TRUMP, IL CORNUTO E L’INCENDIO DEL REICHSTAG
Posso riavere indietro i soldi viso per andare al cinema a vedere film dove gli eroici poliziotti /soldati americani difendevano il Campidoglio e/o la Casa Bianca e/o il Pentagono da terroristi comunisti oppure islamici oppure psicotici oppure extraterrestri oppure scolopendre giganti ingrossate dopo esposizione a scorie nucleari. Sulla città di Washington dove erano presenti più di un milione di manifestanti nemmeno uno sparuto elicottero ha fatto vedere la sua presenza. “L’assalto al Campidoglio” di Washington ricorda sempre di più l’ incendio del Reichstag, un incendio appiccato dai nazisti per due brillanti scopi: si liberarono del Reichstag che era il simbolo di civiltà e legalità, e questo non lo rendeva uno dei loro edifici preferiti, ma soprattutto accusare del crimine i loro avversari.
Il pensiero unico a reti unificate sta spiegando che il sei gennaio 2021 “la democrazia americana è stata attaccata e ha prevalso”. Mentre il congresso si preparava a proclamare la spettacolare vittoria del mondo vivente Biden su istigazione Trump migliaia di terroristi domestici, per usare l’espressione con cui sono stati indicati, ha preso d’assalto il Campidoglio. Per salire su un aereo controllano fino alle tue mutande se per caso tu non abbia con te un paio di forbicine un quadro di bottigliette di acqua. In un posto dove c’era il presidente degli Stati Uniti, il governo e tutto il senato una persona con una bomba avrebbe potuto decapitare gli Stati Uniti e pure non c’era un accidente di nessuno che li ha fermati. I video mostrano che i poliziotti hanno tolto loro stessi le transenne. E anche poco chiaro come sarebbe stato fatto quello che è stato descritto come un tentativo di colpo di Stato: i terroristi hanno invaso il Campidoglio per farsi un selfie con un tizio vestito da toro che ricorda i Village People, e mettere in piedi sul tavolo di Nancy Pelosi.
Wow. Sui libri su cui avevo studiato la storia io i colpi di Stato si facevano in maniera diversa. Mi pare di ricordare che Pinochet si sia presentato con un carroarmato, non come con la parodia di Aldo vestito da sciamano. Non è vero che c’è stato un assalto, tutti i video, tutti “, mostrano la per far entrare i “rivoltosi”, che una volta dentro rispettano le corde di velluto e si tengono in una fila ordinata scattandosi selfie con i poliziotti. Chi ha assistito, chi ha partecipato, ha parlato di una manifestazione estremamente pacifica fatta al 95% da famiglie. Non c’è stato nessun incitamento: sui social che ora lo hanno bannato il presidente Trump ha invitato le persone a manifestare il loro volere con la loro presenza, essendo la manifestazione una delle anime della democrazia. Quando sono scoppiati i tafferugli, Trump ha chiesto a un milione di persone di lasciare Washington, per evitare ulteriori guai, e loro hanno ubbidito. Lui aveva una forza di attacco di milione di persone e giustamente, saggiamente, l’ha rimandata a casa. Twitter e Facebook hanno chiuso gli account del presidente degli Stati Uniti così che non si potesse più vedere quanto i suoi messaggi incitassero alla pace. La violenza non c’è stata, non un solo manifestante ha ferito nessuno, e mettere in piedi sul tavolo di Nancy Pelosi onestamente non è una delle cose più terribili che si siano mai viste sotto il cielo del mondo. Tutto questo in una nazione è stata messa a ferro e fuoco dalle terrificanti manifestazioni dei BLM. La rivolta ha posto fine alla presidenza di Trump interrompendo una sessione che doveva essere fondamentale per ribaltare il voto del collegio elettorale, molti dei repubblicani di entrambe le Camere che stavano
Alcuni chiedono che i legislatori che appoggiano Trump . Il Washington Post ha affermato che .
Anche la è ricominciata sul serio, con di consentire il “linguaggio violento” sulle loro piattaforme.
E, ancora più importante, tutte le indagini sulle interferenze straniere, in particolare della Cina sulle elezioni sono state bloccate per sempre.
