ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 26 ottobre 2020

“Nessuno, conosce la teologia meglio di noi diavoli”

Lo scientismo di Malacoda, come il diavolo sfrutta il Covid

Cosa c’entra il Coronavirus con l’opera del Principe di questo mondo? Lo spiega l’intellettuale spagnolo Juan Manuel De Prada nel suo nuovo libro (“Cartas del sobrino a su diablo”), in cui il diavolo Malacoda racconta allo zio Berlicche in che modo è riuscito ad estendere il suo potere approfittando della crisi in atto. Eppure, non tutto va come lui vorrebbe…

Cosa c’entra la pandemia da Coronavirus con l’opera del diavolo? Lo spiega l’intellettuale spagnolo Juan Manuel De Prada che illustra la genesi di una “dittatura antropologica” messa in atto approfittando della crisi sanitaria del Covid-19 che ha spalancato le porte all’azione del “Principe di questo mondo”. Giornalista, da venticinque anni editorialista dell’ABC, primo quotidiano nazionale, critico letterario, opinionista televisivo e scrittore di diversi saggi e romanzi storici, De Prada è pressoché sconosciuto al grande pubblico italiano; tuttavia, la sua figura meriterebbe più attenzione, perché rappresenta un pensiero critico autorevole fuori dal coro, che affonda le sue radici nella più cristallina tradizione cattolica.

In questi giorni De Prada ha presentato il suo nuovo libro “Cartas del sobrino a su diablo. Crónicas de la España coronavírica” (Lettere del nipote al suo diavolo. Cronache della Spagna nel Coronavirus) pubblicato dall’editore Homo Legens di Madrid. Si tratta della raccolta di lettere pubblicate sull’ABC durante la quarantena, lettere ispirate alle più note “Lettere di Berlicche” di C.S. Lewis (il titolo gioca con quello di Lewis che in spagnolo è intitolato “Cartas del diablo a su sobrino”) e nelle quali il diavolo Malacoda racconta a suo zio Berlicche in che modo è riuscito ad estendere il suo potere approfittando della crisi in atto.

Le 31 lettere contenute nel libro vogliono essere un “omaggio esplicito e devoto” a quello che De Prada definisce «il più acuto e ironico libro di apologetica cristiana che sia mai stato scritto». Tuttavia, l’intenzione dell’autore non è quella di scrivere un’opera di apologetica cristiana ma di raccontare in maniera satirica e pungente ciò che sta succedendo in Spagna nel campo politico, sociale, economico e religioso con la convinzione che «dietro ogni questione politica soggiace una questione teologica» (e potremmo aggiungere che dietro ad ogni questione teologica soggiace una questione filosofica).

Così De Prada racconta, con amara ironia, l’opera diabolica nella Spagna flagellata dalla pandemia. Ma la lezione può valere per l’Italia come per ogni altro Paese in cui il Coronavirus ha seminato morte e confusione permettendo al diavolo (coadiuvato dai suoi ossequiosi dipendenti) di lavorare indisturbato per rubare anime al suo nemico. «Fin dall’inizio dell’emergenza - afferma De Prada - ho avuto l’impressione che questa crisi fosse l’occasione giusta perché il male, tolta ogni maschera, si presentasse in tutto il suo terrificante splendore». «Alla vigilia dello stato di emergenza che ci ha reclusi nelle nostre case per alcuni mesi, mi assalì la terrificante impressione che la Spagna fosse diventata terra propizia e ben concimata per  l’azione del “Principe della menzogna” e del suo irrinunciabile disegno di impiantare lo stile di vita che piace al Denaro: una società senza vincoli formata da uomini e donne in litigio, dove l’infecondità favorisca stipendi miserrimi e faciliti la mobilità lavorativa».

