Matrice ignorata nel delirio del politicamente corre(o)tto: strage di cristiani del terrorismo islamico. Bisogno reagire all’islam
Mentre il 79% dei Francesi ritengono che l’Islam ha “dichiarato guerra” alla Francia (Sondaggio Ifop-Fiducial per CNews e Sud Radio), il terrorismo islamico compie ulteriori stragi contro i cristiani. E non passa giorno senza atti del terrorismo islamico contro i cristiani. A Nizza il Presidente Francese Macron ha dichiarato: “Attentato terroristico islamista”.Tre persone (un uomo di 54 anni e due donne di 44 e 70 anni) sono state sgozzate e uccise nella cattedrale di Notre-Dame-de-l’Assomption, nel centro di Nizza. Il 21enne terrorista islamico tunisino Brahim Aoussaoui, che gridava in continuazione Allāhᵘ akbar (Allah è il più grande) ed è stato fermato dalla polizia, ferito e trasportato in ospedale, dove è ricoverato in terapia intensiva. Anche se non sono ancora note le ragioni del suo gesto, si tratta di terrorismo islamico. Fonti sei servizi di sicurezza italiani confermano essere arrivato a Lampedusa il 20 settembre e il 9 ottobre trasferito a Bari, prima di recarsi in Francia. Aveva in tasca una tessera della Croce Rossa Italiana, con altri effetti personali, tra cui un Corano, due telefonini, un coltello con una lama di 17 centimetri e altri due coltelli, non utilizzati.
La prima vittima, una donna di 70 anni, è stata massacrata all’interno della cattedrale. Il terrorista islamico l’ha quasi decapitato.
La seconda vittima, Vincent Loqués, un uomo di 54 anni, il guardiano della cattedrale, è stata pugnalato a morte.
La terza vittima, Simone Barreto Silvauna, una donna di 44 anni, brasiliana, che faceva la badante, madre di tre figli, residente in Francia, era stata gravemente ferita dalle coltellate ed era riuscita a fuggire in un vicino bar. “Dite ai miei figli che li amo”, è riuscita a dire prima di morire poco minuti dopo.
Nel corso della mattinata almeno altre tre eventi hanno fatto scattare l’allarme terrorismo islamico: ad Avignone un uomo armato di coltello è stato ucciso mentre urlava Allāhᵘ akbar, a Gedda un uomo è stato assalito all’interno del consolato francese. Un arresto anche in una località dell’Ile de France. Questi episodi di sangue arrivano al culmine di una escalation di tensioni tra la Francia e il mondo islamico, in particolare con il Presidente della Turchia Erdogan.
Ammazzano i cristiani e dopo averli ammazzati li accusano di islamofobia. Succede a Roma: giorno dopo l’attentato terroristico islamico a Nizza, musulmani si radunano per protestare contro la Francia: “Contro gli atti persecutori nei confronti della comunità islamica in Francia e contro le pubblicazioni delle vignette satiriche di Maometto”. Assurdo è dire poco.
Siamo in guerra. Bisogna reagire all’Islam. Invece, il Ministro dell’interno Luciana Lamorgese in pieno delirio, ha il barbaro coraggio di dichiarare: “Momento di fermarsi con le polemiche, questo è un attacco all’Europa: Lampedusa in Italia è la porta di Europa”. Se, porta aperta per il terrorismo islamico. E quale messaggio viene mandato all’Islam dalla massima gerarchia della Chiesa Cattolica Romana, fautore di ponti levatoi abbassate, dei porti e delle porte aperte, della demolizione dei muri (tranne intorno alla Città del Vaticano)?
Con i complimenti dell’Uomo che Veste di Bianco.
Con una Email della Sala Stampa della Santa Sede “Comunicazione ai giornalisti: Attentato nella Cattedrale di Nizza” (neanche ripresa nel Bollettino successivamente), attraverso una “affermazione” (neanche una “dichiarazione”) del Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Bergoglio auspica che “l’amato popolo francese possa reagire unito al male con il bene”… Sì, brindando con una bottiglia di Champagne Brut Special Cuvée Bollinger e offrendo Cioccolatini Gran Selezione di Degustazione & Oro di Mazzetti d’Altavilla (e non venir a dirmi che la Grappa di Moscato all’Oro, a loro non piace).
Parolin spedisce al Vescovo di Nizza Mons. André Marceau un telegramma a nome dell’Uomo che Veste di Bianco, prima di ritornare alle sue quotidiane “opache” faccende, parlando di “attacco selvaggio”, di “atti di terrore violenti” e di “questo tragedia”, esortando il popolo francese all’unità. Anche lui, come suo principale, evita accuratamente di chiamare gli atti criminali con loro nome preciso: TERRORISMO ISLAMICO CONTRO I CRISTIANI. Tanto è vero che ad oggi non si mai sentito una parola di condanna della violenza islamica in generale, da parte di Bergoglio-della-Fratellanza, anche se “dà con tutto il cuore la Benedizione Apostolica a tutti coloro che sono stati colpiti da questa tragedia”.
Per inciso va osservato che la Sala Stampa della Santa Sede (cioè la Segreteria di Stato da cui riceve quanto ha da pubblicare) fa ancora meno, parlando soltanto di “attentato”.
