Tre generazioni di terroristi
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I loro nonni si macchiarono di crimini orrendi di inaudita ferocia rimasti in gran parte impuniti. Fra gli innocenti massacrati a migliaia, intorno alla metà degli anni Quaranta del secolo scorso, anche un ragazzino di quattordici anni, il beato martire Rolando Rivi, barbaramente seviziato e ucciso per non aver voluto dismettere la sua talarina dopo la chiusura del seminario, requisito dall’occupante germanico. I loro padri hanno lanciato la rivoluzione culturale che ha liquidato il diritto, l’educazione, la morale, il matrimonio, la famiglia e la pubblica decenza, proclamando il libero amoree votandosi al brigatismo. I rappresentanti della terza generazione, oggi, non mangiano più i bambini (a meno che non siano iniziati al rito egizio), ma in compenso li rapiscono per poi venderli ai pervertiti. Essi sono giunti ad occupare la magistratura, la scuola, l’università, il mondo dell’informazione e dello spettacolo nonché i gangli vitali dello Stato e dell’economia, instaurando un vero e proprio sistema totalitario che, per quanto dissimulato dalla maschera della democrazia, non ha nulla da invidiare a quello cinese o a quello sovietico.
L’avete capito: son proprio loro, i comunisti. Possono pure cambiar nome e pelo, ma la realtà è sempre la stessa: sono sostenitori del materialismo ateo, ideologia contraria alla ragione e alla dignità dell’uomo, tanto da spingerlo a comportamenti bestiali, perché contraria a Dio. Papa Pio XI, nella sua vigorosa enciclica contro il comunismo (Divini Redemptoris, 19 marzo 1937), lo condanna senza mezzi termini come satanico flagello (§ 7). Non è una semplice metafora: Karl Marx, figlio di un ebreo convertitosi per interesse al luteranesimo, già all’età di diciotto anni componeva poemetti inneggianti a Lucifero. L’ideologia da lui elaborata da adulto, ammantandosi ipocritamente dell’intento apparente di perseguire la liberazione del proletariato e il progresso dell’umanità, mirava in realtà a distruggere la fede, a sovvertire l’ordine naturale e a schiavizzare gli uomini, come ampiamente dimostrato da tutti i regimi che l’hanno applicata in ogni parte del mondo.
La ragione del suo inspiegabile successo, secondo papa Ratti, risiede nel fatto che si presenta come «un’idea di falsa redenzione […] uno pseudo-ideale di giustizia, di uguaglianza e di fraternità nel lavoro […] un certo falso misticismo» (§ 8), un «nuovo presunto Vangelo», seppur «contrastante sia con la ragione sia con la rivelazione divina; sovvertitore dell’ordine sociale […] negatore dei diritti della personalità umana, della sua dignità e libertà» (§ 14). Un tale assurdo sviluppo presuppone anche fattori di tipo preternaturale: chi acconsente alle menzogne del marxismo è offuscato nella ragione e perde le difese immunitarie del pensiero. «Tuttavia l’ideologia comunista esercita un influsso consistente solo dove le basi religiose di un popolo si sono fatte vacillanti e la ragione, la fede in Dio e la morale offrono una resistenza insufficiente contro simili idee», osserva il cardinal Mindszenty nelle sue Memorie. Laddove non è riuscita ad imporsi con la violenza, pertanto, essa si è potuta diffondere solo grazie alla desistenza causata dall’aggiornamento conciliare.
Le radici di questo colossale inganno vanno individuate nell’eresia di Lutero (che, stravolgendo il concetto stesso di giustizia e respingendo il principio di non-contraddizione, ha introdotto i germi della dissoluzione del pensiero, della morale e dell’autorità pubblica e religiosa), nella concezione giacobina della libertà e dei diritti (a cui toglie ogni base metafisica per attribuirne la definizione a un potere civile arbitrario e tirannico) e nell’edificio gnostico di Hegel (da cui proviene l’idea di un progresso irresistibile che si attuerebbe mediante una serie di contrapposizioni generatrici di un processo storico sfociante in un mondo nuovo). Più in profondità, la sorgente occulta del marxismo e dei suoi prodromi va rintracciata nella cabala ebraica (i pensatori marxisti e i funzionari bolscevichi, non per nulla, erano in gran parte giudei), con il suo immanentismo panteistico centrato sulla continua evoluzione dell’Uomo primordiale (Adam Kadmon), vero oggetto della “fede” professata dai fautori del nuovo umanesimo prima e del transumanesimo poi; in salsa “teologica”, è il Cristo cosmico del celebre gesuita esoterista, Pierre Teilhard de Chardin, assurto a profeta della religione universale.