Un disegno sistematico che la maggioranza degli spagnoli ha ignorato, temendo più (da destra) l’instaurazione di un sistema “bolivariano” (i socialisti al potere sostengono di fatto la dittatura comunista di Nicolás Maduro). Ma il pericolo, afferma De Prada, è molto più insidioso dello spauracchio di una Spagna a trazione bolivariana: il vero dramma è che il principe della Menzogna, assistito dai politici al potere, è capace di stravolgere la realtà per instaurare una dittatura antropologica che ri-disegni ruoli e scopi della vita sociale e capovolga i termini della coscienza morale come profetizzato da Isaia in una citazione che De Prada ha più volte utilizzato per descrivere l’attuale stato di perversità della coscienza occidentale:  «Guai a coloro che chiamano bene il male e male il bene, che cambiano le tenebre in luce e la luce in tenebre, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro. Guai a coloro che si credono sapienti e si reputano intelligenti» (Is 5,20-21).

Con la pandemia il “Principe della menzogna” non ha più avuto bisogno di presentarsi in maniera sibillina e riservata (come il diavolo di Lewis), ma può finalmente agire, spavaldo e disinibito, in piena libertà. Malacoda non è più il diavoletto giovane e inesperto delle Lettere di Berlicche, ma ha acquisito esperienza, consapevolezza e sfacciataggine necessaria per agire alla luce del sole.  È in questo “letamaio apostata” della Spagna “coronavirica” che il diavolo ha potuto «riconfigurare la realtà delle cose anche se in contraddizione con i fatti» (citando Marcuse) convincendo le masse secondo la logica ideologica che si autocertifica come espressione del bene.

Malacoda (Orugario nella versione spagnola) cambia dunque strategia, cosciente che la Spagna non è più la nazione cattolica (e dunque fedele al “Nemico”) in cui operò lo zio Berlicche. Cambiano dunque strategie e tattiche diaboliche. Se prima ci si impegnava a seminare “zizzania” tra gli uomini per indurli al litigio e al conflitto, ora la parola d’ordine è “unità”, ripetuta a pappagallo dai politici al potere e dai suoi fedeli gregari. Tutti uniti e coesi, perché - il diavolo lo sa - la strada per l’Inferno è lastricata di buone intenzioni. Allo stesso modo, se prima si cercava di scoraggiare gli uomini con pessimismo, ora Malacoda li domina con messaggi positivi (il paradosso dell’homo festivus nel bel mezzo di una tragedia), che in questo periodo risuonano da tutti i pulpiti che contano: dalla Tv e dai balconi. Questo perché Malacoda ha apprezzato il regalo inviatogli dallo zio, il Trattato sulla Natura umana di Hume, dove il filosofo proclama la superiorità delle facoltà sensitive sulla realtà intellettiva («la ragione è, e può solo essere, schiava delle passioni»).

A questo fine è stato utile al diavolo il contributo di quella destra più radicale che ha intrattenuto i cittadini con inutili slogan nostalgici intrisi di rude anticomunismo, buoni per diffondere litigi e polemiche con messaggi che impediscono il razionale discernimento ma che solleticano la bile. «Cosa ce ne facciamo del comunismo, scrive Malacoda, buono solo per produrre martiri potendo instaurare un governo mondiale plutocratico che produce apostasia e degenerazione in larga scala?».

La proposta del “salario minimo”, suggerita dall’astuto diavolo tramite governanti ben istruiti, ha distratto le masse dal dramma della chiusura delle attività commerciali, illudendoli col dolcetto del salario assicurato e appiattendoli nella nullafacenza, mentre il virus genera panico e aggrava la solitudine e la depressione.

È così che, a piccoli passi, Malacoda ha potuto eseguire il suo piano d’azione e vantare scrivendo al suo antico mentore di aver istaurato un regime di “emergenza mutante” grazie alla diffusione di “fesserie dalla perfetta apparenza scientifica”, spesso contraddittorie (ad esempio sull’uso delle mascherine: un giorno ridicole poi imprescindibili) ma prese per buone da molti e dunque utili per ogni tipo di controllo sociale. Così Malacoda è riuscito a sottomettere gli uomini alla superstizione scientifica, «elevando al grado di sacerdoti di questa superstizione alcuni esperti che di volta in volta proclamano al popolo istruzioni travestite da scienza».

