Chiose e postille di padre Giocondo / 8
Sette anni
Caro dottor Valli, oggi, 13 marzo 2020, ricorre il settimo anniversario dell’elezione a pontefice del cardinale di santa romana Chiesa Jorge Mario Bergoglio, alias papa Francesco: e sette anni sono un lasso di tempo dal sapore biblico, simbolo di una pienezza ormai raggiunta e consumata; un tempo più che sufficente per capire “chi è” e “che cosa vuole” quest’uomo venuto dalla fine del mondo.
Per questo motivo, nel corso degli ultimi mesi, più volte mi sono posto una domanda: non sarà il caso che, approfittando di una simile ricorrenza, qualcuno tenti una sorta di bilancio complessivo sull’opera da lui svolta dal 2013 fino a oggi, e ponga un atto eclatante, dal chiaro valore simbolico, per denunciarne l’estrema pericolosità per la Chiesa intera? La finalità di una simile iniziativa, ovviamente, non dovrebbe essere quella di “scalzarne il trono” (lasciamo volentieri questa incombenza all’Onnipotente!), ma quella di suscitare una migliore presa di coscienza, da parte del maggior numero possibile di fedeli, sul carattere apostatico e catastrofico del suo pontificato.
E mentre formulavo a me stesso il suddetto interrogativo, passavo in rassegna i diversi prelati – cardinali e vescovi – che durante questi sette anni si sono distinti per coraggio e onestà, nel difendere il vero magistero della Chiesa, contro il suo continuo e subdolo stravolgimento a opera del sommo argentino e dei suoi affiliati. Pensavo cioè ai vari Burke, Müller, Brandmüller, Zen, Schneider, Viganò eccetera.
Le confesso, caro Valli, che ci speravo proprio. E invece… calma piatta!
Ma, come sempre avviene in simili casi, se l’uomo non agisce (anche perché non saprebbe forse da dove iniziare), ecco che interviene direttamente la divina Provvidenza, con una facilità e una efficacia che hanno del prodigioso!
Ebbene sì, caro Valli, la grande iniziativa – celebrativa e demolitrice allo stesso tempo – presa dalla divina Provvidenza in occasione del settimo anniversario dell’elezione a pontefice del cardinale di santa romana Chiesa Jorge Mario Bergoglio, alias papa Francesco, altro non è che il coronavirus Covid 19, arrivato puntualissimo a questo importante appuntamento con la storia!
Ma per non essere compreso male, vorrei spiegare un po’ meglio la mia affermazione.
Io non intendo affatto riferirmi a quel bagaglio pesantissimo di sofferenza e di morte che questo virus dalle origini misteriose sta portando con sé in ogni angolo del mondo, compresi i sacri palazzi della Città del Vaticano, sia interni che extra-territoriali. Il male non va mai augurato a nessuno, neppure al peggior nemico; figuriamoci se può essere anche solo evocato nei confronti di chi, nonostante tutto, è ancora rivestito di una certa autorità che proviene dall’alto! Non sia mai!
Intendo riferirmi invece al fatto che lo scatenarsi di questa epidemia, tra le altre cose, ha anche prodotto la caduta di un’ennesima maschera dal volto del papa gesuita.
Per la verità, un’altra maschera era già caduta alla fine di gennaio, in occasione della pubblicazione del libro di Benedetto XVI e del cardinale Sarah, a difesa del celibato sacerdotale: la reazione isterica avuta dall’illustre inquilino di Santa Marta (accompagnata dalla pretesa del ritiro della firma di papa Benedetto e dal licenziamento in tronco di monsignor Georg) ha fatto comprendere a tutto il mondo – qualora ve ne fosse stato ancora bisogno – quali erano le sue reali intenzioni sul tema in questione, salvo poi produrre in extremis una frenata tanto improvvisa quanto provvisoria.
Il coronavirus invece ha fatto crollare in un attimo quella che era ormai diventata la definizione per antonomasia del nuovo corso cattolico, la cosiddetta “Chiesa in uscita”, facendola apparire più semplicemente come una “Chiesa in ritirata”.
Dite che sto esagerando? Provate allora a confrontare queste due immagini: 1) papa Bergoglio iper-sorridente, che attraversa sulla papamobile una piazza San Pietro piena di gente osannante, e che ad un certo punto afferra da uno dei presenti un apposito contenitore di “mate argentino” e lo sorseggia compiaciuto in favore di telecamera; 2) e papa Bergoglio che, infastidito dalla tosse e per tenersi lontano dal contagio, recita l’Angelus di mezzogiorno via streaming, evitando di farlo dalla solita finestra del palazzo apostolico, in ossequio pedissequo ai richiami prudenziali del governo italiano.
