Non è vero ciò che è reale, ma ciò che dicono i media. Una perfetta fabbrica di conformismo? La strategia inaugurata l’11 settembre 2001: un esperimento globale per gettare gli Stati nel disordine e le popolazioni nell’angoscia
di Francesco Lamendola
In questi ultimi giorni abbiamo toccato, noi tutti, come italiani e come credenti (per quelli che sono credenti) il gradino più basso. Non si sa se sia possibile scendere ancora di più; certo non eravamo mai arrivati così in basso. Senza elezioni, con un governo moralmente illegittimo che si permette d’imporre lo stato d’assedio senza uno straccio di passaggio parlamentare, senza una firma del Presidente della Repubblica, così, semplicemente con un decreto di Giuseppe Conte, l’insignificante professorino che pareva un pollo fra due aquile, mentre le due aquile si sono rivelate due polli, e lui è apparso in tutta la sua machiavellica scaltrezza, ma, soprattutto, si è capito che dietro di lui ci sono delle forze molto, molto potenti, non solo e non tanto sul piano interno, ma a livello internazionale, politico e finanziario. Si è anche capito che “qualcuno” sta attuando un terribile esperimento, anzi, tutta una serie di terribili esperimenti, sia su scala locale che su scala mondiale (e comunque c’è differenza, al tempo della globalizzazione?).
E l’esperimento è questo: non tanto rilasciare un virus modificato in laboratorio per colpire il “nemico” e per dare una bella lezione agli “amici” giudicati inaffidabili, ma addestrare se stessi, e il mondo, a situazioni continue di emergenza, di allarme, di pericolo: pericolo vero o presunto, in fondo ciò è secondario. È la strategia inaugurata, alla grande, l’11 settembre 2001, una data che ha cambiato la storia, senza che la stragrande maggioranza delle persone se ne sia neppure resa conto.
Una perfetta "Fabbrica di conformismo" con una strategia ormai consolidata? E' la strategia inaugurata, alla grande con l’11 settembre 2001: un esperimento globale per gettare gli Stati nel disordine e le popolazioni nell’angoscia!
Che si tratti di terrorismo, magari fabbricato in casa, o di epidemie, anch’esse create in laboratorio, queste sono solo le modalità esecutive di una stessa strategia, la strategia del terrore. Bisogna fare in modo che la popolazione sia terrorizzata, perché quando è terrorizzata non solo si sottomette a qualsiasi restrizione delle libertà fondamentali, in nome del miraggio di una maggiore sicurezza, o della salvezza da un pericolo incombente, ma soprattutto è interamente concentrata sulle proprie pulsioni negative, l’angoscia, l’incertezza, la disperazione, e non fa caso alle strane manovre che vengono attuate a livello finanziario e a livello politico. Possibile che quasi nessun giornalista abbia trovato strano, e abbia denunciato, il fatto che mentre il governo italiano (il governo, si badi non il parlamento, che è stato bellamente scavalcato) decideva di mettere il Paese in isolamento e praticamente di sospendere tutte le attività produttive e commerciali, la Borsa di Milano venisse lasciata aperta? E che subito, come un avvoltoio, la presidente della BCE, Lagarde, con una sola battuta rivolta ai giornalisti, permettesse una speculazione da settanta miliardi di euro in quella borsa, più altre centinaia di miliardi di euro nelle altre borse europee, mostrando non solo indifferenza e disprezzo verso un popolo in difficoltà membro dell’Unione, ma praticamente invitando gli speculatori a prenderlo d’assalto?
Non è vero ciò che è reale ma ciò che dicono i media!
Lo stesso ragionamento si può fare non solo per il caso italiano, ma per tutto ciò che sta accadendo in questi giorni a livello mondiale. È in atto un enorme trasferimento di capitali dai Paesi che annaspano sotto l’urto della crisi, a sua volta generata dal terrore psicologico e dai convulsi provvedimenti governativi, a quelli che ne approfittano per acquistare a prezzi stracciati i loro prodotti finanziari, titoli di stato, buoni del tesoro e altro. A guardar bene, peraltro, si scopre che i veri profittatori della situazione non sono gli stati, ma le grandi banche, e le grandi banche notoriamente non hanno patria: hanno le loro sedi legali in un luogo piuttosto che in un altro, secondo la loro massima convenienza, ma non si sentono legati né materialmente, e meno che meno moralmente, al Paese nel quale agiscono e del quale si servono per attuare i loro disegni strategici. Tale è oggi il caso degli Stati Uniti, a torto ritenuti la potenza finanziaria egemone. Il crudo linguaggio dei numero dice che gli USA, in questo momento, hanno un debito estero che corrisponde a 21 mila miliardi di dollari e che continua a crescere al ritmo di 36 volte più in fetta del PIL. Ciò significa che l’intera economia mondiale, che si serve del dollaro come della moneta per le transazioni internazionali, si regge su una colossale bolla d’aria; e ciò dimostra anche che gli USA non sono la potenza finanziaria egemone, anzi, che gli USA finanziariamente sono morti e sepolti sotto l’immane montagna del loro debito pubblico, come del resto si è visto con la grande crisi del 2007, partita appunto dalle grandi banche newyorkesi; e ciò che dà loro l’illusione di essere ancora in vita è che le grandi banche che lì hanno le loro sedi, e che si servono di essi come della propria base operativa, non hanno, per ora, alcun interesse a mostrare il loro gioco, e preferiscono cullare sia gli americani, sia il resto del mondo, nella rassicurante convinzione che esiste ancora una economia reale, basata sulla prevalenza di beni e servizi rispetto ai prodotti finanziari, e quindi che i salari e i risparmi dei cittadini delle varie nazioni sono al sicuro, mentre la verità è che tutto il denaro della terra messo insieme non basterebbe a pagare nemmeno una piccola parte del debito pubblico americano, dovuto alle stesse ragioni per cui esiste il debito pubblico nei vari Stati del mondo: la speculazione cinica e immorale della grande finanza internazionale. La politica in tutto il mondo occidentale è totalmente prona ai voleri e agli interessi della grande finanza.
