SUPER EX: DOPO STALIN, C’È SEMPRE UN CHRUŠČËV. SARÀ TAGLE?
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Carissimi Stilumcuriali, Super Ex (Ex di Movimento per la Vita, Ex di Avvenire e di altra cattolicità varia, ma ancora, sorprendentemente, cattolico, contro venti e maree) ci ha inviato una riflessione come sempre brillante e tagliente sulla situazione della Chiesa attuale. Buona lettura.
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Pensieri sparsi sulla defenestrazione di Filoni e l’ascesa di Tagle
Era il 14 aprile e il cardinal Tagle lanciava l’allarme riguardo a “cordate sperando in qualcosa che solo lo Spirito Santo invece può decidere”. Si riferiva, il porporato, a presunte manovre in vista di un futuro conclave. Leggendo questo grido “disperato” pensai subito che la prima gallina che canta ha fatto l’uovo. Erano già noti, infatti, i termini della questione: Bergoglio ha stufato tutti, da un pezzo; Tagle era indicato da molti come l’erede designato da Bergoglio stesso.
E guarda un po’, il Tagle lancia l’allarme riguardo ad altri, che aspirerebbero a sostituire Francesco e… lui stesso!
La domanda è questa: c’è davvero una mafia di san Gallo al contrario in azione? La risposta è no: è sempre la mafia di san Gallo, con nuovi soggetti e vecchie idee, a lavorare per il post Bergoglio così come lavorò per il post Giovanni Paolo II, inutilmente, e per il post Benedetto, con successo.
Tagle, come dimostra la recente nomina, ne è il candidato ideale.
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Perché Tagle? E’ molto semplice: la rivoluzione, si sa, fa sempre tre passi avanti e uno indietro. Dopo Robespierre, ghigliottina e Terrore, venne il Direttorio. Dopo Stalin, Nikita Chruščëv.
Era il 1956, Stalin era morto da 3 anni, e il suo successore, Chruščëv appunto, denunciò lo stalinismo, all’ombra del quale era cresciuto e prosperato, e il “culto della personalità”. Aveva compreso che o il comunismo o si moderava, o sarebbe finito, travolto dai suoi stessi orrori ed orrori.
Nella Chiesa oggi accade lo stesso: la ghigliottina di Bergoglio ha misericordiato troppe persone (Filoni è solo l’ultimo di una serie infinita); come Stalin, con le purghe, divenne il massimo sterminatore di comunisti, così Bergoglio è stato il più solerte persecutore di prelati e laici cattolici fedeli al Vangelo…Ora il clima è diventato insostenibile. Ora il “culto della personalità”, costruito con la complicità dei giornali nemici della Chiesa, ha perso ogni credibilità: nessuno crede più al papa riformatore, al nuovo san Franceso, ed è dunque l’ora di voltare pagina prima che sia troppo tardi.
Occorre, per arginare l’emorragia di fedeli, di credibilità e di denari, un altro Chruščëv: continuità, purtroppo, nell’eterodossia; ma discontinuità nei modi. Tagle è perfetto per la bisogna: non è uomo impulsivo, vendicativo, irascibile, come Bergoglio; non è neppure così rozzo e così teologicamente impreparato.
Potrebbe essere l’uomo giusto per la destalinizzazione guidata. A differenza di tanti altri pupilli di Bergoglio, da Cupich a Farrell, non ha neppure scandali economici o sessuali che gli gravano sulla testa. E’ l’uomo adatto, insomma, a ricucire una parte delle lacerazioni umane prodotte da questo sciagurato pontificato… insieme a Matteo Maria Zuppi…
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L’ultimo pensierino è al papa re, Pio IX. Il pontefice di Senigallia, una volta eletto, nel 1848, concesse un’amnistia per i prigionieri politici, come era uso da tempo. Probabilmente anche Tagle, che è furbo, ha intenzione di fare altrettanto. Potrebbe iniziare ridando libertà ad un ordine, i Francescani dell’Immacolata, che proprio nelle sue Filippine hanno tante vocazioni ed hanno operato tante cose buone. In generale potrebbe dedicare i primi 100 giorni alla “misericordia”, quella vera, sanando le tante ferite di chi ama davvero la Chiesa, ma in questi tempi la ha sentita più matrigna che madre.