Quelli che non riescono a dire “islamico”
di Giovanni Sallusti
Nicolaporro.it, 29 gennaio 2020
Sono quattro, maledettissime sillabe. Ma non riescono proprio a dirle. Da anni, è una radicata ritrosia fonetico-ideologica. E non ce la fanno neanche oggi, neanche davanti a quei corpi devastati nella chiesa di Notre-Dame a Nizza. La donna decapitata, il sacrestano sgozzato, l’altra donna che finisce la sua agonia in un bar dove aveva inutilmente cercato rifugio.
Matrice ignorata
Le quattro sillabe dannate sono le seguenti: I-SLA-MI-CO. Non paiono suoni e significati secondari nella cronaca odierna, visto che l’accoltellatore, il decapitatore, lo sgozzatore, il terrorista ha compiute le proprie codarde gesta urlando ininterrottamente “Allah Akbar!” (non ha smesso nemmeno quando la polizia francese l’ha arrestato, dopo averlo ferito).
Quindi, senza aggiungervi un grammo di commento, il riepilogo tautologico della notizia sarebbe: quattro cittadini francesi, cristiani di cultura e molto probabilmente anche di fede, visto che si trovavano in una chiesa, sono caduti vittime di un attentato terrorista ISLAMICO. Ed è il carnefice stesso, che ci ha tenuto a chiarirlo: stava massacrando infedeli in nome di Allah.
Delirio politicamente corretto
Niente da fare, anche questo grado zero del racconto, questo pedissequo attenersi ai fatti, è troppo, per il Politicamente Corretto che ha sequestrato la nostra pubblica opinione (facendo oggettivamente gli interessi di chi non vorrebbe più né esistesse una, gli sgozzatori medesimi). Prendiamo le maggiori cariche istituzionali e governative che hanno voluto manifestare la nostra vicinanza ai dirimpettai d’Oltralpe. Iniziamo da Luigi Di Maio, ministro degli Esteri per meriti acquisti sul campo (nel senso di stadio San Paolo, ramo bibite&snack). “L’Italia esprime profondo cordoglio per il barbaro attentato di #Nizza. Siamo vicini al popolo francese e al dolore delle famiglie delle vittime. L’Italia ripudia ogni estremismo e resta al fianco della Francia nella lotta contro il terrorismo e ogni radicalismo violento”.
Sì, ma come avrebbe detto un praticante giornalista in era pre-politically correct, “chi?”. Quale tipo di terrorismo, chi è il soggetto in questione, di cosa diavolo stiamo parlando, rispondiamo almeno alla prima delle mitologiche “5 W”… Niente, il ministro già noto per aver collocato la Russia nel Mediterrraneo ci lascia col dubbio.
Ecco poi il presidente del Consiglio Conte che, nei marosi della propria logorrea erudita, si perde proprio quella parola lì. “Il vile attacco che si è consumato a Nizza non scalfisce il fronte comune a difesa dei valori di libertà e pace. Le nostre certezze sono più forti di fanatismo, odio e terrore. Ci stringiamo ai familiari delle vittime e ai nostri fratelli francesi. Nous Sommes Unis!”. Mais oui, et aussi réticents. “Libertà e pace”, poi, è un capolavoro di ignavia che retrospettivamente fa sembrare Chamberlain il fratello più duro di Churchill: non c’è pace, nelle strade di Francia e d’Occidente, c’è il sangue che scorre, e coloro che lo versano hanno nel mirino proprio la nostra libertà. Quindi l’unica sarebbe combattere, ma di fronte a Monsieur Pochette ritiriamo la proposta, che ci scappa da ridere.
Ipocrisia istituzioni
Mattarella, però, contiamo sull’inappuntabile presidente Mattarella. Il quale spedisce questo telegramma di solidarietà a Macron: “Appresa la terribile notizia della barbara uccisione di cittadini inermi a Nizza, desidero porgere a Lei, alle famiglie delle vittime e a tutti i cittadini francesi le espressioni della vicinanza e del profondo cordoglio della Repubblica Italiana. Nel condannare quest’ulteriore, deplorevole gesto di violenza, manteniamo ferma la determinazione nel contrastare il fanatismo di qualsivoglia matrice, a difesa di quei principi di tolleranza che costituiscono il tessuto connettivo delle nostre società democratiche”.
E una pietra tombale ci ha messo la Commissione internazionale Mariana Musulmano Cristiana della Pontificia Academia Mariana Internationalis, una delle sette accademie pontificie coordinate del Pontificio Consiglio della Cultura. In un testo – che sembra scritto da un musulmano (o da un cristiano pronto a convertirsi all’Islam) si parla di “nuovo attentato fondamentalista”, di “gesto sacrilego, pieno di inumanità, di falsa religione e di disprezzo verso ogni autentica forma di convivenza sociale, politica e culturale”. Al grido “Fratelli tutti” si fa appello al dialogo, “alla mitezza, alla tenerezza, al rispetto reciproco e alla pacifica convivenza”. Anche qui nessuna traccia del vero nome del “nuovo attentato fondamentalista” (se questo non è far sottintendere che tra i cristiani ci sono fondamentalisti come tra i musulmani, il passi verso la giustificazione è breve: ricordiamo quanto dichiarò Bergoglio ), non dico semplicemente “islamico”, ma neanche “assassinio criminale” o “terrorismo”, tanto meno la verità: TERRORISMO ISLAMICO CONTRO I CRISTIANI.
