Avesse esortato “cerchiamo di convertire chi sbarca”, avrebbe parlato dei doveri suoi. Invece comanda e impone allo Stato italiano: “La cittadinanza a chi sbarca”, subito “per evitare fenomeni di ghettizzazione”. E subito, immediatamente, senza nemmeno chiedere “a chi sbarca” se vuole la nostra, di cittadinanza, e non magari quella della Germania e della Francia. Parolin supera di un colpo anche le più radicali richieste degli accoglientisti, supera lo “ius soli” – sia reso cittadino chiunque sbarca, appena arriva, presto presto. Non c’’è bisogno che il giovinotto negro o maghrebino nemmeno sappia dov’è arrivato, che abbia una competenza linguistica, che esprima una volontà.
Si vede così, chiaramente, che per lui – il cardinale-superburocrate – cittadinanza è un artificio burocratico vuoto di significato – il pezzo di carta a cui attribuisce il potere di “evitare le ghettizzazioni”: un potere magico, del tutto irreale, perché se ogni tanto il Parolin si chinasse sulla realtà sociale e nazionale, vedrebbe che fior di cittadini italiani sono “ghettizzati” per le più varie ragioni, semplicemente perché non appartengono alla classe dei ricchi di Stato, e devono vivere arrangiandosi, senza il vitto e l’alloggio garantito ai profughi dall’Accoglienza.
E lo ordina Parolin, da esponente di uno Stato estero allo Stato italiano. Ritiene di aver titolo e diritto a disporre della cittadinanza italiana e alla sua distribuzione.
Per lui, la cittadinanza italiana va regalata. Cosa senza valore e senza peso. Non gli passa nella sua mente di burocrate che la cittadinanza “si guadagna”, che “si merita”, che anche il neonato che ce l’ha gratis, la riceve come meriti guadagnati da genitori, nonni, antenati che hanno parlato la lingua, costruito col lavoro italiano la società italiana, contribuito alla sua cultura, alla sua crescita. Nella cittadinanza ci sono Ariosto e Caporetto, la ricostruzione dopoguerra e lo studio di Dante, Beato Angelico e il dispetto di saperci collettivamente vili, e il piacere carnale di vivere in città barocche e romaniche; c’è la densa identità storica, ciò che ci hanno lasciato gli antenati e sul cui costruiamo (o che distruggiamo) – che loro, i superburocrati transnazionali, diffamano come “etnicismo” o razzismo.
Ché poi anche tutti i (falsi) profughi e naufraghi che “sbarcano” dopo aver gettato in mare i loro documenti di identità e cittadinanza, anch’essi vengono da una cultura, la portano in sé, la loro identità storica li costituisce – e per lo più sono identità non conciliabili con la nostra né alcuna civiltà, come dimostrano gli stregoni nigeriani.
Ma non è problema, per il cardinale Parolin. Quelli “che sbarcano” è per lui come non avessero culture, religioni e stregonerie e identità eventualmente non solubili nella italiana. Cosa sono per lui? Un patrimonio genetico con cui “meticciare” la razza italiana, come ha detto El Papa? ?Un DNA “fresco”? Un getto di sperma? Brutale concezione dell’umanità, concezione zoologica, sembra quella che papa e cardinali della neo-chiesa condividono con i poteri oligarchici transnazionali.
Parlo di Parolin perché la sua ideologia collima profondamente con una direttiva europea di cui ho saputo per caso.
La UE ha appena emanato una (come definirla?) pre-direttiva per decretare i criteri “di qualità” con cui la UE accetterà di finanziare i restauri e le ricostruzioni di monumenti del “retaggio culturale” europeo.
Se vi sembra astratto, pensate a Notre Dame incendiata…
Orbene: l’euro-oligarchia decreta che “Quando sono necessarie nuove parti / elementi, un progetto deve utilizzare il design contemporaneo aggiungendo nuovo valore e / o utilizzo nel rispetto di quelli esistenti.”
Capito? La UE vuol rendere illegale le riparazioni e i rifacimenti “come erano prima”… sui monumenti antichi devono essere inseriti elementi di”design contemporaneo” per “nuovi utilizzi”.
“La UE è letteralmente composta da demoni”, commenta colui a cui si deve informazione, Nikos Salingaros, matematico-e urbanista, autore di una critica radicale delle cosiddette “archistar” (Anti-architettura e decostruzione).