Roberto Mazzoni, giornalista italiano che vive il florida, che pubblica video sulla piattaforma Rumble, parla delle Interferenze straniere nelle elezioni americane
Il rapporto d’intelligence che doveva stabilire se c’erano state influenze straniere nelle ultime elezioni americane è arrivato alla Commissione un giorno dopo la riunione del Parlamento per non influenzarne le decisioni. Si tratta di un rapporto confidenziale quindi non può essere reso pubblico. Il coordinatore John Ratcliffe, incaricato di stilare il rapporto conclusivo, ha dichiarato di voler analizzare la questione in modo neutrale ascoltando sia gli analisti che affermano che le influenze straniere ci sono state sia quelli che lo negano. Secondo alcuni la Cina ha agito in tal senso, mentre secondo altri le azioni della Cina non avevano lo scopo di condizionare i risultati elettorali. Entrambi i gruppi quindi sono d’accordo nel sostenere che la Cina ha agito, ma non sono d’accordo sul fatto che questo abbia condizionato il voto. Barry Zulaf è stato chiamato a stabilire se ci fossero stati errori di procedura nella valutazione degli analisti. Dal resoconto inviato al Senato emerge che i dati sulla Russia vengono analizzati in modo diverso allo scopo di dimostrare che la Russia ha influenzato le elezioni e la Cina no, nonostante già a marzo, Richard Grenell, in un documento non confidenziale, indicasse che la Russia non stava sostenendo alcun candidato. Alcuni analisti sono influenzati dalla loro appartenenza politica, per cui i dati a sostegno di un intervento della Cina vengono occultati o minimizzati per non avantaggiare Trump o per non alimentare lo scontro in Parlamento. Il rapporto d’intelligence è inutile perché non c’è accordo sulle conclusioni. In anticipo sul rapporto, un altro esperto di sicurezza, WilliamEvanina, avverte che il problema dell’interferenza nelle elezioni americane, è rappresentato principalmente dai social media che manipolano la politica e l’opinione pubblica creando ed amplificando scontri, cita come esempio George Floyd, la cui uccisione da parte di un poliziotto, a Minneapolis, ha scatenato la reazione violenta di Antifa e Back Live Matter con atti vandalici che per mesi hanno causato danni a proprietà private, negozi, mezzi di trasporto. Ogni volta che ci sono disordini, aumentano le persone su Facebook e il loro tempo di permanenza, quindi aumenta il guadagno. La manifestazione pacifica a Washington di circa cinquecentomila, forse un milione, di sostenitori di Trump viene definita terroristica anche se scontri sono avvenuti solo all’interno del Campidoglio e numerosissimi video testimoniano che la cosa è stata preparata e che i sostenitori di Trump hanno cercato di fermare gli agitatori. Le devastazioni BLM andate avanti per mesi, che hanno provocato morti, sono state giustificate. I Parlamentari e i Senatori che hanno votato per contestare i voti degli Stati in cui gli stessi Parlamenti li hanno dichiarati inattendibili vengono considerati traditori e sovversivi anche se i Democratici hanno fatto la stessa cosa tre volte negli ultimi venti anni in nome della difesa della Costituzione. Trump ha interesse a lasciare quanto prima la Casa Bianca perché rischia l’empeachment da parte del suo stesso partito, mentre non ci sono i tempi tecnici per un empeachment da parte dei Democratici. I Repubblicani che gli hanno negato l’appoggio in Senato sono i più determinati a eliminarlo dalla scena politica. Pence non vuole sostenere Trump, ma neanche fare l’empeachment perché gli si ritorcerebbe contro però alla fine potrebbe cedere alle pressioni e questo comprometterebbe il futuro di Trump nella politica. Dal 20 gennaio Trump potrà agire e parlare liberamente. Non potrà usare Facebook. Il leader Democratico del Senato, Chuck Schumaker, ha accusato i 75 milioni di americani che hanno votato Trump, di essere terroristi. Trump ha riunito a Washington i suoi elettori per farli sentire parte di un gruppo legittimo, visto che il Governo ha segnalato di non essere interessato a loro. Hanno bisogno di un leader e Trump ha promesso di esserlo. Donald Trump ha fatto tutte le azioni che era possibile fare legalmente perché l’elezione fosse regolare. Questa fase si è conclusa. Non può fare altro come Presidente perché verrebbe isolato. Ora si possono fare altre cose partendo dalle radici spirituali profonde dell’America. La ricostruzione degli Stati Uniti inizierà dalla Florida e dal Texas.