Davvero profetica è invece l’implacabile analisi di Pio XI. Non essendoci lo spazio per una sintesi dell’intera enciclica (di cui raccomando la lettura per avere luce sugli attuali tempi bui), mi limito a citare quelle sue icastiche osservazioni che più ci aiutano a comprendere lo scandalo accecante di questi giorni. Il comunismo «spoglia l’uomo della sua libertà, principio spirituale della sua condotta morale; toglie ogni dignità alla persona umana e ogni ritegno morale contro l’assalto degli stimoli ciechi» (§ 10); «tanto la morale quanto l’ordine giuridico non sarebbero se non un’emanazione del sistema economico del tempo, di origine quindi terrestre, mutevole e caduca» (§ 12). Non è affatto difficile rendersi conto fino a che punto, nell’alleanza con l’evoluzionismo e la psicanalisi, questi perversi principi si siano ormai imposti, permeando la mentalità corrente e improntando gli stessi comportamenti ad ogni livello sociale. Quel che è peggio è che essi sono penetrati finanche nella Chiesa fino ad apparire l’unica vera interpretazione del Vangelo, grazie al fatto che i marxisti «invitano i cattolici a collaborare con loro sul campo così detto umanitario e caritativo, proponendo talvolta anche cose del tutto conformi allo spirito cristiano e alla dottrina della Chiesa» (§ 57).
«È negato infine ai genitori il diritto di educare, essendo questo concepito come un diritto esclusivo della comunità, nel cui nome soltanto e per cui mandato i genitori possano esercitarlo» (§ 11). In questa luce non è più così sconvolgente, purtroppo, che sia sorta una rete di giudici, amministratori, medici, psicologi e assistenti sociali – tutti rigorosamente dello stesso orientamento politico – i quali, ricoprendo ruoli direttivi in cooperative e associazioni che si occupano di minori disagiati, hanno usato il potere loro conferito dallo Stato a tutela dei cittadini per realizzare immensi profitti sulla pelle di decine di bambini sottratti ai genitori senza ragione, coprendo questi ultimi di accuse infamanti e manipolandone i figli per darli in affido anche a coppie sodomitiche, sebbene la legge italiana non lo consenta. Ma per quegli sciagurati incapaci di ragionare – che pur si arrogano il diritto di fissare insindacabili criteri dell’educazione e requisiti degli educatori – non esiste né legge né morale: si tratterebbe di mere sovrastrutture che si evolverebbero a seconda delle epoche e dei sistemi socio-economici. Secondo i medesimi individui, la stessa identità sessuale sarebbe frutto di una libera scelta: niente di più opportuno per esautorare i genitori che imporrebbero ai figli stereotipi di genere e per abusare dei secondi ai fini di una loro presunta “liberazione” affettiva.
Una domanda si impone: come difendersi dal Leviatano che rende possibili mostruosità del genere? La cosiddetta disobbedienza civile, rivendicata dalla sinistra per imporre le sue derive, non è concessa a chi vuol semplicemente tutelare i propri sacrosanti diritti di legge naturale e divina, come la patria potestà e la libertà di educazione della prole. La reiterata condanna dei sistemi marxisti da parte del Magistero non è valsa ad arrestare la penetrazione della propaganda comunista nelle masse, specie dopo che ai Padri del Vaticano II, in seguito all’infausto accordo di Metz (1962), fu impedito di rinnovare una condanna ancora più urgente, nonostante le loro numerose e pressanti petizioni. Oggi le autorità ecclesiastiche paiono in gran parte conniventi, cosa che neutralizza le raccomandazioni di Pio XI al clero: la diffusione della dottrina sociale, la difesa dei fedeli dagli inganni del comunismo, la costituzione di organizzazioni dei lavoratori genuinamente cattoliche. Gli altri rimedi da lui indicati a tutti, invece, sono ancora realizzabili: il rinnovamento della vita cristiana, l’esercizio della carità, l’impegno per la giustizia sociale.