Ma se il futuro papa non fosse Tagle? E se lo Spirito Santo volesse davvero soffiare con forza, scompaginando i disegni di Bergy e la cordata che lo sostiene?
Da cattolico, non lo escluderei: sia perché chi entra papa in conclave, esce cardinale, sia perché adoro pur sempre il Dio che sembrava morto, e, dopo tre giorni, è risorto.
Ho come il sospetto che la storia si stia ripetendo: anche la Chiesa, corpo mistico di Cristo, sembra defunta e sepolta… è quindi vicino il tempo della sua Risurrezione.
Marco Tosatti
12 Dicembre 2019 Pubblicato da wp_7512482 --
“L’ultima battaglia” e il desiderio della Verità
La letteratura distopica è tra le più affascinanti forme di narrativa. Una letteratura che fa riflettere, da 1984 di Orwell a Fahreneit 451 di Bradbury passando da Il mondo nuovo di Huxley e Il padrone del mondo di R.H. Benson. Queste distopie del ‘900 sembrano in parte essersi avverate nel nostro tempo. La nostra epoca sembra vedere nascere un mito speculare a quello dell’onnipotenza dell’uomo artefice della storia, quello della sua impotenza di fronte alla complessità del mondo. Una sorte di sindrome bipolare, per cui si passa da un’esaltazione della scienza e della tecnica a una sorta di depressione collettiva, una rassegnazione di fronte a quella che il sociologo Zygmunt Bauman ha descritto come Società liquida. Una società che sembra essere caratterizzata da un profondo disprezzo per la religione.
C’è tuttavia una ulteriore narrazione distopica che vede la religiosità minacciata al suo stesso interno. Meglio ancora: non un vago senso religioso, ma è proprio la Chiesa cattolica che sta vivendo tempi duri, dove una fede bimillenaria è messa radicalmente in discussione. Tempi duri o tempi ultimi? Questa è la riflessione di fondo di Aldo Maria Valli, che dopo esserti cimentato una prima volta con il genere distopico con
Come la Chiesa finì, è nuovamente alle prese con questo genere di narrativa, dell’immaginario ma non troppo, con il volume
L’ultima battaglia, edito da Fede& Cultura (240 pagine, 19 euro). In questo libro si avverte chiaramente la profonda conoscenza delle cose vaticane di Valli, che ha alle spalle una lunga carriera di vaticanista, ora messa frutto sul suo interessantissimo blog
Duc in altum.
Valli ha riversato nella vicenda di questo romanzo tutti i timori, i dispiaceri, ma anche le speranze a riguardo della fede cattolica e della Chiesa. Un romanzo di fantasia, proiettato in una Roma immaginaria di un futuro non ben precisato, un romanzo distopico, ma che non si allontana troppo dall’oggi. Un futuro che per certi aspetti è già qui e per altri è appena dietro l’angolo. Un esempio di fanta-religione, che descrive la grande apostasia della Chiesa cattolica. Nel libro emerge la realtà di forze potenti al lavoro per estirpare dal mondo Cristo: la Loggia, e la Confraternita, che opera all’interno della Chiesa stessa, e che ricorda qualche conventicola che nel recente passato frequentava amene località elvetiche. Il riferimento alla massoneria e alla lobby gay è trasparente. Sono associazioni che utilizzano e strumentalizzano la Chiesa per i loro fini di potere e per operare la grande rivoluzione: sostituire Dio con l’uomo. Da questo punto di vista, posso dire che nella prima riga del romanzo c’è già tutto il contenuto dell’opera. Da buon cronista televisivo Valli sembra abbia voluto applicare anche alla narrativa la regola aurea di un servizio di quindici righe: la notizia prima di tutto. Nel libro si avvertono diversi echi autobiografici, come la figura di un vaticanista spagnolo che viene licenziato solo per avere cercato di vedere chiaro nell’operato dei vertici vaticani.