Se negli anni ’50 fosse stata vigente la “direttiva” che ora la UE vuole imporre, sarebbe stata vietata la ricostruzione di Dresda – la Firenze sull’Elba – incenerita dalla tempesta di fuoco inglese; i polacchi non avrebbero potuto rifare Varsavia “come era prima” della devastazione completa che subì nella guerra.
Salingaros ricorda che nel 1902 crollò la bellissima torre campanaria di piazza San Marco a Venezia. “La sera stessa, il consiglio comunale approvare 500.000 lire di stanziamento per la ricostruzione, “ com’era, dov’era ” (in italiano nel testo).
Dal punto di vista degli eurocrati, il campanile di San Marco è “un falso antico”, così come Dresda e Varsavia, e decine di città che le popolazioni hanno voluto restaurare come le vedevano i padri e i nonni che avevano vissuto nelle loro armonie, e gli avi che le avevano fondate. Così si capisce perché dopo che cadde la guglia di Notre Dame, si cominciò a dire che non era gotica “vera” , era stata rifatta nell’Ottocento, si poteva sostituirla con qualche cosa “utile” commissionato ad una archistar alla moda, e uno shopping center nel sottosuolo …
“Questa proposta tradisce un errore spaventoso di pensare: che ogni periodo della storia è “autenticamente” rappresentato da un solo e unico stile, che è “contemporaneo” a quel periodo”, scrive Salingaros, “ciò è una totale assurdità. La storia non è una linea ma una fuga, con risvegli, ricreazioni e novità tutti mescolati insieme.”.
E’ la densa identità storica che ci siamo guadagnati, anche come eredi di una comunità estesa nei secoli e millenni con le sue bellezze e i suoi errori : quello che rende così tipiche, inconfondibili le nostre città europee, e amate dai loro popoli – e che i turisti cinesi delle “città nuove” e americani vengono a vedere, a respirare, a farsene impregnare.
Come non vedere l’intenzione satanica burocratica? Cancellare le identità storiche dei popoli d’Europa “modernizzando “ i segni urbanistici della nostra specifica cultura; romperne la coerenza con inserzioni di “design contemporaneo”, omogeneizzarli con non-luoghi della post-modernità. Vandalizzarli.
E come non vedere l’analogia con il diktat di Parolin, “La cittadinanza a chi sbarca, subito!”. Voi italiani non dovete sentirvi diversi dei nigeriani con la loro “sub-cultura” cannibale, non del guerrigliero di Al Nusrah, non delle torme afghane e pakistane che hanno invaso l’isola di Lesbo, la patria della poetessa suprema della lirica occidentale, “Saffo dai capelli di viola” (Alceo).
Una cosa è certa: che per i nuovi “cittadini”, Saffo non ha alcun significato, non gli interessa il “retaggio” che trovano qui. Saperlo è un dolore nobile, ignoto ai Parolin e alle Von der Leyen, che ha espresso con semplicità il vignettista Alfio Krancic.
Dopo aver rimproverato due turiste musulmane in velo che in un museo fiorentino stavano toccando un quadro ad olio, Alfio dice: “Una riflessione mi è sorta spontanea. Ma cosa gliene può fregare a un musulmano o a un africano della nostra cultura? Il loro approccio psicologico alla realtà è diverso dal nostro. La loro sensibilità estetica è diversa dalla nostra. E poi la loro religione non vieta forse di riprodurre immagini umane o divine?”. Ha notato anche che i visitatori italiani, che riempivano la sala, non avevano nulla da eccepire al comportamento delle due.
“ Non sta bene inorgoglirsi di ciò che i nostri antenati ci hanno lasciato in eredità. E’ razzismo, suprematismo. Insomma pare brutto contrastare i “barbari di fuori e quelli di dentro”. Quindi lasciamo fare. Ho la sensazione che se non ci sarà un’inversione di tendenza, fra 20/30 anni delle nostre città d’arte non rimarranno che rovine”.
Parolin, cardinale, fa parte dei barbari di fuori, come gli euro-oligarchi vandali cancellatori di identità. Sappiamo – da veggenti della Vergine a cui la neo-Chiesa non crede più – che finirà nel sangue proprio per loro. Subiranno quel che si sa dai “nuovi cittadini”.
Perché senza rispetto di ciò che fa umano ogni uomo – non la sua razza e DNA, non il suo sperma, ma la sua cultura – senza difendere la nostra, il risultato non è che caos e violenza, SANGUE e distruzione.
La pericolosa categoria dei idealisti&buonisti non realisti - di Gianni Toffali
Per salvaguardare la vita dei propri cittadini, i governatori leghisti di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige hanno proposto di mettere in quarantena i bambini di qualsiasi nazionalità che arrivano dalla Cina, per un periodo di 14 giorni.
