La Chiesa, la fede e il coronavirus. La versione di Camillo Langone
La pandemia. La paura. Papa Francesco sostiene che ai tempi del Coronavirus non si debba essere come don Abbondio. Che valore attribuisce lei a questa frase pronunciata in incipit di Angelus dal pontefice?
Certamente i preti non devono rintanarsi nelle carestie. I cattolici in generale ma i preti, i religiosi, il clero in particolare. Vorrei vedere suore, frati e cardinali negli ospedali. Purtroppo non li vedo.
Come giudica la decisione di tenere aperte le chiese per le preghiere personali dei credenti?
È il minimo sindacale. Ci mancherebbe altro che le chiese chiudessero. Già la sospensione delle messe sembra l’anticipazione della fine del cattolicesimo in Italia. Non so come a emergenza finita tutto possa tornare come prima: come si farà a tornare a credere nell’acqua santa o nella presenza reale di Cristo nell’eucaristia, se queste cose sono state fatte scomparire in gran fretta, considerandole non salvifiche ma addirittura pericolose.
Proprio ieri, come riferisce Matteo Bruni, direttore della sala stampa vaticana, Papa Francesco ha lasciato il Vaticano in forma privata e si è recato in visita alla Basilica di Santa Maria Maggiore, per rivolgere una preghiera alla Vergine, Salus populi Romani. “Successivamente, facendo un tratto di Via del Corso a piedi, come in pellegrinaggio, il Santo Padre ha raggiunto la chiesa di San Marcello al Corso” per pregare per “la fine della pandemia”. Che tipo di significato ha questo gesto simbolico? Molti – piuttosto critici – l’hanno interpretato come un privilegio ingiusto.
È stato un gesto importante, necessario, ma la solitudine di quest’uomo vestito di bianco in via del Corso, più o meno imposta dalla circostanze, ha rappresentato icasticamente la rarefazione, quasi l’evaporazione del cattolicesimo: che è una religione e come tale vive di riti collettivi.
Azzardando un paragone tra il Borromeo di manzoniana memoria, pur con tutte le cautele e le differenze del caso, e il nostro Bergoglio, ravvisa potenziali differenze e/o analogie?
Mi sono appena riletto i capitoli manzoniani sulla peste e particolari analogie tra Borromeo e Bergoglio non ne ho trovate. Nemmeno fra Borromeo e Delpini. Non parliamo poi dell’abisso fra l’alto clero attuale e San Carlo Borromeo, che per sconfiggere la peste andò in processione a piedi nudi abbracciando una gran croce.
Cosa manca alla “cura” della fede, ai tempi del Coronavirus?
Mancano i Santi, appunto.
Come sta affrontando lei, sotto il profilo spirituale, questo lungo percorso?
In sostituzione delle messe, sospese, ho scoperto l’adorazione eucaristica. Che è qualcosa di meno della messa, ovviamente. Ma anche qualcosa di più, in termini di concentrazione e di rapporto intimo, personale con Cristo.
L’arresto forzato dalla vita frenetica può rappresentare un arricchimento per lo spirito in questi giorni?
Ex malo bonum” è un bel concetto che applico spesso ma stavolta, adorazione eucaristica a parte, faccio molta fatica. Io mi ritrovo scoraggiato, a causa dell’eclisse della Chiesa. Mentre il popolo italiano non lo vedo affatto spiritualmente arricchito, lo vedo piuttosto rimbambito, un asino tra i suoni, tra il panico mediatico e le fatuità puerili dell’andrà-tutto-bene, dei lenzuoli coi cuoricini alle finestre. Sentimentalismo e auto-idolatria.