Ma quello che è più grave: questo ente della Santa Sede dopo avere menzionato il Profeto Muhammad parla di un certo “Profeta Gesù”. Si mi sbaglio mi corrigerete (come disse un Papa Santo). In tutta la Bibbia non si trova traccia di un “Profeta Gesù” e neanche di una “Madre Vergine del Profeta Gesù”. Nella mia ignoranza ho sempre letto “Maria Madre di Dio” e “Gesù Figlio di Dio”. Si sa come è, sono espressioni blasfemiche per l’Imam Nader Akkad e firmarle significherebbe il suo fine fisico. Mentre il Frate francescano Stefano Cecchin si è certamente dimenticato che San Francesco andò dal Sultano per convertirlo, non per essere convertito. Oggi, la Chiesa Cattolica Romana ha rinunciato a convertire i non credenti. Che sia pronta a convertirsi al grido del Takbīr (il nome dell’espressione araba islamica Allāhᵘ akbar?
Email della Sala Stampa della Santa Sede
Comunicazione ai giornalisti: Attentato nella Cattedrale di Nizza, 29 ottobre 2020
In merito al recente attentato compiuto nella Cattedrale di Nizza, il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha affermato quanto segue:
“È un momento di dolore, in un tempo di confusione. Il terrorismo e la violenza non possono mai essere accettati. L’attacco di oggi ha seminato morte in un luogo di amore e di consolazione, come la casa del Signore. Il Papa è informato della situazione ed è vicino alla comunità cattolica in lutto. Prega per le vittime e per i loro cari, perché la violenza cessi, perché si torni a guardarsi come fratelli e sorelle e non come nemici, perché l’amato popolo francese possa reagire unito al male con il bene”.
Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede N. 561
Il cordoglio del Santo Padre per le vittime dell’attentato avvenuto a Nizza (Francia), 29.10.2020
Pubblichiamo di seguito il telegramma di cordoglio per le vittime dell’attentato avvenuto questa mattina nella Basilica di Notre-Dame a Nizza (Francia), inviato a nome del Santo Padre Francesco al Vescovo della Città, S.E. Mons. André Marceau, dal Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin:
Son Excellence Monseigneur André MARCEAU
Evêque de Nice
Informé du sauvage attentat qui a été perpétré ce matin dans une église de Nice, causant la mort de plusieurs personnes innocentes, Sa Sainteté le Pape François s’associe par la prière à la souffrance des familles éprouvées et partage leur peine. Il demande au Seigneur de leur apporter le réconfort et il recommande les victimes à sa miséricorde. Condamnant de la plus énergique manière de tels actes violents de terreur, il assure de sa proximité la Communauté catholique de France et tout le peuple français qu’il appelle à l’unité. Confiant la France à la protection de Notre-Dame, il donne de grand cœur la Bénédiction apostolique à toutes les personnes que touche ce drame.
Cardinal Pietro Parolin
Secrétaire d’État de Sa Sainteté
Pontificia Academia Mariana Internationalis
Commissione internazionale Mariana Musulmano Cristiana
Città del Vaticano, 29 ottobre 2020
La Commissione internazionale Mariana Musulmano Cristiana della Pontificia Academia Mariana Internationalis ha appreso la notizia del nuovo attentato fondamentalista commesso in Francia, a Nizza, all’interno della Basilica dedicata a Notre-Dame. Con la Pontificia Academia Mariana Internationalis essa prova orrore e immensa tristezza per questo gesto sacrilego, pieno di inumanità, di falsa religione e di disprezzo verso ogni autentica forma di convivenza sociale, politica e culturale.
Il sangue umano è stato ancora versato all’interno di un luogo di pace dedicato alla Madre di Gesù in un giorno in cui l’Islam è in festa: oggi, infatti, è la ricorrenza della nascita del Profeta Muhammad (la Pace e le benedizioni siano su di lui) e tutta la comunità musulmana mondiale si incontra per festeggiare la misericordia di Dio per l’umanità. La nascita dei profeti è il segno tangibile della cura che l’Onnipotente non smette di avere per ogni vivente, affinché la vita sia promossa, difesa, amata.
Questo sangue versato oltraggia il Profeta Muhammad; oltraggia la Madre Vergine del Profeta Gesù; oltraggia la pace e le benedizioni che sono su di loro perché siano anche su di noi; oltraggia l’Altissimo, separa da Lui e dalla comunità dei credenti in Lui e nella sua misericordia. L’odierna festività della nascita del Profeta Muhammad è stata annullata in Francia, come segno di lutto per la perdita di persone care, di famiglia, e di vicinanza a chi è stato colpito dal fondamentalismo omicida.
La Commissione internazionale Mariana Musulmano Cristiana della Pontificia Academia Mariana Internationalis, camminando sui medesimi passi, propone ai musulmani e ai cristiani di ritrovarsi insieme — nel rispetto delle norme previste dai singoli Stati per contrastare la pandemia da Covid-19 e nelle forme che si riterranno di conseguenza più opportune — per insieme pregare e insieme trovare i mezzi per cooperare, come individui, famiglie e comunità, nella costruzione delle condizioni sociali, culturali, politiche, economiche e religiose grazie a cui ogni uomo e donna, quale che sia il loro credo religioso, si possano riconoscere nel grido Fratelli tutti.