Il papa “alla mano”, che era disponibile all’incontro e alla telefonata con chiunque, che si diceva addolorato per non poter entrare tranquillamente in un bar o in una pizzeria della sua città, e che si presentava come nulla fosse in un liceo della capitale per intrattenersi con studenti e professori, ecco che all’improvviso diventa un papa virtuale e inaccessibile, che parla al mondo soltanto davanti a una telecamera, e che può essere intravisto soltanto attraverso uno schermo televisivo o informatico.
E come lui, anche gli altri pastori si ritirano e si allontanano sempre più dai fedeli, fino a chiudere gli edifici sacri e a sospendere le sante Messe su tutto il territorio nazionale. In tal modo, lo spot ingannevole della sedicente “Chiesa in uscita” sta lasciando il posto alla dura e cruda realtà: una “Chiesa in ritirata” – per non dire in fuga – su tutti i fronti, che si è ridotta al silenzio e alla insignificanza, che teme il pericolo mortale e la sfida esistenziale, e che non è in grado di offrire al mondo – infettato dal male e dal peccato – nessun aiuto e nessuna salvezza. E così, la tanto declamata Chiesa “ospedale da campo” si è trasformata come di incanto in una Chiesa “bunker sterilizzato”.
Sintetizzo il tutto con un quadro plastico, che mi è stato suggerito da un confratello con il quale mi sono sentito per telefono in questi giorni: Padre Lazzaro da Ospedaletto [1], cappellano in un grande nosocomio per malattie infettive della Lombardia.
Narra la storia che il giovane Francesco di Assisi, mentre era ancora nel vivo del suo processo di conversione, ebbe la svolta definitiva della sua vita per mezzo dell’incontro con un lebbroso: vincendo il suo naturale ribrezzo, egli lo abbracciò e lo baciò con amore fraterno; e da quel momento fu un uomo completamente libero e nuovo, capace, forse come nessun altro, di donarsi radicalmente a Dio e agli uomini!
Ebbene, provate a immaginare il giovane Francesco che, vedendo da lontano il lebbroso, gli dice: «Fratello lebbroso, non ti avvicinare! Il governatore di Assisi, al fine di evitare altri contagi, ha emesso un’ordinanza che impone di rimanere almeno a dieci metri dai malati di lebbra. E noi dobbiamo obbedire all’autorità civile! Se però hai un po’ di pazienza, io telefono al 118, affinché mandino un’ambulanza con personale medico e paramedico, adeguatamente attrezzato di camici, guanti, visiere e mascherine. Faccio in un attimo: non ti allontanare…».
Se le cose fossero andate così, forse avremmo avuto il “Francesco di Buenos Aires”, ma di certo non avremmo avuto il “Francesco di Assisi”!
Concludo con un veloce riferimento ai messaggi di Anguera sul tema della “maschera”.
«Le piaghe dell’infedeltà si apriranno sempre più all’interno della Chiesa del Mio Gesù e il dolore sarà grande per i veri fedeli. […] Le maschere cadranno e solamente coloro che mano e difendono la verità saranno proclamati Benedetti del Padre» (messaggio n. 4604, del 6 marzo 2018).
«Avanti nella difesa della verità. Le maschere dei nemici cadranno. I traditori della fede cadranno per terra e la Vittoria di Dio verrà per i giusti» (messaggio n. 4907, del 31 dicembre 2019).
«Cari figli, verrà il giorno in cui le maschere cadranno e i lupi fuggiranno. […] I nemici causeranno grande confusione nella Casa di Dio, ma, come promesso, il Mio Gesù sarà sempre con voi» (messaggio n. 4556, del 14 novembre 2017).
«Colui che sfida il Signore perderà, e la sua maschera cadrà» (messaggio n. 4684, del 28 agosto 2018).
Vergine santa, corredentrice e mediatrice di grazia, in occasione del presente anniversario ti preghiamo con tutto il cuore: fa’ che le maschere di questo “vescovo vestito di bianco” cadano subito e per completo, in modo tale che chiunque abbia la possibilità di capire “chi è” e “che cosa vuole” quest’uomo venuto dalla fine del mondo!
Padre Giocondo da Mirabilandia
[1] Ospedaletto è un comune in provincia di Trento.
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