Storia di padre Echert, che celebra la Messa (tridentina) drive-in
Negli Stati Uniti durante questa pandemia da coronavirus la fantasia dei parroci ha portato alla celebrazione di Messe nei parcheggi, con i fedeli che hanno assistito alla celebrazione chiusi nelle loro auto. Una sorta di drive-in spirituale. Abbiamo anche visto preti che hanno confessato nei parcheggi: il prete seduto all’esterno, il penitente nell’auto, a distanza di sicurezza. In altri casi, il parcheggio è stato utilizzato per distribuire la comunione ai fedeli, sempre a bordo delle loro auto, dopo la Messa celebrata e seguita in streaming.
Tra i parroci che hanno celebrato in un parcheggio c’è padre John Echert, della parrocchia della Santissima Trinità a South St. Paul, Minneapolis, che ha spiegato di averlo fatto spinto dalla ricerca di una soluzione che potesse rispettare sia gli ordini delle autorità sul distanziamento sia il diritto dei fedeli di non vedersi privati dei sacramenti.
Padre Echert, che è stato per trent’anni cappellano militare, dice che la sua ricerca di soluzioni creative nasce da un’esperienza vissuta anni fa, quando, mentre prestava servizio nell’esercito degli Stati Uniti e ancora non era stato ordinato, per un anno rimase di stanza in un luogo così isolato (in Turchia, nell’ambito della guerra in Iraq), da non poter partecipare alla Santa Messa né ricevere la comunione. Un ricordo rimasto molto vivido in lui.
“È proprio alla luce di quel ricordo – spiega – che ora ho deciso di fare tutto quel che posso per garantire la Messa e i sacramenti, naturalmente rimanendo ben dentro le regole sia della Chiesa sia dello Stato”
Ora, dopo che le disposizioni delle autorità civili si sono fatte ancora più restrittive, padre Echert ha dichiarato che, purtroppo, non distribuirà più la comunione, ma continuerà a celebrare nei parcheggi, davanti ai fedeli chiusi nelle loro vetture.
Dalle foto è possibile vedere che padre Echert nel parcheggio celebra la Messa tridentina, il che può sorprendere, ma è lui stesso a spiegare come stanno le cose.
Cinquantenne, con alle spalle studi di Sacra Scrittura al Pontificio Istituto Biblico di Roma e all’Ecole Biblique di Gerusalemme, padre Echert racconta che la sua vocazione risale all’infanzia: fin da bambino avvertì la chiamata al sacerdozio, e rivelò subito il suo sogno sia ai genitori sia a qualunque prete incontrasse. “Ma senza dubbio – dice – la mia consapevolezza vocazionale è stata risvegliata dalla forma tradizionale della Messa. Ho iniziato a celebrare la Messa tridentina, secondo la lettera apostolica Summorum pontificum di Benedetto XVI, cinque anni fa. Conoscevo il latino e quindi sono stato facilitato. Poi, quando si è trattato di chiedere il permesso al vescovo, sono stato incoraggiato da alcuni amici che avevano già riscoperto la Messa tridentina. Per allenarmi, ho seguito Messe tradizionali attraverso alcuni video e facendo da assistente a un sacerdote che già celebrava così. Per settimane ho celebrato in privato, e quando mi sono sentito sicuro ho incominciato a celebrare in pubblico. Ho sempre amato questo tipo di celebrazione e con il tempo ho acquisito maggiore familiarità anche con il pensiero cattolico tradizionale, sia attraverso libri e pubblicazioni sia conversando con cattolici orientati verso la tradizione”.
“Lo Spirito Santo opera in molti modi, attraverso gli esseri umani. Se siamo chiamati a evangelizzare le nazioni, è anche legittimo, e anzi imperativo, farlo mediante la tradizione, inclusa la forma tradizionale della Messa. Invece di aspettare che lo Spirito Santo sussurri alle anime dei fedeli o che qualcuno si imbatta nel mondo della tradizione, i parroci dovrebbero essere inclini a presentare alle anime loro affidate la forma tradizionale della Messa”.