L’educazione alla mitezza, alla tenerezza, al rispetto reciproco e alla pacifica convivenza è l’unica e vera arma che i credenti sono autorizzati ad usare: tutto il resto è escluso, senza se e senza ma.
Il Misericordioso benedica questo coraggioso ritrovarsi insieme nella preghiera e nell’impegno sociale; dia il premio alle vittime innocenti; e ci faccia trovare in Notre-Dame, Maria, autentiche vie di pace e di benedizione che custodiscano, promuovano e difendano la vita di tutti e ciascuno.
Imam Nader Akkad
Frate Stefano Cecchin, OFM
I decapitati nella cattedrale di Nizza
Massacro a Nizza. Il killer islamico nella cattedrale è un attacco a tutto l’Occidente
Quattro attacchi terroristici in un giorno, tre morti e il consolato di Macron in Arabia preso d’assolto. Tutto per una vignetta satirica. Chi pensa di salvarsi piegandosi sbaglia
Bisogna reagire all’islam
di Renato Farina
Libero, 30 ottobre 2020
Tre morti, molti feriti, mentre pregavano in chiesa a Nizza, decapitati o sgozzati da un tunisino di 21 anni, accolto amorevolmente a Lampedusa dal nostro governo, il famoso viaggio della speranza sì, però quella di ammazzarci. Tampone al volo, ok, carta timbrata, in perfetta forma per scannare i cristiani. Il dolore si mescola al sarcasmo, scusate. L’orrore lascia spazio alla costernazione per la nostra imbecillità che pretende pure di sventolare il vangelo come ragione di questa follia complice del terrorismo. Che vergogna pesa su di noi. Questo governo con decreti complici – l’ultimo è datato 21 ottobre – fa sì che qualunque terrorista, proveniente da qualsiasi Paese, trovi qui la logistica perfetta per le stragi di cristiani. Che rabbia. Su queste colonne nei mesi scorsi abbiamo dato spazio alle notizie di decine e centinaia di militanti dell’Isis e di Al Qaeda, rientrati in Tunisia e imbarcati per l’Italia. A questa invocata prudenza si è risposto mettendoci fuori dal recinto dell’umanesimo dalla sinistra, e pure scomunicati perché tutti costoro sono “profughi come Gesù Cristo”. Ma non si doveva essere astuti come serpenti, oltre che ingenui come colombe? Figuriamoci.
Alle tre del pomeriggio tutte le campane di Francia hanno suonato a morto. Sarebbe stato bello lo si fosse fatto anche in Italia. Nizza è più vicina a Milano e Roma che non a Parigi. I vescovi francesi hanno dato questa disposizione, e dovunque alle 15 e 15 di là delle Alpi, nel Paese laico per eccellenza ci sono state messe per le vittime, e la gente arrivava, pure quella che ha dovuto ripescare nelle nebbie il ricordo del segno della croce. Emmanuel Macron ha parlato ai francesi, individuando subito il nemico nel “terrorismo islamico” e ha proclamato il “sostegno ai cattolici a nome della intera nazione”. Gli ha risposto la Conferenza episcopale: “Malgrado il dolore che li stritola, i cattolici rifiutano di cedere alla paura. I cattolici si raduneranno dovunque a pregare”. Altrove, dalle parti di Avignone e a Lione, altri assassini hanno cercato di compiere una medesima strage. Fermati appena in tempo.
In vasti ambiti della comunità musulmana transalpina, che raccoglie 5,7 milioni di fedeli del Profeta, ormai non esiste più soluzione di continuità nella filiera islamica tra cellule armate, correnti radicali ma finora distanti dal terrorismo, e molti ex-moderati oggi seguaci fanatici del presidente turco Erdogan, che ha istigato alla ribellione “un miliardo e mezzo di credenti” dando del pazzo a Macron che aveva condannato quindici giorni fa la decapitazione del professore di storia Samuel Paty, e aveva esaltato il diritto alla libertà, base della civiltà europea, compreso quello dell’insegnante di esibire le vignette “blasfeme” di Charlie Hebdo. Erdogan ha chiamato di fatto alla rivolta contro il proposito dell’Eliseo e del Parlamento francesi di “costituzionalizzare” l’islam, decretandone l’illegittimità quando nega i principi su cui si regge la République. Inaccettabile dal punto di vista della massima espressione politico-religiosa di questa religione impazzita: Erdogan vuole esattamente il contrario, vorrebbe cioè islamizzare l’Europa e ha costituito per questo un esercito di 700 imam da esportazione, tra cui la metà ospitati in Francia. Ha un’arma potente di ricatto: la sua armata è la più forte della Nato, la quale a sua volta preferisce essere lo struzzo che non vede, piuttosto che il leone che ruggisce, America compresa.