Per dare vita ad altri personaggi l’autore ha sicuramente attinto alle esperienze personali vissute nel corso degfli anni: monsignori infingardi, teologi alla moda, esponenti di quella che nel romanzo viene chiamata Smart Theology: la teologia accattivante, simpatica, che vuole piacere. Ci sono anche tuttavia personaggi positivi, che esprimono la fede dei semplici, che dimostrano che la Chiesa, nonostante le tante infedeltà dei suoi membri, può contare sempre su un esercito composto da tanti soldati semplici silenziosi e buoni. Valli mette in luce la generosità e la lealtà di una donna che, pur scombussolata a causa di certe derive dei pastori, nemmeno per un attimo pensa di ritirarsi o di polemizzare, ma si mette in gioco e continua a lavorare nella vigna del Signore.
In una conversazione con l’autore, Aldo Maria Valli ci ha confidato di essere stato ispirato dalle considerazioni che Joseph Ratzinger fece nel 1969, ai microfoni della radio tedesca, quando profetizzò la fine della Chiesa così come l’abbiamo conosciuta. Avremo presto, disse il futuro papa, preti ridotti al ruolo di assistenti sociali e il messaggio di fede ridotto a visione politica. Tutto sembrerà perduto, ma al momento opportuno, proprio nella fase più drammatica della crisi, la Chiesa rinascerà. Sarà più piccola, più povera, quasi catacombale, ma anche più santa. Perché non sarà più la Chiesa di chi cerca di piacere al mondo, ma la Chiesa dei fedeli a Dio e alla sua legge eterna. La rinascita sarà opera di un piccolo resto, apparentemente insignificante eppure indomito, passato attraverso un processo di purificazione. Perché è così che opera Dio.
Contro il male, resiste un piccolo gregge. Valli sembra aver fatto propria l’idea di Robert Hugh Benson e di altri autori distopici, ma dando una nuova speranza. Il libro è quindi in polemica, rispettosa ma decisa, nei confronti di un certo misericordismo che va per la maggiore, secondo il quale Dio accoglie ma non giudica e noi stessi dovremmo essere non giudicanti. In realtà Dio giudica eccome, e tutta la nostra esperienza di fede è giudizio e valutazione su ogni singolo aspetto del nostro essere persone.
In conclusione, senza svelare nulla ovviamente della trama del libro, che si presenta come un ottimo giallo, in queste pagine – che ci rivelano che le battaglie, come gli esami, non finiscono mai – è centrale l’elemento del giudizio divino. Un messaggio forte che si vuole contrapporre a un’idea di Chiesa zuccherosa e “amica”, secondo la quale il timor di Dio e l’ira di Dio sono cose superate. Ma è centrale anche il tema del male, del mysterium iniquitatis, secondo le parole di san Paolo. La parola iniquità oggi la intendiamo in senso sociale, politico ed economico, ma prima di tutto ha un significato teologico. La mancanza di equità, la mancanza di giustizia, ha la massima espressione nel negare a Dio il posto che gli compete, ossia il ruolo di creatore e giudice. La più grande ingiustizia, dunque, è proprio negare Dio, sopprimere il padrone della vigna e pretendere di mettersi al suo posto. Tentazione sempre risorgente, perché il grande seduttore non è uno che si arrenda facilmente. Questa battaglia che dà il titolo al romanzo è dunque la battaglia contro la più insidiosa delle idolatrie, la pretesa di sostituire Dio con altro, è l’antica seduzione diabolica del “sarete come Dio…”
Così Aldo Maria Valli ci regala questa storia impressionante, rivelandosi narratore di razza, mostrandoci lo sfacelo della Chiesa, così come scenari della globalizzazione, di un pensiero unico dove non si lascia spazio né parola o significatività a chi non si adegua a questo pensiero, a questo dettame apparentemente buono, umanitario e tollerante, in realtà profondamente intollerante. Ci mostra un mondo che ha rifiutato conoscenza, bellezza e verità, e soprattutto ha rifiutato Dio. Ma insieme a questo ci mostra che nell’uomo c’è un barlume riflesso della luce divina che non può spegnersi. Un romanzo significativo non solo per i messaggi piuttosto evidenti che vuole trasmettere, ma anche per il fatto che vuole ridestare nel lettore il desiderio della Verità.
Paolo Gulisano
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