Perchè Gentiloni ha ricevuto, da ex premier George Soros, come fosse un capo di stato?
Un esempio di casa nostra è il signor Gentiloni, il quale quand’era presidente del Consiglio ha ricevuto con tutti gli onori, come fosse un capo di Stato, George Soros, quello stesso speculatore che nel mercoledì nero del 1992 (era il 16 settembre) causò il crollo della lira, realizzando sulla nostra pelle un guadagno netto di oltre un miliardo di dollari; e che adesso, da esponente di quel partito che ha votato convinto la nomina della Lagarde a presidente della BCE, lancia la proposta che l’Italia non solo firmi la modifica del MES, ma chieda lei stessa di poter beneficiare degli “aiuti” che il MES concede ai Paesi in difficoltà in cambio del loro commissariamento de facto: propone cioè che l’Italia, già a terra per il blocco dell’economia dovuto al Coronavirus, offra il suo collo al cappio del boia. E oltre alle manovre finanziarie di tipo speculativo, le manovre politiche: chissà che, a emergenza finita (posto che molte cose non saranno più come prima), i cittadini non scoprano che sono state approvate leggi liberticide che puniscono, ad esempio, il normale modo di esprimersi nei discorsi di ogni giorno, ad esempio domandare chi siano il papà e la mamma di un certo bambino, bollando tale linguaggio come omofobico e transfobico, e trattando colui che lo adopera alla stregua di un delinquente meritevole di sanzioni penali.
L'avvocato del popolo Giuseppe Conte, nello sfondo del "Ponte Morandi" (da molti considerato l'11 settembre degli Italiani): l’insignificante professorino è oggi apparso in tutta la sua machiavellica scaltrezza!
Abbiamo parlato di un esperimento, di un esperimento globale per gettare gli Stati nel disordine e le popolazioni nell’angoscia e nel terrore; e abbiamo individuato la cabina di regia nella grande finanza internazionale, strutturata come un sistema unitario e avvolta in un alone esoterico offerto dalla massoneria. A chi domandi se è la finanza a dirigere la massoneria o la massoneria a servirsi della finanza, si può rispondere che non c’è una reale differenza, perché sono due lati della stessa medaglia. La finanza si occupa degli aspetti materiali, organizza crisi internazionali per speculare sulle economie destabilizzate; la massoneria si occupa di quelli culturali e religiosi per togliere alle persone e ai popoli ogni stabile punto di riferimento morale e spirituale, ad esempio infiltrando, come ha fatto magistralmente, il clero cattolico e piegando interamente la Chiesa ai suoi disegni, con un papa massone e un vertice ecclesiastico totalmente massonico. Così facendo, si è sottratta ai fedeli l’essenza della loro stessa fede, sicché sono rimasti ad adorare una scatola vuota, un contenitore senza più contenuto, e li si è messi nelle condizioni di dubitare di tutto e non credere più a niente, ciò che era l’obiettivo prefissato. Nell’ambito della società profana, la strategia è la stessa: bisogna portare il cittadino a sentirsi un corpo estraneo nello Stato, un peso inutile, perfino un pericolo (ad esempio, un probabile untore se appena si permette di uscir di casa durante una cosiddetta emergenza sanitaria); e sempre facendo leva sullo stesso sentimento: la paura. Chi è spaventato non ragiona più, accetta qualsiasi cosa gli venga detta e si sottopone a qualsiasi limitazione venga decisa dall’autorità, ovviamente per il bene dei cittadini. E come si fa a non essere spaventati, o almeno seriamente preoccupati se, costretti a rimanere a casa per giorni e giorni, per settimane e forse per dei mesi, si ha come sola compagnia la televisione, che ventiquattro ore al giorno parla del tremendo pericolo che è incombe, ripete all’infinito la lista dei ricoveri e dei nuovi decessi (senza però specificare che nessuno è morto solo di quel tale virus, ma per un insieme di patologie legate anche all’età avanzata), e perfino negli spazi pubblicitari all’interno di un telefilm o di qualche altro raro programma, magari vecchio di cinquant’anni, che non parla di quello, prosegue il bombardamento terroristico, ricordando agli spettatori - come se fosse possibile scordarsene - che esiste una situazione molto seria, che bisogna evitar di uscire, che non bisogna toccarsi la bocca, il naso e gli occhi, e così via?
L’esperimento è riuscito! E consiste in questo: si può creare il panico, l’angoscia, l’isterismo collettivo, sia provocando un incidente reale (attacco terroristico, epidemia virale, crisi finanziaria), sia anche solo agitando lo spauracchio del pericolo; nel senso che è apparso chiarissimo come gli effetti collettivi di un gridare: Al lupo, al lupo!, sono esattamente gli stessi, sia che il lupo si aggiri davvero nei dintorni, sia che non esiste alcun lupo!
Non è vero ciò che è reale, ma ciò che dicono i media
di Francesco Lamendola
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