VITTIME CRISTIANE
Ammetto, non riesco a non identificarmi con i morti, mi è impossibile non sedermi con l’immaginazione nella pozza di quel sangue, e segnarmi con esso. Esagero. Il cattolicesimo è troppo carnale per essere politicamente corretto. Ma non posso farci niente. Erano fratelli, parte di quel biblico e minuscolo resto d’Israele di frequentatori quotidiani delle messe. In Francia poi, una rarità assoluta. Capire chi erano le vittime forse aiuta a comprendere quale sia il nuovo bersaglio prelibato dei terroristi islamisti. Li chiamo così anche se questo linguaggio è vietato dal Consiglio e dal Parlamento d’Europa perché considerato islamofobo. E anche evitato dal Papa, per non associare gli assassini all’islam ritenuto in sé non violento e dialogante. Giusto per evitare repliche assassine, evitare di fornire pretesti. Ma è la realtà ad urlare “Allah-u-Akbar”, e a milioni lo stanno ripetendo, facendo coro, e non riusciamo ad essere sordi.
La prima è lei. Era andata di buonora in chiesa a pregare, dicono i testimoni. La si vedeva spesso salire i cinque gradini del sagrato e quasi fondersi nel biancore neogotico della basilica di Notre-Dame, nell’alba marinara di Nizza. A settant’anni si ha tanto da chiedere a Dio per i nipoti. Se ne stava andando. Si era avvicinata all’acquasantiera, dimenticando che è vuota, e invece c’è il flacone con il gel disinfettante. Le si era avvicinato il sacrista a ricordarglielo e a dirle qualcosa, suppongo: “Si dice che le chiese da lunedì chiuderanno per le re-confinement, ma i vescovi stanno protestando”. Magari l’avesse già chiusa… Ma no… Sarebbero entrati suonando e chiedendo la carità in un convento, bussando in un rifugio per barboni tenuto da preti e suore. Cercavano quello: gole cattoliche. È il loro mestiere essere martiri. Ma una pensionata, un sacrestano, come si fa? Che acqua tossica ha bevuto questa schiatta sanguinaria?
IL SACRESTANO
Vincent, 45 anni, sposato con due figli, da dieci anni angelo custode del piccolo gregge. Altre voci si spandono tra le navate, un sussurrio: “Je vous salue Marie”. Ed ecco irrompe nella pace un urlo rauco: “Allah-u-Akbar!”. Il coltello si muove con furia esperta. La nonna cade per prima, la testa resta attaccata al busto solo con un brandello di pelle candida. La figlia correrà dopo poco verso la chiesa per un presentimento. Un lago di sangue, le vetrate ne parlano: gocciola dal collo dell’agnello in un calice. Ma questo è vivo, non è il vino transustanziato, somiglia a quello sul Calvario di duemila anni fa, è uguale a quello versato in questi primi decenni da migliaia di decapitati in Libia o in Iraq che recitavano il Padre nostro in aramaico. Cristiani, ma quel sangue e la testa mozzata è la medesima del professore Paty. Vincent geme sgozzato. L’uomo – si può dire che è islamico? – impazza contro chiunque sia lì con il torto di essere cristiano, peggio ancora cattolico per di più praticante, nel momento in cui è abbandonato e perciò inerme, perfetto per la lama. Balza addosso anche a una signora di trent’anni, riesce a bucarle la gola, mentre la vita le sgorga via, riesce a uscire, a entrare in un bar, dice accasciandosi: “Dite alla mia famiglia che l’amo”.
La risposta a questa tremula dichiarazione in cui consiste l’essenza della razza umana e del cristianesimo – l’amore – è stato il latrato irrefrenabile dell’assassino: “Allah-u-Akbar!”. Due minuti. Agenti della polizia municipale irrompono in basilica. Abbattono l’assassino. Fanno in modo di non ucciderlo. Eccolo ancora e ancora, mentre viene curato in ospedale, ripetere il nome di chi crede suo mandante e troppi come lui nel cuore della nostra Europa: “Allah-u-Akbar!”.
Chissà se qualcuno in piazza esibirà il cartello “Je suis catholique”, alle prossime manifestazioni di sacrosanta protesta e solidarietà. Basterebbe anche un più laico: “Non possiamo non dirci cristiani”.
La Francia, l'Europa e il cristianesimo hanno un problema che non si vuole nominare: Islam. Tre cristiani decapitati in cattedrale a Nizza, attacchi a Lione, Avignone e Gedda per quello che è stato l'11 settembre francese: così la sharia è già legge. Eppure la tragedia di ieri era stata ampiamente prevista: il ministro degli Interni aveva appena denunciato 8000 radicalizzati pronti ad attaccare col coltello. In quattro anni, 61 attentati sventati e 34 riusciti negli ultimi due anni. Sono le cifre di una guerra, ma le istituzioni europee reagiscono con contraddizioni, debolezze e la ridicolaggine del “doppio discorso” per non offendere nessuno.
L'11 settembre di Francia s'è consumato in poche ore. Proprio come a New York. Nella mattina di giovedì 29 ottobre l'islam colpisce a Nizza, Avignone, Gedda e Lione.