Decisione saggia, che qualsiasi padre sano di mente metterebbe in atto per tutelare i suoi cari.
I soliti noti, vale a dire coloro che sono avvezzi ad osservare la realtà con le deformi lenti dell'ideologia, hanno attaccato con il solito disco rotto del razzismo e della discriminazione.
Evidentemente, per costoro, l'2019-nCoV, alla pari di tutti gli elementi biologici presenti in natura, è un'innocua e pacifica "creatura".
Carenze di sale in zucca a parte, l'equivoco (ammesso che si possa chiamare tale) degli "idealisti" nasce da certune correnti filosofiche che considerano la natura e lo stesso uomo, buoni a prescindere.
Il più noto degli idealisti è Jean-Jacques Rousseau. Il filosofo ginevrino affermava che l'uomo fosse, in natura, buono, un "buon selvaggio", e venisse corrotto in seguito dalla società.
Gli idealisti&buonisti applicano il medesimo concetto a tutto ciò che concerne la biologia terrestre.
Alla categoria degli idealisti&buonisti non realisti, appartengono anche i lor signori che negli ultimi anni hanno coniato la ridicola espressione Madre Terra, Gea o Gaia, dimentichi che, la natura è quanto di più violento possa esistere nell'universo!
Ci si può permettere la colpevole ignoranza di chiamare buona la natura che mediante il leone che mangia la gazzella; il terremoto, l'eruzione, lo tsunami, la lebbra, il vaiolo, la peste, l'aids, l'ebola, la sars, il coronavisru che decima le genti e l'uomo che sopprime il suo fratello?
Decisione saggia, che qualsiasi padre sano di mente metterebbe in atto per tutelare i suoi cari.
I soliti noti, vale a dire coloro che sono avvezzi ad osservare la realtà con le deformi lenti dell'ideologia, hanno attaccato con il solito disco rotto del razzismo e della discriminazione.
Evidentemente, per costoro, l'2019-nCoV, alla pari di tutti gli elementi biologici presenti in natura, è un'innocua e pacifica "creatura".
Carenze di sale in zucca a parte, l'equivoco (ammesso che si possa chiamare tale) degli "idealisti" nasce da certune correnti filosofiche che considerano la natura e lo stesso uomo, buoni a prescindere.
Il più noto degli idealisti è Jean-Jacques Rousseau. Il filosofo ginevrino affermava che l'uomo fosse, in natura, buono, un "buon selvaggio", e venisse corrotto in seguito dalla società.
Gli idealisti&buonisti applicano il medesimo concetto a tutto ciò che concerne la biologia terrestre.
Alla categoria degli idealisti&buonisti non realisti, appartengono anche i lor signori che negli ultimi anni hanno coniato la ridicola espressione Madre Terra, Gea o Gaia, dimentichi che, la natura è quanto di più violento possa esistere nell'universo!
Ci si può permettere la colpevole ignoranza di chiamare buona la natura che mediante il leone che mangia la gazzella; il terremoto, l'eruzione, lo tsunami, la lebbra, il vaiolo, la peste, l'aids, l'ebola, la sars, il coronavisru che decima le genti e l'uomo che sopprime il suo fratello?
https://gloria.tv/post/BULGXpeAvYWk3LohnWdM6UTMp
Quel virus letale che si chiama anti-cristianesimo
Cari amici di Duc in altum, vi propongo un’importante testimonianza di Cristian Nani, direttore di Porte Aperte/Open Doors, associazione che da oltre sessant’anni sostiene i cristiani perseguitati là dove subiscono emarginazione e vessazioni di ogni tipo. L’autore fa un quadro molto chiaro della situazione in tanti paesi del mondo. Un dramma troppo spesso dimenticato o del tutto ignorato. In realtà in numerose aree, in tutti i continenti, essere cristiani oggi comporta un’autentica persecuzione.
A.M.V.