- VIA DALL'AFGHANISTAN di Gianandrea Gaiani
- LA GUERRA LAMPO DI BIDEN di Stefano Magni
In proposito, PBS riferisce che il capo gabinetto di Biden, in riferimento ai primi ordini esecutivi, ha detto: “Queste azioni esecutive forniranno sollievo ai milioni di americani che stanno lottando di fronte a queste crisi”, ha detto Klain nel promemoria. “Il presidente eletto Biden agirà – non solo per invertire i danni più gravi dell’amministrazione Trump – ma anche per iniziare a far avanzare il nostro paese”.
Tra queste priorità, c’è la cancellazione di molti ordini esecutivi di Trump.
Ecco, secondo il sito ‘Focus on the Family’ alcune delle “azioni più importanti che il presidente dovrebbe intraprendere” già da oggi:
Ripristino della regola del bagno transgender del presidente Obama per le scuole
Il presidente eletto Biden ripristinerà il governo del presidente Obama ( Dear Colleague Letter on Transgender Students ) secondo cui il titolo IX degli emendamenti sull’istruzione del 1972 protegge il diritto degli studenti delle scuole pubbliche di utilizzare il bagno di loro scelta in base alla loro identità di genere.
Il titolo IX “comprende la discriminazione basata sull’identità di genere di uno studente, inclusa la discriminazione basata sullo status di transgender di uno studente”, afferma la lettera .
Gli studenti transgender potranno utilizzare il bagno o gli spogliatoi di loro scelta, il che significa che i maschi possono utilizzare il bagno delle donne e viceversa.
La lettera ha respinto le preoccupazioni che i genitori o le ragazze adolescenti potrebbero aver avuto con ragazzi che credono di essere ragazze che decidono di usare il bagno o lo spogliatoio della ragazza. Ha affermato che la deferenza deve essere pagata allo studente transgender ” anche in circostanze in cui altri studenti, genitori o membri della comunità sollevano obiezioni o preoccupazioni … il desiderio di accogliere il disagio degli altri non può giustificare una politica che individua e svantaggi una particolare classe di studenti . ”
Il presidente Trump ha annullato l’ordine all’inizio del 2017, citando il diritto che ogni stato federale di prendere la decisione da solo. “Il presidente ha chiarito durante tutta la campagna che crede fermamente nei diritti degli Stati e che alcune questioni come questa, non è possibile affrontarle al meglio a livello federale“, ha detto la Casa Bianca all’epoca.
Quando la lettera originale è stata scritta nel maggio 2016, l’amministrazione Obama ha avvertito che “le scuole che hanno sfidato la raccomandazione potrebbero essere a rischio di perdere i fondi federali”.
Ripristino dei fondi federali a favore delle organizzazione abortiste
Per quando riguarda il finanziamento all’estero di Planned Parenthood (la nota organizzazione abortista), è plausibile che Biden abroghi la legge che proibisce i finanziamenti delle organizzazioni che sostengono gli aborti all’estero, e che rispristini il loro supporto con fondi federali.
Sempre sullo stesso tema, in un articolo della televisione NBC del 18 gennaio, un membro dello staff presidenziale, dice:
“Abbiamo un sacco di lavoro da fare per riparare i danni fatti negli ultimi quattro anni, ma sapere di avere campioni lì che capiscono cosa deve accadere nei primi 100 giorni è tremendamente eccitante”, ha detto Alexis McGill Johnson, presidente e CEO di Genitorialità pianificata.
Gli oppositori del diritto all’aborto sono preoccupati per la nuova amministrazione e avvertono che continueranno a respingere.
“È certamente scoraggiante, ma non ci arrenderemo e faremo tutto il possibile per impedire che l’aborto venga promosso”, ha detto Carol Tobias, presidente del Comitato nazionale per il diritto alla vita, che ha detto di aspettarsi un’ondata di restrizioni all’aborto a livello statale quest’anno.
Eliminazione di alcune restrizioni all’immigrazione ed ai viaggi da paesi musulmani
Di positivo – almeno con riferimento alle decisioni già preannunciate – c’è il ripristino dei viaggi da e per i paesi musulmani che Trump aveva vietato. Quindi saranno eliminate le restrizioni all’immigrazione negli Stati Uniti dai 9 paesi a maggioranza musulmana che Trump aveva proibito. Come forse ricorderete i paesi da cui è vietato l’arrivo di cittadini di sette paesi musulmani sono Iraq, Iran, Yemen, Libia, Siria, Somalia e Siria. Ovviamente, queste restrizioni non c’entravano con il terrorismo, giacché Trump però aveva escluso Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Libano, da cui arrivarono i terroristi dell’11 settembre 2001.