Tutto questo, però, non offre una soluzione immediata a chi si vede arbitrariamente privato dei figli. Un’ingiustizia così accecante richiede anzitutto un deciso salto qualitativo nella fede, tale da render capaci di ottenere interventi risolutori del Cielo umanamente insperabili; ciò non esclude, tuttavia, il ricorso alle vie legali percorribili, che nel caso di Bibbiano ha portato alla luce una raccapricciante realtà criminale. Per agire in tal senso, bisogna avvalersi delle competenze di un avvocato che abbia molta esperienza in materia e di periti di grande autorevolezza, il cui intervento obblighi il tribunale a riesaminare la propria decisione; a questo fine, anche il coinvolgimento della stampa può avere un forte peso. Dato che i tribunali dei minori seguono una procedura non rigorosamente stabilita dalla legge, ma in buona parte determinata dalla prassi, è decisivo conoscere quel mondo dall’interno, così da poter incidere sui suoi meccanismi perversi. Più in generale, non dimentichiamo che nella legislazione italiana, purtroppo, a causa di un eccessivo garantismo i criminali sono più tutelati di un bambino innocente che venga tolto ai genitori senza ragione.
C’è da sperare che uno scandalo così grave, d’ora in avanti, renda più difficile il ripetersi di simili vicende; dato però che l’arbitrio, da parte di intoccabili assistenti sociali e giudici dei minori che si proteggono a vicenda, è un flagello endemico e generalizzato, bisogna comunque mantenersi molto vigilanti contro le minime avvisaglie di abuso: chiunque venga da loro convocato deve registrare ogni colloquio e documentare ogni loro atto, così da poter sventare le eventuali trame miranti a risultati che vanno dall’allontanamento dei figli, con il loro collocamento in strutture colluse, fino alla revoca della potestà genitoriale. Ci sono in ballo enormi interessi economici, se si considera che le aziende sanitarie locali pagano alle cooperative – sulle spalle dei contribuenti – da duecento a quattrocento euro al giorno per ogni minore ricevuto in affidamento.
Qualora il ricorso alla legge non sortisca l’effetto sperato, scappare per strada per sfuggire ai servizi sociali (magari con un neonato di venti giorni che muore poi di freddo, come accaduto a Bologna nel 2011) non è la soluzione migliore: il diritto naturale autorizza a nascondere i propri figli prima del prelevamento. In tal caso si può andare incontro a una condanna per mancata esecuzione dolosa di provvedimento dell’autorità giudiziaria, reato punito con qualche mese di galera, con sospensione della pena per chi è incensurato; rispetto al trauma che subirebbe un figlio, sarebbe una sofferenza certamente inferiore. Non si può tuttavia escludere che un pubblico ministero particolarmente zelante chieda l’incriminazione per sequestro di persona, che comporta conseguenze decisamente più serie. In definitiva, l’affidamento alla Provvidenza e la consacrazione dei figli alla Madonna si rivelano quanto mai opportuni. Chi ne ha la possibilità, inoltre, fa bene a iscriverli a scuole cattoliche, dove non rischiano di finire nel mirino di sedicenti “salvatori” dell’umanità che, per sostituirsi a Gesù Cristo, hanno instaurato il regno del diavolo.
Testo dell’enciclica:
http://w2.vatican.va/content/pius-xi/it/encyclicals/documents/hf_p-xi_enc_19370319_divini-redemptoris.html#_ftnref12
Altri tempi, altri Pastori:
Sul business dell’affido e sulla mafia dei tribunali:
https://gloria.tv/article/7GTq2onfdxmq4fkVNHbTaMRUs
Per stomaci forti:
http://www.lanuovabq.it/it/chi-sa-ha-parlato-dagli-archivi-pci-la-verita-sui-crimini-rossihttp://www.lanuovabq.it/it/pdf/compagno-drago-e-gli-altri-i-serial-killer-protetti-dal-pci
Pubblicato da Elia
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