Padre Echert nella festa dell’Esaltazione della Santa Croce ha paragonato la riscoperta della Messa tradizionale alla scoperta della vera Croce nel 312 d.C., un’analogia suggerita dal fatto che, a suo giudizio, con la Messa tridentina abbiamo riscoperto il culto più sacro della Chiesa. “Come insegna Gesù, dovremmo festeggiare quando troviamo qualcosa di prezioso che era andato perduto. E in effetti vedo che molti fedeli apprezzano il recupero e sono grati. Conosco diversi sacerdoti, per lo più giovani, che sono interessati all’apprendimento della Messa tridentina e spero che presto ci sarà la possibilità di accoglierli nelle due parrocchie nelle quali celebro. Il bello del motu proprio di Benedetto XVI è che le richieste devono venire dal basso, non è qualcosa di imposto dall’alto. E le richieste stanno aumentando”.
Alla domanda su quale forma di Messa sceglierebbe per celebrare ogni giorno d’ora innanzi, padre Echert risponde: “La Messa tradizionale, senza dubbio! È stata la Messa che per prima ha ispirato in me la vocazione al sacerdozio ed è la Messa che intendo offrire fino al mio ultimo respiro sulla terra”.
A.M.V.
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Fonti:
PIACENZA, NUOVO CASO. I FEDELI ENTRANO MENTRE IL PRETE DICE MESSA.
Marco Tosatti
Il Covid 19 e la straordinaria sottomissione della Conferenza Episcopale Italiana (consigliata ovviamente dalla Segreteria di Stato, i diplomatici che hanno generato Giuseppe Conte) ai diktat governativi continuano a creare problemi per i sacerdoti che vogliano adempiere alla loro missione. Ci segnalano l’ennesimo episodio da Piacenza, dove un sacerdote che stava celebrando messa ha avuto dei guai perché in quel momento in chiesa erano presenti una ventina di persone; tutte ovviamente, ben distanziate le une dalle altre. Ma tant’è…il coronavirus ci ha fatto scoprire anche che siamo un popolo straordinariamente disciplinato, e non privo di quei delatori che piacciono tanto ai regimi. Vi riportiamo il resoconto della vicenda fatto da La Libertà, il quotidiano di Piacenza:
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Il tema delle messe domenicali continua a creare dibattito: sono tanti, anche a Piacenza, coloro che vorrebbero poter partecipare di persona alle celebrazioni, anche se le disposizioni governative proibiscono gli assembramenti per ridurre il rischio di diffusione del Coronavirus.
Questa mattina la polizia è intervenuta, su segnalazione di alcuni residenti, alla chiesa di Borgotrebbia dove don Pietro Cesena stava celebrando la messa di fronte a una ventina di fedeli. Agenti in borghese hanno atteso all’esterno la fine della funzione, poi hanno acquisito le informazioni del caso, parlando anche con il sacerdote.
Una vicenda delicata: secondo i provvedimenti anti-Covid, le celebrazioni religiose non sono vietate, ma non si possono svolgere di fronte a persone, proprio per evitare assembramenti.
Il parroco ha spiegato che stava officiando la funzione della domenica e alcuni fedeli sono liberamente entrati, mantenendo sempre la distanza di sicurezza tra loro. La questura sta effettuando approfondimenti.
Sul tema è intervenuto il vescovo di Piacenza e Bobbio Gianni Ambrosio, con una lettera aperta indirizzata a tutti i parroci della Diocesi, facendo anche esplicito riferimento a quanto accaduto questa mattina.
Ecco il testo:
Ai presbiteri e diaconi,
ritengo doveroso ricordare ai tutti voi la necessità di osservare le
misure di sicurezza che la Conferenza Episcopale Italiana ha comunicato e più volte
ribadito, sempre in stretto contatto con il Ministero dell’Interno e con la Segreteria di
Stato della Città del Vaticano.