Seminare la paura della morte e illudere allo stesso tempo che andrà-tutto-bene, eliminare ogni riferimento spirituale e ogni lettura di fede della pandemia, infondere la paura dell’altro, anestetizzare le coscienze per rovesciare i principi della legge morale, mettere in atto una biopolitica che stringa i cittadini nelle strette maglie di una dittatura sanitaria, distruggere l’economia, modellare l’uomo ridimensionato dalla paura: il Principe di questo mondo attinge a piene mani nel caos causato dal Coronavirus. Eppure, lo stesso Malacoda osserva con malcelata delusione che la sua grande opera di distruzione è destinata a fallire perché è consapevole che la morte non è un castigo ma una promessa di eternità. Un’eternità dalla quale lui e suo zio Berlicche sono esclusi per sempre. Una pillola di sana teologia che manca spesso tra gli addetti ai lavori. Afferma infatti Malacoda: “Nessuno, caro zio Berlicche, conosce la teologia meglio di noi diavoli”.

Miguel Cuartero

https://lanuovabq.it/it/lo-scientismo-di-malacoda-come-il-diavolo-sfrutta-il-covid

Nuova patologia: “l’asintomaticità” e la non validità del test – Conferenza stampa di Sara Cunial (22.10.20)

I RIMEDI CI SONO

Covid, il British Medical Journal indica come curarlo

Le terapie per il Coronavirus sono molte e il British Medical Journal ha aggiornato le linee guida su come gestire le varie situazioni. Le cure, dunque, ci sono. Quello che manca, spesso, è chi le attui, a partire dalla lamentata irreperibilità di diversi medici di base, che dovrebbero essere la prima diga per arginare l’epidemia.


La narrativa ufficiale trasmessa attraverso i media rispetto al Covid-19 è fondata su alcuni dogmi scientisti e fideisti che non ammettono repliche. L’intolleranza è diventata uno degli elementi caratteristici della governance dell’epidemia. In particolare, non si deve mettere in discussione un concetto cardine della strategia della tensione sanitaria: il virus non si può fermare, non si può combattere, e l’unica cosa che possiamo fare è imporre dei lockdown: chiusi in casa come durante la Peste del 1348 sperando che non ci colga e non ci faccia finire nell’inevitabile girone infernale delle terapie intensive.

Se è vero che la diffusione del virus riguarda molti Paesi, non tutti hanno adottato le misure dell’Italia, che anche in questi ultimi giorni ha scelto di essere la versione europea del modello cinese, un modello seguito peraltro anche da altre classi politiche europee - come quella irlandese - dove il permissivismo etico si coniuga col dispotismo illiberale nei confronti dell’epidemia.

Negli ultimi giorni un ruolo rilevante nella strategia governativa è stato assunto dai medici, o meglio, da quei medici la cui voce allarmante viene opportunamente amplificata dai media compiacenti. Si va quindi dai virologi come Pregliasco che ha parlato in toni apocalittici, al limite della denuncia per il reato di procurato allarme, e ha messo giù il carico sulla grottesca campagna sul distanziamento affettivo invitando all’autoerotismo e alla messa al bando dei baci, per arrivare a qualche medico di base leone della tastiera che lancia i propri attacchi su Facebook a chi osa negare la tesi che siamo sull’orlo dell’abisso. Alcune associazioni di categoria, in particolare quelle dei medici di medicina generale, chiedono insistentemente la ritirata e la serrata degli studi medici. Per molte persone rintracciare un medico per chiedere consigli, se non una visita, è diventata una vera e propria impresa.

