ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 17 marzo 2020

Buttafuori

Il papa non è antiglobal, anzi…


Fui contento quel 13 marzo di sette anni fa quando fu eletto papa l’argentino Bergoglio. Dopo la gloriosa parabola dei papi europei, mi parve coraggioso scegliere un pontefice dal subcontinente latino-americano, dove vive la maggioranza dei cattolici. E mi colpì la scelta di chiamarsi Francesco, come nessun predecessore aveva fatto, neanche un francescano. Solo un gesuita avrebbe potuto spingersi a tanto… Segnava una svolta radicale ma nel nome di un santo radicalmente medievale, che univa la testimonianza di povertà, di amore del creato, rifiuto del potere clericale con la forte spiritualità, la tensione mistica e religiosa, le stimmate e l’ascesi.

Presto, però, Bergoglio tradì le aspettative. Non solo per la banalità dei suoi messaggi e la piacioneria. Il suo avvento destò simpatia mediatica, conquistò il sostegno di laici, progressisti e atei che tali rimasero, ma spaccò la Chiesa e i fedeli in due fazioni opposte. Nella sua Argentina, che strano, il Papa non è amato e non ci è più tornato da quando è Papa, pur essendo andato più volte in sud America.
Bergoglio non avvicinò i fedeli, non rianimò le chiese e le vocazioni, non condusse a nuove conversioni. L’emorragia della fede col suo papato è confermata da cifre e segni sconfortanti. La gestione papale è parsa poi tutt’altro che ecumenica o “democratica”, ha adottato uno spoil sytem cruento, ha estromesso e silenziato i non allineati, non ha cercato di includere ma ha emarginato chi rappresentava una sensibilità diversa, non progressista, più conservatrice. Nel dialogo ha preferito i non cattolici ai cattolici, i non cristiani ai cristiani, i non credenti ai credenti. Senza peraltro avvicinarli alla fede cristiana. Il suo messaggio è stato rivolto ai migranti, dimenticando i restanti che sono più numerosi e più bisognosi; e non curandosi della scristianizzazione del mondo, dei perseguitati cristiani e incoraggiando l’invasione islamica dei paesi cristiani. Ha sostituito la sociologia alla teologia, Bauman &C. ai papi, ai santi e ai Padri della Chiesa.
Sul piano pastorale, Bergoglio è parso il Papa che si apre al proprio tempo, allontanandosi dalla civiltà cristiana e dal senso dell’eterno. Non percorrerò, come molti già fanno egregiamente (penso ad Aldo M.Valli, Antonio Socci, Magister, Messori, solo per restare in ambito giornalistico), le incongruenze dottrinarie e pastorali. Bergoglio si richiama al cristianesimo delle origini, sostiene che Cristo è in ogni uomo, la carità è più importante della fede e la lotta alle ingiustizie e alle povertà prevale sul cammino verso la santità e la salvezza delle anime; anzi vi coincide. Vero è che le rare volte in cui ha assunto posizioni religiose e morali coerenti col suo magistero è stato silenziato dai media che viceversa evidenziano sempre tutto ciò che è nello spirito del tempo e in rottura con la tradizione cristiana. Ma il messaggio che giunge da lui è quello di un testimonial del nostro tempo, presidente di una Ong o di Emergency, guardia forestale del pianeta, sindacalista globale; tutto meno che una figura religiosa e pastorale. Ma non torniamo su cose che abbiamo già scritto.
Vorrei piuttosto cambiare prospettiva e fare un bilancio di questo settennato attenendomi al suo messaggio sociale. Quando si è posto, soprattutto con l’enciclica Laudato sì, come il critico del modello tecno-capitalista, della società dei consumi e dello scarto, il difensore dei poveri e dell’ambiente, si è reso conto che quel modello da lui esecrato è fondato sullo sradicamento universale, sullo sconfinamento globale, sulla modificazione della natura, sulla cancellazione delle differenze sessuali e territoriali, sulla negazione delle patrie, civiltà e tradizioni? Si rende conto Bergoglio che la sua predica finisce col collimare proprio con l’ideologia di fondo di quel modello globalista che lui condanna, fornendogli un alibi morale e umanitario? Quando critica la libertà senza limiti e la crescita smisurata sa che è la coerente premessa alla società senza confini che lui stesso persegue? Quando vede il Nemico Principale dell’umanità nel populismo, nel sovranismo, nell’amor patrio e, aderendo al Pensiero Unico, li riconduce al nazismo e al razzismo, si rende conto di condannare popoli, credenti e ceti poveri che cercano protezione e di essere funzionale a quel modello di sviluppo globalista e tecno-capitalista che a parole condanna? È consapevole che il suo progressismo è il versante pauperista dello stesso progressismo ideologico e global-tecnocratico, negazione della tradizione, del limite, della natura e della realtà? Insomma il messaggio rivoluzionario di Papa Bergoglio si rivela in realtà retorico e funzionale a quel modello globalista di cui diventa la guardia bianca.
Il bilancio non sarebbe completo però se tacessi il disagio che provoca, in me come tanti, la figura di Bergoglio. Vorrei sbagliarmi ma il suo modo di essere, di parlare, di camminare, i suoi sguardi, non esprimono alcuna traccia di carisma religioso, alcun segno di sacralità e di spiritualità incarnata. Non riesci a chiamarlo Santità o Santo Padre. A volte le sue espressioni sono cattive, come mai ci era parso di vedere nei suoi predecessori, non solo Woytila e Ratzinger ma anche Roncalli e Montini; i suoi modi bruschi evocano la sua esperienza giovanile di buttafuori in un locale malfamato di Cordoba, come narrano le biografie.
Anche nel suo ultimo libro Io credo noi crediamo, quando ha detto che bisogna sporcarsi le mani, frase inopportuna al tempo del coronavirus, è tornato a condannare il populismo sovranista come la reincarnazione di Hitler. I poteri forti della globalizzazione e del tecno-capitalismo sentitamente ringraziano.
MV, Panorama n. 11 (2020)
Il potere di Cerbero