Sono misure che, con sofferenza di tutti, dobbiamo osservare con rigore, come
più volte ho comunicato, anche in comunione con i Vescovi dell’Emilia Romagna. Si
possono discutere, certo, ma sono da osservare ovunque, soprattutto poi in quei
luoghi, come qui a Piacenza, ove abbiamo una tremenda responsabilità, perché il
numero dei contagi e dei defunti è impressionante.
Ricordo pure che la non osservanza di queste misure comporta una
‘contestazione’ da parte delle Forze dell’ordine, come purtroppo accaduto oggi.
Come Padre e Pastore, so che quanto è accaduto è stato mosso da una volontà
di bene e di amore per l’Eucarestia e per il popolo così sofferente, ma questo ci aiuti a
vivere ancora più strettamente in comunione e a ricercare il bene di tutti.
Speriamo che entro pochi giorni ci possa finalmente essere la possibilità di una
parziale partecipazione alle celebrazioni, nel frattempo chiedo un comportamento
responsabile da parte vostra.
Vi ringrazio e vi saluto con affetto.
+Gianni Ambrosio, vescovo
Di mons. Gianni Ambrosio persone che lo conoscono mi parlano bene; però in questo caso non ha difeso il suo sacerdote, e questo non testimonia a suo favore. Comprendiamo che le pressioni della Conferenza Episcopale Italiana sono pesanti, per non parlare della Segreteria di Stato. Però un vescovo è un vescovo, e nella sua diocesi è il successore degli apostoli; non c’è conferenza episcopale che tenga, se si tratta di difendere qualcuno che sta facendo semplicemente il suo dovere.
CATTOLICI: CONTRO LA DITTATURA STRISCIANTE, RIDATECI LA MESSA.
19 Aprile 2020 33 Commenti --
Marco Tosatti
Cari amici e nemici di Stilum Curiae, oggi, domenica dedicata alla Divina Misericordia, la festa istituita da Giovanni Paolo II, vogliamo offrirvi due spunti di riflessione. Il primo è costituito da un video, postato su Youtube da un gruppo di fedeli del Triveneto e indirizzato al Pontefice, al cardinale Bassetti, presidente della CEI, e al patriarca di Venezia Francesco Moraglia (che proprio ieri ha chiesto che il 4 maggio oltre ad altre attività riaprano, in sicurezza, anche le chiese…).
Ecco il video:
Il secondo è una lettera che abbiamo ricevuto, dalla professoressa Anna Maria De Matteis, titolare di un blog che si chiama appunto spunti di riflessione. Pubblichiamo la lettera, e la riflessione a cui fa riferimento. Buona lettura.
Gentile Dottor Marco Tosatti ,
Gentile Dottor Marco Tosatti ,
sono Anna Maria De Matteis, insegnante di Religione che le ha già scritto in precedenza e colgo l’occasione per rinnovarLe il grazie per la pubblicazione del mio scritto su Stilum Curiae!
Eccomi nuovamente a scrivere: è’ evidente che da diversi anni subiamo una “dittatura strisciante”, subdola e, naturalmente, …”per il nostro bene”!!! Un classico, per ogni dittatura : ” Lo facciamo per voi, per il vostro bene. Pensiamo noi a voi, sappiamo noi cosa è giusto per voi, che…poverini, non avete le nostre lungimiranze, voi popolino….ma non preoccupatevi siete nelle nostre mani e nulla vi mancherà”. Tale dittatura oggi la subiamo dal nostro Governo (quello non votato dal popolo), ma anche dai nostri vescovi!!! Dov’è il Concordato? Dov’è la tutela dei fedeli? Dove sono i nostri pastori, che permettono al Governo di mettere l’esercito per controllare anche chi “si permette” di andare in chiesa per pregare? Perché i vescovi non controllano le bizzarrie più assurde dei loro sacerdoti che celebrano in diretta da veri showman ? Liturgie bistrattate, gesti para-liturgici , che sfiorano la blasfemia…
Dove sono i nostri vescovi, quando i credenti, quelli veri, hanno sete dell’Eucaristia, del vero Cibo dell’anima e non si accontentano dello streaming? Dove sono i nostri vescovi, quando la gente chiede ed implora la libertà di culto almeno per la Settimana Santa? La Chiesa invocava l’apertura dei porti, “l’essere in uscita” tra la gente, l’abbattimento dei “muri” ed ora…? Son tutti chiusi dentro le Mura delle Curie, delle parrocchie, del Vaticano ?