Per gli immigrati il nuovo presidente cercherà di facilitare la loro regolarizzazione, ovvero “gli immigrati verranno messi su un percorso di otto anni. Ci sarebbe un percorso più veloce per coloro che partecipano al programma Deferred Action for Childhood Arrivals, che protegge le persone dalla deportazione che sono arrivate negli Stati Uniti da bambini e per coloro che provengono da paesi in conflitto con uno status temporaneo”.
Rientro nell’accordo di Parigi per il clima (ma da rivedere)
Sempre secondo PBS, un altro provvedimento riguarderà il rientro degli Stati Uniti nell’accordo sul clima di Parigi ma non senza condizioni, con un occhio alla Cina: “Il rispetto dei termini dell’Accordo di Parigi e delle onerose restrizioni energetiche che ha imposto agli Stati Uniti potrebbe costare all’America fino a 2,7 milioni di posti di lavoro persi entro il 2025… Ciò include 440.000 posti di lavoro in meno nella produzione.
In buona coscienza non posso sostenere un accordo che punisca gli Stati Uniti … senza imporre obblighi significativi ai principali inquinatori del mondo … La Cina sarà in grado di aumentare queste emissioni di un numero impressionante di anni – (13 anni). Possono fare quello che vogliono per 13 anni… La linea di fondo è che l’Accordo di Parigi è molto ingiusto, ai massimi livelli, nei confronti degli Stati Uniti ”, ha detto il presidente .
Mascherine a gogo…
Infine, l’ultimo ordine esecutivo in cantiere di cui ci occupiamo, è abbastanza propagandistico e farà esultare coloro che con la pandemia hanno fatto una religione: POTUS legifererà per l’obbligo di indossare la mascherina su proprietà federali e durante i viaggi interstatali.
patrizioricci by @vietatoparlare
Trump: «pray» for Biden
Inizia la presidenza Biden, annunciata come era di speranza, quasi fosse un messia. Ridondanza che discende dall’aver identificato Trump come il male assoluto.
Tale narrazione mainstream ha stentato a far presa, tanto che il “puzzone” ha preso settanta milioni di voti. Elettori che si vorrebbe consegnati al radicalismo estremo, con una criminalizzazione di massa pericolosa, ma che discende necessariamente dal punto di cui sopra.
Smentita dalle elezioni, tale narrazione ha ripreso forza dopo l’assalto a Capitol Hill, consolidandosi come ormai irreversibile e inappellabile.
Golpe falliti e riusciti
Tante le domande sull’assalto, che non può definirsi colpo di Stato, dato che, se è vera la narrazione, si sarebbe trattato di un’azione organizzata da gruppi di estrema destra, tracimando grazie alla rabbia popolare. I colpi di Stato, quelli veri, hanno ben altra pianificazione.
Per portare a segno un golpe ci vogliono esercito e intelligence, come ben sanno gli apparati di sicurezza Usa, che per rovesciare Maduro, solo per fare un esempio, cercarono e ottennero l’appoggio del Capo dei servizi segreti venezuelani (quelli che i media mainstream fino a quel momento avevano definito “famigerati“…).
Nell’assalto a Capitol Hill non c’è stata affatto collusione con tali apparati, come da inchieste ufficiali, i quali hanno invece brillato per la loro incapacità di capire e prevenire nonostante i tanti ed evidenti segnali.
È accaduto anche per gli attentati dell’11 settembre 2001, data in questi giorni associata da tanti analisti al 6 gennaio, giorno dell’assalto.
L’Operation Occupy the Capitol Hill ha posto fine ai sogni residui di Trump, costretto a concedere, pur non riconoscendola, la vittoria al suo avversario, come gli era chiesto da tempo dai suoi antagonisti.
Così la performance capitolina ha oggettivamente fatto il gioco dei nemici di Trump: la presidenza Biden ha visto spianata la sua strada, vedendo forzosamente sopite le contestazioni sul voto e su altro; e i neocon, distrutto l’uomo che aveva loro tolto il controllo del partito, hanno ripreso in mano le redini dei repubblicani, come nel post 11 settembre.