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Quando feriscono loro, sanguino io
La ragazza, non più che sedicenne, si sistema il vestito colorato coprendo il più possibile la lunga cicatrice che dal lato sinistro del collo, accanto alla mandibola, scende spietata verso lo sterno. Mi trovo in una località del nord della Nigeria, il cui nome non dirò per ragioni di sicurezza: qui incontro un gruppo di giovani ex musulmani che risiedono in questa casa sicura gestita da Open Doors/Porte Aperte. Perché vi sia bisogno di una casa sicura lo spiega bene proprio la vistosa cicatrice della giovane donna che ho di fronte: la Nigeria è terra di massacri di cristiani, negli ultimi anni conta il record di vittime della persecuzione anticristiana e in queste regioni del nord a maggioranza musulmana, coloro che lasciano l’islam per il cristianesimo ne pagano le conseguenze sulla loro pelle e sono costretti a nascondersi dalle loro stesse famiglie. Secondo i dati dell’annuale rapporto sulla persecuzione dei cristiani “World Watch List” di Open Doors/Porte Aperte (WWL), 1.350 cristiani sono stati assassinati in Nigeria per motivi legati alla loro fede nel 2019 [1], contro un totale di 2.983 nel mondo. Cerco di sorridere alla ragazza nigeriana di fronte a me, mentre ancor oggi sono sconcertato dal crescente odio anticristiano che si sta diffondendo nel mondo. Sono undici anni che giro i paesi di persecuzione e non mi sfugge la realtà spirituale che soggiace alla persecuzione, in fondo il Nuovo Testamento fu scritto per lo più da perseguitati, per perseguitati in un contesto di persecuzione. Nulla di nuovo dunque, eppure l’intensità e l’estensione della persecuzione di oggi deve scuotere le nostre anime, poiché da anni cresce e ormai 1 cristiano ogni 8, ossia almeno 260 milioni nel mondo, sperimenta un alto livello di persecuzione per motivi legati alla propria fede o, per la precisione, per motivi legati alla propria identificazione con Cristo[2]. Dico “almeno” 260 milioni perché quel dato è riferito alle prime cinquanta nazioni dove più si perseguitano i cristiani elencate nella WWL 2020, ma in realtà questo rapporto monitora oltre cento nazioni e quelle in cui i cristiani possono sperimentare un livello alto di persecuzione sono ben 73.
Se in Nigeria sono gli allevatori musulmani Fulani, i gruppi terroristici come Boko Haram e più generalmente l’oppressione islamica le reali fonti di persecuzione, la storia cambia per il paese al mondo dove più si perseguitano i cristiani e cioè la Corea del Nord, dove l’oppressione comunista e la paranoia dittatoriale del regime di Kim Jong-un rendono pressoché impossibile essere veri cristiani in questo paese. Veri cristiani perché il regime offre ai visitatori stranieri della capitale la possibilità di visitare delle chiese farsa, puri e semplici spettacoli teatrali per raccontare al mondo che i diritti umani e le libertà individuali vengono rispettate in Corea del Nord: chissà cosa ne pensano i 50 – 70 mila cristiani che languono negli inumani campi di rieducazione nordcoreani, accusati di minare la sicurezza nazionale in molti casi solo perché in possesso di una Bibbia… C’è una Chiesa costretta alla clandestinità in questo paese, che si incontra di nascosto, in boschi, cantine, di notte, col terrore di essere denunciati. Negli anni, grazie alle numerosissime testimonianze raccolte da coloro che fuggono dal paese, siamo venuti a conoscenza della famigerata “strategia delle tre generazioni” attuata dal regime per estirpare la minaccia cristiana: se si viene scoperti con una Bibbia o in un incontro di preghiera, vengono arrestati e letteralmente spariscono l’interessato, il coniuge, i figli e i genitori. Una folle mistura di culto della personalità e regime socialista sono alla base di questo odio anticristiano. Eppure stimiamo tra 200 e i 400 mila credenti nascosti in questo inferno in terra.
Secondo le nostre ricerche, sono in realtà undici le nazioni che rivelano una persecuzione definibile estrema[3]. È addirittura dal 2002 che la Corea del Nord occupa il primo posto della WWL. Tuttavia anche Afghanistan (2°), Somalia (3°) e Libia (4°) totalizzano un punteggio uguale o superiore ai 90[4], ma con fonti di persecuzione diverse rispetto alla Corea del Nord, connesse a una società islamica tribale radicalizzata e all’instabilità endemica di questi paesi: la fede va vissuta nel segreto e se scoperti (specie se ex-musulmani), si rischia anche la morte. Il Pakistan invece è stabile al 5° posto, nonostante il 2019 venga ricordato come l’anno del rilascio (o forse dovremmo dire fuga) di Asia Bibi; questo paese rimane ai primi posti in tutti gli ambiti della violenza anticristiana, mantenendo elevata anche la pressione nelle altre aree della vita quotidiana dei cristiani (la famigerata legge contro la blasfemia rimane tutt’oggi vigente). Questa dunque la “top five” dei luoghi più ostili per i cristiani o, se volete, al Vangelo, ma a scorrere la classifica e il rapporto della WWL saltano all’occhio alcune dinamiche generali disturbanti come: la diffusione della militanza islamica violenta tanto negli Stati deboli dell’Africa sub-sahariana quanto, forse sorprendentemente per alcuni, nell’Asia meridionale e sudorientale; il pericolo di estinzione del cristianesimo in Siria e in Iraq, dove dati alla mano la presenza cristiana è calata rispettivamente del 66% e del 87%; un aumento dell’influenza della criminalità organizzata in America Latina che colpisce i cristiani (soprattutto i leader) che la sfidano col loro impegno sociale; e infine il rischio che la persecuzione diventi digitale con l’ascesa della cosiddetta sorveglianza di Stato.