Mi scusi, ma mi sono lasciata prendere dallo smarrimento e dalla indignazione. Il motivo della mia mail è quello di proporle la lettura di un mio articolo, scritto sul mio personale Blog , che ha lo scopo di proporre alcuni “Spunti di riflessione”, per i miei amici credenti e per tutti quelli che, come me, si ritrovano a vivere la propria fede e a “conservarla”, in un contesto sociale ed ecclesiale, molto contraddittorio e confuso. L’articolo contiene una particolare riflessione circa un possibile parallelismo tra due particolari “eventi”: l’ incendio della cattedrale di Parigi e la situazione sociale ed ecclesiale attuale. La ringrazio profondamente per il tempo che mi dedicherà per la lettura di questa lettera e dell’articolo. La ringrazio ancora e cordialmente la saluto .
Anna Maria De Matteis O.V.
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Oggi, 15 aprile 2020, primo anniversario dell’incendio della cattedrale di Parigi. Nel tardo pomeriggio, di un anno fa, alle ore 18,50, la cattedrale di Parigi, Notre-Dame, prendeva fuoco! In poche ore, un incendio improvviso, distrugge notevolmente la bellissima e maestosa cattedrale parigina, costruita tra il XII e il XIV. Splendido edificio sacro, di stile gotico, simbolo della bellezza architettonica occidentale e soprattutto una delle più belle espressioni artistiche della cristianità in Europa!
Tutta l’Europa ed il mondo, assisteva impotente, in diretta televisiva, alla tragica distruzione della maestosa cattedrale! Crollati guglia e gran parte del tetto, si salveranno soltanto le strutture dell’edificio. Quel giorno era il Lunedì Santo, giorno in cui il mondo cristiano – cattolico si apprestava a vivere la Settimana più bella e significativa dell’Anno Liturgico. La mattina successiva, al termine del rovinoso incendio, si osservava tutti, attoniti, la cattedrale ancora “fumigante”. Colpì moltissimo la scena che i vigili del fuoco si ritrovarono dinanzi, terminato l’incendio: l’interno della cattedrale era tutto devastato…svettavano però in fondo, nell’Abside, “intatti”, l’altare e la grande Croce!!!
Naturalmente, non si poteva, in quei giorni, non cogliere il senso spirituale di un simile drammatico evento e considerarlo un monito per la cristianità. Tanti stimati giornalisti cattolici, e alcuni vescovi, infatti, cercavano di “leggere” in quell’evento un un serio monito, che giunge il primo giorno della Settimana Santa, quando la Chiesa cattolica, come abbiamo appena detto, si apprestava a rivivere, giorno per giorno, il cammino di Cristo, il Quale, passando per la Passione e la Morte, giunge alla gloriosa Risurrezione.