A Nizza, nella cattedrale di Notre Dame, nella prima mattinata di ieri due donne e un uomo vengono assassinati da un terrorista islamico. In sottofondo sempre la stessa colonna sonora, Allah Akbar. Tutti e tre erano in preghiera quando il maomettano, nell'ordine, prima ha decapitato un'anziana signora, poi si è scagliato su una trentenne con un numero imprecisato di coltellate - morirà poco dopo, dissanguata, dopo aver provato a strisciare fuori la cattedrale - e infine si è accanito sullo storico sacrestano della cattedrale. Tre nuove vittime immolate sull'altare del multiculturalismo e proprio in una chiesa dove di lì a poco si sarebbe dovuto celebrare un altro sacrificio su un altare ben diverso.
Del terrorista islamico si hanno generiche informazioni e non ancora perfettamente verificate dagli inquirenti. L'unica certezza è che l'uomo a fine settembre era a Lampedusa, dove era stato messo in quarantena dalle autorità italiane prima di essere lasciato libero: l'unico documento in possesso è quella della Croce Rossa italiana, c'è un nome e una data di nascita che nessuno dà per certi. L'Italia si conferma il ponte senza pedaggio del terrorismo islamico.
E mentre nessuno lo ammette, quando tutti piangono lacrime di coccodrillo e la Francia si dimentica persino del nuovo lockdown annunciato da Macron nella serata di mercoledì, ad Avignone, c’è un altro uomo armato di coltello. Sempre al grido Allah Akbar prova ad aggredire due poliziotti in strada. Ma sarà lui stesso a perdere la vita dopo essere stato disarmato. Più o meno negli stessi minuti, ma ad altre latitudini, un uomo accoltella la guardia di sicurezza del consolato francese a Gedda.
Nel primo pomeriggio, a Lione, viene fermato un altro islamico armato di coltello: l’arresto evita un’altra tragedia.
Tre attentati islamici e uno sventato nel giorno in cui, quest’anno, i maomettani celebrano la nascita del profeta Maometto. La Francia, l’Europa sono in guerra. Il terrorismo islamico l’ha iniziata tempo fa. Ma dirlo è sconveniente. Però alle 4 del pomeriggio Macron finalmente ammette, per la prima volta, che la Francia è “sotto attacco”.
Ma chi la sta attaccando? Non si sa, di sicuro non si tratta del nuovo coronavirus.
La chiesa cattolica francese fa suonare le campane a morto in tutte le chiese del Paese alle 15. Il silenzio che segue è commovente. I vescovi uniti scrivono un comunicato in cui chiedono che urgentemente venga fermata la “cancrena”. Questo è solo l'ultimo attentato contro il cristianesimo. In Francia ce n'è uno al giorno, ma pochissimi sono i colpevoli e i sacerdoti lo sanno bene. Qualche giovane sacerdote francese, come il noto padre Pierre-Hervé Grosjean, osa scrivere di barbari islamisti.
Dal Vaticano il Papa si limita ad un tweet e fa sapere al mondo che «assicura la sua vicinanza alla comunità cattolica di Francia». Qualcuno si domanda se quei morti e la cattedrale insanguinata non sia cosa sua. Non sono i suoi figli? La vaghezza però trova come contraltare la fermezza dell’arcivescovo di Rouen, monsignor Lebrun, che nel 2016 ha visto un suo sacerdote, padre Hamel, morire da martire sempre per mano di un terrorista islamico, e tuona: “Non dobbiamo cedere alla paura. Non dobbiamo chiudere le nostre chiese”. A Nizza la cattedrale è blindata per le indagini, ma le campane vengono fatte suonare oltre un'ora. E in serata arriva l'appello spontaneo dei cattolici: si riuniranno davanti alla statua di San Michele nel 5° arrondissement. "Ci sentiamo soli, ma non siamo soli".
La stampa e la politica (soprattutto italiana), intanto, parlano di fanatismo, ma per la prima volta si evita l’espressione “disturbato mentale”. Ad aprile 2019 Notre Dame a Parigi finiva ingoiata, misteriosamente, dalle fiamme, ad ottobre 2020 a Notre Dame a Nizza i cattolici finiscono decapitati.
Erdoğan aveva solo pochi giorni fa chiamato a raccolta, e al boicottaggio, il mondo islamico contro la Francia di Macron, che difende la blasfemia e le vignette ironiche su Maometto, ma sbaglia chi crede che questi attentati siano una risposta all’aspirante sultano.
Il problema francese ha radici più profonde e nessuno, oggi, può dire quando finirà la stagione del terrorismo islamista. La progressiva intensificazione delle manifestazioni di terrorismo non sono legate ad un mandante o a una cellula: l’uno ha galvanizzato l’altro nel desiderio atavico di rispondere al jihad chiesto da Allah.
Un mese fa, il ministro dell’Interno annunciava pubblicamente la presenta di 8000 radicalizzati, liberi, pronti ad attaccare in Francia. Gli “attentati al coltello”, che da queste pagine non abbiamo mai smesso di denunciare e che hanno assuefatto i francesi come gli inglesi, erano stati teorizzati dallo stato islamico già 2014, incoraggiando tutti gli adepti che vivevano nelle terre degli infedeli (i cristiani!) ad impugnare coltellacci e a servirsi di automobili come kamikaze contro i crociati. Sempre Nizza era stata teatro di un attentato, il 14 luglio 2016, quando 86 persone vennero uccise in un attacco con camion lanciato sulla folla.