Ci sono molte ma molte ragioni per essere divisi tra di noi, cristiani, europei e in particolare italiani, sia religiosamente che politicamente che economicamente parlando.
Ci sono molte ma molte ragioni per le quali, infatti, io sono differente, a volte radicalmente, a volte in maniera assolutamente irreparabile, da decine di milioni di persone, e loro lo sono da me.
E questo vale per ognuno di noi.
Alcune di queste ragioni sono più essenziali e importanti di quella che sto ora per nominare, e di gran lunga pure: ma la ragione di divisione che sto per nominare ora rimane la più impellente e immediatamente percepibile e non procrastinabile o trascurabile fra tutte, un po’ come per una persona che muore di fame ed è ignorante. Certo, occorre istruirlo, nella fede, nella cultura, in ogni maniera possibile, in tutte le cose infinitamente più importanti del mero pane. Ma anzitutto, nell’immediato, occorre dargli il pane, altrimenti quel poveretto muore mentre noi cianciamo di cose più importanti.
Ecco, il giusto esempio per introdurre quanto sto per dire:
il nostro nemico più immediato, mortale, l’entità più infame che mai possiamo aver conosciuto e avuto come padrona, è
l’Unione Europea.
Specie per quello che sta progressivamente diventando negli ultimi anni.
Inutile rispondere che è morta… Illusi! L’UE è il cane da guardia di poteri più grossi, da sola non muore.
Inutile rispondere che ci sono poteri più grossi e peggiori: lo sappiamo benissimo, ma contro questi poteri nulla possiamo, ma proprio nulla. E se anche volessimo reagire contro di loro, il primo inevitabile passo da compiere sarebbe quello di liberarci del cane da guardia che ci opprime e ci morde quotidianamente, ovvero dell’UE.
Giustificare con pelosi orpelli ideologici l’esistenza di questa UE; preservarla in nome della intollerabile giustificazione che esistono mali peggiori; avallarla nel nome di quella immensa trappola mortale che risponde al nome di finanza (euro, spread, e tutto il resto), che altro non è che un veleno iniettato lentamente per renderci schiavi e miserabili;
non è solo infame. E’ alto tradimento.
Non capirlo nemmeno oggi, dinanzi a quanto sta accadendo in questi giorni, è follia pure. O molto peggio.
Pertanto, è inutile seguire qualsiasi forza politica che non dichiari apertamente guerra all’UE. Sarebbe come dare da mangiare al cane da guardia.
Seguire i ragionamenti apparentemente savi e lungimiranti ma realmente infami in quanto finalizzati a non mutar nulla del nodo del potere infernale nel quale siamo incappati, è da stolti. Da ciechi.
Per quanto mi riguarda, questo è il primo – solo il primo, sia chiaro, ma l’inevitabilmente primo – passo di discrimine per ogni azione politica futura. Per ogni scelta politica futura.
Finché c’è Cerbero, siamo nello Stige.
Pensare di mettere il guinzaglio a Cerbero può far apparire intelligenti solo agli stolti; il guinzaglio a Cerbero non glielo mette nessuno, specie se si vogliono utilizzare le sue stesse zanne (la finanza). Cerbero può solo essere abbattuto.
Occorre liberarci di Cerbero: la forza politica che pone seriamente questo inevitabile scopo come primo passo del proprio programma e della propria azione, è l’unica che merita di essere seguita.
Tutto il resto, sono chiacchiere per il potere.
Di Cerbero. E di chi lo tiene in pugno. E di quelli asserviti a Cerbero stesso.
L’arma contro l’Unione Europea, dal punto di vista politico ed economico, è la sovranità statuale e monetaria dell’Italia.
Dal punto di vista religioso e morale, è la Fede in Gesù Cristo, Re del Mondo e nella sua Chiesa di sempre.
Restiamo cattolici, restiamo italiani. (MV)
by Massimo Viglione