Tanto che Trump medita di fondare un suo partito, con desiderio forse velleitario, dato che il suo posto è “in carcere”, come ha dichiarato l’ex capo dell’Fbi James Comey in un appello in cui pure chiedeva a Biden di perdonarlo (perdono subordinato, evidentemente, all’accettazione di un ritorno all’anonimato).
I militari e lo sciamano
Ma il futuro di Trump può attendere, oggi è il giorno dell’inizio della nuova presidenza, che nasce sotto un funesto segno, come da immagini di una Washington militarizzata, con i soldati acquartierati dentro Capitol Hill.
Uno schieramento di forze inutile, dato che non sono previste manifestazioni di massa e che per singole azioni terroriste, se pur rischio reale, sarebbero state più che sufficienti misure meno appariscenti.
Evidentemente si vuol dare un segnale di forza, nel segno di un’America che sa difendere la sua democrazia. In realtà appare sì un segnale di forza, ma che stride con l’idea di democrazia, difficilmente conciliabile con i militari su piazza, a meno di pericoli reali che non ci sono (repetita iuvant: il rischio attentati si contrasta con altro e con interventi meno appariscenti).
Sembra così avverarsi, sotto altre forme, la profezia di Biden, il quale dichiarò che, se necessario, l’esercito avrebbe scortato Trump fuori dalla Casa Bianca…
Messaggio nefasto, quello dei militari sulle strade di Washington, che però ben si addice all’immagine dello strano sciamano insediato sullo scranno imperiale di Capitol Hill, che in qualche modo li ha evocati.
La sconfitta del tribuno della plebe
Tanto si potrebbe scrivere su questi anni trumpiani, nei quali si è rinnovata all’interno dell’Impero la contesa tra patrizi e plebei dell’Impero romano. Il tribuno delle plebe è stato sconfitto e, oggi come allora, ha vinto Silla.
Ci limitiamo a indulgere sull’età del successore. Il fatto che sia stato eletto un quasi ottantenne evoca suggestioni, in particolare quanto avvenuto in Urss, quando, all’appressarsi del crollo, furono poste alla guida del Paese figure deboli, frutto di compromessi interni.
Impossibilitato a vincere con Bloomberg, lo sclerotizzato establishment (su tale sclerosi torneremo) ha accettato un compromesso con l’ala più progressista del partito, che da Sanders arriva a Obama.
Compromesso fragile, dato che tale ambito nutre per Sanders, e i suoi alleati, un’avversione analoga a quella che nutre per Trump (vedi Time). Da qui i tanti rischi di percorso per il nuovo presidente.
Non solo per la sua agenda, che nel tentativo di limitare la portata delle guerre infinite – secondo altre prospettive rispetto a quelle trumpiane – troverà contrasto durissimo. Ma anche per la tenuta stessa della presidenza, insidiata dalla “variabile” Kamala (la Vice).
Così, dopo un periodo iniziale idilliaco indispensabile per segnare il netto distacco dall’era trumpiana, per Biden si prospettano burrasche, evocate dal combinato disposto neocon-liberal.
Il tribuno della plebe lo sa perfettamente. Da qui, nel suo discorso d’addio, la richiesta ai suoi sostenitori, per nulla formale, di “pregare” per Biden.
LO SPETTACOLO DECADENTE DEL PASSAGGIO DEL COMANDO NEGLI STATI UNITI
L’inaugurazione della stagione del “programma di cambio di regime” di Joe (Biden) e Kammy (Harris) non poteva essere altro che una stanza piena di specchi che riflettono l ‘”élite politica” americana.
Lo spettacolo decadente del passaggio del comando negli Stati Uniti
Durante gli anni 2000, mi sono trovato faccia a faccia con la Green Zone di Baghdad diverse volte. Sono rimasto e ho lavorato nella instabile e pericolosa Zona Rossa, come puoi leggere nel mio libro scritto nel 2007.
Quindi abbiamo pensato che il retrocesso dell’Impero americano sarebbe stato inevitabile.
Ma anche così, non avremmo mai immaginato una tale ripetizione grafica: una replica integrale della Green Zone di Baghdad nel cuore della capitale imperiale, Washington; con muri, filo spinato, posti di blocco e guardie pesantemente armate.