Eppure, dicevamo, non mancano Paesi dove si cerca di fornire ai medici le opportune linee-guida per affrontare l’epidemia. È il caso della Gran Bretagna. Negli scorsi giorni sul prestigioso British Medical Journal è uscito un interessante articolo, con le raccomandazioni aggiornate su come gestire i casi di Covid. Un testo che dovrebbe essere posto all’attenzione di tutti i negazionisti delle possibilità terapeutiche, che tra l’altro si avvalgono di sempre nuove evidenze scientifiche, come quella dell’ozono-terapia illustrata negli scorsi giorni proprio sulla Nuova Bussola.

Cosa dicono le linee guida del British Medical Journal (Bmj)? Innanzitutto che la gestione di un caso di malato di Covid dipende prevalentemente dalla gravità della malattia e si concentra sui seguenti principi: isolamento in un luogo adatto; misure di prevenzione e controllo delle infezioni; gestione dei sintomi; cure di supporto ottimizzate; supporto d’organo in malattie gravi o critiche. Per quanto riguarda la gravità, occorre valutare se il paziente può essere gestito a casa. I pazienti con situazione asintomatica o sintomi lievi possono (e debbono, aggiungiamo noi) essere gestiti a casa. Ciò impedirebbe il sovraffollamento dei reparti di pronto soccorso o a tale uso adibiti, magari stornando personale e posti letto da altri reparti di ricovero, reparti dove si curano malattie non meno importanti che l’infezione da Coronavirus.


Il Bmj afferma che in una struttura sanitaria appropriata vanno ammessi solo i pazienti con malattia moderata o grave, valutando la fragilità delle persone al momento del ricovero. Occorre monitorare attentamente i pazienti per rilevare eventuali segni di progressione della malattia. Solo i pazienti in condizione critica richiedono cure intensive, e la decisione sull’ammissione alla terapia intensiva quando necessario tocca al team di terapia intensiva. Come si tratta un paziente a domicilio? Il Bmj è esplicito: in primo luogo fornire sollievo dai sintomi, se necessario. Questo può includere trattamenti per febbre, tosse, mancanza di respiro, e anche sintomi psicologici come l’ansia. Il Bmj suggerisce di intraprendere una terapia corticosteroidea (cortisone) per 7-10 giorni negli adulti con malattia grave o critica. Evidenze di qualità moderata suggeriscono che i corticosteroidi sistemici riducono decisamente la mortalità nei pazienti con malattia grave e critica e riducono la necessità di ventilazione invasiva.

E gli antibiotici? Sono utili, in particolare se vi è il sospetto clinico di sovrainfezione batterica. Gli antibiotici possono essere necessari nei pazienti con malattia moderata, grave o critica. Secondo il Bmj vanno somministrati sempre per i pazienti con sospetta sepsi o se il paziente è considerato ad alto rischio, basando la terapia sulla diagnosi clinica, sull’epidemiologia locale e sui dati di suscettibilità e sulle linee guida per il trattamento locale. Gli studiosi inglesi inoltre citano anche altre terapie, scelte in base alla presentazione clinica della patologia. Si parla di ossigenoterapia, fluidi endovenosi, profilassi del tromboembolismo venoso, ossigeno nasale ad alto flusso.

Insomma: la disponibilità di cure non manca certo. Quello che purtroppo manca è spesso chi metta in atto queste terapie. Sempre più persone lamentano l’irreperibilità dei medici di base, che non vanno a visitare i pazienti, che si limitano a indicazioni telefoniche di assumere antipiretici, o più semplicemente mandano tutti quelli che hanno dei sintomi di raffreddamento o tosse a fare il tampone, intasando le strutture dove vengono praticati, o chiedendo il ricovero ospedaliero per persone che potrebbero essere curate a domicilio con grande beneficio per loro e per gli ospedali.

Occorrerebbe che il Ministero della Salute e le Regioni dessero chiare indicazioni sul fatto che i medici e i pediatri di base devono rappresentare la prima diga per arginare la diffusione del virus. Naturalmente moltissimi professionisti svolgono già questo ruolo con competenza e dedizione, ma occorre che tutti, nessuno escluso, adottino queste buone pratiche. L’intasamento dei reparti ospedalieri, lo abbiamo già scritto, può portare a gravi conseguenze su un gran numero di pazienti cronici, causando delle vere e proprie epidemie di tumori, di cardiopatie, di malattie cronico-degenerative, epidemie che non fanno notizia, di cui i media mainstream non parlano, ma che rappresentano una minaccia molto più concreta per la salute del Covid-19.