Lo stimatissimo Riccardo Cascioli, direttore del noto sito cattolico La Nuova Bussola Quotidiana, per esempio, esortava ad interrogarci sul significato spirituale che poteva esserci alla base di tale evento: “La verità è che la cattedrale di Notre Dame, come l’abbiamo conosciuta, non c’è più e molto probabilmente nemmeno ci sarà più. Metafora di un’Europa che da tempo ha voltato le spalle alla fede che quella chiesa ha costruito.” (qui)
Ed ancora, scrive Luca Volontè, sempre nel suddetto sito : “Una devastazione inimmaginabile che richiama alla devastazione della Chiesa di oggi…Dunque, non è un miracolo l’aver scoperto ieri che nell’abside di Notre Dame l’altare e la grande croce siano rimasti intatti. Un richiamo altissimo per tutti: la Chiesa e la società si ricostruiscono a partire da Cristo, dal suo sacrificio eucaristico e dalla sua Croce” (qui)
Ed ancora, Diego Manetti affermava:” … la progressiva perdita della fede. È in questo contesto che va letto il drammatico incendio che ha distrutto la cattedrale parigina di Notre Dame. L’allontanamento da Dio condanna l’uomo a smarrire la propria identità. Domato l’incendio, non è ancora spento il fuoco dell’odio anticristico, che cerca di spegnere la fede nel Redentore. Un incendio sulle cui cause non si è ancora fatta piena chiarezza, ma sul quale occorre interrogarsi più in profondità, se non si vuol rischiare di lasciarsi sfuggire quello che può essere un segno importante per comprendere il tempo in cui viviamo e il futuro che si profila dinanzi a noi. Una cattedrale è segno della devozione di un popolo, espressione della sua cultura artistica ma, soprattutto, segno visibile di un anelito verso l’infinito che anima il cuore di ogni uomo. La perdita di questa dimensione verticale condanna l’uomo a smarrire la propria identità.“ (qui)
Molti di noi cristiani pensavamo, con rammarico, come il vescovo di Parigi, in quell’anno, non avrebbe potuto vivere le solenni celebrazioni liturgiche pasquali, nella sua splendida cattedrale! Sarà un ammonimento dall’Alto, verso l’Europa ed il mondo cattolico, ormai fortemente scristianizzato? Cosa vorrà dirci il Signore con questo evento?
Ad un anno dall’evento raccontato, non solo l’Europa, ma il mondo intero, è stato ed è tuttora “visitato” da una terribile pandemia, che sta mietendo migliaia di vittime!!! Un evento drammatico, unico, che sta mettendo in ginocchio quasi tutti i Paesi del mondo.
Un virus, un microscopico virus (il coronavirus), sta mandando in tilt l’umanità, mettendo in fortissima crisi l’ambito sanitario, economico, sociale, di ogni Stato colpito. A distanza dunque di un anno dall’incendio della cattedrale parigina, il mondo cristiano sta vivendo un dramma molto più tragico: la gravissima pandemia, ad opera del coronavirus!!!
Come risponde il mondo a questa pandemia? Si sta interrogando sul significato profondo di questo drammatico evento? Si interroga sul “perché” sta accadendo tutto ciò? Si potrebbe operare una “lettura” spirituale su tale evento? Si potrebbe intravedere un possibile “monito” soprannaturale? Cosa intende “comunicarci” il Signore, permettendo questo tragico avvenimento?
Come risponde la Chiesa italiana a queste domande? Come affronta la gravissima calamità “naturale” ed in seguito poi anche la maggior parte delle Chiese, nei diversi Stati in cui vi è la “piaga” dell’epidemia?
La Conferenza episcopale italiana, (visto il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020), dal lunedì 9 marzo sospende le celebrazioni delle Messe su tutto il territorio nazionale!!!(qui)
Si, proprio così, in pieno periodo quaresimale, a ridosso della Pasqua del Signore, centro e culmine dell’Anno liturgico, ai fedeli laici cattolici è stata tolta ogni possibilità di partecipare alla Santa Messa, e di “nutrirsi” dell’Eucarestia, sia nei giorni feriali che in quelli festivi! La CEI, esorta però ogni diocesi a “garantire” a tutti i cristiani, la possibilità di “partecipare” alla Santa Messa, celebrata quotidianamente dai sacerdoti, “in privato”, “a porte chiuse”, in diretta televisiva, usando i mezzi mediatici, moderni .