Questo panorama è tanto più significativo perché pone fine a un ciclo geopolitico, la fine del “nuovo ordine mondiale” quando l’impero iniziò a bombardare l’Iraq 30 anni fa: la Desert Storm lanciata il 17 gennaio 1991.
La Zona Blu è ora “protetta” con un massiccio dispiegamento di truppe: ci sono più di 26.000 soldati dentro e intorno al Campidoglio, molto di più dell’Afghanistan e dell’Iraq messi insieme. “The Forever Wars”, sono tornate al punto di partenza.
Proprio come a un normale iracheno non è stato permesso di entrare nella Green Zone, a un normale americano non è permesso entrare nella Blue Zone.
E come la Green Zone irachena, quelli all’interno della Blue Zone sono visti da metà della popolazione come una forza di occupazione.
Solo la satira è in grado di rendere giustizia poetica. Quindi benvenuto al presidente più popolare della storia, solo Joe assumerà il timoroso comando della sua guardia pretoriana. Il Sud del mondo ha già visto questo orribile spettacolo molte volte. Ma non l’avevamo mai visto come un film di successo di Hollywood, girato nella mecca dell’Occidente-
In caso di dubbio, diamo la colpa alla Cina
Nel frattempo, intrappolata nella Blue Zone, la Casa Bianca nei discorsi ufficiali ha messo insieme una lista infinita di “realizzazioni”. La folla si scatenerà quando gli orribili disastri di politica estera di Trump saranno finiti, una cortesia dello psicopatico americano Mike Pompeo che ha fatto di tutto per screditare la diplomazia ufficiale.
Tuttavia, grande attenzione deve essere rivolta a un elemento chiave: “La colossale ricostruzione delle forze armate” così definita dai media mainstream.
Questo è il fattore che giocherà un ruolo chiave oltre il 20 gennaio. Per più di una ragione il generale Flynn è stato estremamente impegnato a mostrare “le prove” che i militari sono “impegnati” nell’ologramma del nuovo capo.
E poi c’è il dramma senza fine del 3 novembre. La colpa deve essere adeguatamente condivisa. L’arresto dei “terroristi domestici” non è sufficiente. Vedremo presto come sarà essenziale considerare “l’interferenza straniera”.
Abbiamo già sentito il direttore dell’intelligence nazionale (DCI) John Ratcliffe affermare categoricamente che “la Repubblica popolare cinese ha cercato di influenzare le elezioni del 2020”.
Ratcliffe si riferiva a un rapporto inviato al Congresso il 7 gennaio dal “difensore civico” Barry Zulauf.
Tutta questa farsa impazzisce quando il documento viene letto, Zulauf accusa nientemeno che l’alto comando della CIA, di aver nascosto i dati dell’intervento straniero.
L’alto funzionario afferma che gli analisti hanno utilizzato standard diversi. La Russia, ovviamente, è colpevole dall’inizio. Ma la Cina ha il vantaggio del dubbio.
Ascolta Langley, abbiamo un problema .
Per Pompeo Minimo (ex capo della CIA, “… noi mentiamo, imbrogliamo, rubiamo abitualmente”) il Partito Comunista Cinese è il più grande male della storia. Quindi come non avrebbe interferito con le elezioni?
Allo stesso tempo, per la fazione Deep State (Democratici), la Russia è perennemente colpevole di … qualunque cosa.
Questa spaccatura all’interno delle fogne americane – ora “piene di specchi” -si riverbera deliziosamente sulla Zona Blu / Zona Rossa.
Inutile dire che, sia nel rapporto del “difensore civico” che nella lettera di Ratcliffe, non c’è assolutamente alcuna prova concreta di “interferenza cinese”.
Per quanto riguarda la Russia, ancora una volta, questa è solo una falsa accusa. La fazione democratica dello “stato profondo” è ancora impegnata a cercare prove per incolpare Mosca (l’ultima tattica si concentra su una giovane donna che potrebbe aver rubato il laptop “Pelosi” per venderlo presumibilmente all’intelligence russa).
L’intero Sud del mondo, compresa la “Green Zone” di Baghdad, non ha avuto spettacolo migliore di cui ridere Le banane sono vendute nella Blue Zone?
Fonte: Portalba.org
Traduzione. Luciano Lago
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