La Francia, che pure durante la quarantena aveva dimostrato di essere preda della guerriglia islamica nei quartieri a predominio islamico, quest’estate è stata raggiunta dalla Gran Bretagna. Ad oggi gli inglesi detengono la classifica del Paese più colpito dall’epidemia di crimini da coltello. E saranno sempre tutti squilibrati, ma guarda caso sono sempre squilibrati islamici.
In Francia negli ultimi quattro anni sono stati sventati 61 attentati terroristici di matrice islamica. Negli ultimi 24 mesi, più o meno, invece ben 34 sono riusciti. La Francia è a tutti gli effetti una polveriera, complice la politica migratoria incontrollata – tanti dei terroristi sono stati spesso finti richiedenti asilo spacciati per minorenni -, un multiculturalismo osannato e l’incapacità di definire l’islam e le sue caratteristiche.
Entro la fine dell’anno verranno scarcerati oltre 500 islamici messi dentro per terrorismo, altri 700 hanno già fatto i bagagli. Non sono entrati come terroristi, ma è stato già certificato dai responsabili delle carceri che si tratta di ex criminali oggi radicalizzati. E chissà quanti altri sfuggono alla casistica.
In Francia esistono corti islamiche, la sharia è già legge (vedi decapitazioni per aver offeso Allah!), alcuni quartieri sono completamente persi, l’ingresso è interdetto alla polizia. L’ex ministro dell’Interno Collomb (dimissionario in protesta contro Macron e la sua ritrosia ad intervenire davvero) parlava di quartier de reconquete républicaine.
La Francia, ma poi l’Europa tutta, hanno un problema serissimo, ma si preoccupano di sorridere delle vignette, provocare come alle scuole elementari, ma non dare un nome alle cose che non si combattono se non si definiscono.
Il problema francese è l’islam, ma Macron parla ancora di “separatismo” al plurale imputando parte di tante responsabilità anche all’estrema destra, non solo al terrorismo maomettano.
Nel frattempo solo ventiquattro ore prima dell’attentato nella cattedrale cattolica, la procura di Parigi annunciava l'avvio di indagini su 30 episodi di apologia del terrorismo e minacce di morte: in tutti i casi si giustificava e incitava a nuovi casi ‘Samuel Paty’. Per il ministro dell'Interno, Gérald Darmanin, sono 80 le inchieste aperte in tutta la Francia contro quanti stanno cercando e difendendo l’omicidio del professore. L’attentato era annunciato, sì! Ma non da Erdoğan.
Chi oggi si batte il petto, parla di tolleranza, solidarietà e accoglienza, sta continuando a fare il gioco del terrorismo. Indossa la stessa casacca del kamikaze che sogna il paradiso islamico con 72 vergini. Non c’entra niente l’islamofascismo, parola che riecheggia in queste ore e che non vuol dire tecnicamente niente. Gli attentati non si fermeranno e Allah Akbar continuerà a riecheggiare in Europa e in qualsiasi altro angolo del mondo che possa dirsi “non musulmano”.
Solo i paesi europei, però, potevano pensare di innovare negando la loro gloriosa storia, convinti che la legge e il commercio avrebbero governato il mondo. Il risultato è un fallimento assoluto: i popoli d'Europa sono arrabbiati per il pentimento permanente; le nazioni sono distrutte dal multiculturalismo e tanti stati se ne stanno con le mani legate dall’Ue.
Non restano che le contraddizioni, le debolezze, la ridicolaggine del doppio gioco che è diventato il “doppio discorso” per non offendere nessuno. E nel frattempo i morti si moltiplicano. Mentre l'Italia è sempre più vicina ad essere la prossima della lista.
Lorenza Formicola
Le vite dei martiri di Nizza e ciò che può salvare l'Europa
Le lacrime e la rabbia di fronte ad una mamma uccisa mentre pregava, ad un'anziana decapitata, ad un uomo accoltellato mentre serviva Dio con amore, servono a compredere che tacere le differenze fra il Dio cristiano della vita e il Dio della morte islamico è fonte di conflitto. Solo la proclamazione della fede testimoniata da questi martiri può portare pace al mondo. Come scriveva uno di loro poco prima di morire: "Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome...e gli mostrerò la mia salvezza!".
Sembra di vederla camminare per i vicoli di Nizza zoppicando aggrappata ad una stampella mentre, nonostante il semi-lockdown francese e l’impazzimento di paura da coronavirus, raggiunge la cattedrale di Notre Dame. Lei, settantenne disabile appartenente alla categoria più fragile (ma spesso più coraggiosa e affidata) degli anziani, aveva pensato che andare a pregare il suo Signore valeva il rischio. A ricordare a noi Occidentali, con l’idolo della salute e del controllo, che c’è qualcosa che vale più della vita. E che c’è un luogo che è più sicuro di ogni dimora. E così, mentre correva il pericolo pur di stare con il suo Dio presente in persona nel tabernacolo, è stata decapitata al grido di "allahu akbar" dal 21enne tunisino Brahim Aouissaoui e ferita con una violenza tale che quanti hanno visto le foto del suo cadavere sono rabbrividiti. Così, andando a cercare salvezza, questa anziana ha trovato la morte. Un bel paradosso per il mondo che non sa più cosa sia il martirio.