Anche il Santo Padre ha accolto le decisioni delle diverse Conferenze Episcopali , vivendo le “restrizioni”, proposte al Popolo di Dio. Tutte le celebrazioni liturgiche pasquali, del Santo Padre sono state infatti vissute “senza concorso di Popolo”, per cui sia dentro, che fuori la grande Basilica di San Pietro, egli ha vissuto i diversi riti pasquali senza avere di fronte a sé l’Assemblea dei fedeli !!! Evento unico, nel suo genere!!!
Dunque, non solo le singole diocesi, con le loro parrocchie, santuari e case religiose, ma anche la Santa Sede ha adottato la scelta di vivere i Riti liturgici, durante la gran parte della Quaresima, la Domenica delle Palme, la Settimana Santa ed il Triduo pasquale, “senza concorso di Popolo”!!!
Guardando, con drammaticità, le dirette televisive delle celebrazioni del Papa, dei vescovi e dei sacerdoti, con le basiliche, le cattedrali, le chiese ed i santuari terribilmente vuoti, una serie di considerazioni attraversa la mia mente ed interroga la mia fede:
– L’anno scorso “una” singola cattedrale, pur splendida artisticamente, fu distrutta da un evento straordinario, durante la Settimana Santa ed il suo vescovo non potè celebrare i Riti pasquali, in essa.
– Quest’anno invece tutte le cattedrali del mondo, tranne quelle dove la Chiesa è perseguitata da dittature ostili, erano “in piedi” eppure i loro vescovi hanno dovuto celebrare “senza il Popolo di Dio!!! La cattedrale ha un grande valore, in ordine alla fede dei credenti, ma se in esse non può celebrare tutto intero il Popolo di Dio, quasi decade il suo alto significato, la stessa ragion d’essere!!!
– I pastori oggi, vescovi e sacerdoti, in quasi tutte le chiese del mondo, celebrano regolarmente le funzioni liturgiche, ma, l’attuale situazione contingente, voluta o subita, “ha tolto” loro visibilmente il Gregge!!! Questo pensiero mi fa sinceramente “tremare”, soprattutto considerando il fatto che “ogni” cosa che accade all’uomo è certamente “permessa” da Dio!!!
– Accanto alla tragica esperienza della malattia, il mondo cattolico, i fedeli laici, il Popolo di Dio, sta vivendo la bruttissima e drammatica esperienza della impossibilità di “nutrirsi” dei sacramenti ed in particolare del “Cibo eucaristico”!!
Proprio ora, che il credente ha maggiormente bisogno del “sostegno sacramentale”, per poter affrontare con più forza, la gravità dell’evento! Proprio ora, che il cristiano ha bisogno di “alimentare” la propria fede , per dare “significato a ciò che accade, per poter “leggere”, alla luce dello Spirito, il motivo dell’avvenimento che il Signore ha permesso! Proprio ora, che l’uomo è chiamato ad affrontare il dramma del dolore, della malattia, della fragilità, dell’impotenza, cercando di dargli un senso.
Proprio ora, in cui l’uomo sperimenta la propria creaturalità e cerca disperatamente una risposta esistenziale al dramma che vive. Proprio ora, in cui “ il Signore sta interpellando l’uomo” e lo sta invitando ad una seria revisione della propria vita, sia a livello personale che a livello comunitario e sociale!
Il Signore forse “sta interpellando anche la Sua Chiesa”? I Suoi ministri? I Suoi Pastori? Forse il Signore ci chiede una “conversione interiore”, una conversione di rotta”? Forse ci sta chiedendo di tornare a Lui con tutto il cuore? Forse vorrebbe ammonirci, affinchè riconosciamo umilmente i nostri gravi ed infiniti peccati? Forse ci sta chiedendo di ri-considerarlo Padre e di ridare a Lui il “posto” che Gli spetta, nella nostra vita? Forse dovremmo riconsiderare l’onnipotenza di Dio, Creatore e chiedere a Lui che ci liberi dalla pandemia?
Anna Maria De Matteis
https://www.marcotosatti.com/2020/04/19/cattolici-contro-la-dittatura-strisciante-ridateci-la-messa/
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