Paolo Gulisano

https://lanuovabq.it/it/covid-il-british-medical-journal-indica-come-curarlo

L’IDROSSICLOROCHINA CURA IL COVID.

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Caro prof. Burioni,
mi chiamo Luigi Cavanna e faccio il medico, il mio curriculum (scrivo la parola per esteso) è su Google, tutti lo possono vedere. Ho visitato a casa con le cure precoci, facendo ecografia del torace, tamponi, esami ematici, lasciando farmaci basati su idrossiclorochina, secondo linee guida aziendali e regionali, lasciando il saturimetro e poi in controllo in remoto, con questo modello curati personalmente a casa oltre 300 malati Covid, dei quali il 30% con forma severe e un altro 30% con forme moderate. Nessun decesso a 30 e a 60 giorni, ricoverati meno del 5%. Per quanto riguarda le pubblicazioni scientifiche, pienamente d’accordo, è sufficiente andare su PubMed e digitare Cavanna L, sono autore di oltre 250 lavori. Venendo al Covid, nel 2020 sono autore di 4 pubblicazioni: tre di tipo organizzativo, una di tipo clinico di piccola casistica di malati con cancro e Covid in cui la cura “idrossiclorochina-based” è efficace. È in corso di stampa un altro lavoro sempre su malati Covid e tumore di una casistica più ampia con dimostrazione di efficacia di idrossiclorochina. Infine stiamo scrivendo il lavoro del primo mese di trattamento domiciliare, ma tenga conto che faccio il medico pratico ed ogni giorno visito decine di pazienti ed organizzo il lavoro di tanti altri colleghi, quindi il tempo per scrivere è nel fine settimana. Ma siccome mi piace la ricerca ci stiamo riuscendo.
IInfine voglio ricordare che i report sull’efficacia di idrossiclorochina si stanno moltiplicando; oltre 8 mila pazienti dal Belgio, oltre 3 mila e 400 dal nostro Paese: riduzione di mortalità di oltre il 30%. Questi sono uomini e donne, non sono esperimenti in vitro.
Voglio però ricordare a tutti coloro che potranno leggere ciò che sto scrivendo, ciòche dice il prof. Antonio Cassone, già direttore di malattie infettive dell’Istituto superiore: gli editori di riviste importanti sono riluttanti a pubblicare ricerche a favore di idrossiclorochina, mentre pubblicano rapidamente report anche di scarso rilievo se sono contro idrossiclorochina!!!!
Se questo è vero si spiega perché la gente stia perdendo fiducia nella scienza! Personalmente non mi interessa più di tanto l’idrossiclorochina, ma ho visto persone “rinascere” dopo la sua assunzione, e per questo non mi posso allineare con la cultura dominante che la vuole affossare. Come sempre sarà il tempo il miglior giudice, intanto una riflessione finale: l’OMS ha vietato idrossiclorochina sulla base di uno studio considerato non veritiero e poi RITIRATO, così i Paesi occidentali sono nelle condizioni che conosciamo, ma la Cina ha inserito la clorochina nelle sue linee guida; perché non si parla più della Cina? Perché il Pil della Cina sta volando, c’è materia di meditazione. L’idrossiclorochina ha due grandi difetti: costa molto poco, con 4-6 euro si curano 2 persone, e poi piace a Trump, ma i medici devono adoperarsi per il bene dei malati, senza mode e senza salire su effimeri carri dei vincitori di turno. Appena esce su PubMed la nostra ricerca già accettata, sarà mia premura diffonderla, così come vi informerò appena spediremo il prossimo lavoro.
Buona serata
Luigi Cavanna

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