2 commenti:

  1. Da quanto si è intuito,in Italia in realtà,non vi è un vero populismo. In realtà i poteri sovranazionali che noi solitamente condanniamo preferiscono quello che "loro" chiamano "populismo". Secondo uno schema del "divide et impera",questo serve all'elite ed alle caste,al fine di mantenere comunque il potere.Sulle tasse,per esempio,noi siamo abituati a pensare che il populista o i cosiddetti populisti debbano costruire una società ove si paghino "meno tasse". In realtà, non è sempre corretto pensare in questa maniera. Quando si dice che bisogna pagare meno tasse,in realtà,quasi sempre,secondo quello schema preconfezionato,si difende non i poveri,ma i più abbienti. La tassazione infatti dovrebbe essere progressiva. Il più abbiente ed il più ricco dovrebbe pagare di più. Non ci si dimentichi,che uno dei simboli del francescanesimo delirante era,qualche anno fa,rappresentato da una cantante(Shakira) che,alla fine,dopo diversi anni dai famosi balli emulati delle suore e dei monaci,è stata condannata,purtroppo senza neppure un giorno in carcere,per evasione fiscale.Come diceva il filosofo Del Noce,loro difendono,rappresentano e servono l'elite.Dire che i più ricchi dovrebbero pagare più tasse non è un errore,neppure politico o religioso. Il primo ad introdurlo negli USA fu il credente Eisenhower.Tra le altre cose,già il tedesco Adolfo Stoeker,seppur protestante,molto tempo prima,andava affermando che i ricchi devono pagare maggiori tasse. Sono dei pochi esempi per fare un po di luce su alcune questioni politiche e sociali,che sono al c'entro del dibattuto pubblico. Il vero populismo,che porta sovranità e maggiore giustizia in realtà non esiste.Esiste il falso populismo creato ad hoc,quello che vogliono che sia definito populista,che tutela la ricchezza del più abbiente. La ricca borghesia tiene le redini della partitocrazia ed il gioco della propaganda politica si gioca nelle loro mani,nelle loro tasche e per le loro tasche.Con buona pace per "Bergoglio&figli",di populismo non vi è nulla.

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  2. Errata corrige:nel testo del mio commento sono presenti alcuni errori.

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