stesso si farà con i nuovi Dc: abbaiato il loro accomodamento ai diktat progressisti, daranno loro lauti pasti per un po’ di anni.
L’anelito al compromesso è forse l’unico modo in cui gli aspiranti democristiani sanno esprimersi. La loro unica lingua. Ma in quanto divenuti oramai alieni a questa terra (troppi anni di stanze di bottoni, di prebende, di danari facili) essi non la padroneggiano nemmeno bene. Solo così possiamo spiegarci la dichiarazione del Presidente dei Giuristi Cattolici Francesco D’Agostino: sì agli affidi ai gay, purché dello stesso sesso del minore. Non è una allucinazione: D’Agostino, caporione degli Ugci tanto cari ai vescovi, lo dichiara a chiare lettere alla milionata di lettori del Corriere, che lo aveva interpellato in quanto portatore del punto di vista cattolico (!?) sulla questione della bambina che il Tribunale di Bologna ha affidato alla coppia di gay: «avrei al limite ritenuta fisiologica la scelta dello stesso sesso del minore»[9]. Non stupitevi per favore. Si tratta della lingua del compromesso, certo, però proferita in modo talmente disarticolato da non essere comprensibile a nessuno, nemmeno alla comunità Lgbt, a cui si vuole qui per forza aprire la porta.
Che il succo di questo farfugliare l’abbia capito, e appunto rilanciato, proprio Formigoni nella sopracitata video-intervista? Possiamo provare a rispondere con alcune fotografie dei tempi oramai andati. Perché anche il vestiario (chi vive nella capitale della moda lo sa) rappresenta un linguaggio ben preciso.
2011: Elezioni comunali di Milano, primo turno. Giacca in pelle da motociclista e impressionante T-shirt custom con paperino.
Secondo turno delle comunali, trionfo floreale su pantalone viola, colore di per sé simbolico
Trasmissione RAI: camicia con motivo tribale e completo lucido
Agosto 2012, su Twitter: camicia a mezzamanica con stampa che ritrae il drogato rastafariano Bob Marley
Il sito gay.tv, che lo segue con attenzione dedicandogli intere gallerie di immagini, ci segnala il mocassino lucido con frange
Sempre gay.tv offre il dettaglio della cravatta a fiori su camicetta rosa
T-shirt con fantasia cinese su giacca jeans e fazzoletto arancione (il suo colore preferito)
Polo arancione, sneakers, pantalone di grido e cuffia per la campagna elettorale, dove diviene lui stesso, in versione danzereccia, parte delle grafiche pubblicitarie (in questo caso reclamizzanti la grande trovata 2010: le suonerie per cellulare a tema formigoniano)
Il video della suoneria è tutto da vedere, quantomeno per le incredibili doti canore del fu governatore: «Un gvande popolo con gvande consenso».
E una camicetta viola che non può mancare https://youtu.be/f-eJ-hdnXMU
Insomma: il guardaroba di Formigoni, quello sì, ha pochi compromessi. Nessuno però si azzarda ad analizzarlo a fondo. Tutti a malapena ammiccano, con delicatezza. Neanche quando scrive un necrologio del dissoluto cantante Lou Reed, tossico capofila della bisessualità nel rock della rivoluzione sessuale: «è morto Lou Reed. Lo confesso, il suo rock mi ha sempre coinvolto»[10].
Vari siti gay non si fanno questi problemi e lo mettono in cima a liste dedicate a chi dovrebbe fare coming out, assieme al senatore Emilio Colombo, papavero della Dc di cui il Nuovo Centrodestra formigoniano – con l’inevitabile venturo innesto dei transfughi episcopali Casini, Dellai etc. – si proponeva come degno continuatore.
Ora che la débacle dell’intero apparato politico cattolico è evidente, ci preme chiedere qualcosa di concreto ai ciellini: se non rispettate la sentenza di condanna a Formigoni, se “la storia non si processa” e se il Celeste è la vostra storia, perché lo lasciate in prigione? Oppure, anche qualcuno di voi comincia a pensare che tutta questa brutta vicenda sia solo cronaca? Di che colore fate voi.
[1] «Perché Formigoni ha tradito il messaggio del Vangelo», Panorama, 26 giugno 2012.
[2] Giorgio dell’Arti – Massimo Parrini, Catalogo dei Viventi, Marsilio, Venezia 2008.
[3] «Il celeste a stelle e strisce», L’Espresso, 8 aprile 2013.
[4] «Gli sprechi: quelle ambasciate a Roma e Bruxelles che costano 70 milioni alle Regioni», Repubblica, 10 aprile 2012.
[5] «Tarek Aziz: petrolio agli amici italiani», Corriere della Sera, 2 aprile 2007.
[6] «Castità e bonifici bancari per quell’amore così magico», Corriere della Sera, 17 febbraio 2013. Grasso lancia anche un ulteriore, curioso sassolino: «Emanuela, dal 2002 al 2009, conduce su Rete4 una trasmissione che si occupa di medicina, benessere e varia umanità. Al suo fianco c’è il prof. Fabrizio Trecca, implicato nelle vicende della P2, già medico di Licio Gelli, Gustavo Selva, Maurizio Costanzo. Due conduttori che facevano a gara a chi presentasse peggio»
[7] «Vi racconto l’amicizia tra Simone, Daccò e il governatore Formigoni», Corriere della Sera, 19 aprile 2012.
[8] «Quei vertici in Vaticano con i ministri alfaniani per preparare la scissione», Repubblica, 18 novembre 2013.
[9] «Sentenza da rivedere, platealmente imprudente. Meglio due donne», Corriere della Sera, 18 novembre 2013.
[10] «Lou Reed, Formigoni e l’insulto», Il Giornale, 29 ottobre 2013.
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