Sopratutto se vicino a lei c’era Simone Barreto Silva (nella foto in alto), una mamma brasiliana 44enne residente a Nizza da oltre 30 anni, che si era recata in cattedrale per la Messa, oppure solo per accendere una candela mentre forse si dirigeva al lavoro dopo aver baciato e stretto a sé i suoi tre bambini piccoli che avrebbe atteso di rivedere nel pomeriggio. Con quell’attesa che solo una mamma può provare ogni giorno con una intensità che stenta a calare a differenza degli altri sentimenti e affetti umani. Una mamma cristiana come tante che avendo figli in tenera età entra in Chiesa appena le è possibile, portando nel cuore i suoi cari davanti a Gesù o alla Madonna per chiedere protezione. Per chiedere che siano Suoi, come Silva faceva sul suo profilo Facebook dove l’immagine di copertina è il volto di Gesù con la scritta “Sono io quello che ti ama” e dove in un post citava Geremia 1,19: “Ti muoveranno guerra ma non ti vinceranno, perché io sono con te per salvarti. Oracolo del Signore”. Eppure, il Dio cristiano che dà la vita pare un perdente contro i figli del Dio islamico che vuole la morte.
E che dire poi del sacrestano della cattedrale, Vincens Loques (nella foto a sinistra) un uomo di 54 anni padre di due figlie, descritto dal parroco come una persona che “amava la chiesa dove lavorava. Cercava in continuazione di abbellirla. Era nel pieno dei preparativi per il giorno dei Santi e si apprestava a realizzare, come ogni anno, un presepe magnifico”? A Le Figaro don Gil Florini, parroco della chiesa di Saint-Pierre-d'Arène, ha parlato di lui come di "un uomo comune, nel senso buono della parola: bello, aperto" e una parrocchiana ha dichiarato a Le Parisien che "ha aiutato molto il prete che era vecchio..Era molto discreto e molto efficiente. Non parlava molto". Sarebbe questa la ricompensa di Gesù a quanti lo servono?
Certamente l’Occidente ha delle responsabilità. Non si può infatti evitare la domanda su come si sia arrivati a rischiare di essere trucidati in chiesa (e quindi a causa della propria fede) nella Francia della laicité come risposta all’islamismo dilagante e violento. E non si può evitarla perché al posto loro poteva esserci chiunque abbia quel briciolo di fede sufficiente per far visita al Signore. Al posto loro poteva esserci nostra madre, noi, il sacrestano della chiesa della nostra città. E certamente al posto loro ci saranno altri cristiani come noi se si continua a credere che tacendo politicamente la violenza dei seguaci di Maometto questi deporranno irenicamente le armi. La sola risposta all’islam è infatti quella di questi tre martiri. Ossia del cristianesimo professato.
Questa nonna, questa mamma e questo sacrestano sono infatti testimoni della potenza della fede in un Dio usa la morte per dare la vita eterna in un momento in cui abbiamo lasciato spazio alla mentalità mondana che spera più nella scienza che in Lui. Quella mentalità che ha lasciato Gesù chiuso e solo nei tabernacoli europei nei mesi in cui avevamo più bisogno di appoggiarci alla Sua onnipotenza e che ha fatto sparire dalla predicazione cattolica il sacrificio di sé e la lotta (anche contro i mostri che odiano la vita) come strada per la salvezza nostra e del mondo.
Pare quasi che a Dio sia bastato che tre semplici cristiani si assumessero un rischio minimo per la loro vita da permettere che gli fosse chiesta tutta. Ricordando che il motivo per cui esistiamo è la gloria perenne in cui ai martiri è promesso l’ingresso immediato. Così, a quell’anziana che andava a cercare conforto Dio ha donato quello infinito. Allo stesso modo Gesù non ha lasciato cadere le preghiere di una mamma facendone una santa martire in cielo per i suoi bambini sofferenti. Mentre il sacrestano che ha servito per anni la casa di Dio oggi, oltre a godere della dimora dove non esiste più pena, fatica né afflizione, grida al mondo la vittoria di Cristo.
Unicamente in questa prospettiva, solo cristiana, si può comprendere che non è una beffa il destino di una donna come Silva che sul suo profilo Facebook amava parlare di Dio e postare spesso, come un presagio, il Salmo 91: “Tu che abiti al riparo dell'Altissimo e dimori all'ombra dell'Onnipotente, dì al Signore: "Mio rifugio e mia fortezza, mio Dio, in cui confido...non temerai i terrori della notte né la freccia che vola di giorno, la peste che vaga nelle tenebre, lo sterminio che devasta a mezzogiorno...nulla ti potrà colpire...Poiché tuo rifugio è il Signore e hai fatto dell'Altissimo la tua dimora...Lo salverò, perché a me si è affidato; lo esalterò, perché ha conosciuto il mio nome...e gli mostrerò la mia salvezza!".
Oggi piangiamo davanti alle immagini delle vite di queste tre vittime ma grazie a loro sussultiamo anche, comprendendo che non è tacendo le diversità, bensì professando il credo che ha plasmato l'Occidente e donando la vita al Dio che muore per salvare i suoi figli da quanti li vogliono morti che si può risvegliare la fede assopita e diffondere nel mondo la pace di cui ha così bisogno.
Benedetta Frigerio
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