A proposito di quest’ultimo punto, il “corona” non è il solo virus cinese che dovrebbe spaventare l’opinione pubblica mondiale: 5.576 chiese ed edifici connessi sono stati distrutti, attaccati o chiusi in Cina nel 2019[5], facendo salire questo enorme paese al 23° posto della WWL 2020. Al di là di ogni accordo politico ed economico, la realtà fattuale ci mostra come il regime di Xi Jinping stia attuando una massiccia stretta alla libertà religiosa, implementando regolamenti nazionali e sfruttando il progresso tecnologico per forse la più massiva sorveglianza di Stato mai applicata nella storia. A pagarne le conseguenze sono soprattutto i cristiani cinesi, numericamente molto cresciuti nelle ultime decadi, che ora si interrogano sul loro futuro, temendo una deriva peggiore di quella dei tempi di Mao. Tale virus anticristiano ha contagiato l’altro più popoloso paese al mondo, l’India, dove il nazionalismo religioso imposto dal primo ministro Modi e dal partito BJP, al grido “l’India agli indù” sta di fatto cancellando la libertà di fede, soffocando le minoranze e prendendo di mira i cristiani in modo particolare: già da 2 anni si registrano livelli di persecuzione estrema (10° posto WWL 2020) e non passa un giorno senza che un cristiano o una chiesa non subiscano un’aggressione.
Spaventose poi le statistiche sulla violenza e gli abusi sessuali contro i cristiani nel mondo: 8.537 casi, a cui si dovrebbero sommare i matrimoni forzati (almeno 630), cifre che rappresentano solo la punta dell’iceberg poiché questo tipo di viscida persecuzione avviene spesso in ambienti domestici, per cui il sommerso è imponente. Vi sono paesi dove la violenza sulle donne è una precisa strategia non solo per devastare una vita, ma anche per fiaccare un’intera comunità cristiana. L’enormità del fenomeno nel mondo islamico, così come nell’Africa Sub-sahariana, deve smuovere le coscienze: le donne cristiane sono doppiamente vulnerabili in molti contesti, proteggiamole!
A proposito di questo, quando mi lascio alle spalle le porte di quella casa sicura in Nigeria del nord, porto con me due frasi udite in quel luogo di cura e amore, frasi che prometto rimarranno incise nel mio cuore per sempre: “Ora sono veramente libera”, pronunciata dalla giovane donna sfregiata, e “Quando feriscono loro, sanguino io”, pronunciata da un nostro collaboratore locale.
Cristian Nani
direttore di Porte Aperte/Open Doors
______________________
[1] Esatto periodo di riferimento della World Watch List 2020: 1 novembre 2018 – 31 ottobre 2019. Maggiori info www.porteaperteitalia.org
[2] I dati della WWL di Porte Aperte partono infatti da una definizione di persecuzione che bypassa le diverse confessioni: “Qualsiasi ostilità subita come conseguenza dell’identificazione dell’individuo o di un intero gruppo con Cristo. Questa può includere atteggiamenti, parole e azioni ostili nei confronti dei cristiani”.
[3] La WWL identifica 3 livelli di persecuzione: Estrema, Molto Alta e Alta.
[4] La WWL utilizza una complessa metodologia di ricerca, certificata da un ente di ricerca esterno, che mescola ricerca sul campo (nei paesi di persecuzione tramite reti locali di partner) con quella in “laboratorio” (usando dati, ricerche, articoli pubblicati da altri). Alla fine i dati convergono in un sistema di punteggio che collocherà la nazione in una specifica posizione nel ranking. Per maggiori info vedasi www.porteaperteitalia.org
[5] Mondialmente la WWL conta 9.488 casi.
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